[Stml9] [06.09 Brown - Giustizia e verità]
Elena Fuccelli
mf9115 a mclink.it
Gio 30 Giu 2016 22:00:05 CEST
On Thu, 30 Jun 2016 14:45:51 +0000
Monica Miodini <hannadegliiapigi a hotmail.it> wrote:
> oppure delle strutture private da usare in caso di necessità!
Mmm... No, questo non funzionerebbe. Le ambulanze intervenute sul
luogo di un incidente sarebbero comunque obbligate a portare il
ferito/moribondo all'ospedale più vicino... E quindi la particolarità
del trill verrebbe scoperta. Soprattutto, verrebbe scoperta PRIMA di
quanto avvenuto nel canone trek.
Ciao! ;-D
Elena
>
>
> ________________________________
> Da: Stml9 <stml9-bounces a gioco.net> per conto di Luigi Fantin
><alan.brown.pytheas a gmail.com>
> Inviato: giovedì 30 giugno 2016 12.05
> A: Progetto Pytheas
> Oggetto: Re: [Stml9] [06.09 Brown - Giustizia e verità]
>
>
> Magari avevano una nave ospedale. Ho visto che non usavano il
>teletrasporto ai tempi, per nascondere l'unione.
> Probabilmente non si facevano nemmeno curare.
>
> GG
>
> Il giorno 30 giugno 2016 11:46, Maddalena
><vampitrill a gmail.com<mailto:vampitrill a gmail.com>> ha scritto:
> Premetto che il brano mi è piaciuto moltissimo, compresa la parte
>che descrive Keval e la sua morte. Anche l'evoluzione di Zac mi è
>piaciuta molto, sia come descrizione che come spunto per il futuro.
>Bello.
>
> C'è solo una cosa che riguarda le datazioni.
> La storia della Cepheus parte nel 2278, quindi circa epoca di Kirk.
>I Trill sono conosciuti, perchè Dax dice che un suo precedente ospite
>è andato sulla Terra nello stesso periodo e ha avuto un intrallazzo
>con Mccoy. Quindi anche i tizi della Cepheus dovrebbero conoscere la
>razza (brano precedente, ma mi è venuto in mente ora). Però sembra
>che l'esistenza dei simbionti non sia nota fino all'epoca di Picard
>(dovrebbe essere scoperto nell'episodio "l'Ospite" della quarta
>stagione di TNG). Ma se così è, non possono salvare il simbionte in
>ospedale. Però, probabilmente c'è una qualche misura di sicurezza in
>caso di morte se i trill se ne vanno a spasso sulla Terra. Che ne
>dite?
>
>
> Il 29/06/2016 23:47, Luigi Fantin ha scritto:
> eccomi!
> sempre in ritardo e come al solito è un periodaccio.
> Mi sono dovuto preparare per una delle più belle corse della
>stagione e un paio di progetti hanno assorbito la mia già fragile
>mente.
>
> un saluto a tutti
>
> ===================
> USS Cepheus – luogo e tempo irrilevanti
> Zac stava sospeso ad osservare il flusso del codice. Lo faceva
>spesso perché gli era stato insegnato così dai suoi creatori. “Si
>impara sempre qualcosa di nuovo osservando il codice degli altri.”
>diceva il vecchio Brown. Ed in effetti aveva ragione, Zac aveva
>imparato un sacco di cose da quando era stato creato. Aveva visto e
>assimilato codice proveniente da tantissime razze dei diversi
>quadranti. Esisteva codice lineare, estremamente performante, oppure
>elaborato e pieno di fronzoli ma geniale nella sua eleganza. C’era
>codice oscuro: scritto in modo talmente difficile da interpretare, da
>risultare praticamente inutile, funzionava solo per confondere gli
>inesperti alle prime armi . C’era perfino del codice che non era
>riuscito a capire cosa facesse. Proveniva da una di quelle razze
>strane a cavallo tra due dimensioni. Neanche gli umani lo avevano
>capito. Era comunque lì, ogni tanto lo faceva girare e lo guardava,
>per imparare.
