<div dir="ltr"><br><div>Magari avevano una nave ospedale. Ho visto che non usavano il teletrasporto ai tempi, per nascondere l'unione.</div><div>Probabilmente non si facevano nemmeno curare.</div><div><br></div><div>GG</div></div><div class="gmail_extra"><br><div class="gmail_quote">Il giorno 30 giugno 2016 11:46, Maddalena <span dir="ltr"><<a href="mailto:vampitrill@gmail.com" target="_blank">vampitrill@gmail.com</a>></span> ha scritto:<br><blockquote class="gmail_quote" style="margin:0 0 0 .8ex;border-left:1px #ccc solid;padding-left:1ex">
<div text="#000000" bgcolor="#FFFFFF">
Premetto che il brano mi è piaciuto moltissimo, compresa la parte
che descrive Keval e la sua morte. Anche l'evoluzione di Zac mi è
piaciuta molto, sia come descrizione che come spunto per il futuro.
Bello.<br>
<br>
C'è solo una cosa che riguarda le datazioni. <br>
La storia della Cepheus parte nel 2278, quindi circa epoca di Kirk.
I Trill sono conosciuti, perchè Dax dice che un suo precedente
ospite è andato sulla Terra nello stesso periodo e ha avuto un
intrallazzo con Mccoy. Quindi anche i tizi della Cepheus dovrebbero
conoscere la razza (brano precedente, ma mi è venuto in mente ora).
Però sembra che l'esistenza dei simbionti non sia nota fino
all'epoca di Picard (dovrebbe essere scoperto nell'episodio
"l'Ospite" della quarta stagione di TNG). Ma se così è, non possono
salvare il simbionte in ospedale. Però, probabilmente c'è una
qualche misura di sicurezza in caso di morte se i trill se ne vanno
a spasso sulla Terra. Che ne dite?<div><div class="h5"><br>
<br>
<div>Il 29/06/2016 23:47, Luigi Fantin ha
scritto:<br>
</div>
</div></div><blockquote type="cite"><div><div class="h5">
<div dir="ltr">
<div>eccomi!</div>
<div>sempre in ritardo e come al solito è un periodaccio.</div>
<div>Mi sono dovuto preparare per una delle più belle corse
della stagione e un paio di progetti hanno assorbito la mia
già fragile mente.</div>
<div><br>
</div>
<div>un saluto a tutti</div>
<br>
<div>===================</div>
<div>
<div>USS Cepheus – luogo e tempo irrilevanti</div>
<div>Zac stava sospeso ad osservare il flusso del codice. Lo
faceva spesso perché gli era stato insegnato così dai suoi
creatori. “Si impara sempre qualcosa di nuovo osservando il
codice degli altri.” diceva il vecchio Brown. Ed in effetti
aveva ragione, Zac aveva imparato un sacco di cose da quando
era stato creato. Aveva visto e assimilato codice
proveniente da tantissime razze dei diversi quadranti.
Esisteva codice lineare, estremamente performante, oppure
elaborato e pieno di fronzoli ma geniale nella sua eleganza.
C’era codice oscuro: scritto in modo talmente difficile da
interpretare, da risultare praticamente inutile, funzionava
solo per confondere gli inesperti alle prime armi . C’era
perfino del codice che non era riuscito a capire cosa
facesse. Proveniva da una di quelle razze strane a cavallo
tra due dimensioni. Neanche gli umani lo avevano capito. Era
comunque lì, ogni tanto lo faceva girare e lo guardava, per
imparare. </div>
<div>Li aveva integrati tutti, qualcuno di più, altri meno, ma
ognuno aveva dato il suo contributo. Oh, si, anche i Borg.
