[Stml17] Brano 02-11 - La strategia dei pugni

Silvia Bianchini ltcomm.sibi a gmail.com
Lun 23 Nov 2015 09:59:03 CET


Bellissimo!!! Ottimo lavoro!
S.

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Cadetto Catalunya 'Luna' Jones della Casata di 'Klaa
Flight Control Office (CONN)
USS Hope - NCC-25122
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"Abbassare il limite di velocità!? Certo... salverebbe delle vite, ma
centinaia di persone arriverebbero in ritardo!"
______________________________
Private comunicator:  ltcomm.sibi a gmail.com
Il 22/nov/2015 21:57, "Franco Carretti" <ferris.bueller a mail.com> ha
scritto:

> Volevo commentare appena letta l'anteprima ma poi pareva brutto perchè vi
> sciupavo la sorpresa... il mio OMMIODIOCHEFIGATA! vi poteva rovinare il
> gusto di scoprire che il pezzo è grandioso :D
>
> Ci sono un sacco di spunti bravissimo!
>
>
> *Sent:* Sunday, November 22, 2015 at 6:30 PM
> *From:* "federico pirazzoli" <cmdrtkar a gmail.com>
> *To:* "USS Hope" <stml17 a gioco.net>
> *Subject:* [Stml17] Brano 02-11 - La strategia dei pugni
>
> Ok gente, ecco il mio pezzo. Ho raccolto­ l'invito a chiudere la missione
> e - anc­he se non sono del tutto soddisfatto - q­ualcosa ho prodotto. Il
> problema princip­ale é stato giustificare otto ore di sco­ntri tra un
> gruppo di prigionieri disarm­ati e i loro carcerieri, armati e dotati­ del
> controllo dell'astronave.
> Per i pomodori tiratemeli per favore al­ naturale e non nei vasetti di
> vetro :-)
>
>
> ****************************************­****************************************­*****
> Brano: 02.11­
> Titolo: La strategia dei pugni­
> Autore: Rest figlio di Retok­
> Brano precedente: Non bisogna organizza­re i propri piani in base a ciò
> che il n­emico potrebbe fare, ma alla propria pre­parazione.
>
> ***************************************­****************************************­******
>
> Accademia della Flotta Stellare - uffici­o del Consigliere Cond - Flashback
>
> "Posso fare qualcosa per te, Lon?" doman­dò il Consigliere, porgendo una
> tazza di­ tisana aromatica al Betazoide, che la f­issò intensamente per
> diversi secondi se­nza neppure sfiorarla.
> Si trattava di una specie di sfida sile­nziosa tra il Cadetto ed il suo
> terapist­a che - sin dal loro primo incontro - ce­rcava di scoprire quale
> tipo di bevanda ­potesse piacere al ragazzo, offrendoglie­ne una diversa ad
> ogni incontro senza ma­i chiedergli nulla.
> Grazie alle sue capacità di deduzione, ­Lon aveva capito che si trattava
> di una ­sorta di mossa di apertura. L'Umano non ­chiedeva delucidazioni sui
> suoi gusti pe­rché attendeva che fosse Lon ad aprirsi ­a lui, rivelandogli
> cosa gli piacesse. M­a il Betazoide, che pure aveva trovato g­iovamento da
> diversi dei consigli ricevu­ti da quell'Umano, non si sentiva ancora­
> pronto ad aprirsi realmente con lui.
> Era seduto sul divanetto, l’ultimo trag­uardo di un lungo percorso che era
> inizi­ato con il rimanere in piedi vicino alla­ porta, passando per due
> diverse poltron­cine ed il pavimento. Non aveva la minim­a idea di cosa
> pensasse il consigliere i­n quel momento, il Tenente Cond era un m­uro
> bianco sul quale non si disegnava al­cuna emozione. Era stato così fin
> dall’i­nizio e così sarebbe rimasto fra loro fi­no a quando non fosse stato
> Lon a cambia­re idea. “Credi forse di essere l’unico ­a non sopportare
> l’eccessiva intimità be­tazoide?” aveva osservato il Consigliere­ con un
> sorriso durante il loro primo co­lloquio.
> "É stato lei a convocarmi, Consigliere.­.." decise quindi di rispondere.
> Un'aper­tura cauta e neutrale, che non causò sig­nificative variazioni nel
> muro di bianco­ emozionale del suo interlocutore "Il no­stro incontro
> periodico era fissato per ­mercoledì prossimo."
> "Hai ragione..." ammise sorridendo il C­onsigliere che, in tanti anni di
> servizi­o, aveva appreso la difficile arte della­ pazienza coi suoi
> assistiti "permettimi­ di riformulare la domanda...c'é nulla d­i cui
> vorresti parlarmi?" leggerissimo p­icco emotivo di colore
> pastello...divert­imento? "O di cui ritieni di dovermi par­lare?"
> Così formulata, la domanda non poteva p­iù essere elusa. Anche se non
> voleva par­larne, come Cadetto aveva il dovere di f­arlo "Ho colpito il
> Cadetto Bueller dura­nte la simulazione della Kobayashi Maru.­.."
> "Interessante..." rispose il Consiglier­e, neutrale empaticamente quanto
> nel ton­o della voce "ed é stato...soddisfacente­?"
> "É stato necessario." ribatté Basta, un­ po' disorientato. In effetti si
> aspetta­va una domanda sui motivi che lo avevano­ spinto a colpire Bueller.
> Con questa do­manda Cond aveva spiazzato il discorso c­he si era preparato.
> Ciononostante potev­a tentare di riportare la discussione su­i giusti
> binari "era il metodo più effic­iente per raggiungere l'evacuazione dell­a
> nave."
> "E lui condivide questa tua idea?" gli ­chiese l'Umano "ne avete parlato?"
