<html>
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</head>
<body text="#000000" bgcolor="#FFFFFF">
<p style="margin-bottom: 0cm; line-height: 100%" align="justify">Ecco
il mio pezzo. Spero di non annoiarvi. <br>
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; line-height: 100%" align="justify"><br>
</p>
<tt>--------------------</tt><br>
<tt>INIZIO TRASMISSIONE</tt><br>
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<p><br>
</p>
<br>
Nave stellare
Kirrirrs – plancia - 17/11/2396 12:32<br>
<br>
<br>
<br>
<br>
Le
luminarie erano appena state assorbite dal nero dello spazio
profondo, congelando per diventare inutili scorie proiettate nel
campo di asteroidi. Il capitano Larring abbassò la mano con la quale
istintivamente si era protetto dal bagliore dell'esplosione della
Feront. Aveva gli occhi umidi, ma non gli importava che gli uomini
in
plancia se ne accorgessero o meno. <br>
Il
capitano della Feront doveva fare in modo che il dispositivo non
finisse in mano al nemico. Tutto giusto, tutto corretto, tutto
secondo le regole. Fuori carattere per un uomo come Siaminar, che
aveva sempre guardato alle regole con ironia e distacco. Alla fine,
però, le aveva rispettate. Proprio alla fine.<br>
Larring
si alzò in piedi, con lentezza e determinazione, irrigidendosi in un
saluto allo schermo centrale che inquadrava le navi nemiche al di là
della nube di gas e detriti che era stata la Gemma di Kerent. Lanciò
uno sguardo severo all'intorno, e con un momento di troppo di
ritardo
gli uomini di turno in plancia si alzarono a loro volta dalle loro
postazioni, per salutare il sacrificio del capitano Siaminar. <br>
“Eri
un giocatore, Siaminar – scandì a voce alta, con le mani tese
verso lo schermo – Sapevi che la vita a volte serve pessime carte,
con le quali dobbiamo fare i conti. Non meritavi di finire così, né
tu né quelli dei tuoi uomini che ti sono stati accanto negli ultimi
istanti, ma hai fatto il tuo dovere fino all'ultimo. Kereven te ne
sarà grata.”<br>
Lasciò
che le parole galleggiassero per qualche istante nell'atmosfera
della
plancia prima di abbassare le mani e tornare a sedersi. Gli uomini
ripresero le loro postazioni con un sospiro che a lui parve di
sollievo. Erano così contenti che fosse toccato alla Feront e non a
loro? <br>
Alzò
di nuovo lo sguardo verso lo schermo centrale, sentendo montare
dentro di sé una rabbia sorda. Le sagome delle navi aliene
spiccavano sul nero del cielo. Era colpa loro se Siaminar era dovuto
morire. Chi erano? Da dove venivano? Perché si erano messi di mezzo?
Era stato un grave errore ingaggiare combattimento senza sapere
esattamente con chi avevano a che fare, e non dubitava affatto che
al
Comando Centrale di Kereven questo errore sarebbe stato fatto pesare
su di lui. <br>
“Signore?”
- la voce esitante del timoniere ruppe il silenzio. <br>
“Cosa?”
- ringhiò. <br>
Il
timoniere deglutì:<br>
“Io-io
volevo solo chiedere... Devo calcolare la rotta per Kereven,
capitano?”<br>
Quello
che era installato sulla sua nave era ormai l'ultimo prototipo del
congegno strategico stealth. Quindi, la migliore rotta da seguire
sarebbe stata quella di Kereven per mettere al sicuro il
dispositivo,
pensò Larring. Nello stesso tempo, era quella che più gli
ripugnava. <br>
Mezzo
ciclo fa, avrebbe potuto farlo. Se la sua nave avesse ripreso la
rotta anche solo mezzo ciclo prima, sarebbe stato accolto alla
capitale del suo pianeta come il capitano che era intervenuto a
proteggere la loro base spia e aveva distrutto un mercantile nemico.
Adesso, era il capitano uscito sconfitto da uno scontro. Sentiva di
non poter riprendere la rotta per Kereven, così, con Siaminar morto
e la Feront distrutta. <br>
“No!
