Un
corpo nel lago
Autore: Luca
Personaggi: Avery
Ondeggiava lentamente, lasciandosi cullare dalla debole corrente. Attraverso la superficie dell'acqua, poteva scorgere la sagoma sfocata e un po' traballante della luna, che avvolgeva tutto con la sua luce tenue e argentea. Era davvero una cosa bella da vedere, considerata la situazione. Sempre meglio di fiamme purgatorie o bolgie infernali, no?
Non poteva scorgere il proprio viso, ma era certa di avere quello sguardo sereno tipico di chi ormai ha compreso ogni cosa della vita, o almeno quanto basta da farcisi una bella risata. Di tanto in tanto, un ciuffo di alghe le si annodava intorno alle dita o alle caviglie, oppure qualche nugolo di pesciolini luccicanti le guizzava fra i capelli e sul viso. Ma lei non sembrava dare alla
cosa molta importanza. Probabilmente questo dipendeva dal fatto che era morta.
Non ricordava come fosse accaduto, e in realtà non sembrava neanche così importante. Però ricordava chi l'aveva uccisa. Si, quello lo ricordava chiaramente, con quell'inconfondibile cappuccio striato di verde e quell'anello a sigillo di pessimo gusto. Si, era certa che fosse.. ma sì, ricordava il suo viso, l'aveva.. il suo nome era...
Avery si svegliò di soprassalto, rabbrividendo.
Ci volle qualche secondo perché si ricordasse chi era, e mettesse a fuoco dove si trovava. A casa, nel suo letto. Niente alghe e niente pesciolini danzanti. Però aveva freddo, tanto freddo.
Nonostante la coperta, aveva i piedi gelati e tremava convulsamente.
Non era niente, si disse, solo uno stramaledetto colpo di freddo. Probabilmente la nonna aveva lasciato qualche finestra aperta giù al piano di sotto, ed ecco svelato il mistero. Certo. Gli spifferi non perdonano. Ma quando cercò di alzarsi, si sentì levare il respiro da una tosse convulsa. Le gambe si rifiutarono di risponderle, e si ritrovò a cadere carponi ai piedi del letto, vomitando un fiotto di acqua stagnante sulla moquette.
Ci vollero due minuti buoni perché la ragazza si riprendesse dallo shock. Si alzò in piedi con molta cautela, barcollò fino all'angolo della stanza, aprì il cassetto della consolle e trovò la pinzetta e lo specchio. Quindi tornò accanto al letto.
Prese un breve respiro, poi afferrò le alghe con la pinzetta e le sollevò dalla moquette, adagiandole con cura da chirurgo sulla superficie dello specchio. Posò tutto sul comodino, e finalmente afferrò il telefono. Compose il primo numero che le venne in mente, pregando tutti gli dei che conosceva che lui rispondesse. Quando sentì la sua voce assonnata fu come se qualcuno le avesse posato una coperta calda sulle spalle.
- C-ciao Noah, scusami, scusa per l'orario. Ti prego... io credo che sia successa una cosa terribile -
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