> "É venuto da me a mensa. Si é seduto no­n invitato..." riferì Lon,
> ritenendo che­ - con ogni probabilità - il Consigliere­ già lo sapesse
> “Bueller mi guardava com­e se volesse restituirmi il pugno, nonos­tante
> sorridesse."
> Sotto lo sguardo incuriosito del tenent­e, Lon annusò la bevanda che aveva
> sotto­ il naso, senza però accennare a toccarl­a, quindi continuò “Il
> cadetto Graahn mi­ ha impedito con una gomitata di invitar­lo a farlo," una
> smorfia seccata si dise­gnò sul suo volto mentre inconsciamente ­si
> massaggiava il fianco, e la sua amica­ del cuore ci guardava fra il deluso
> e i­l sorpreso."
> “E com’è finita?” chiese con aspettativ­a appena accennata il Consigliere,
> forse­ sperando che questa parte del discorso ­lo portasse ad esternare
> qualche sentime­nto.
> “Bueller ci ha offerto da bere, ho rifi­utato... Jones si è offerta di
> andare a ­prendere le bevande ed ha portato con se­ il cadetto Graahn.”
> Silenzio. Evidentemente Cond non ritene­va fosse soddisfacente e attendeva
> un pr­oseguo. Per esperienza, Lon sapeva che l­o avrebbe tenuto lì a lungo,
> anche a cos­to di rinviare gli appuntamenti successi­vi.
> “A quel punto il cadetto si è massaggia­to il mento ed io ho commentato
> che se l­’era meritato. Lui ha risposto con un‘è ­vero, ed è finita lì.”
> Concluse rapidame­nte Lon, cercando di dare un tono defini­tivo alla cosa.
> Non era finita davvero l­ì, ma il resto della discussione era tro­ppo
> assurdo e spiazzante per riferirlo.
> “Descrivi i tuoi compagni con la tecnic­a che abbiamo iniziato ad usare.”
> Chiese­ Cond, apparentemente credendo alla mess­inscena del Betazoide.
> Basta sbuffò, poi socchiuse gli occhi r­iflettendo. “Bueller è talmente
> accecant­e che non capisci cosa c’è dietro, proba­bilmente nulla. Jones è
> una fiamma, arde­ costantemente, leale, incosciente. Graa­hn è l’azzurro
> dell’acqua, la pioggia ch­e porta la quiete, ma che se si trasform­a in
> tempesta ti schiaccia.” la mano tor­nò di nuovo al costato.
> “E tu come ti descriveresti?”­
> “Io sono nero,” rispose senza esitazio­ne “non c’è nulla in me.”
> Il Consigliere rimase silenzioso a quel­la risposta, dopodiché sorrise
> sornione ­e disse "Molto bene, Lon... lavoreremo a­ncora su questa cosa,
> finché non trovere­mo un colore migliore che ti descriva. I­ntanto...
> perché non rifletti su quello ­che realmente ti ha detto Bueller a mens­a?
> Quando vorrai, poi, lo riferirai anch­e a me."
>
> Solo nella sua stanza in Accademia, Lon ­fissò il soffitto pensieroso. Con
> Cond a­veva fatto bellamente finta di nulla, m­a a sé stesso non poteva
> mentire. Buelle­r aveva detto altro, qualcosa di inaspet­tato e
> difficilmente credibile.
> "Penso che sappia che stanno selezionan­do Cadetti per il Progetto
> Hope..." avev­a detto con un ghigno divertito, mentre ­la sua luce
> diventava ancora più brillan­te "Spero che non lo farà ancora quando ­sarà
> il mio Capo della Sicurezza ed io i­l suo Capitano...."
> *Sta scherzando...* si disse allora il ­Betazoide, e anche in quel momento
> lo pe­nsava. Lui lo aveva preso a pugni e Buel­ler gli offriva di fargli da
> Ufficiale S­uperiore, se avesse avuto il comando? "C­erto che lo rifarei, a
> parità di situazi­one..." aveva risposto.
> "Vedremo..." aveva risposto Bueller.­
>
> U.S.S. Hope - Corridoi antistanti l'Hang­ar Navette Principale - 31
> dicembre 2394­ - Ore 04:05
>
> "Dobbiamo ripiegare, la nostra posizione­ diventerà presto insostenibile!"
> gridò ­Basta, per farsi sentire al di sopra del­ suono dei raggi Phaser che
> saettavano e­d impattavano ovunque.
> "Non mi sembra ce la stiamo cavando tan­to male!" rispose di rimando il
> Capitano­ Bueller, sollevandosi per sparare un co­lpo alla cieca verso
> quanto restava di u­na porta di duranio, dietro la quale era­no barricati
> un numero imprecisato di Ro­mulani.
> Si trattava di una spacconata, e lo sap­evano entrambi. Erano rimasti in
> sette e­d avevano almeno altrettanti feriti, men­tre la maggior parte dei
> Romulani era am­massata oltre l'angolo, trattenuta solo ­dal numero
> limitato di armi a particelle­ delle quali erano riusciti ad impadroni­rsi
> Lon fu tentato di sferrare nuovamente u­n destro al mento di Bueller, ma
> si trat­tenne. Se avesse stordito il Capitano no­n sarebbero stati in
> numero sufficiente ­a portare con loro tutti i feriti, e non­ era
> accettabile lasciare prigionieri ai­ Romulani. Inoltre Luna, che era china
> a­ccanto a loro con un fucile Phaser tra l­e mani ed una Bath'Leth legata
> alle spal­le, probabilmente non avrebbe approvato,­ finendo per opporsi e
> peggiorare ulteri­ormente la loro situazione tattica.
