Non abbastanza freddo
Autore: Luca
Personaggio: JD
Il cielo era plumbeo, carico di ansie e di cattivi presagi. Proprio come il suo cuore.
Le nuvole erano cariche di pioggia, una pioggia scura e inquinata, amara. Non una pioggia buona. Era una pioggia nera e sporca. Forse per quello le nubi erano così riluttanti a lasciarla cadere. Forse non volevano infangare ulteriormente una cittadina già così provata.
JD abbassò lo sguardo sul piazzale, ingombro di foglie morte.
A pochi metri da lui, un bambino spingeva la sua barchetta di legno nell'acqua di una fontana di pietra. Era una bella fontana, con una larga vasca piena d'acqua limpida, non un'oscenità melmosa e piena di muschio come sono spesso le fontane nei parchi. Era così trasparente che anche seduto sulla sua panchina JD poteva vederne il fondo, con il piedistallo rotondo sul quale poggiavano le ninfe scolpite e sorridenti che costituivano il motivo centrale della fontana stessa. Un po' pacchiana in effetti, ma in quel momento, sotto quel cielo, uno stupido bambino e una banalissima statua di pietra erano tutto quello che gli serviva. Si, per non buttarsi a terra e strapparsi i capelli dalla disperazione.
Adesso potrei dirvi quello che stava provando JD. Potrei descrivere I suoi pensieri a parole, magari per metafore, ma alla fine rischierei soltanto di ripetermi e risultare pedante. Perché non provate a fare da soli?
Provate a immaginare che cosa si prova scoprendo che qualcun'altro ha carpito la fiducia della ragazza che amate da sempre, e che in cambio se l'è persa in qualche dimensione parallela. Cosa fareste se quella ragazza tornasse indietro cambiata? Diversa. Folle. Malvagia.
Immaginate cosa provereste, vedendola morire e poi risorgere grazie al potere del male più antico.
E se anche trovaste una soluzione? Immaginate di trovare il modo di liberarla. Cosa fareste se qualcuno rovinasse tutto? Cosa fareste se la ragazza che amate venisse fatta a pezzi da un vostro compagno?
JD rabbrividì. Lui non si stava facendo queste domande, rabbrividiva semplicemente perché faceva freddo. Se glielo aveste chiesto, lui non avrebbe saputo dirvi che cosa avrebbe fatto. Ma sapeva che non era ancora abbastanza freddo. Non ancora.
Si alzò dalla panchina e s'incamminò verso il luogo dell'appuntamento.
Passando accanto al bambino, che giocava ancora, avvertì un brivido scendergli lungo la schiena, ma non si allacciò il giubbetto e non si strinse la sciarpa intorno al collo. Non era ancora abbastanza freddo. Non ancora. Ma presto.
Un sorriso sottile gli incurvò le labbra, mentre prendeva un passo leggermente più spedito. E continuò a camminare, senza più voltarsi.
Dietro di lui, ormai lontano, il bambino piangeva. Era disperato, perché la sua barchetta di legno era rimasta incastrata nel ghiaccio. La sua mamma era accorsa subito a consolarlo, ed era rimasta più stupita di lui, vedendo la superficie congelata dell'acqua. Gelata per almeno due spanne. Ma era impossibile no? Non era ancora abbastanza freddo.
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