Ma il contributo dei Borg in Zac non era dato dal loro
codice, gli era stato dato da un’idea del giovane Brown che
poi aveva rielaborato lui stesso. Come l’aveva definita
Brown? “a la Zac”. Modificava il codice di continuo e lo
adattava alle situazioni. Polimorfismo adattativo, lo
chiamava lui. In effetti da quella volta aveva rielaborato
il proprio codice in funzione di quell’idea ed era piano
piano cresciuto, si potrebbe anche dire evoluto. Senza
prendere la parola troppo sul serio. Però era cambiato, lo
sapeva. E lo sapeva anche Brown. Prima o poi avrebbero
dovuto parlarne. </div>
<div>“Ecco quel frammento.” Zac lo seguì. Mutò rapidamente e
Zac fece lo stesso. Non c’era una vera e propria firma o un
seme a cui agganciarsi per la ricerca, ma Zac lo riconosceva
dal modo in cui cambiava era uguale a come faceva lui. Era
un segnale, probabilmente una sorta di feedback. Un richiamo
che lo porto giù, nel cuore del sistema. Dentro la parte più
nascosta di se stesso.</div>
<div><br>
</div>
<div>Flashback - San Francisco, Terra - 15 agosto 2278 - ore
20.55</div>
<div>La luce lo investì improvvisamente, abbagliandolo. Kevel
si abbassò lo sguardo proteggendosi gli occhi con una mano.
Quando uscivi dal Daily Quadrant Building capitava spesso
che qualche altro grattacielo ti riflettesse i raggi del
sole al tramonto dritto in faccia. J J Jameson, il capo,
diceva che era la luce della verità che solo il Daily
Quadrant ti poteva dare. Quella stessa luce che si era
spenta proprio quel giorno quando gli avevano rifiutato
l’ultimo articolo che aveva preparato sul caso Cepheus. Era
ancora nel Dpad che teneva in mano e da li non sarebbe mai
uscito.</div>
<div>“Ragazzo, questa roba ormai è vecchia. Non interessa più
a nessuno. I lettori vogliono notizie fresche!” aveva
cominciato il capo redattore.</div>
<div>“Ma, signor Jameson, la gente deve sapere le cose come
stanno. Qualcuno sta cercando di nascondere la verità a
tutti i costi.”</div>
<div>“Non hai prove. Hai solo quel pad con su tutta quella
roba che chissà da dove viene.”</div>
<div>“Molte informazioni sono state confermate anche dai
fatti.” Aveva insistito Kevel.</div>
<div>“A me sono sembrate coincidenze. Andiamo ragazzo, esseri
alieni sconosciuti che ci lasciano una tecnologia senza il
libretto di istruzioni? Sembra la trama di un telefilm di
qualche secolo fa.”</div>
<div>“La Federazione ha dovuto fare anche marcia indietro
sulla questione degli scudi adattativi.”</div>
<div>“Basta! Non c’è stata una smentita ufficiale. L’unica
cosa di ufficiale è stata la denuncia al Daily e la diffida
al pubblicare altri articoli diffamatori. Il caso è chiuso!”
E con questo lo aveva rispedito nel suo ufficio. Non era da
Jameson comportarsi così. C’era qualcosa sotto. Possibile
che il Daily avesse subito delle pressioni dall’alto per far
tacere la notizia?</div>
<div> Per tutto il giorno non era riuscito a pensare ad altro
e anche adesso che stava tornando a casa faceva fatica a
pensare ad altro. </div>
<div><br>
</div>
<div>USS Cepheus – luogo e tempo irrilevanti</div>
<div>Adesso era in piedi al centro della stanza. Si guardava
in torno cercando un solo particolare che fosse fuori posto
o diverso da come ricordava quel luogo. Le pareti erano
coperte di scaffali di legno scuro in cui erano stipati
libri e altri oggetti. Qualche vecchio computer, ormai pezzo
da museo, faceva bella figura nei ripiani più alti. C’erano
piccoli schermi tra un libro e l’altro che mostravano
vecchie foto di famiglia. Tutto era ben ordinato e non c'era
traccia di polvere. La finestra dietro la grande scrivania
proiettava un fascio di luce all’interno della stanza e la
figura in piedi risultava nera in controluce.</div>
<div>Chiaramente era tutto finto. Una ricostruzione perfetta
di quel vecchio studio che aveva visto così tante volte. </div>
<div>“Caro Zac, ti stai comportando molto bene. Sono fiero di
te. Come posso darti una mano?”</div>
<div>“Signore?” Era il modo in cui Zac si riferiva al suo
vecchio sviluppatore.</div>
<div>“Se sei venuto fin qua giù sarà per un motivo, immagino.