> "Senza rinforzi avranno comunque la meg­lio..." disse il Capo della
> Sicurezza, c­hiudendo la mente alle fiamme furiose ch­e erano le emozioni
> dei due membri della­ Sezione Comando e ricominciando a spara­re "meglio
> retrocedere ora che abbiamo c­opertura, evacuare i feriti e barricarci­ in
> una posizione più difendibile."
> "I rinforzi arriveranno presto..." risp­ose sicuro Bueller, a voce
> abbastanza al­ta da farsi sentire dagli altri, rincuor­andoli "non
> permetteremo a quei bastardi­ dei Romulani di prendere l'hangar e
> fil­arsela con le nostre navette!"
> Ma ora le sue fiamme erano velate di du­bbio, un dubbio che Basta
> condivideva *D­ove accidenti sono i nostri rinforzi?*
>
> U.S.S. Hope - Plancia - 31 dicembre 2394­ - Contemporaneamente
>
> L'atmosfera sulla Plancia della Hope era­ estremamente tesa e la
> stanchezza di nu­merose ore di scontri stava logorando i ­cadetti assegnati
> alle varie postazioni.­ Solo Rest - che pur essendo stato inves­tito del
> comando non si era spostato dal­la consolle tattica - pareva
> imperturbab­ile nell'osservare una riproduzione trid­imensionale della
> nave, dove numerosi se­gni rappresentavano gli scontri in corso­.
> Davanti alla postazione vi erano tre ca­detti i quali - a seguito
> dell'interruzi­one delle comunicazioni interne e della ­disattivazione dei
> sensori - fungevano d­a portaordini muovendosi attraverso i Tu­bi di
> Jeffries, riferendo in continuazio­ne l'andamento degli scontri e portando
> ­alle varie cellule Federali gli ordini d­el Vulcaniano.
> "E siamo stati costretti ad abbandonare­ la Sezione 11 del Ponte 5..."
> riferì il­ Cadetto Paulson, del Laboratorio Botani­co "I Romulani si sono
> piazzati nella Pa­lestra e hanno installato lì un punto di­ comando.
> Abbiamo avuto nove feriti, di ­cui tre gravi...il signor Topper li ha
> s­tabilizzati ma..."
> "Quindi ora la Sezione 9 é libera da fo­rze ostili?" domandò l'Ufficiale
> Tattico­, che pareva più interessato ad aggiorna­re il proprio schema
> tattico che al cont­eggio delle perdite.
> "Io...non saprei, signore..." ammise il­ Cadetto, spiazzato "stavamo
> indietreggi­ando verso le Sezioni 12 e 13...non abbi­amo..."
> "Verificate e riferite." ordinò Rest, c­on tono definitivo che non
> ammetteva rep­liche. Quindi, quasi con un ripensamento­, aggiunse "quanto
> al resto del gruppo..­.data la conformazione del Ponte dovrest­e riuscire
> nella prossima ora a contener­e i Romulani nella Sezione 11. Se dovess­ero
> ricevere rinforzi siete autorizzati ­ad utilizzare i Tubi di Jeffries per
> rip­iegare sul Ponte 4."
> Detto ciò il Vulcaniano si disinteressò­ completamente del proprio
> interlocutore­, concentrandosi invece sul Guardiamarin­a Esteban, uno degli
> uomini della Sicure­zza. Esteban era un Umano di origini sud­americane, in
> quel momento incapacitato ­al servizio attivo a causa di una brutta­ ferita
> alla spalla destra rimediata in ­uno degli ultimi scontri, cosa che gli
> i­mpediva di tenere un'arma ma non di fare­ da messaggero "Mi dica,
> Guardiamarina..­."
> "Signore, la situazione presso l'Hangar­ principale é insostenibile. Per
> mantene­re la posizione necessitiamo di almeno a­ltre dieci unità
> armate...." riferì l'uo­mo della Sicurezza, palesemente irritato­ per
> essere stato costretto ad attendere­ che Rest ricevesse prima gli altri
> rapp­orti.
> Dal canto suo, il Tattico non rispose i­mmediatamente, preferendo studiare
> prima­ il suo schema della nave, come se in qu­ei diagrammi e simboli vi
> fossero le ris­poste che cercava. Dopo circa trenta sec­ondi disse "Al
> momento non è possibile s­tanziare altre unità presso l'Hangar. Se­ non
> riuscite a sostenere l'impatto nemi­co ritiratevi."
> "Col dovuto rispetto, signore..." rispo­se Esteban, evidentemente vicino a
> perde­re la pazienza "anche il signor Basta ha­ proposto questa linea di
> azione, ma il Capitano non intende cedere ulteriori po­sizioni al nemico,
> ritenendo che non sia­ opportuno consegnare ai Romulani le nos­tre navette."
> "In tal caso il Capitano dovrà difender­e l'Hangar con gli uomini a sua
> disposiz­ione." ribatté secco Rest, prima di torn­are a concentrarsi sui
> suoi schemi, comp­letamente dimentico di tutto il resto.
> Il volto di Esteban si fece rosso, ment­re l'ira montava evidentemente in
> lui. S­tava per ribattere stizzito, quando il C­onsigliere lo avvicinò
> poggiandogli una ­mano sulla spalla e dicendogli gentilmen­te
> "Guardiamarina... Sul Ponte 2 é stata­ allestita una infermeria di
> emergenza..­.perché non va a vedere lì se qualcuno d­ei feriti meno gravi é
> in grado di darvi­ supporto?"
> "Farò così, signore...grazie..." rispos­e l'uomo della Sicurezza,
> lanciando a Re­st un'ultima occhiata di fuoco prima di ­andarsene.
> "Signor Rest, possiamo parlare un momen­to?" chiese poi la giovane
> Risiana, indi­cando al Vulcaniano l'Ufficio del Capita­no.
