[Stml9] R: [07.05] Suri – Piccole scoperte
Marco Calandri
alexandros.nurell a gmail.com
Lun 26 Giu 2017 19:52:30 CEST
Concordo fenomenale!!!
Bella anche la parte finale, con la sottotrama del replicatore
Il 26/06/2017 11:23, Maddalena Duci ha scritto:
> Molto molto bello!
>
> ----- Messaggio originale -----
> Da: "Franco Carretti" <piotr_volkoff a mail.com>
> Inviato: 26/06/2017 09:36
> A: "stml9 a gioco.net" <stml9 a gioco.net>
> Oggetto: Re: [Stml9] [07.05] Suri – Piccole scoperte
>
> Ottimo brano come al solito... bellissima la parte finale con questa mini sottotrama.
> Mi è piaciuto :)
>
> Sent: Saturday, June 24, 2017 at 1:20 PM
> From: "Elena Fuccelli" <mf9115 a mclink.it>
> To: stml9 a gioco.net
> Subject: [Stml9] [07.05] Suri – Piccole scoperte
> Ecco il mio pezzo. Spero di non annoiarvi.
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> INIZIO TRASMISSIONE
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> Nave stellare Kirrirrs – plancia - 17/11/2396 12:32
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> Le luminarie erano appena state assorbite dal nero dello spazio profondo, congelando per diventare inutili scorie proiettate nel campo di asteroidi. Il capitano Larring abbassò la mano con la quale istintivamente si era protetto dal bagliore dell'esplosione della Feront. Aveva gli occhi umidi, ma non gli importava che gli uomini in plancia se ne accorgessero o meno.
> Il capitano della Feront doveva fare in modo che il dispositivo non finisse in mano al nemico. Tutto giusto, tutto corretto, tutto secondo le regole. Fuori carattere per un uomo come Siaminar, che aveva sempre guardato alle regole con ironia e distacco. Alla fine, però, le aveva rispettate. Proprio alla fine.
> Larring si alzò in piedi, con lentezza e determinazione, irrigidendosi in un saluto allo schermo centrale che inquadrava le navi nemiche al di là della nube di gas e detriti che era stata la Gemma di Kerent. Lanciò uno sguardo severo all'intorno, e con un momento di troppo di ritardo gli uomini di turno in plancia si alzarono a loro volta dalle loro postazioni, per salutare il sacrificio del capitano Siaminar.
> “Eri un giocatore, Siaminar – scandì a voce alta, con le mani tese verso lo schermo – Sapevi che la vita a volte serve pessime carte, con le quali dobbiamo fare i conti. Non meritavi di finire così, né tu né quelli dei tuoi uomini che ti sono stati accanto negli ultimi istanti, ma hai fatto il tuo dovere fino all'ultimo. Kereven te ne sarà grata.”
> Lasciò che le parole galleggiassero per qualche istante nell'atmosfera della plancia prima di abbassare le mani e tornare a sedersi. Gli uomini ripresero le loro postazioni con un sospiro che a lui parve di sollievo. Erano così contenti che fosse toccato alla Feront e non a loro?
> Alzò di nuovo lo sguardo verso lo schermo centrale, sentendo montare dentro di sé una rabbia sorda. Le sagome delle navi aliene spiccavano sul nero del cielo. Era colpa loro se Siaminar era dovuto morire. Chi erano? Da dove venivano? Perché si erano messi di mezzo? Era stato un grave errore ingaggiare combattimento senza sapere esattamente con chi avevano a che fare, e non dubitava affatto che al Comando Centrale di Kereven questo errore sarebbe stato fatto pesare su di lui.
> “Signore?” - la voce esitante del timoniere ruppe il silenzio.
> “Cosa?” - ringhiò.
> Il timoniere deglutì:
> “Io-io volevo solo chiedere... Devo calcolare la rotta per Kereven, capitano?”
> Quello che era installato sulla sua nave era ormai l'ultimo prototipo del congegno strategico stealth. Quindi, la migliore rotta da seguire sarebbe stata quella di Kereven per mettere al sicuro il dispositivo, pensò Larring. Nello stesso tempo, era quella che più gli ripugnava.