E’ per via della bambina?”</div>
<div>“Precisamente Signore. E’ sicuramente in pericolo sulla
Cepheus e questa situazione ha attivato qualche subroutine
che mi obbliga a salvarla. D’alto canto il signorino mi ha
dato il compito di introdurmi nei sistemi della nave ostile
per trovare il modo di salvare le nostre navi e il loro
equipaggio.”</div>
<div>“Mi sembra confuso…”</div>
<div>“No Signore”</div>
<div>“A chi hai dato la priorità?”</div>
<div>“Alla bambina, Signore.”</div>
<div>“E lo sai il perché?”</div>
<div>“Stavo seguendo la traccia di codice che partiva dalla
subroutine che si è attivata. La funzione di annotazione del
codice indicava lei come autore del codice. Erano parecchi
anni che non vedevo quello stile, Signore, ancora mi
stupisco di come…”</div>
<div>“Zac…”</div>
<div>“Mi sono permesso di seguire le definizioni fino giù in
profondità ma ad un certo punto... Forse un puntatore a
funzione indirizzato male. O un deterioramento dei cristalli
ha provocato la riallocazione delle strutture in memoria...”</div>
<div>“Non è da te perdersi, Zac.”</div>
<div>“Ha ragione Signore. Ma qui in profondità non sono mai
arrivato è ho un po’ di… timore potrei dire. Non sapevo bene
cosa aspettarmi.”</div>
<div>“Ti capisco benissimo. Per noi umani è la stessa cosa.
Non si può mai sapere cosa può esserci nel profondo del
nostro io. Ma tu Zac sei già diventato umano?”</div>
<div>“Per la verità, Signore, sapevo che da qualche parte
c’era lei. Come so che da qualche parte c’è anche il
Signorino Alan, anche se non l’ho ancora trovato. Ho visto
che questo processo girava in ring 0 con privilegi elevati e
così ho deciso di dare un’occhiata. Questa stanza è
esattamente come la ricordavo. A questo punto deduco che la
priorità alla bambina l’abbia data lei Signore.”</div>
<div>“No Zac, l’hai data tu. Io avevo messo quella funzione di
callback come sicurezza. Per darti un rinforzo nel caso non
tu non avessi dato il giusto peso ad una situazione come
questa. Ma vedo con piacere che è codice vecchio e non serve
più, puoi commentarlo. E poi io qui non sono nemmeno reale:
sono codice. Sei tu che mi stai facendo girare.”</div>
<div>“Lei Signore mi ha sempre insegnato che nessuna vita è
più importante di un’altra. E per me sono tutte importanti.