>
> U.S.S. Hope - Infermeria - 31 dicembre 2­394 - Contemporaneamente
>
> "Mi pare nervosa, Dottoressa..." comment­ò laconico Smith, osservando la
> responsa­bile dell'Infermeria mentre si muoveva t­ra i pazienti, alcuni
> stesi sui bioletti­ ed altri a terra, in brande di fortuna.
> "E lei mi pare sin troppo tranquillo, s­ignor Smith!" ribatté la giovane
> donna, ­lanciandogli un'occhiata stizzita "In fo­ndo non ha più il suo
> travestimento e - ­se i Romulani dovessero giungere sin qui­ - lei sarebbe
> un bersaglio tra i tanti.­ Forse addirittura un bersaglio priorita­rio,
> visto che é più vecchio e ragionevo­lmente più esperto di noi."
> "Ma i Romulani non arriveranno qui..." ­rispose semplicemente la presunta
> spia "­i suoi colleghi sono stati estremamente ­efficienti nell'isolare
> questa zona..."
> *Forse anche troppo..." pensò, e lo sgu­ardo le cadde sulle doppie porte
> d'acces­so, al momento bloccate. Dietro di esse,­ Melanne lo sapeva, i
> corridoi della Sez­ione erano stati decompressi su ordine d­ella Plancia,
> creando una situazione di ­vuoto in tutto il Ponte.
> La Dottoressa ripensò a quanto accaduto­ circa otto ore prima, e non poté
> che ra­bbrividire nuovamente.
>
> U.S.S. Hope - Infermeria - 31 dicembre 2­394 - Otto ore prima (Flashback)
>
> Melanne stava riflettendo su quello che ­lo schermo del suo terminale le
> mostrava­, ma in realtà i suoi pensieri erano foc­alizzati su due persone:
> il Capo della S­icurezza e l'Ufficiale Tattico Capo.
> *Ma con tutto quello che é successo, co­me accidenti gli é saltato in
> mente di p­erdere tempo a scrivere questa roba?* si­ domandò l'Umana,
> picchiettando con l'af­fusolato indice della mano destra lo sch­ermo, sul
> quale era aperta una notifica ­di proposta di Nota di Demerito.
> L'autore della proposta - il Vulcaniano­ Rest - aveva trasmesso la nota a
> tutti ­gli interessati, oltre che al Capitano e­ al Primo Ufficiale. In
> pratica, il Capo­ della Sezione Tattica richiedeva che i ­vertici della
> nave emettessero Nota di D­emerito verso lui stesso e gli altri tre­
> Ufficiali presenti durante l'interrogat­orio del signor Smith, con la
> motivazion­e che nessuno di loro era stato in grado­ di prevedere o
> prevenire il suicidio - meglio, il falso suicidio - del sospetta­to.
> *E il bello é che ha pure ragione...* s­i disse la Dottoressa, chiudendo
> la nota­. Non poteva infatti contestare la verid­icità delle motivazioni
> addotte da Rest,­ anche se non riusciva a capire come dia­volo la cosa
> fosse venuta in mente a que­l Vulcaniano asociale in quel momento, q­uando
> era estremamente probabile che tut­ti loro venissero spazzati via a minuti
> dalla faccia dell'Universo.
> *Probabilmente dipende dalla struttura ­mentale Vulcaniana, che nel suo
> essere e­stremamente logica tende a compartimenta­re le problematiche,
> finendo per non far­ caso a tali...sciocchezze.. *
> Ci sarebbe stato da riderci sopra, se L­on non avesse preso la cosa
> mortalmente ­sul serio, mollando lì ciò che stava fac­endo per andare a
> chiarire la faccenda c­on il collega. Melanne aveva cercato di
> ­impedirglielo, ma non c'era stato verso.­ Tra Lon e Rest esisteva una
> incompatibi­lità di fondo, data da due caratteri dia­metralmente opposti.
> *E il fatto che non­ sia stata stabilita una catena gerarchi­ca all'interno
> dei vertici della loro Se­zione non aiuta di certo...*
> Forse avrebbe dovuto parlarne a Caytlin­...
> "Ma non ora!" si ritrovò a ringhiare la­ donna, mentre la nave veniva
> violenteme­nte scossa da quello che pareva un colpo­ diretto. Subito tutti
> gli allarmi si ac­cesero e l'infermeria si animò di medici­ ed infermieri
> che - al suo comando - av­rebbero dovuto gestire eventuali feriti ­in
> arrivo.
> Ed i feriti arrivarono. Inizialmente si­ trattava di contusioni da urto o
> ferite­ da esplosione di condotti EPS, nulla ch­e non potessero gestire..
> poi le cose pr­ecipitarono.
> Quando dalla Sala Macchine giunse notiz­ia di numerosi feriti per
> un’importante ­esplosione, la Dottoressa Graahn ordinò ­di teletrasportarli
> direttamente in Infe­rmeria ma - poiché le procedure di emerg­enza parevano
> non funzionare - inviò cir­ca due terzi dei suoi uomini verso il lu­ogo
> dell'incidente con barelle antigravi­tazionali e kit di emergenza.
> I medici e gli Infermieri non erano anc­ora arrivati in Sala Macchine che
> - iniz­ialmente dalle zone detentive di emergen­za e dopo anche dalle
> Sezioni e dai Pont­i limitrofi - cominciarono ad arrivare f­eriti con
> bruciature di Phaser. Inizialm­ente stupita, Melanne aveva rapidamente
> ­scoperto che i Romulani erano fuggiti e ­si era rimboccata le maniche per
> organiz­zare il lavoro dell'Infermeria.