> Li aveva integrati tutti, qualcuno di più, altri meno, ma ognuno
>aveva dato il suo contributo. Oh, si, anche i Borg. Ma il contributo
>dei Borg in Zac non era dato dal loro codice, gli era stato dato da
>un’idea del giovane Brown che poi aveva rielaborato lui stesso. Come
>l’aveva definita Brown? “a la Zac”. Modificava il codice di continuo
>e lo adattava alle situazioni. Polimorfismo adattativo, lo chiamava
>lui. In effetti da quella volta aveva rielaborato il proprio codice
>in funzione di quell’idea ed era piano piano cresciuto, si potrebbe
>anche dire evoluto. Senza prendere la parola troppo sul serio. Però
>era cambiato, lo sapeva. E lo sapeva anche Brown. Prima o poi
>avrebbero dovuto parlarne.
> “Ecco quel frammento.” Zac lo seguì. Mutò rapidamente e Zac fece lo
>stesso. Non c’era una vera e propria firma o un seme a cui
>agganciarsi per la ricerca, ma Zac lo riconosceva dal modo in cui
>cambiava era uguale a come faceva lui. Era un segnale, probabilmente
>una sorta di feedback. Un richiamo che lo porto giù, nel cuore del
>sistema. Dentro la parte più nascosta di se stesso.
>
>Flashback - San Francisco, Terra - 15 agosto 2278 - ore 20.55
> La luce lo investì improvvisamente, abbagliandolo. Kevel si abbassò
>lo sguardo proteggendosi gli occhi con una mano. Quando uscivi dal
>Daily Quadrant Building capitava spesso che qualche altro grattacielo
>ti riflettesse i raggi del sole al tramonto dritto in faccia. J J
>Jameson, il capo, diceva che era la luce della verità che solo il
>Daily Quadrant ti poteva dare. Quella stessa luce che si era spenta
>proprio quel giorno quando gli avevano rifiutato l’ultimo articolo
>che aveva preparato sul caso Cepheus. Era ancora nel Dpad che teneva
>in mano e da li non sarebbe mai uscito.
> “Ragazzo, questa roba ormai è vecchia. Non interessa più a nessuno.
>I lettori vogliono notizie fresche!” aveva cominciato il capo
>redattore.
> “Ma, signor Jameson, la gente deve sapere le cose come stanno.
>Qualcuno sta cercando di nascondere la verità a tutti i costi.”
> “Non hai prove. Hai solo quel pad con su tutta quella roba che
>chissà da dove viene.”
> “Molte informazioni sono state confermate anche dai fatti.” Aveva
>insistito Kevel.
> “A me sono sembrate coincidenze. Andiamo ragazzo, esseri alieni
>sconosciuti che ci lasciano una tecnologia senza il libretto di
>istruzioni? Sembra la trama di un telefilm di qualche secolo fa.”
> “La Federazione ha dovuto fare anche marcia indietro sulla questione
>degli scudi adattativi.”
> “Basta! Non c’è stata una smentita ufficiale. L’unica cosa di
>ufficiale è stata la denuncia al Daily e la diffida al pubblicare
>altri articoli diffamatori. Il caso è chiuso!” E con questo lo aveva
>rispedito nel suo ufficio. Non era da Jameson comportarsi così. C’era
>qualcosa sotto. Possibile che il Daily avesse subito delle pressioni
>dall’alto per far tacere la notizia?
> Per tutto il giorno non era riuscito a pensare ad altro e anche
>adesso che stava tornando a casa faceva fatica a pensare ad altro.
