[Stml11] [9.09 – Margret – Una questione di controllo]

Tenente Comandante Albert K Hair albert.k.hair a lordkap.it
Mer 16 Gen 2019 15:24:59 CET


Finalmente sono riuscito a leggere.
Idea interessante quella del virus comportamentale. Bella. :)
 
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Tenente Comandante. Albert K Hair - MSN: lord_kap a hotmail.it - Skype: lord_kap
NX 51868 - USS Tokugawa - Chief Engineer


Da: "Stml11" stml11-bounces a gioco.net
A: "USS Tokugawa" stml11 a gioco.net
Cc: 
Data: Mon, 14 Jan 2019 19:18:25 +0100
Oggetto: [Stml11] [9.09 – Margret – Una questione di controllo]



  
    
  
  
    Eccomi qua.

    

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    Nave boliana – Ufficio del
          capitano - 16/08/2398, ore 15:02
     
    “L’esperimento è riuscito?”
     
    La voce del suo interlocutore era
        pesantemente contraffatta, tanto da suonare quasi più un’eco
        ronzante che una voce reale. La figura che appariva nello
        schermo del terminale doveva essere più o meno umanoide, ma la
        pesante maschera che le copriva il volto rendeva impossibile
        percepirne le fattezze. 
    Nonostante ciò, il capitano
        boliano non ebbe nessun genere di difficoltà a comprenderne il
        tono.
    Quella non era gente con cui si
        potesse scherzare.
    O che si potesse deludere.
    La missione che gli era stata
        assegnata non era propriamente fallita, anzi si sarebbe potuto
        dire che aveva raggiunto lo scopo prestabilito. Qualunque cosa
        fosse la cosa che stavano testando, da qualunque parte venisse,
        aveva funzionato come previsto. Esattamente come ci si
        aspettava. La Desaparecido aveva svolto il suo compito e il
        fatto che fosse stata distrutta durante la battaglia non era
        cosa per cui lui, né tanto meno la gente con cui aveva a che
        fare, avrebbe versato una sola lacrima.
    Il problema era il clamore che
        tutta la faccenda aveva generato. Dal momento in cui il virus
        aveva lasciato Faigah, la situazione era progressivamente
        sfuggita di mano.
    Un contro era la quarantena, ma
        addirittura un combattimento era decisamente quel che avrebbe
        dovuto evitare, anche senza che la nave federale a dare
        battaglia. 
    Avrebbero dovuto cambiare
        strategia e far perdere le proprie tracce, forse persino
        liberarsi della nave su cui stavano viaggiando, ormai troppo
        compromessa. Sperava di non dover arrivare a tanto, ma se fosse
        stato necessario, non avrebbe esitato.
    Per il momento, era chiaro che la
        sua stessa vita dipendeva da come avrebbe risposto a quella
        domanda. 
    Non era mai stato un uomo
        particolarmente religioso, né particolarmente giusto se per
        quello, ma in quel momento si ritrovò a pregare qualunque forza
        governasse l’universo, di essere tanto bravo a parlare quanto a
        scegliere i propri affari.
     
    “E’ riuscito. Tutti i soggetti
        infettati hanno reagito come previsto. L’unico problema è
        risultato con i vulcaniani.”
    L’altro non disse nulla e il
        capitano proseguì. Deglutì con cautela.
    “Non sono uno scienziato, ma
        credo che l’uso specifico contro i vulcaniani dovrà essere messo
        a punto. Hanno mostrato una resistenza che non ci aspettavamo. E
        non si sono piegati.”
    “Questi sono dettagli di poco
        conto,” rispose la voce in tono monocorde.”La Desaparecido è
        dovuta intervenire.”
    Non era una domanda, quanto
        un’affermazione lievemente minacciosa. “Sì.”
    “E?”
    “E’ stata distrutta. La nave
        federale ha dato battaglia, sono riusciti a sganciarsi dalla
        base e…”
    “Le altre navi in quarantena?” lo
        interruppe la voce.
    “Distrutte. Tutte.”
    “La base?”
    “In pessime condizioni e… e
        comunque credo sia la nave la minaccia maggiore. Sulla base ho i
        miei contatti e  laggiù
        brancolano nel buio.”
    “Allora è della nave federale che
        devi occuparti. Mi hai capito?”
    Il capitano si affrettò ad
        annuire. 
    “Ne sarai in grado?”
    “Io… sì, sì certo.”
    “Lo spero per te.”
     
    La comunicazione si chiuse, e il
        boliano si appoggiò allo schienale della poltroncina,
        trattenendo a stento un sospiro di sollievo. Ora non aveva altra
        scelta che occuparsi di quella dannata nave.
    Non era sopravvissuto tanto a
        lungo in quell’ambiente senza essere costantemente preparato ad
        ogni evenienza. Per questo aveva sfruttato l’evacuazione delle
        navi distrutte per infiltrare uno dei suoi a bordo della
        Tokugawa.
     
