<p dir="ltr"> Bellisimissimo brano! Scritto alla perfezione direi!</p>
<p dir="ltr">Quindi adesso abbiamo anche degli ostaggi oltre a dover capire che fare di sti simpaticissimi Borg...</p>
<p dir="ltr">Ileana</p>
<div class="gmail_quote">Il 02/nov/2014 20:25 "Maddalena" <<a href="mailto:vampitrill@gmail.com">vampitrill@gmail.com</a>> ha scritto:<br type="attribution"><blockquote class="gmail_quote" style="margin:0 0 0 .8ex;border-left:1px #ccc solid;padding-left:1ex">
<div text="#000000" bgcolor="#FFFFFF">
Eccomi.<br>
Non so come raccapazzarmi col casino che è venuto fuori. Perciò, per
riprendere l'espressione di Franco, lascio l'incul... ehm, la papata
bollente al prossimo fortunello e mi concentro solo su quello che
accade sulla nave.<br>
<br>
<p><b><span><br>
</span></b></p>
<p><b><span>================================================<br>
USS Baffin -
Ufficio Consigliere - 31 marzo 2393 - Ore 8.35<u></u><u></u></span></b></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>"Per
cui, tu gli credi ?"<u></u><u></u></span></p>
<p><span>"Non
è questione di credergli. Onestamente, <span> </span>ho
avuto conversazioni più stimolanti con Whinston, ma non vedo che
altre
possibilità ci siano. Se si trattasse di una psicosi collettiva,
non
racconterebbero tutti la stessa storia, non con questo livello
di dettaglio. E
dobbiamo considerare il fatto che alcuni di loro non compaiono
nel nostro
database."<u></u><u></u></span></p>
<p><span>"Questo
in sé non prova niente, Timeran. Se si tratta di una vostra
versione futura,
potreste aver imbarcato quelle persone in un secondo momento."<u></u><u></u></span></p>
<p><span>"Non
sono così anziani. Le età dei... dei doppioni corrispondono a
meno di qualche mese.
Come potremmo averli imbarcati? Siamo praticamente in mezzo al
niente. No, io
credo che la spiegazione più logica sia questa. Sono nostre
versioni
alternative. Non è raro che in questo genere di fenomeni si
generino dei varchi
dimensionali. La struttura dello spazio-tempo si strappa un po'
troppo
facilmente per i miei gusti."<u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>Appel
esitò un istante, poi osservò la sua controparte,
teletrasportatasi dalla Curie
poche ore prima - Luz aveva acconsentito a dimetterla dietro
assicurazione di
tornare dritta in infermeria al primo segno di malessere - per
assisterlo
nell'aiutare i sopravvissuti. <u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>"Sembra
la soluzione più logica, sì. Ma sei sicura di non volere un po'
troppo che lo
sia?"<u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>Timeran,
accomodata sul divanetto e ancora china sui padd disposti in
ordine sparso sul
tavolino da caffè, alzò lo sguardo dai dati, puntandolo sul
collega. Strinse
leggermente le labbra. Intuiva vagamente dove Appel voleva
andare a parare, ma
non intendeva aiutarlo ad arrivarci.<u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>"Quello
che desidero un po' troppo è un raktajino al cioccolato. Credo
di non avere preferenze
sul motivo per cui delle persone innocenti sono saltate in
aria."<u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>Interiormente
si batté da sola sulla spalla per la sua brillante risposta.