- esclamò. Era come se qualcosa gli fosse esploso dentro – Il
nostro dovere adesso è scoprire chi sono i nuovi alleati della
Congregazione di Natvel. Se sono così forti, se hanno a disposizione
tecnologie così avanzate, Kereven deve saperlo... Dobbiamo sapere
con chi abbiamo a che fare!”<br>
<br>
<br>
<br>
<br>
Nave
stellare Gallintius – hangar navette - 17/11/2396 16:02<br>
<br>
I
feriti ed i prigionieri provenienti dalla Feront erano stati
raccolti
in un hangar navette della Galintius, trasformato provvisoriamente
in
area ospedale. L'hangar era stato diviso da un campo di forze – se
ne vedeva lo scintillio che lo tradiva. Da una parte all'altra,
Enizia poteva sentire grida, voci, proteste o lamenti in lingue che
il traduttore universale non riusciva a interpretare. Da un lato del
campo di forze erano stati confinati i Kereven giudicati abbastanza
sani da poter essere un problema, sorvegliati da guardie armate. Due
guardie armate seguivano anche lei, sia pure con il blando pretesto
di accompagnarla nella nave da guerra. Bellamonte era stato chiaro:
non doveva interrogare i prigionieri. <br>
Da
quello che poteva vedere, i Kereven erano mediamente più bassi dei
Natvel. Si trattava di bipedi dalla pelle granulosa, grandi occhi
posti ai lati della testa ed una antenna cornea che seguiva la
curvatura del capo. Due arti superiori muniti di tre dita prensili.
Più di uno si avvicinò alla barriera per guardarla passare, con
occhi sbarrati dallo stupore o con uno sguardo carico di odio. <br>
I
Kereven feriti erano invece stati distesi su brande da campo,
accuditi da membri dell'equipaggio intervallati da guardie della
sicurezza armate. In mezzo a loro, Enizia identificò Luz Fuentes e
due assistenti medici dell'equipaggio della Curie. Appel era più
distante, in fondo all'hangar, apparentemente impegnato a
trasportare
dei feriti verso un'area allestita per operazioni. Per fortuna il
capitano Bellamonte aveva accettato la loro offerta di cure mediche.
<br>
I
tre stavano medicando una Kereven con una larga ferita alla testa,
dalla quale continuava ad uscire un denso umore verdastro, simile al
sangue dei vulcaniani. Più in là, Enizia vide passare tra le
barelle Volkoff, accompagnato da un comandante Tynan con una
espressione di intensa sofferenza in volto.<br>
Enizia
attese che la dottoressa finisse di suturare la ferita prima di
avvicinarsi:<br>
“Come
procede?”<br>
La
dottoressa accennò alla sala:<br>
“Potrebbe
andare peggio. Molte ferite lacero contuse, molte fratture, ma non
ho
ancora visto feriti di cui dover riservare la prognosi.”<br>
“E
il capitano Bellamonte?”<br>
“Gli
ho ricucito la ferita prima di scendere qui ad occuparmi dei
prigionieri, capitano – rispose Luz – L'ho dovuto medicare in
plancia. Non voleva sentirne parlare di andare in infermeria. Non
con
una nave occultata ancora in giro in zona.”<br>
La
Kereven appena medicata ebbe un sussulto. Enizia sogghignò:<br>
“Si,
la stiamo monitorando. In questo momento il capitano dell'altra nave
non sembra far niente a parte starsene acquattato tra le rocce di
quel campo di asteroidi.”<br>
“Non
è possibile! - esclamò la donna – Il campo di smorzamento è
totale!”<br>
“Chi
è lei? Come si chiama?” - domandò Luz<br>
“Antarr.
Primo ingegnere tecnico a bordo della Scopuli”<br>
Enizia
drizzò le antenne:<br>
“La nave occultata che abbiamo colpito era la Feront. Dunque lei
apparteneva all'altra nave, quella che era stata parzialmente
camuffata da asteroide”<br>
La
donna serrò le labbra. Enizia resistette alla tentazione di chiamare
Tynan, ma l'ufficiale scientifico si era già avvicinato, a guardare
con intensità la donna distesa sulla barella. Dietro di loro, le
guardie della sicurezza Natvel si stavano già agitando ed Enizia
comprese che la sua permanenza a bordo non sarebbe durata ancora a
lungo. Per distrarli, si avviò docilmente in direzione dell'uscita
dell'hangar. <br>
“Non
siamo suoi nemici, Antarr – sentì dire la dottoressa Fuentes alle
sue spalle e si girò – Siamo esploratori provenienti da un altro
Quadrante. Non siamo qui per combattere guerre”<br>
Enizia
vide Antarr alzare uno sguardo gelido verso l'umana:<br>
“Avete
combattuto insieme ai Natvel. Questo vi qualifica come nemici,
qualunque cosa diciate ora per discolparvi”<br>
<br>
<br>
<br>
<br>
<br>
U.S.S.