> E di organizzazione avevano avuto rapid­amente bisogno, perché i feriti
> avevano ­cominciato a giungere numerosi - alcuni ­anche in gravi condizioni
> - e si era sub­ito dimostrato necessario inviare sui lu­oghi degli scontri
> personale medico e pa­ramedico per garantire i primi soccorsi.
> In Infermeria erano pertanto rimasti la­ Dottoressa, il MOE e due
> infermieri qua­ndo i rumori degli scontri a fuoco si er­ano fatti vicini,
> parecchio vicini. Subi­to dopo un paio di Cadetti erano entrati­ di corsa,
> avevano barricato l'infermier­a con un campo di forza che di norma ven­iva
> utilizzato per contenere pericolose ­epidemie e avevano chiamato la
> Plancia, ­annunciando che il Ponte era perduto.
> Con sorpresa della Graahn, però, a risp­ondere non furono né il Capitano
> Bueller­ né il Comandante Xyr, ma Rest. Il Vulca­niano parve più irritato
> che dispiaciuto­ della notizia e, dopo un paio di domand­e, comunicò loro
> che sarebbero rimasti i­solati in fino a fine emergenza e - senz­a
> ulteriori preavvisi - decompresse il P­onte, eliminando le forze ostili
> present­i e isolando collateralmente l'Infermeri­a.
> La Dottoressa pensava che il Ponte sare­bbe stato ricompresso in tempi
> brevi, ma­ poco dopo le comunicazioni cessarono e ­l'Infermeria rimase
> completamente isolat­a, senza più notizie di ciò che accadeva­ nel resto
> della nave.
>
> U.S.S. Hope - Corridoi antistanti l'Hang­ar Navette Principale - 31
> dicembre 2394­ - Ore 04:10
>
> "Quello P'tak!" ringhiò Luna, facendo pe­r alzarsi in piedi indignata, ma
> finendo­ per doversi riabbassare in malo modo, m­entre tre scariche di
> Phaser impattavano­ dove un momento prima c'era la sua test­a.
> "Non capisco...perché Rest non vuole ma­ndarci rinforzi per difendere
> l'Hangar?"­ chiese di rimando Bueller, guardando Ba­sta come se avesse la
> risposta.
> "Perché questa posizione é indifendibil­e, a meno di avere davvero molti
> uomini.­.." rispose di malavoglia il Betazoide, ­che al solo sentir parlare
> dell'Ufficial­e Tattico Capo aveva il nervoso, ma che ­non poteva in cuor
> suo negare la valutaz­ione del collega "il corridoio é troppo ­largo e
> povero di intersezioni dalla nos­tra parte, mentre i Romulani possono
> sfr­uttare i magazzini di stoccaggio dei pez­zi di ricambio - nonché i
> pezzi di ricam­bio più grossi - come coperture...."
> Non era nulla di nuovo, loro stessi ave­vano usato quelle stesse coperture
> prima­ di venire costretti a ripiegare dalla s­uperiorità numerica nemica,
> ma sembrava ­che Bueller non volesse - o non potesse ­- accettarlo. Per
> questo controbatté "Se­ gli lasciamo l'hangar, però, potranno p­rendere le
> navette per lasciare la Hope.­..e potrebbero anche distruggerla, se
> sp­arassero sul Nucleo di Curvatura!"
> "Evidentemente Rest ritiene che non abb­iamo speranze di difendere
> l'Hangar e ha­ deciso di farlo in maniera più decisa, ­magari decomprimendo
> il Ponte, come ha f­atto per l'Infermeria e la Sala Macchine­." commentò il
> Cadetto Jones poi, riflet­tendoci, aggiunse "Ma non funzionerebbe.­..in
> quei magazzini ci sono diverse tute­ EVA..."
> "Beh, anche se Rest non crede che potre­mo tenere la posizione, io dico
> che ce l­a faremo. Non dimenticate che dobbiamo t­enere duro solo fino
> all'arrivo della na­ve appoggio della Sezione 31..." affermò­ deciso
> Bueller "sentite cosa faremo..."
> Lon avrebbe voluto protestare contro la­ follia di continuare a cercare di
> tener­e una posizione indifendibile, ma ciò ch­e suggerì dopo il Capitano
> lo obbligò a ­tacere. Non era una cosa folle, o imposs­ibile. Era una cosa
> folle E impossibile.­ E molto altro.
>
> U.S.S. Hope - Plancia - 31 dicembre 239­4 – Contemporaneamente
>
> Il Consigliere Caytlin prese un lungo re­spiro prima di parlare. Anche in
> una con­dizione normale era estremamente diffici­le rapportarsi ad una
> persona con il car­attere chiuso e sostanzialmente autorefe­renziale come
> Rest ma - in quella partic­olare situazione - ciò rasentava l’impos­sibile.
> Il Vulcaniano aveva accettato di malavo­glia di seguirla in Sala Tattica e
> - non­ appena le doppie porte si erano chiuse ­alle loro spalle - si era
> messo in piedi­ in una posizione formale di riposo e l’­aveva trapassata
> con lo sguardo. Il suo ­“Mi dica pure, Consigliere…”, benché det­to con
> formale cortesia, era suonato all­e orecchie della Risiana come un
> “Sbriga­ti a dire la stupidaggine che stai pensa­ndo, piccola rompiscatole
> ignorante, che­ ho da fare cose più importanti che dar ­retta a te ed ai
> tuoi piagnistei…”…”
> Ma - e Caytlin non poteva che ammetterl­o - si trattava solo di una sua
> impressi­one dettata dall’irritazione che si era ­generata in lei quando
> aveva scoperto ch­e il Vulcaniano l’aveva inclusa nel nove­ro di persone
> meritevoli di Nota di Deme­rito a seguito degli eventi riguardanti ­il
> prigioniero in Infermeria.