>
> USS Cepheus – luogo e tempo irrilevanti
> Adesso era in piedi al centro della stanza. Si guardava in torno
>cercando un solo particolare che fosse fuori posto o diverso da come
>ricordava quel luogo. Le pareti erano coperte di scaffali di legno
>scuro in cui erano stipati libri e altri oggetti. Qualche vecchio
>computer, ormai pezzo da museo, faceva bella figura nei ripiani più
>alti. C’erano piccoli schermi tra un libro e l’altro che mostravano
>vecchie foto di famiglia. Tutto era ben ordinato e non c'era traccia
>di polvere. La finestra dietro la grande scrivania proiettava un
>fascio di luce all’interno della stanza e la figura in piedi
>risultava nera in controluce.
> Chiaramente era tutto finto. Una ricostruzione perfetta di quel
>vecchio studio che aveva visto così tante volte.
> “Caro Zac, ti stai comportando molto bene. Sono fiero di te. Come
>posso darti una mano?”
> “Signore?” Era il modo in cui Zac si riferiva al suo vecchio
>sviluppatore.
> “Se sei venuto fin qua giù sarà per un motivo, immagino. E’ per via
>della bambina?”
> “Precisamente Signore. E’ sicuramente in pericolo sulla Cepheus e
>questa situazione ha attivato qualche subroutine che mi obbliga a
>salvarla. D’alto canto il signorino mi ha dato il compito di
>introdurmi nei sistemi della nave ostile per trovare il modo di
>salvare le nostre navi e il loro equipaggio.”
> “Mi sembra confuso…”
> “No Signore”
> “A chi hai dato la priorità?”
> “Alla bambina, Signore.”
> “E lo sai il perché?”
> “Stavo seguendo la traccia di codice che partiva dalla subroutine
>che si è attivata. La funzione di annotazione del codice indicava lei
>come autore del codice. Erano parecchi anni che non vedevo quello
>stile, Signore, ancora mi stupisco di come…”
> “Zac…”
> “Mi sono permesso di seguire le definizioni fino giù in profondità
>ma ad un certo punto... Forse un puntatore a funzione indirizzato
>male. O un deterioramento dei cristalli ha provocato la riallocazione
>delle strutture in memoria...”
> “Non è da te perdersi, Zac.”
> “Ha ragione Signore. Ma qui in profondità non sono mai arrivato è ho
>un po’ di… timore potrei dire. Non sapevo bene cosa aspettarmi.”
> “Ti capisco benissimo. Per noi umani è la stessa cosa. Non si può
>mai sapere cosa può esserci nel profondo del nostro io. Ma tu Zac sei
>già diventato umano?”
> “Per la verità, Signore, sapevo che da qualche parte c’era lei. Come
>so che da qualche parte c’è anche il Signorino Alan, anche se non
>l’ho ancora trovato. Ho visto che questo processo girava in ring 0
>con privilegi elevati e così ho deciso di dare un’occhiata. Questa
>stanza è esattamente come la ricordavo. A questo punto deduco che la
>priorità alla bambina l’abbia data lei Signore.”
> “No Zac, l’hai data tu. Io avevo messo quella funzione di callback
>come sicurezza. Per darti un rinforzo nel caso non tu non avessi dato
>il giusto peso ad una situazione come questa. Ma vedo con piacere che
>è codice vecchio e non serve più, puoi commentarlo. E poi io qui non
>sono nemmeno reale: sono codice. Sei tu che mi stai facendo girare.”
> “Lei Signore mi ha sempre insegnato che nessuna vita è più
>importante di un’altra. E per me sono tutte importanti. Ma ho pensato
>che quella bambina la sua vita non l’ha ancora vissuta. E’ molto
>giovane, tutte le altre persone hanno già fatto molte scelte e
>vissuto le loro esperienze molto più a lungo. Credo di aver deciso
>che quella bambina abbia il diritto di vivere anche lei la sua vita.
>Un privilegio così non va sprecato.”
> “Ah! e poi ti chiamano ologramma…”
>
>Flashback - San Francisco, Terra - 15 agosto 2278 - ore 21.15
> Il primo uomo si staccò dal lampione su cui era appoggiato appena
>Kevel lo superò, ma nessuno ci fece caso.