Curie – sala riunioni 1 - 17/11/2396 17:40<br>
<br>
<br>
<br>
“Discolparvi?
Ha detto così? - domandò Suri – La nostra è una missione
esplorativa. Il nostro principale compito è quello di instaurare
relazioni diplomatiche, di amicizia con altri pianeti. L'ultima cosa
che possiamo fare è quella di trascinare la Federazione dei Pianeti
Uniti in un conflitto locale nel profondo del Quadrante Delta”<br>
Enizia
sospirò:<br>
“Ne
sono consapevole. E continuo a chiedermi se nelle circostanze in cui
ci siamo trovate, avremmo potuto fare qualcosa di diverso.”<br>
C'erano
delle poltrone vuote nella sala riunioni uno. Il personale medico
spedito a bordo della Galintius non era ancora tornato a bordo delle
rispettive navi, mentre il navigatore Payton ed l'ingegnere Brown
erano impegnati a non perdere di vista le tracce della nave
occultata
superstite. <br>
“Mi
scusi, capitano – replicò Nurell – Avremmo dovuto lasciare che
le due navi occultate colpissero la Galintius? Il conto delle
vittime
dei Kereven è già abbastanza alto con la distruzione di quel
mercantile!”<br>
“Non
possiamo neanche entrare brutalmente nel conflitto – disse Timeran
Breel - Con la nostra tecnologia, scateneremmo uno squilibrio a
favore dei Natvel. Inoltre, non conosciamo la storia di queste
popolazioni... Anche se in effetti mi piacerebbe molto
approfondirla”<br>
Suri
comprese:<br>
“Soprattutto
per quanto riguarda una certa minoranza, nativa dal nostro
Quadrante?”<br>
Timmy
assentì:<br>
“Col
suo permesso, vorrei chiedere al capitano della Galintius
l'autorizzazione ad accedere al loro database storico e culturale”<br>
Suri
fece per replicare, ma fu interrotta dal suono della porta che si
apriva alle sue spalle:<br>
“Comandante
Tynan a rapporto, signore” - disse l'ufficiale scientifico della
Curie. Dietro di lui, comparve la massa imponente del russo Volkoff.<br>
“Che
cosa siete riusciti a scoprire?” - domandò Suri, accennando ai due
di sedersi al tavolo da riunioni. Il trill appariva provato. Timeran
lo fissò preoccupata. Più che sedersi, parve crollare sulla
poltrona a lato del capitano. <br>
“Antarr,
la donna con cui ha parlato anche lei, capitano – disse Tynan
rivolgendosi ad Enizia - è la scopritrice locale dell'occultamento.
Lo ha perfezionato mentre stava lavorando su quella nave spia, la
Scopuli, ed ha prodotto alcuni esemplari, due dei quali sono stati
installati in via sperimentale su due navi militari Kereven.”<br>
“Molto
bene...”<br>
“Che
cosa sia successo poi, non sono in grado di dirlo con precisione –
continuò Tynan -C'è stato un incidente, questo è sicuro... Ma non
so di che tipo. Antarr, e tutti quelli che avevano presente la cosa
nelle loro menti, pensavano ad un sabotaggio. Questo ha indotto il
capitano della Feront e dell'altra nave a decidere prima
l'evacuazione, quindi una sorta di trappola per cercare di stanare
gli eventuali complici dei sabotatori”<br>
“Inutile
dire che la trappola invece si è chiusa sulla Sulaco e sul suo
sventurato equipaggio” - aggiunse Volkoff, quindi il suo sguardo
passò dall'una all'altra dei due capitani:<br>
“Quanto
di questo possiamo condividere con i Natvel?”<br>
<br>
<br>
<br>
<br>
U.S.S.
Baffin – Area alloggi<br>
17/11/2396
17:40<br>
<br>
<br>
Quella
nave sembrava sterminata. Era scioccante ricordare gli eterni
problemi della Sulaco, i suoi spazi angusti, e confrontarla con
quella meraviglia lucida e perfetta. Aveva fatto il giro per tutto
il
corridoio, senza avvertire una sola variazione nella gravità
artificiale. Fece istintivamente una smorfia, pensando alla gravità
che veniva tenuta nel suo quartiere a Ceres. <br>
Lex
si appoggiò alla balaustra, godendosi la vista dello spazio dagli
ampi oblò. Alzò un dito, andando a sfiorare il campo di forze.