> Mezzo ciclo fa, avrebbe potuto farlo. Se la sua nave avesse ripreso la rotta anche solo mezzo ciclo prima, sarebbe stato accolto alla capitale del suo pianeta come il capitano che era intervenuto a proteggere la loro base spia e aveva distrutto un mercantile nemico. Adesso, era il capitano uscito sconfitto da uno scontro. Sentiva di non poter riprendere la rotta per Kereven, così, con Siaminar morto e la Feront distrutta.
> “No! - esclamò. Era come se qualcosa gli fosse esploso dentro – Il nostro dovere adesso è scoprire chi sono i nuovi alleati della Congregazione di Natvel. Se sono così forti, se hanno a disposizione tecnologie così avanzate, Kereven deve saperlo... Dobbiamo sapere con chi abbiamo a che fare!”
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> Nave stellare Gallintius – hangar navette - 17/11/2396 16:02
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> I feriti ed i prigionieri provenienti dalla Feront erano stati raccolti in un hangar navette della Galintius, trasformato provvisoriamente in area ospedale. L'hangar era stato diviso da un campo di forze – se ne vedeva lo scintillio che lo tradiva. Da una parte all'altra, Enizia poteva sentire grida, voci, proteste o lamenti in lingue che il traduttore universale non riusciva a interpretare. Da un lato del campo di forze erano stati confinati i Kereven giudicati abbastanza sani da poter essere un problema, sorvegliati da guardie armate. Due guardie armate seguivano anche lei, sia pure con il blando pretesto di accompagnarla nella nave da guerra. Bellamonte era stato chiaro: non doveva interrogare i prigionieri.
> Da quello che poteva vedere, i Kereven erano mediamente più bassi dei Natvel. Si trattava di bipedi dalla pelle granulosa, grandi occhi posti ai lati della testa ed una antenna cornea che seguiva la curvatura del capo. Due arti superiori muniti di tre dita prensili. Più di uno si avvicinò alla barriera per guardarla passare, con occhi sbarrati dallo stupore o con uno sguardo carico di odio.
> I Kereven feriti erano invece stati distesi su brande da campo, accuditi da membri dell'equipaggio intervallati da guardie della sicurezza armate. In mezzo a loro, Enizia identificò Luz Fuentes e due assistenti medici dell'equipaggio della Curie. Appel era più distante, in fondo all'hangar, apparentemente impegnato a trasportare dei feriti verso un'area allestita per operazioni. Per fortuna il capitano Bellamonte aveva accettato la loro offerta di cure mediche.
> I tre stavano medicando una Kereven con una larga ferita alla testa, dalla quale continuava ad uscire un denso umore verdastro, simile al sangue dei vulcaniani. Più in là, Enizia vide passare tra le barelle Volkoff, accompagnato da un comandante Tynan con una espressione di intensa sofferenza in volto.
> Enizia attese che la dottoressa finisse di suturare la ferita prima di avvicinarsi:
> “Come procede?”
> La dottoressa accennò alla sala:
> “Potrebbe andare peggio. Molte ferite lacero contuse, molte fratture, ma non ho ancora visto feriti di cui dover riservare la prognosi.”
> “E il capitano Bellamonte?”
> “Gli ho ricucito la ferita prima di scendere qui ad occuparmi dei prigionieri, capitano – rispose Luz – L'ho dovuto medicare in plancia. Non voleva sentirne parlare di andare in infermeria. Non con una nave occultata ancora in giro in zona.”
> La Kereven appena medicata ebbe un sussulto. Enizia sogghignò:
> “Si, la stiamo monitorando. In questo momento il capitano dell'altra nave non sembra far niente a parte starsene acquattato tra le rocce di quel campo di asteroidi.”
> “Non è possibile! - esclamò la donna – Il campo di smorzamento è totale!”