Suonava sulla
difensiva persino alle sue, di orecchie. Appel continuò a
osservarla per un
istante, un'espressione gentile stampata sul viso largo e
aperto. Era un buon
terapeuta, uno di quelli che da l'impressione di conoscere bene
le tue
debolezze perché sono anche le sue.<u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>"E'
normale che l'ipotesi che una tua versione a breve termine sia,
per usare le
tue parole, saltata in aria insieme a tutte le persone che ti
circondano ti
turbi. Non farmi dire cose che sai benissimo da sola."<u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>La
donna si raddrizzò, mentre la sua mente spostava automaticamente
l'attenzione
dall'analisi dei sopravvissuti alla propria persona. Essere
l'analista di sé
stesso è sempre un brutto affare, ma risulta più facile se si
hanno due
cervelli a disposizione. Sospirò.<u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>"Va
bene, forse non hai torto."<u></u><u></u></span></p>
<p><span>"Vuoi
dire che forse ho ragione."<u></u><u></u></span></p>
<p><span>"Ora
non esagerare, Luis."<u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>Il
sorriso gentile dell'uomo si aprì in uno di scherno. <u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>"Muoviti,
è l'ora del nostro giro."<u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>Con
una certa difficoltà si issò dal divanetto e si diresse alla
porta. Timeran non
lo imitò.<u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>"Vuoi
che venga con te?"<u></u><u></u></span></p>
<p><span>"Santo
cielo, se non ci venissi dovrei andare a vedere quelle persone
con il tenente
V'Lar. A quel punto diventerei io quello che ha bisogno di
andare in analisi.
Ti prometto che se inizi a dare testate alla paratia, ti rimando
subito sulla
Curie."<u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>Timeran
lo seguì in corridoio.<u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><b><span>USS Baffin - Stiva
di carico 2 - 31 marzo 2393 - Ore 8.47<u></u><u></u></span></b></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>Il
gigante si passò una mano sulla pelata, sentendo sotto le dita
la pelle
insolitamente liscia. Poi la mano scese lungo il petto,
lisciando il lembo anteriore
della giacca dell'uniforme che, come previsto, calzava a
pennello. Sfiorò con
le dita il comunicatore a forma di delta sul cuore e un ghigno
soddisfatto gli
comparve sul volto. <u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>"Ja
abmanùl bi i maju mat'</span> . <span>Ingannerei
anche mia madre, in questo stato. Non posso dire che mi piaccia,
ma hai fatto
un buon lavoro, dottore."<u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>L'altro
uomo rimase fermo dove si trovava a contemplare la sua opera.<u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>"Comandante,
i vestiti e i capelli non basteranno, lo sa, non è vero? Dovrà
comportarsi e
parlare come lui se vuole ingannarli."<u></u><u></u></span></p>
<p><span>"Lo
so. Sono degli idioti, ma non fino a questo punto. Tu
preoccupati di tenere
sotto controllo il Volkoff di questo universo. Io penserò al
resto."<u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>Lo
sguardo si posò minaccioso sul medico, mentre i suoi uomini si
allineavano alle
sue spalle, debitamente agghindati per l'occasione. <u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>"Niente
errori o ne pagherai le conseguenze."<u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><b><span>USS Baffin - Corridoio
- 31 marzo 2393 - Ore 8.49<u></u><u></u></span></b></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>Nonostante
l'espressione impassibile, l'uniforme impeccabile, la postura
eretta e il passo
deciso ma non frettoloso, sotto la superficie Samak era un
ribollire di logiche
considerazioni. <u></u><u></u></span></p>
<p><span>Svoltò
l'angolo diretta alla stiva di carico, tre muscolosi addetti
alla sicurezza che
trotterellavano nella sua scia. Il personale in corridoio si
aprì per lasciarli
passare, rivolgendo alla vulcaniana occhiate perplesse e
allarmate che lei
registrò e classificò immediatamente come ininfluenti.<u></u><u></u></span></p>
<p><span>Normalmente
non avrebbe dato retta ad alcuna impressione intuitiva basata su
una
conversazione di un minuto e trentaquattro secondi via
comunicatore per
dubitare del fatto che Volkoff potesse essere perfettamente
normale. <u></u><u></u></span></p>
<p><span>Tuttavia
lei stessa aveva ravvisato una deviazione inspiegabile nella
risposta del
collega e, vista la particolare situazione con cui si stavano
confrontando,
valeva la pena controllare. In ogni caso, poi, l'ordine del
capitano andava
eseguito.<u></u><u></u></span></p>
<p><span>Vide
la squadra beta svoltare all'altro capo del corridoio proprio
mentre le porte
della stiva si aprivano per lasciare passare l'imponente mole
del russo. <u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>"Tenente
Volkoff..." <u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>Gli
occhi della donna passarono in rassegna il gigante con metodica
precisione
vulcaniana. <u></u><u></u></span></p>
<p><span>Il
russo sorrise, poi girò il capo a guardare le due squadre della
sicurezza.