Chissà che tipo di comandi azionavano il timone. Avrebbe potuto
scommettere che lì i carrelli portaghiaccio non avevano bisogno
delle spinte per funzionare... Quanto sarebbe piaciuta a Boone
quella
nave! <br>
E io
che non volevo neanche fare parte della spedizione, pensò Lex. <br>
Si
staccò dalla balaustra, tornando verso l'alloggio che gli era stato
assegnato. Aprì la porta, e fu sorpreso di vedere Nyomi ed il
dottore che lo stavano aspettando.<br>
“Ma
dov'eri? Dobbiamo parlare!” - disse Sim. <br>
Nyomi
si era appoggiata su una poltrona, con le lunghe gambe ripiegate.
Guardava le stelle attraverso l'oblò, come lui aveva fatto poco
prima. Non si era girata quando lui era entrato.<br>
“E
di che cosa? Qui siamo prigionieri, anche se ci hanno trattato con
tutti i riguardi - domandò Lex – Vuoi fare una sessione di
preghiera per i nostri compagni defunti? Perché questo è più o
meno il nostro spazio di manovra, finché siamo a bordo di questa
nave.”<br>
“Sarebbe
una buona idea – disse Nyomi, senza voltarsi o muovere un muscolo –
Pregare... Ma non per loro. Per noi, perché anche noi siamo morti”<br>
Sim
la fissò sorpreso:<br>
“Ma
di che stai parlando? - domandò – Sono io quello che compila gli
atti di morte, ed il tuo non ricordo di averlo compilato. ”<br>
“Ed
io credo di essere molto vivo” - aggiunse Lex, avanzando per
andarsi a sedere sul bordo del letto. Prima di sedersi, sfiorò con
un dito lo schienale metallico della poltroncina di Nyomi.<br>
“Credi...
E' la parola giusta” - replicò la donna. <br>
“Ma
che ti prende?”<br>
Nyomi
si girò, lentamente, a guardare Sim. Gli occhi della donna
impressionarono Lex. Sembravano più grandi, profondi e neri di
quanto fossero mai stati:<br>
“Il
teletrasporto. Quella cosa che ci ha portato via dalla navetta C1 e
ci ha fatto conoscere questa bella nave. Quando ci hanno consentito
di uscire dai nostri alloggi, sono andata a guardare la piattaforma
sulla quale ci siamo materializzati. Perché è questo che fa, quella
piattaforma: smaterializza e rimaterializza.”<br>
“E
allora?” - domandò Lex.<br>
“Per
tutti gli dei di Ceres, come fate a non capire? Non si possono
spedire esseri viventi nello spazio. Si
trasmettono informazioni! Solo informazioni... Quindi l'unica
spiegazione è che quel raggio ci abbia smaterializzati analizzandoci
fino al livello molecolare, e quindi ci abbia ricostruito su quella
piattaforma. Non siamo Lex o Nyomi. Siamo i cloni di Amos, Kariin,
Lex, Sim e
Nyomi. Ma i nostri veri noi stessi, sono morti. Sono stati distrutti
da quel raggio.”<br>
Sim
la fissò sbalordito:<br>
“E
secondo te, la gente di questa nave... Perché loro usano il
teletrasporto anche per loro stessi, li ho visti io... Userebbe
abitualmente una macchina che li uccide e ricostruisce?”<br>
A
Nyomi venne da ridere:<br>
“Che
ne sappiamo noi, di questa gente? Magari credono in un dio che li
riporta in vita. Magari non gli importa”<br>
“E'
assurdo!” - esclamò Lex.<br>
Sim
scrollò la testa:<br>
“Forse
è così. - disse Sim – Anche se fosse? Io sono io, con tutti i
miei ricordi. Mia madre mi riconoscerà. La mia ex compagna non
smetterà di darmi il tormento solo perché sono un clone. ”<br>
“Io
non sono un clone! - protestò Lex. Alzò la parte alta della tuta -
“Guarda, Nyomi, vedi qui?”<br>
Nyomi
si girò, lentamente. I suoi occhi sembravano pozze oscure. Lex le
prese la mano, la costrinse a passarla sul torace:<br>
“Qui
c'è la cicatrice che mi sono fatto durante il servizio militare,
quando mi scoppiarono i comandi di navigazione della ferraglia che
mi
facevano pilotare. Nessun clone potrebbe essere costruito in maniera
così precisa!”<br>
Sim
sbatté la mano sul tavolo, facendolo sobbalzare:<br>
“Non
me ne importa niente! Non vi ho cercati per discutere se siamo cloni
o no! Se volessi una discussione di filosofia, chiamerei scuola e mi
farei passare il mio vecchio professore!”<br>
Nyomi
fece un gesto con la mano, come a dire: allora, accomodati. <br>
Il
dottore si spostò verso la parete dell'alloggio, dove si apriva la
bocca di un macchinario che per precauzione Lex non aveva osato
toccare. Premette un pulsante e ordinò:<br>
“Acqua.