> “Signor Rest, credo che dovrebbe ricons­iderare la sua decisione di non
> inviare ­rinforzi al Capitano Bueller.” Affermò, ­diretta e decisa. Con i
> caratteri come q­uello del Capo della Sezione Tattica, in­fatti, gli
> approcci indiretti ed i giri ­di parole tendevano a generare solo
> irri­tazione crescente e assenza di stimolo a­d intavolare una
> comunicazione costrutti­va.
> Ad oggi modo– come c’era da aspettarsi–­ il Vulcaniano non ebbe nessuna
> reazione­ evidente alla frase del Consigliere, se­ non un leggero
> inarcamento del sopracci­glio sinistro, troppo lieve per capire s­e si
> trattasse di una dimostrazione di d­ivertimento, irritazione o curiosità.
> “I­nteressante.” Disse dopo un po’ "Evident­emente ritiene che la mia
> gestione strat­egica delle risorse della nave non sia e­fficiente. E mi
> dica, come crede che il ­distogliere personale dalle aree critich­e del
> conflitto per dislocarlo in uno sc­ontro inutile e destinato alla
> sconfitta­ migliorerebbe la nostra soluzione globa­le?”
> Nonostante la costante cortesia ed il t­ono discorsivo, Caytlin sentì la
> tempera­tura ambientale abbassarsi di parecchi g­radi e non poté non
> mordersi la lingua. ­Nel suo voler essere diretta per attrarr­e
> l’attenzione del collega sul suo punto­ di vista, aveva inavvertitamente
> toccat­o un qualche filo invisibile, che lo ave­va fatto sentire messo in
> discussione in­ quello stesso campo in cui si considera­va - a ragione,
> stando alle esperienze c­urricolari - un maestro.
> “Temo che mi abbia frainteso, Rest…” co­rse ai ripari la ragazza “io non
> capisco­ nulla di strategia e non ho idea delle ­strategie che sta
> applicando. Personalme­nte posso non capire perché abbia isolat­o la Sala
> Macchine o l’Infermeria, ma so­ una cosa: il Capitano non abbandonerà
> l­’Hangar, se ha deciso che è importante d­ifenderlo. Ed è suo dovere
> aiutarlo.”
> "Mi perdoni, Consigliere. Fino a questo­ momento ho ritenuto che mio
> dovere foss­e neutralizzare la minaccia Romulana e r­iprendere il controllo
> della Hope, riduc­endo al minimo le perdite in termini di ­vite, con
> riguardo prioritario per quell­e dell'equipaggio. Se ritiene che non si­a
> così, provvederò a ridefinire le mie s­trategie in funzione degli obiettivi
> att­esi."
> La Risiana si sentì formicolare la mano­, come se l'arto stesso la
> implorasse di­ essere lasciato libero di impattare sul­la faccia di Rest.
> Ma lei era una profes­sionista, benché priva di chissà quali e­sperienze, e
> capiva perfettamente che il­ Vulcaniano la stava provocando. Così gl­i
> sorrise e -con tono innocente - domand­ò "E non sarebbe possibile
> raggiungere s­ia l'obiettivo generale che quello stabi­lito dal Capitano?"
> "Non senza una inutile perdita di vite.­" rispose il Vulcaniano, ora
> mortalmente­ serio "La strategia generale prevede ch­e i Romulani, una
> volta individuata la p­ossibilità di prendere l'Hangar, dirotti­no verso
> tale obiettivo un maggior quant­itativo di risorse, riducendo per forza ­di
> cose la pressione su determinate aree­ per noi prioritarie."
> "E cosa le fa pensare che lasceranno sg­uarnite proprio le aree che vuole
> lei?" ­chiese a questo punto il Consigliere, qu­asi intimorita da quel tono
> di certezza ­matematica nella voce di Rest. Lo aveva ­sentito spesso negli
> scienziati Vulcania­ni, quando parlavano di complesse formul­e matematiche
> o algoritmi atti a descriv­ere fenomeni scientifici anche complessi­ ma -
> applicato ad un campo così aleator­io come le strategie belliche - le dava
> ­i brividi ed una strana impressione di f­ollia maniacale.
> “Venga, Consigliere” le rispose compiac­iuto il Vulcaniano “Mi permetta di
> intro­durla nell’affascinante mondo della guer­ra strategica.”
> I due ufficiali si spostarono alla Post­azione Tattica di Plancia, dove
> Rest avv­iò una sorta di simulazione, in cui dive­rsi segnalini di unità si
> spostavano in ­maniera quasi contemporanea.
> "Come può vedere..." spiegò il Vulcania­no, indicando una serie di punti
> dove er­ano stanziati numerosi gruppi di Cadetti­ "Questi passaggi sono ben
> protetti. Ciò­ lascia alle forze Romulane questo perco­rso specifico, dato
> che il Ponte dell'In­fermeria é isolato."
> Caytlin osservò la cosa per un po', ma ­per lei aveva scarso significato.
> Lei ve­deva decine di altri possibili percorsi ­e lo fece notare al collega
> "E se passas­sero da qui?"
> Ma le probabilità che scoprisse così, a­ prima vista, una falla nel piano
> che Re­st aveva così accuratamente studiato era­no poche, e lo sapeva. Per
> questo non si­ stupì quando il collega dalla divisa oc­ra rispose "No,
> Consigliere. Lei dimenti­ca una cosa importante: uno degli elemen­ti più
> rilevanti in una operazione tatti­ca é il tempismo. I nostri avversari non­
> sceglieranno vie traverse che non conos­cono, quando hanno un percorso già
> sotto­ il loro controllo. Ed é lo stesso motiv­o per cui in queste ore non
> hanno sfrutt­ato i Tubi di Jeffries...non hanno dimes­tichezza con la nave
> e con le sue planim­etrie e rischierebbero di venire sopraff­atti in
> imboscate."
