[Stml11] [8.00 - Margret - Dall'altra parte dell'universo]

Maddalena vampitrill a gmail.com
Gio 2 Nov 2017 13:32:36 CET


Non è che avessi tutte queste grandi idee all'inizio, onestamente, per 
cui spero vi piaccia.

Maddy

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*Luogo indefinito – Tempo indefinito*

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“Svegliati. Avanti, svegliati.”

“Cosa?”

“Ti devi svegliare. Avanti, svegliati.”

Il buio era completo, tanto che Margret si chiese se aveva davvero 
aperto gli occhi. La voce di Hesse, tuttavia, le arrivò chiarissima. 
Avvertiva la sua presenza accanto a sé e il braccio di lui le sollevò le 
spalle, aiutandola a mettersi seduta.

“Dove… che sta succedendo? Non vedo nulla.”

“Nemmeno io. Stai bene?”

“Sì, credo di sì. Tu?”

“Sì.”

“Dove siamo? Dov’è l’equipaggio?”

“Non lo so.”

“Che cosa è successo?”

“Non lo so. Non so nemmeno quanto tempo è passato. So solo che non è la 
Tokugawa. E che siamo soli.”

No, di certo non era la Tolugawa. Margret tese le antenne, tentando di 
percepire qualcosa oltre al buio opprimente e al silenzio. Non avvertì 
nulla, se non un lieve pizzicore, lo stesso che si prova quando la 
polvere sospesa fa bruciare gli occhi. L’aria era secca, fredda e… 
neutra, priva di qualunque odore particolare. Si mosse, avvertendo il 
braccio di Hesse accanto a lei e un pavimento metallico, duro e freddo, 
sotto di loro. Le loro voci avevano rimbombato leggermente come tra 
pareti metalliche estremamente lontane.

Sentì Hesse mettersi in piedi con cautela accanto a lei e accettò la 
mano che le offriva, alzandosi a sua volta.

“Che cosa facciamo ore?” chiese la donna. “Dobbiamo cercare di capire 
dove siamo.

“Esattamente quello che pensavo,” rispose lui, avviandosi.

**

*Flashback*

*USS Tokugawa – Sala Mensa – 1 Novembre 2396 – Ore 00.35*

La sala mensa era sempre quasi completamente vuota a quell’ora. Troppo 
tardi per chi staccava dal turno gamma e ancora presto per chi si 
apprestava al delta, al massimo poteva contare su qualche ritardatario 
che amava le ore piccole o su qualche membro del personale nel mezzo di 
una notte insonne.

Era un orario che a Margret piaceva particolarmente.Le piacevano i 
rumori sommessi tipici del ciclo notturno della nave, le piaceva la 
calma che si respirava, come se la Tokugawa stessa dormisse. Persino i 
dolcetti al cocco sembravano avere un sapore migliore a quell’ora.

Sopra ogni cosa , però, le piaceva la completa e sicura mancanza di 
disturbatori che…

“Ehi, di nuovo le ore piccole? Vedo che non hai perso l’abitudine…”

Hesse prese posto allegramente nella sedia vuota di fronte a lei. Si 
prese anche un dolcetto al cocco, ficcandoselo in bocca con gusto. Le 
antenne di Margret si afflosciarono leggermente.

“Fai pure.”

“Ah-ah.”

L’andoriana sospirò, si appoggiò allo schienale e allontanò da sé il 
piatto ormai quasi vuoto.

“Nemmeno tu hai perso l’abitudine di sederti senza permesso.”

“Sono il capitano. Si potrebbe dire che l’unico a concedere permessi da 
queste parti sono io.”

“E te la godi da morire, vero?”

“Da morire,” confermò lui con un ampio sorriso e un’alzata di 
sopracciglia. “Comunque… sapevo di trovarti qui. So che quando mangi non 
vuoi essere disturbata...”

“Dunque lo fai per puro spirito di contraddizione?” lo interruppe la 
donna, poggiando i gomiti sul tavolo e tendendo le antenne verso di lui.

Non avrebbe mai sorriso apertamente, ma Hesse sapeva che quel sorriso 
era lì, nascosto sotto la superficie. Dopotutto, da tempi della Fox, 
quel gioco fra loro era sempre uguale.