    USS Tokugawa – Ufficio del
          capitano - 16/08/2398, ore 16:12
     
    Se l’erano persa. 
    Com’era possibile che se la
        fossero persa in quesl modo? Non aveva idea di come quella nave
        boliana c’entrasse con tutta la faccenda, ma in qualche modo
        c’entrava e forse era la loro miglior occasione di ottenere
        delle risposte. Eppure se l’erano persa.
    Margret si appoggiò allo
        schienale della poltroncina di Hesse e sospirò, agitando
        nervosamente le antenne. Quella situazione non le piaceva.
    Non le piaceva ciò che era
        accaduto a bordo della base, non le piaceva che la nave boliana
        fosse fuggita, non le piaceva che la Desaparecido fosse saltata
        in aria – almeno, pensò acidamente, non le piaceva che l’avesse
        fatto senza il loro contributo – e certamente non le piaceva
        stare seduta sulla poltroncina di Hesse, mentre lui era ancora
        confinato nel suo alloggio in attesa di riprendersi.
    Aveva deciso di inseguire la nave
        boliana, ma in qualche modo questa aveva fatto perdere le sue
        tracce. Erano state rallentati da una serie di esplosioni sulla
        base, certamente, ma il fatto che quella nave fosse riuscita a
        scappare e a disperdere così rapidamente la propria traccia di
        curvatura lasciava pensare che la Desaparecido non fosse l’unica
        a montare parti di tecnologia non propriamente di serie.
    La storia del piccolo cargo la
        incuriosiva. Non c’era dubbio ormai che questo maledetto doppio
        virus, o meglio la sua componente sconosciuta, facesse parte di
        un piano più grande, in cui in qualche modo erano compresi anche
        il sistema Faigah, la nave boliana e la Desaparecido. Ma il
        cargo era scomparso trent’anni prima. Possibile che il tutto
        risalisse già ad allora? Non era più probabile che il cargo
        fosse sparito per altri motivi e poi fosse stato riutilizzato in
        tempi recenti?
    Non ne aveva idea.
    Dopo aver perso le tracce della
        nave boliana, erano tornati indietro a controllare lo stato
        della stazione. I danni erano ingenti, sia la nave andoriana che
        quella vulcaniana erano rimaste distrutte, ma la situazione era
        stabile. La stazione se la sarebbe cavata e, con essa, tutta la
        gente a bordo, parte della quale era stata teletrasportata dai
        vascelli in via di esplosione. 
    La Tokugawa stessa aveva accolto
        alcuni membri dell’equipaggio delle due navi che, almeno per il
        momento, sarebbero rimasti a bordo. Allo stato attuale rimaneva
        solo un’opzione ed era quella che stavano seguendo: tornare al
        sistema Faigah.
    Margret si augurava che fosse la
        scelta giusta.
     
    Il corso dei suoi pensieri fu
        interrotto dal cicalino della porta.
    “Avanti.”
    Allo scorrere dei battenti fecero
        il proprio ingresso il consigliere Hana, il dottor de Chirico e
        il comandante Mouri. Margret si raddrizzò. “Signori, prego.”
        Fece cenno verso le due poltroncine. Entrambi gli uomini
        lasciarono galantemente il posto ad Asami, poi anche De Chirico
        si sedette.
    “I nostri ospiti sono stati tutti
        alloggiati?”
    Mouri annuì una volta.
        “Alloggiati e visitati.”
    “Direi che stanno piuttosto bene.
        C’è stato qualche ferito lieve ma nulla di preoccupante,”
        aggiunse il medico. “Inoltre, ho visitato il capitano e credo
        che potrà tornare operativo entro qualche ora. Se il decorso del
        virus procede come abbiamo osservato finora, cosa di cui sono
        fiducioso.”
    Margret annuì, le antenne
        leggermente ripiegate come se stesse tirando un sospiro di
        sollievo.
    “Molto bene.”
    “C’è un’altra cosa,” aggiunse il
        consigliere. “Io, il dottore e il comandante abbiamo rivisto
        alcuni risultati della analisi sul virus e sui pazienti alla
        luce di quello che è accaduto con la Desaparecido e con la nave
        boliana.”
    Il primo ufficiale inclinò
        leggermente il capo, in ascolto.
    “Ci siamo chiesti per quale
        motivo qualcuno dovrebbe progettare una cosa del genere. Non
        solo per la sua pericolosità, ma anche per il modo in cui
        agisce.”
    “Si riferisce al fatto del
        triangolo amoroso?”
    Asami annuì. “Sì. Sembrerebbe non
        avere senso. Perché mai si vorrebbe indurre qualcuno a
        comportarsi in quel modo? Che vantaggio se ne potrebbe
        ottenere?”
    La domanda era chiaramente
        retorica e nessuno si prese la briga di rispondere.
    Hana lanciò un’occhiata ai due
        colleghi, quindi riprese. “Noi crediamo che lo scopo non sia
        tanto quello di indurre gelosia, quanto quello di indurre
        qualcosa. Qualunque cosa.”
    Margret la osservò perplessa per
        qualche istante. “Non credo di seguirla.”
    “Crediamo sia possibile che lo
        scopo del virus sia quello di esercitare un qualche tipo di
        controllo mentale,” si inserì Mouri dalla sua posizione in piedi
        alle spalle delle due poltroncine. “Quello di indurre le vittime
        a comportarsi in un modo predeterminato per un periodo limitato
        di tempo.”
    “Ma perché indurli ad essere
        gelosi?”
    “La gelosia è un sentimento
        passionale, che ha poco a che fare con la razionalità,” spiegò
        il consigliere. “Prende dalla parte più animalesca, passatemi il
        termine, della sfera emozionale. Perciò è facile da
        risvegliare.”
    “Se questo fosse un esperimento
        di qualche tipo,” riprese De Chirico, “e se il virus potesse
        essere modificato per alterare diversi percorsi neurali in base
        alla necessità, i comportamenti indotti potrebbero essere
        differenti. Ma la gelosia sarebbe un eccellente terreno di
        prova.”
    Margret si appoggiò allo
        schienale della poltroncina. Ora l’intera faccenda le piaceva
        ancora meno.
    “Ma chi potrebbe fare una cosa
        del genere? Ne vedo le motivazioni e non dubito che ci sia molta
        gente disposta ad attuare un piano del genere, ma chi ne avrebbe
        le capacità? Si tratta di un piano decisamente complesso, mi
        pare.”
    “Credo che questa sia esattamente
        la domanda che ora dobbiamo porci,” rispose Asami.
    
  




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