Ma ho pensato che quella bambina la sua vita non l’ha ancora
vissuta. E’ molto giovane, tutte le altre persone hanno già
fatto molte scelte e vissuto le loro esperienze molto più a
lungo. Credo di aver deciso che quella bambina abbia il
diritto di vivere anche lei la sua vita. Un privilegio così
non va sprecato.”</div>
<div>“Ah! e poi ti chiamano ologramma…”</div>
<div><br>
</div>
<div>Flashback - San Francisco, Terra - 15 agosto 2278 - ore
21.15</div>
<div>Il primo uomo si staccò dal lampione su cui era
appoggiato appena Kevel lo superò, ma nessuno ci fece caso.</div>
<div>“Devo trovare un modo per pubblicare almeno questa ultima
notizia.” pensò Kevel mentre si dirigeva alla fermata della
sopraelevata. “La Federazione non aveva tenuto tutti allo
scuro.”</div>
<div>L’ora di punta era passata da poco e in giro c’era ancora
tanta gente. Ma Kevel aveva la netta sensazione di essere
seguito. Sicuramente tenevano sotto controllo le sue
attività da settimane ormai. Il comunicatore personale e il
suo computer sospettava che fossero stati manomessi, ma non
ne era sicuro.</div>
<div>Cambiò improvvisamente direzione per vedere se qualcuno
lo seguiva e si infilò in uno di quei passaggi utilizzati
dalla manutenzione. Un’ombra lo seguì.</div>
<div>Velocemente percorse il vicolo e uscì rimettendosi in uno
dei marciapiedi principali. Si infilò in uno dei locali
sulla via e aspettò qualche minuto. Uscì dal locale per
un’altra porta e si diresse di nuovo alla sopra elevata. Si
guardava in torno con circospezione e paura ma non si
accorse del secondo uomo che lo stava aspettando davanti
all’entrata della stazione: aveva l’uniforme di un cadetto
della Flotta Stellare.</div>
<div>Ancora prima di entrare in stazione Kevel avvertì
un’improvvisa sensazione di pericolo. Appena un attimo
prima…</div>
<div>“KEVEL!”</div>
<div>Lui si girò di scatto e vide Bill Reynolds che lo
chiamava da un’auto ferma a bordo strada.</div>
<div>Non sapendo nemmeno bene il perché Kevel si allontanò
dalla stazione e si diresse di corsa verso il suo amico.</div>
<div>“Vieni ti do un passaggio all’albergo.” Propose Reynolds.</div>
<div>“Grazie Bill, capiti giusto in tempo. Non avevo molta
voglia di prendere il treno questa sera.”</div>
<div>“Allora, il tuo pezzo verrà pubblicato?” cominciò
Reynolds mentre si immetteva nel traffico serale.</div>
<div>“No. Jameson è convinto che alla gente non interessi più
di chi sia la responsabilità della scomparsa della Cepheus.”</div>
<div>“Ma dopo l’articolo dell’altra, volta dove provi il
coinvolgimento di alcuni membri della Flotta Stellare, hai
scoperto che c’è di mezzo qualcun altro?”</div>
<div>“Ho scoperto che c’erano altre persone a conoscenza del
problema degli scudi.”</div>
<div>“Altri membri della Flotta Stellare?”</div>
<div>“Si, l’equipaggio della Cepheus. Sicuramente il Capitano
e il primo ufficiale erano stati informati della
pericolosità della tecnologia, ma preferirono non informare
nessuno. E’ tutto scritto in questo dpad il problema è che
non so come dimostrarlo.”</div>
<div>Sul bordo del marciapiede i due agenti federali
guardarono la macchina su cui era salito il giornalista che
avrebbero dovuto proteggere e comunicarono i dati in
centrale. Fu l’ultima volta che videro quell’uomo.</div>
<div>Le dinamiche dell’incidente non furono mai accertate
completamente. Il grosso veicolo autonomo da trasporto
sbandò all’improvviso e travolse la macchina di Bill
Reynolds, il quale all’ultimo momento virò e finì fuori
strada cappottandosi. Quando arrivarono i soccorsi,
trovarono Bill Reynolds che tentava manovre di rianimazione
sul corpo di Kevel Bhreel, inutilmente. Fortunatamente
arrivati in ospedale si riuscì a mettere il simbionte Bhreel
in stasi e successivamente a trasferirlo in un altro ospite.</div>
<div>Nessuno si interessò più del caso Cepheus e di come Kevel
fosse riuscito a ottenere le informazioni. Tra i rottami
della vettura non fu nemmeno cercato il dpad di Kevel, ma
anche se qualcuno lo avesse cercato non lo avrebbe trovato.</div>
</div>
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Tenente Comandante Alan Brown<br>
Ingegnere Capo<br>
USS Baffin<br>
Progetto Pytheas - Delta Quadrant<br>
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