> “Chi è lei? Come si chiama?” - domandò Luz
> “Antarr. Primo ingegnere tecnico a bordo della Scopuli”
> Enizia drizzò le antenne:
> “La nave occultata che abbiamo colpito era la Feront. Dunque lei apparteneva all'altra nave, quella che era stata parzialmente camuffata da asteroide”
> La donna serrò le labbra. Enizia resistette alla tentazione di chiamare Tynan, ma l'ufficiale scientifico si era già avvicinato, a guardare con intensità la donna distesa sulla barella. Dietro di loro, le guardie della sicurezza Natvel si stavano già agitando ed Enizia comprese che la sua permanenza a bordo non sarebbe durata ancora a lungo. Per distrarli, si avviò docilmente in direzione dell'uscita dell'hangar.
> “Non siamo suoi nemici, Antarr – sentì dire la dottoressa Fuentes alle sue spalle e si girò – Siamo esploratori provenienti da un altro Quadrante. Non siamo qui per combattere guerre”
> Enizia vide Antarr alzare uno sguardo gelido verso l'umana:
> “Avete combattuto insieme ai Natvel. Questo vi qualifica come nemici, qualunque cosa diciate ora per discolparvi”
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> U.S.S. Curie – sala riunioni 1 - 17/11/2396 17:40
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> “Discolparvi? Ha detto così? - domandò Suri – La nostra è una missione esplorativa. Il nostro principale compito è quello di instaurare relazioni diplomatiche, di amicizia con altri pianeti. L'ultima cosa che possiamo fare è quella di trascinare la Federazione dei Pianeti Uniti in un conflitto locale nel profondo del Quadrante Delta”
> Enizia sospirò:
> “Ne sono consapevole. E continuo a chiedermi se nelle circostanze in cui ci siamo trovate, avremmo potuto fare qualcosa di diverso.”
> C'erano delle poltrone vuote nella sala riunioni uno. Il personale medico spedito a bordo della Galintius non era ancora tornato a bordo delle rispettive navi, mentre il navigatore Payton ed l'ingegnere Brown erano impegnati a non perdere di vista le tracce della nave occultata superstite.
> “Mi scusi, capitano – replicò Nurell – Avremmo dovuto lasciare che le due navi occultate colpissero la Galintius? Il conto delle vittime dei Kereven è già abbastanza alto con la distruzione di quel mercantile!”
> “Non possiamo neanche entrare brutalmente nel conflitto – disse Timeran Breel - Con la nostra tecnologia, scateneremmo uno squilibrio a favore dei Natvel. Inoltre, non conosciamo la storia di queste popolazioni... Anche se in effetti mi piacerebbe molto approfondirla”
> Suri comprese:
> “Soprattutto per quanto riguarda una certa minoranza, nativa dal nostro Quadrante?”
> Timmy assentì:
> “Col suo permesso, vorrei chiedere al capitano della Galintius l'autorizzazione ad accedere al loro database storico e culturale”
> Suri fece per replicare, ma fu interrotta dal suono della porta che si apriva alle sue spalle:
> “Comandante Tynan a rapporto, signore” - disse l'ufficiale scientifico della Curie. Dietro di lui, comparve la massa imponente del russo Volkoff.
> “Che cosa siete riusciti a scoprire?” - domandò Suri, accennando ai due di sedersi al tavolo da riunioni. Il trill appariva provato. Timeran lo fissò preoccupata. Più che sedersi, parve crollare sulla poltrona a lato del capitano.
> “Antarr, la donna con cui ha parlato anche lei, capitano – disse Tynan rivolgendosi ad Enizia - è la scopritrice locale dell'occultamento. Lo ha perfezionato mentre stava lavorando su quella nave spia, la Scopuli, ed ha prodotto alcuni esemplari, due dei quali sono stati installati in via sperimentale su due navi militari Kereven.”
> “Molto bene...”