“Anche per quello. Di solito, almeno.”

“Non questa volta?” La donna aggrottò leggermente le sopracciglia. Oltre 
al sorriso, ora, c’era anche curiosità sotto la superficie. Hesse pareva 
di un disgustoso buon umore decisamente non giustificato dall’ora, dal 
luogo o dai dolcetti al cocco.

“No, non questa volta.”

Il capitano posò sul piano del tavolo un piccolo padd e lo fece 
scivolare verso la donna. Le dita di lei scorsero quanto vi era 
riportato, quindi il primo ufficiale alzò occhi e antenne sull’amico.

“Non è possibile.”

“Non è probabile.”

“E’ stato accertato?”

“Non ancora. Andiamo là proprio per questo.”

“Quando?”

“Ho già fatto modificare la rotta. Informerò gli ufficiali superiori 
domani mattina al briefing. Beh, questa mattina ormai,” aggiunse con uno 
sguardo all’ora.

“Le implicazioni sarebbero…”

“Già.”

“E’… è incredibile…”

“Già,” rispose lui soddisfatto, mangiando l’ultimo dolcetto. Margret 
quasi non se ne accorse.

*Flashback*

*USS Tokugawa – Sala Tattica -1 Novembre 2396 – Ore 7.58*

Quando Hesse entrò in sala tattica, lo staff di comando era già tutto 
presente. Lasciò scorrere rapidamente lo sguardo intorno al tavolo, sui 
volti dei suoi ufficiali in piedi a metà per il saluto formale, 
abitudine che non avevano ancora perso nonostante i suoi incoraggiamenti 
in tal senso. Fece cenno a tutti di rimanere comodi, quindi si avviò 
verso il posto a capotavola. Alla sua destra Margret era già seduta, un 
padd e una tazza di caffè posati sul piano di fronte a lei, la schiena e 
le antenne dritte, in attesa.

Il capitano prese posto.

“Buongiorno a tutti. Immagino che abbiate notato che abbiamo cambiato 
rotta durante la notte,” disse, saltando a piè pari i preamboli.

Una serie di cenni affermativi arrivò dai presenti. Glasgow, Hair e 
Carpenter, allineati alla sua sinistra, sembravano incuriositi ma non 
particolarmente colpiti dal cambio di rotta. Più che altro in attesa di 
conoscere la natura della loro nuova missione. D’altra parte, non si 
raggiungono certe posizioni all’interno della Flotta senza una buona 
dose di elasticità mentale. La Alluso, seduta accanto al primo 
ufficiale, i lunghi capelli raccolti dietro la testa, pareva invece 
vagamente allarmata, espressione che Hesse aveva imparato ad attribuire 
ad ogni capo della sicurezzache si rispetti di fronte a repentini cambi 
di programma.

“Non siamo più diretti alla base 210, quindi,” disse la donna. Più che 
una domanda, si trattò di una constatazione. “Il randez vous con la 
Norway è annullato?”

Le teste di tutti si voltarono dal capo della sicurezza al capitano, in 
palese attesa della risposta. Demian di certo non voleva deluderli. A 
dir la verità, quasi non vedeva l’ora.

“No, Comandante. Siamo invece diretti su Forshan,”

“Forshan?” domandò Hair, piegandosi leggermente in avanti e poggiando i 
gomiti sul piano.

“E’ un protettorato federale, dico bene?” si inserì Cartpenter.

Hesse annuì. “Piccolo, abbastanza remoto e di recente creazione. Non mi 
stupisce che alcuni di voi non ne abbiano mai sentito parlare. La 
Federazione l’ha annesso qualche mese fa a solo un anno dal primo 
contatto, ma, data la scarsa importanza strategica e il fatto che la 
popolazione nativa abbia da poco scoperto la curvatura e quindi non sia 
tecnologicamente al nostro livello, i servizi di informazione hanno 
dedicato alla notizia scarsa risonanza.”

“Un anno? Come mai così rapidamente?” domandò Glasgow.