Un bicchiere”<br>
Sulla
parte inferiore, comparve un bicchiere azzurro. Sim lo prese, lo
sollevò, quindi con un gesto calcolato lo rovesciò per terra. Lex
balzò in piedi:<br>
“Ma
che fai, sei pazzo? Lo dovremo ripagare!”<br>
Sim
rise. Premette di nuovo il pulsante, quindi ordinò:<br>
“Acqua.
Una brocca!”<br>
Stavolta
comparve un recipiente più grande. Sim lo prese, e glielo porse. Era
acqua, senza dubbio, in una dose sufficiente per la giornata di un
paio di lavoratori. Lex lo guardò con gli occhi sbarrati, quindi
guardò Nyomi, che sembrava essere stata scossa dalla sua apatia.
Nyomi si chinò a bagnare le punte delle dita nell'acqua caduta per
terra, le portò alle labbra, quindi si alzò e guardò
l'apparecchio. <br>
“C'è
una cosa identica a questa anche nell'alloggio che hanno assegnato a
me, ma non avevo idea di che cosa fosse... Questa gente ha un
erogatore in ogni singolo alloggio? Come fanno a trasportare tutta
quest'acqua?”<br>
Sim
sorrise:<br>
“Non
è un erogatore, Nyomi. Ho chiesto a uno dei membri dell'equipaggio
che cosa fosse quell'apparecchio e lui me lo ha mostrato. Non so
come
funzioni, ma crea acqua e cibo. Capite? C'è acqua a
sufficienza per bere fino a scoppiare!”<br>
“Per
tutti i...” - Lex fischiò tra i denti.<br>
“Vi
rendete conto di quello che vuol dire? - continuò Sim – Se
riuscissimo a scoprire come funziona, ad adattarla alla nostra
tecnologia, vorrebbe dire niente più buoni per l'acqua. Vorrebbe
dire niente più razionamenti, navi portaghiaccio, filtri per i
liquami che non filtrano mai a sufficienza... Ceres avrebbe finito
la
sua lunga sete. E anche la fame, visto che potrebbe produrre acqua
anche per le serre idroponiche.”<br>
“...E
ci renderebbe ricchissimi” - mormorò Lex. Sim lo fissò:<br>
“Veramente
io pensavo al bene di Ceres...”<br>
“Ma
certo, è per il bene di Ceres! Ma noi diventeremmo ricchissimi
facendo il bene di Ceres!” - rise Lex.<br>
“Non
per spegnere gli entusiasmi – intervenne Nyomi – Ma come facciamo
a portarci su Ceres uno di questi apparecchi? Non credo che ce li
cederanno volentieri”<br>
“E
allora? Vorrà dire che li ruberemo!” - rispose Sim. <br>
<br>
<tt>--------------------</tt><br>
<tt>FINE </tt><tt>TRASMISSIONE</tt><br>
<tt>--------------------<br>
<br>
</tt><br>
Ciao! ;-D
<br>
Elena
<br>
--
<br>
Capitano Suri
<br>
USS Curie
<br>
Progetto Pytheas - Delta Quadrant
<br>
--
<br>
mail: <a class="moz-txt-link-abbreviated"
href="mailto:olimpia@mclink.it">olimpia@mclink.it</a>
<br>
ICQ 33856678
<br>
_______________________________________________
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Stml9 mailing list
<br>
<a class="moz-txt-link-abbreviated" href="mailto:Stml9@gioco.net">Stml9@gioco.net</a>
<br>
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