> “Che cosa sia successo poi, non sono in grado di dirlo con precisione – continuò Tynan -C'è stato un incidente, questo è sicuro... Ma non so di che tipo. Antarr, e tutti quelli che avevano presente la cosa nelle loro menti, pensavano ad un sabotaggio. Questo ha indotto il capitano della Feront e dell'altra nave a decidere prima l'evacuazione, quindi una sorta di trappola per cercare di stanare gli eventuali complici dei sabotatori”
> “Inutile dire che la trappola invece si è chiusa sulla Sulaco e sul suo sventurato equipaggio” - aggiunse Volkoff, quindi il suo sguardo passò dall'una all'altra dei due capitani:
> “Quanto di questo possiamo condividere con i Natvel?”
>
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> U.S.S. Baffin – Area alloggi
> 17/11/2396 17:40
>
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> Quella nave sembrava sterminata. Era scioccante ricordare gli eterni problemi della Sulaco, i suoi spazi angusti, e confrontarla con quella meraviglia lucida e perfetta. Aveva fatto il giro per tutto il corridoio, senza avvertire una sola variazione nella gravità artificiale. Fece istintivamente una smorfia, pensando alla gravità che veniva tenuta nel suo quartiere a Ceres.
> Lex si appoggiò alla balaustra, godendosi la vista dello spazio dagli ampi oblò. Alzò un dito, andando a sfiorare il campo di forze. Chissà che tipo di comandi azionavano il timone. Avrebbe potuto scommettere che lì i carrelli portaghiaccio non avevano bisogno delle spinte per funzionare... Quanto sarebbe piaciuta a Boone quella nave!
> E io che non volevo neanche fare parte della spedizione, pensò Lex.
> Si staccò dalla balaustra, tornando verso l'alloggio che gli era stato assegnato. Aprì la porta, e fu sorpreso di vedere Nyomi ed il dottore che lo stavano aspettando.
> “Ma dov'eri? Dobbiamo parlare!” - disse Sim.
> Nyomi si era appoggiata su una poltrona, con le lunghe gambe ripiegate. Guardava le stelle attraverso l'oblò, come lui aveva fatto poco prima. Non si era girata quando lui era entrato.
> “E di che cosa? Qui siamo prigionieri, anche se ci hanno trattato con tutti i riguardi - domandò Lex – Vuoi fare una sessione di preghiera per i nostri compagni defunti? Perché questo è più o meno il nostro spazio di manovra, finché siamo a bordo di questa nave.”
> “Sarebbe una buona idea – disse Nyomi, senza voltarsi o muovere un muscolo – Pregare... Ma non per loro. Per noi, perché anche noi siamo morti”
> Sim la fissò sorpreso:
> “Ma di che stai parlando? - domandò – Sono io quello che compila gli atti di morte, ed il tuo non ricordo di averlo compilato. ”
> “Ed io credo di essere molto vivo” - aggiunse Lex, avanzando per andarsi a sedere sul bordo del letto. Prima di sedersi, sfiorò con un dito lo schienale metallico della poltroncina di Nyomi.
> “Credi... E' la parola giusta” - replicò la donna.
> “Ma che ti prende?”
> Nyomi si girò, lentamente, a guardare Sim. Gli occhi della donna impressionarono Lex. Sembravano più grandi, profondi e neri di quanto fossero mai stati:
> “Il teletrasporto. Quella cosa che ci ha portato via dalla navetta C1 e ci ha fatto conoscere questa bella nave. Quando ci hanno consentito di uscire dai nostri alloggi, sono andata a guardare la piattaforma sulla quale ci siamo materializzati. Perché è questo che fa, quella piattaforma: smaterializza e rimaterializza.”
> “E allora?” - domandò Lex.
> “Per tutti gli dei di Ceres, come fate a non capire? Non si possono spedire esseri viventi nello spazio. Si trasmettono informazioni! Solo informazioni... Quindi l'unica spiegazione è che quel raggio ci abbia smaterializzati analizzandoci fino al livello molecolare, e quindi ci abbia ricostruito su quella piattaforma. Non siamo Lex o Nyomi. Siamo i cloni di Amos, Kariin, Lex, Sim e Nyomi. Ma i nostri veri noi stessi, sono morti. Sono stati distrutti da quel raggio.”