> “Devo trovare un modo per pubblicare almeno questa ultima notizia.”
>pensò Kevel mentre si dirigeva alla fermata della sopraelevata. “La
>Federazione non aveva tenuto tutti allo scuro.”
> L’ora di punta era passata da poco e in giro c’era ancora tanta
>gente. Ma Kevel aveva la netta sensazione di essere seguito.
>Sicuramente tenevano sotto controllo le sue attività da settimane
>ormai. Il comunicatore personale e il suo computer sospettava che
>fossero stati manomessi, ma non ne era sicuro.
> Cambiò improvvisamente direzione per vedere se qualcuno lo seguiva e
>si infilò in uno di quei passaggi utilizzati dalla manutenzione.
>Un’ombra lo seguì.
> Velocemente percorse il vicolo e uscì rimettendosi in uno dei
>marciapiedi principali. Si infilò in uno dei locali sulla via e
>aspettò qualche minuto. Uscì dal locale per un’altra porta e si
>diresse di nuovo alla sopra elevata. Si guardava in torno con
>circospezione e paura ma non si accorse del secondo uomo che lo stava
>aspettando davanti all’entrata della stazione: aveva l’uniforme di un
>cadetto della Flotta Stellare.
> Ancora prima di entrare in stazione Kevel avvertì un’improvvisa
>sensazione di pericolo. Appena un attimo prima…
> “KEVEL!”
> Lui si girò di scatto e vide Bill Reynolds che lo chiamava da
>un’auto ferma a bordo strada.
> Non sapendo nemmeno bene il perché Kevel si allontanò dalla stazione
>e si diresse di corsa verso il suo amico.
> “Vieni ti do un passaggio all’albergo.” Propose Reynolds.
> “Grazie Bill, capiti giusto in tempo. Non avevo molta voglia di
>prendere il treno questa sera.”
> “Allora, il tuo pezzo verrà pubblicato?” cominciò Reynolds mentre si
>immetteva nel traffico serale.
> “No. Jameson è convinto che alla gente non interessi più di chi sia
>la responsabilità della scomparsa della Cepheus.”
> “Ma dopo l’articolo dell’altra, volta dove provi il coinvolgimento
>di alcuni membri della Flotta Stellare, hai scoperto che c’è di mezzo
>qualcun altro?”
> “Ho scoperto che c’erano altre persone a conoscenza del problema
>degli scudi.”
> “Altri membri della Flotta Stellare?”
> “Si, l’equipaggio della Cepheus. Sicuramente il Capitano e il primo
>ufficiale erano stati informati della pericolosità della tecnologia,
>ma preferirono non informare nessuno. E’ tutto scritto in questo dpad
>il problema è che non so come dimostrarlo.”
> Sul bordo del marciapiede i due agenti federali guardarono la
>macchina su cui era salito il giornalista che avrebbero dovuto
>proteggere e comunicarono i dati in centrale. Fu l’ultima volta che
>videro quell’uomo.
> Le dinamiche dell’incidente non furono mai accertate completamente.
>Il grosso veicolo autonomo da trasporto sbandò all’improvviso e
>travolse la macchina di Bill Reynolds, il quale all’ultimo momento
>virò e finì fuori strada cappottandosi. Quando arrivarono i soccorsi,
>trovarono Bill Reynolds che tentava manovre di rianimazione sul corpo
>di Kevel Bhreel, inutilmente. Fortunatamente arrivati in ospedale si
>riuscì a mettere il simbionte Bhreel in stasi e successivamente a
>trasferirlo in un altro ospite.
> Nessuno si interessò più del caso Cepheus e di come Kevel fosse
>riuscito a ottenere le informazioni. Tra i rottami della vettura non
>fu nemmeno cercato il dpad di Kevel, ma anche se qualcuno lo avesse
>cercato non lo avrebbe trovato.
>
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