“Il governo Forshan era già planetario prima del loro debutto sulla 
scena galattica e ha avanzato la richiesta di annessione solo poche 
settimane dopo il primo contatto. Il consiglio della Federazione ha 
ritenuto, come altre volte in passato, di aver bisogno di ogni alleato 
disponibile. Tuttavia,” continuò Hesse, “il motivo per cui andiamo lì è 
di tutt’altra natura.”

La Alluso si mosse appena sulla poltroncina. “C’è stato qualche problema?”

“Non esattamente.”

“Non ancora, almeno,” commentò Margret.

Hesse le gettò uno sguardo obliquo. “La settimana scorsa il governo 
Forshan ha richiesto supporto tecnico e scientifico alla Federazione a 
seguito di una scoperta alquanto… inaspettata.” L’uomo si fermò per un 
istante, assaporando la curiosità che impregnava letteralmente l’aria 
della sala tattica. “Pare che una delle loro navi impegnata in un 
collaudo sia incappata in uno strano fenomeno che si è rivelato poco 
dopo essere l’ingresso di un tunnel spaziale.”

“Un tunnel spaziale?” domandò Carpenter, lanciando un’occhiata intorno. 
“Non c’è mai stata traccia di alcun fenomeno del genere in quella zona.”

“Infatti. Pare che il tunnel non sia mai stato scoperto prima.”

“Un di nuova formazione?” chiese Hair.

L’ufficiale scientifico scosse appena il capo. “Beh, non 
necessariamente. Potrebbe trattarsi di un fenomeno periodico. Se il 
periodo fosse, diciamo, di qualche secolo, sarebbe la prima volta che 
qualcuno da quelle parti ha la capacità di rilevarlo.”

“Pare che i tunnel spaziali vadano di gran moda in quest’ultimo secolo,” 
commentò distrattamente Glasgow.

“E non è sempre stato un bene,” aggiunge la Alluso. “Se fosse vero, 
potrebbe essere una scoperta di enorme importanza strategica e di 
conseguenza attirare guai.”

“Per non parlare della rilevanza scientifica,” interloquì Carpenter.

“E delle possibilità che aprirebbe. Hanno già scoperto dove porta?” 
domandò Glasgow.

“Proprio per questo hanno richiesto il nostro aiuto,” rispose Margret 
intrecciando le dita sul piano. “Non hanno la tecnologia per inviare una 
nave in sicurezza, così si sono limitati ad una sonda. Ma non appena è 
arrivata dall’altra parte, si sono persi tutti i contatti. Niente 
comunicazioni né telemetria. Lo stesso è accaduto alla sonda della 
Thyco, il vascello scientifico inviato sul posto dalla flotta.”

“Il che sembrerebbe suggerire che la distanza sia notevole. Sempre che 
le analisi non abbiano rilevato qualche problema strutturale…” riflettè 
l’ufficiale scientifico. “Sono certi che la sonda sia arrivata 
dall’altra parte intera?”

“Le scansioni non hanno rilevato alcun genere di anomalia, almeno per il 
momento. Tutto indica che il passaggio sia sicuro. La sonda della Thyco 
era programmata per rientrare nel tunnel e tornare indietro 
immediatamente. E così ha fatto. Per questo stiamo andando là.”

Hesse annuì. “Faremo parte di una taskforce il cui compito sarà 
supportare il governo Forshan durante le analisi.”

“Immagino vogliano anche evitare problemi,” aggiunse la Alluso.

Il capitano annuì. “Ufficiosamente, sì. Vista la vicinanza al confine, 
la Flotta vuole essere sicura che non ci siano imprevisti. Arriveremo là 
per le 18.00 di domani, dopo una breve sosta alla base 312 dove 
imbarcheremo il nostro nuovo consigliere, il tenente comandante Hana.”

Vari cenni di assenso corsero intorno al tavolo, poi Carpenter si sporse 
leggermente ponendo la domanda logicamente successiva. Hesse era stupido 
che nessuno l’avesse chiesto prima.

“Signore, la sonda della Thyco ha rivelato dove porta il tunnel?”

Demian annuì. “Pare di sì. Naturalmente i dati dovranno essere 
confermati, ma pare proprio che il punto di uscita si trovi al di fuori 
della nostra galassia.”



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