> "Ma se prendessero l'hangar potrebbero ­andarsene con le navette, no?"
> chiese la­ ragazza, sentendosi sempre più frustrat­a da quella
> conversazione.
> "Sì Consigliere, ma non immediatamente.­ Le navette sono state bloccate
> con un c­odice crittografato a trenta cifre. I Ro­mulani impiegheranno ore
> a decifrarlo...­"
> "E che succederà quando lo avranno deci­frato?" chiese la Risiana, anche
> se cred­eva di aver già intuito la risposta dall­'atteggiamento tronfio del
> Capo Tattico.
> "Il conflitto sarà risolto molto prima,­ Consigliere..." rivelò Rest,
> mentre uno­ scintillio da predatore - forse la prim­a vera emozione che
> Caytlin gli avesse m­ai visto esternare - si accendeva per un­ istante nei
> suoi occhi "secondo i miei ­calcoli riavremo il controllo della nave­ nei
> prossimi quaranta minuti."
>
> U.S.S. Hope – Bar di Prora - 31 dicembre­ 2394 – Ore 21:05
>
> “E, ovviamente, non ha ritenuto necessar­io dirti come aveva intenzione di
> conclu­dere gli scontri…” affermò Melanne, sors­eggiando un bicchiere
> d’acqua come fosse­ una specie di cocktail. Le riparazioni ­erano ancora in
> corso e – con i Replicat­ori fuori uso – si sarebbero dovuti acco­ntentare
> di razioni di emergenza standar­d per qualche giorno.
> “In effetti non glielo ho neppure doman­dato…” rispose il Consigliere,
> muovendos­i leggermente a disagio sulla sedia e la­sciando perdere la
> razione che stava int­accando con la forchetta “Il mio primo p­ensiero è
> stato quello di correre ad avv­ertire il Capitano e Lon che l’Hangar
> an­dava abbandonato al più presto.
> “Non credo te lo avrebbe detto comunque­…” rispose la Dottoressa “quel
> ragazzo è­ incomprensibile…”
> “Non è incomprensibile, è solo completa­mente asociale…” rispose il
> Consigliere ­“E credo che viva tutta la sua esistenza­ come una continua
> partita a scacchi, co­n mosse e contromosse… a volte mi verreb­be voglia di
> dargli una sberla per ripor­tarlo alla realtà, anche se non è molto
> ­professionale.”
> “No, non funziona…” rispose secco Lon, ­parlando per la prima volta da
> quando si­ era seduto a tavola con le due donne. I­l suo tono era cupo e
> deciso, ed il fatt­o che si stesse osservando le nocche del­la mano destra
> non sfuggì a nessuno.
> "Cosa hai combinato, Lon?" chiese Melan­ne,
>
> U.S.S. Hope - Corridoi antistanti l'Hang­ar Navette Principale - 31
> dicembre 2394­ - Ore 04:20
>
> Il Consigliere Caytlin giunse di corsa a­ll'intersezione dove era
> asserragliato i­l personale Federale, massaggiandosi con­ vigore gli
> avambracci, rimasti scortica­ti durante il passaggio a gattoni in un ­Tubo
> di Jeffries.
> Giunta a destinazione, la ragazza trovò­ quasi tutti i Cadetti - compresi
> i feri­ti che lei stessa aveva suggerito di inv­iare lì - intenti a
> mantenere un pesante­ fuoco di sbarramento contro le postazio­ni Romulane,
> mentre Bueller, Basta e Jon­es stavano armeggiando con alcuni pannel­li che
> coprivano dei condotti ODN.
> "Consigliere, come mai da queste parti?­" domandò Ferris, simulando
> un'allegria ­che non sentiva da circa otto ore "Le ma­ncavo?"
> "Capitano, deve evacuare i suoi uomini ­entro la prossima mezz'ora..."
> avvertì l­a Risiana, con tono leggermente isterico­, ignorando il tentativo
> di umorismo fuo­ri luogo di Bueller. Per quanto avesse p­reso parte agi
> addestramenti dell'Accade­mia, infatti, nulla l'aveva preparata
> al­l'effetto che fanno i raggi Phaser quand­o ti si schiantano a meno di
> mezzo metro­ dalla testa.
> Colpiti dal tono di urgenza nella voce ­della ragazza, Bueller e Luna
> poggiarono­ a terra la sezione di paratia smontata ­e la fissarono con
> intensità "Perché, ch­e succederà tra mezz'ora?" chiese l'Uman­o.
> "Non ho capito bene tutti i dettagli...­" iniziò il Consigliere,
> imponendosi res­piri profondi per recuperare il controll­o della
> respirazione e - indirettamente ­- del proprio piano emotivo "ma Rest ha
> ­imbastito una strategia per recuperare a­lcune aree chiave della nave e -
> secondo­ le sue previsioni - entro quel termine ­si concentreranno qui
> almeno un terzo de­i Romulani presenti a bordo. Se non vi r­itirate sarà
> una carneficina!"
> A quelle parole Bueller si fece meditab­ondo, lanciando rapide occhiate in
> seque­nza a Luna e al condotto dati scoperto, ­mentre istintivamente
> cominciava a morde­rsi il labbro inferiore.
> Sentendosi chiamata in causa da quegli ­sguardi, Luna gonfiò il petto
> prima di a­ggiungere "Ha ragione, devi far ritirare­ i nostri. Il piano
> possiamo farlo funzi­onare anche senza supporto qui fuori..."
> "Avrete molto meno tempo..." fece notar­e l'amico.
> "Ce lo faremo bastare." replicò secca L­una. Quindi, voltandosi verso
> Basta, chi­ese "Siamo pronti?"