> Sim la fissò sbalordito:
> “E secondo te, la gente di questa nave... Perché loro usano il teletrasporto anche per loro stessi, li ho visti io... Userebbe abitualmente una macchina che li uccide e ricostruisce?”
> A Nyomi venne da ridere:
> “Che ne sappiamo noi, di questa gente? Magari credono in un dio che li riporta in vita. Magari non gli importa”
> “E' assurdo!” - esclamò Lex.
> Sim scrollò la testa:
> “Forse è così. - disse Sim – Anche se fosse? Io sono io, con tutti i miei ricordi. Mia madre mi riconoscerà. La mia ex compagna non smetterà di darmi il tormento solo perché sono un clone. ”
> “Io non sono un clone! - protestò Lex. Alzò la parte alta della tuta - “Guarda, Nyomi, vedi qui?”
> Nyomi si girò, lentamente. I suoi occhi sembravano pozze oscure. Lex le prese la mano, la costrinse a passarla sul torace:
> “Qui c'è la cicatrice che mi sono fatto durante il servizio militare, quando mi scoppiarono i comandi di navigazione della ferraglia che mi facevano pilotare. Nessun clone potrebbe essere costruito in maniera così precisa!”
> Sim sbatté la mano sul tavolo, facendolo sobbalzare:
> “Non me ne importa niente! Non vi ho cercati per discutere se siamo cloni o no! Se volessi una discussione di filosofia, chiamerei scuola e mi farei passare il mio vecchio professore!”
> Nyomi fece un gesto con la mano, come a dire: allora, accomodati.
> Il dottore si spostò verso la parete dell'alloggio, dove si apriva la bocca di un macchinario che per precauzione Lex non aveva osato toccare. Premette un pulsante e ordinò:
> “Acqua. Un bicchiere”
> Sulla parte inferiore, comparve un bicchiere azzurro. Sim lo prese, lo sollevò, quindi con un gesto calcolato lo rovesciò per terra. Lex balzò in piedi:
> “Ma che fai, sei pazzo? Lo dovremo ripagare!”
> Sim rise. Premette di nuovo il pulsante, quindi ordinò:
> “Acqua. Una brocca!”
> Stavolta comparve un recipiente più grande. Sim lo prese, e glielo porse. Era acqua, senza dubbio, in una dose sufficiente per la giornata di un paio di lavoratori. Lex lo guardò con gli occhi sbarrati, quindi guardò Nyomi, che sembrava essere stata scossa dalla sua apatia. Nyomi si chinò a bagnare le punte delle dita nell'acqua caduta per terra, le portò alle labbra, quindi si alzò e guardò l'apparecchio.
> “C'è una cosa identica a questa anche nell'alloggio che hanno assegnato a me, ma non avevo idea di che cosa fosse... Questa gente ha un erogatore in ogni singolo alloggio? Come fanno a trasportare tutta quest'acqua?”
> Sim sorrise:
> “Non è un erogatore, Nyomi. Ho chiesto a uno dei membri dell'equipaggio che cosa fosse quell'apparecchio e lui me lo ha mostrato. Non so come funzioni, ma crea acqua e cibo. Capite? C'è acqua a sufficienza per bere fino a scoppiare!”
> “Per tutti i...” - Lex fischiò tra i denti.
> “Vi rendete conto di quello che vuol dire? - continuò Sim – Se riuscissimo a scoprire come funziona, ad adattarla alla nostra tecnologia, vorrebbe dire niente più buoni per l'acqua. Vorrebbe dire niente più razionamenti, navi portaghiaccio, filtri per i liquami che non filtrano mai a sufficienza... Ceres avrebbe finito la sua lunga sete. E anche la fame, visto che potrebbe produrre acqua anche per le serre idroponiche.”
> “...E ci renderebbe ricchissimi” - mormorò Lex. Sim lo fissò:
> “Veramente io pensavo al bene di Ceres...”
> “Ma certo, è per il bene di Ceres! Ma noi diventeremmo ricchissimi facendo
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> [il messaggio originale non è incluso]
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