Dietro di lui, i due uomini che l'accompagnavano fecero lo
stesso.<u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>"Comandante,
c'è qualche problema?"<u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>"Il
Capitano Enizia era preoccupata per la situazione venutasi a
creare con i
nostri ospiti. Mi ha inviato a controllare. Mi pare che lei stia
bene. La
situazione è sotto controllo?"<u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>Il
gigante sorrise appena. Un occhio meno logico avrebbe forse
colto una sfumatura
diversa in quel sorriso, una lieve differenza, un'ombra. Ma
Samak era stata addestrata
alla logica e tutte le evidenze dimostravano che Volkoff era in
perfetta
salute, lì in piedi davanti a lei, il phaser alla cintura come
da disposizioni.
Colse nei due uomini un'ombra di nervosismo, ma non le parve
diversa da quella
manifestata da altri membri del personale.<u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>"Perfettamente,
comandante. C'è stata un po' di confusione, ma la sicurezza è
intervenuta a
sedarla in modo... tempestivo. Come ho detto al capitano, non ci
sono feriti. <u></u><u></u></span></p>
<p><span>"Il
Capitano mi ha ordinato di controllare personalmente e di fare
rapporto"
rispose piattamente Samak, gli occhi sempre puntati al russo. <u></u><u></u></span></p>
<p><span>"Prego.
Io ho un rapporto da stendere, se non ha bisogno di me." <u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>Volkoff
fece cenno ai due di rimanere e si avviò lungo il corridoio.
Tutto pareva perfettamente
nella norma. Samak entrò.<u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><b><span>USS Baffin - Stiva
di carico 2 - 31 marzo 2393 - Ore 8.50<u></u><u></u></span></b></p>
<p><b><span><u></u> <u></u></span></b></p>
<p><span>"La
porta si è aperta. Credo sia qualcuno del tuo equipaggio. Una
donna vulcaniana.
Ci sono altri uomini..."<u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>Il
sussurro di Janet era quasi impercettibile. Volkoff non poteva
vedere la porta
dalla sua posizione, ma percepiva il movimento delle guardie che
si
avvicinavano per nasconderlo ulteriormente alla vista e le voci
provenienti
dall'altra parte della stiva. Sentì una delle guardie urtarlo
con una gamba
mentre arretrava verso di lui. Reagì immediatamente. <u></u><u></u></span></p>
<p><span>Sferrò
un calcio alla gamba che lo stava sfiorando, più o meno
all'altezza di quello
che credeva fosse il ginocchio della guardia. Ebbe fortuna.
Seguirono un
soddisfacente crack, l'urlo dell'uomo e i tonfo dell'arma che
cadeva a terra.<u></u><u></u></span></p>
<p><span>Puntò
il ginocchio per sollevarsi di colpo in posizione seduta mentre
il secondo uomo
si curvava su di lui. Lo colpì gettandolo a terra e fece leva
sulle gambe per
alzarsi in piedi. Aveva ancora le mani legate dietro la schiena
e l'hypo con lo
stimolante stretto tra le mani. Calciò l'arma dell'uomo a terra
per
allontanarla da lui. Janet la afferrò e fece fuoco, stordendo la
guardia. Poi
fu abbattuta a sua volta da un colpo di phaser.<u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>Gli
uomini si Samak si erano sparpagliati tra i profughi non appena
varcata la
soglia. La situazione sembrava tranquilla quanto il gigante
gliel'aveva
descritta, ma la vulcaniana ordinò comunque un'ispezione. Se
anche i vulcaniani
hanno un istinto, il suo le diceva che tutta questa calma non
quadrava. Gli
addetti alla sicurezza si fecero largo tra i presenti. Il
guardiamarina Felhn
si diresse verso il fondo della stiva. Era a pochi metri quando
udì l'urlo.
Scattò nella sua direzione ma venne ostacolato da un uomo che
gli si gettò
addosso col chiaro intento di fermarlo. La stiva esplose di
urla. Si liberò in
tempo per vedere la giovane donna di colore sparare ad un uomo a
terra. <u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>Samak
non si era aspettata uno scontro aperto, ma era comunque
preparata ad affrontarlo.
Non ci volle molto perché le sue squadre riducessero
all'impotenza gli
aggressori. Si chinò a sentire il polso dell'uomo che, dietro
ordine di Volkoff,
era rientrato con lei nella stiva e l'aveva aggredita allo
scoppio dello
scontro. Sapeva di non averlo colpito tanto forte da ucciderlo.
Si trattava di
puro puntiglio. <u></u><u></u></span></p>
<p><span>Le
grida di Felhn l'avevano attirata in fondo alla stiva. Due
uomini a terra, uno
dei quali si teneva la gambe e urlava, una giovane donna di
colore svenuta
accanto ad un'arma phaser, il guardiamarina con la sua arma
ancora puntata.<u></u><u></u></span></p>
<p><span>E
lì di fronte a lei, un altro Volkoff, le mani legate dietro la
schiena, indosso
un'uniforme non d'ordinanza. Samak puntò il phaser verso il
gigante, mentre
questo lasciava cadere un hypospray sul pavimento. Quindi si
sfiorò il
comunicatore.<u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><b><span>USS Baffin - Corridoio
- 31 marzo 2393 - Ore 8.53<u></u><u></u></span></b></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>Fu
una questione di minuti. <u></u><u></u></span></p>
<p><span>Timeran
e Appel procedevano lungo il corridoio a passo rapido,
discutendo delle
condizioni dei sopravvissuti. Quando Volkoff svoltò l'angolo di
fronte a loro, Appel
stava parlando alla collega e non se ne accorse. Timeran invece
lo vide.
Sorrise.<u></u><u></u></span></p>
<p><span>La
prima cosa che aveva pensato incontrando quell'uomo era stata
che, essendo
cinquanta centimetri più alto di lei, per guardarlo negli occhi
avrebbe dovuto
salire in piedi su una sedia. D'altra parte se mai, in quanto
capo della
sicurezza, avesse dovuto trasportarla di peso da qualche parte
non avrebbe
avuto problemi. In un certo modo la cosa la faceva sentire
meglio. C'era sempre
un che di rassicurante in lui e nei suoi modi, nonostante il suo
enorme aspetto.<u></u><u></u></span></p>
<p><span>Ma
non questa volta.<u></u><u></u></span></p>
<p><span>Timeran
aggrottò le sopracciglia. Si fermò. <u></u><u></u></span></p>
<p><span>Appel
si voltò. <u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>"Tenente
Volkoff, buongiorno..."<u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>Il
gigante non rispose. Al suo posto la voce di Samak uscì dagli
altoparlanti.<u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>=^=Allarme
intruso! Volkoff deve essere fermato!=^=<u></u><u></u></span></p>
<p><span><u></u> <u></u></span></p>
<p><span>Il
sorriso sul volto di Appel svanì, in perfetta corrispondenza con
quello del
gigante. <u></u><u></u></span></p>
<p><span>Timeran
rimase ferma dov'èra. Una voce gridò dal fondo del corridoio. <u></u><u></u></span></p>
<p><span>Volkoff
estrasse un phaser. Sparò ad Appel. <u></u><u></u></span></p>
<p><span>Poi
afferrò Timeran e le puntò l'arma alla tempia.<u></u><u></u></span></p>
<br>
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