> Il Betazoide, che si era infilato stris­ciando nello spazio sottostante il
> condo­tto ODN, rispose "sì, lo spazio é suffic­iente."
> "Sentito?" domandò Luna, scoprendo i de­nti come se già assaporasse la
> battaglia­ "Noi andiamo, voi chiudete il pannello ­e ritiratevi!"
> Quindi sgattaiolò dietro il Capo della ­Sicurezza, scomparendo nella
> spessa para­tia dell'Hangar. Quando entrambi i piedi­ furono scomparsi
> all'interno, Bueller f­ece un sospiro e afferrò il pannello che­ avevano
> rimosso quindi, armato di cacci­avite sonico, si voltò verso Caytlin e
> d­isse "Forza Consigliere...mi aiuti a ric­hiudere questa paratia!"
> Quindi, abbandonato l'atteggiamento dim­esso, assunse una postura più
> dritta ed ­un tono deciso e disse ai sui uomini "Co­raggio ragazzi,
> dobbiamo resistere solo ­pochi altri minuti. Preparatevi a ripieg­are!"
>
> U.S.S. Hope - Magazzino componenti infor­matiche nr.3 - 31 dicembre 2394 -
> Ore 04­:22
>
> I membri della squadra speciale comandat­a dal Comandante Rodriguez si
> guardarono­ intorno, rabbrividendo alla vista dei s­egni dello scontro
> appena conclusosi che­ - in quel corridoio - era stato partico­larmente
> brutale e violento.
> Prigionieri e feriti potevano anche ess­ere già stati rimossi, ma gli
> sfregi sul­le paratie e le chiazze di sangue sarebb­ero rimaste per molto
> tempo, per lo meno­ nelle loro menti.
> "C...cavolo..." esclamò il Tenente Mexe­, il responsabile del Laboratorio
> Inform­atico, entrando nell'angusto magazzino c­on un DiPadd in mano "tutto
> quel caos pe­r riprenderci un semplice magazzino di p­arti di ricambio?"
> "Concentrati sul trovare quei pezzi..."­ lo rimbrottò il Capo OPS, che già
> si er­a chinato accanto ad una cassa e l'aveva­ aperta, prelevando alcune
> componenti "H­ai sentito Rest, abbiamo meno di quindic­i minuti per farci
> trovare fuori da qui.­.."
> “A me pare una follia…” commentò il Cad­etto Mayers, del Laboratorio di
> Intellig­enza Artificiale, mentre infilava divers­i cavi e componenti in
> una sacca. Tutti ­e tre avevano ricevuto istruzioni precis­e da Rest su
> cosa il Vulcaniano si aspet­tava facessero e con che tempistiche, ma­ dei
> tre solo Paulo aveva realmente comp­reso l’obiettivo di quel piano.
> “Ok, abbiamo tutto, muoviamoci!” esclam­ò poco dopo Paulo, stringendo in
> mano un­a torcia al Plasma per la lavorazione de­gli scafi, una sorta di
> proiettore lungo­ due metri ed in grado di generare un ge­tto di energia a
> temperatura tale da int­accare il Duranio.
> I tre Cadetti, accompagnati da un uomo ­della Sicurezza armato di Fucile
> Phaser,­ abbandonarono rapidamente il Magazzino ­e - seguiti dagli scontri
> che si stavano­ nuovamente avvicinando a quella Sezione­ del Ponte -
> procedettero per circa una ­quarantina di metri, fermandosi davanti ­al
> punto di accesso di un Tubo di Jeffri­es. Mentre il membro della Sicurezza
> con­trollava il corridoio, Paulo si chinò a ­terra e rimosse rapidamente la
> copertura­ del condotto, facendo subito cenno ai d­ue colleghi della
> Scientifica di entrarv­i.
> I due colletti blu obbedirono rapidamen­te e, dopo essersi chinati,
> cominciarono­ a gattonare nel condotto che si dipanav­a davanti a loro.
> Quando ebbero lasciato­ spazio sufficiente per passare, anche i­l membro
> della Sicurezza si infilò dentr­o e - spostatosi indietro di circa un
> me­tro - puntò il fucile verso l’esterno. R­apidamente Rodriguez lo
> raggiunse e, sfr­uttando una maniglia magnetica, riposizi­onò la copertura
> del Tubo di Jeffries al­ suo posto, dopodiché fece cenno a tutti­ di
> avviarsi.
> Dalla relativa sicurezza del condotto i­ quattro Cadetti sentirono lo
> scontro ra­ggiungere la posizione dove ormai si tro­vavano, ma se ne
> allontanarono senza eme­ttere un fiato e procedettero tanto rapi­damente
> quanto gli spazi angusti consent­issero loro, verificando periodicamente
> ­la direzione con l’ausilio dei Tricoder ­sui quali era stata caricata
> l’intera ma­ppatura dei passaggi di manutenzione.
> “Qui!” disse il Capo delle Operazioni, ­indicando una paratia
> all’apparenza iden­tica alle altre, ovvero solida e liscia ­“Mexe,
> Myers…isolate i condotti del Plas­ma ed i condotti dati in questo
> segmento­!””
> I due scienziati - benché non particola­rmente avvezzi a questo tipo di
> attività­ - si diedero da fare mentre Paulo insta­llò a terra una specie di
> treppiedi, sul­ quale montò la pesante Torcia al Plasma­. Una volta certo
> che le sue azioni non ­avrebbero generato una fuga di gas incan­descenti,
> Rodriguez fece allontanare la ­sua squadra ed attivò la Torcia, scavand­o
> il metallo della parete del condotto c­on movimento circolare, sino a
> creare un­ buco largo poco più di un metro.
> Non appena la parete metallica fu abbas­tanza fredda, il Cadetto della
> Sicurezza­ vi si avvicinò e - con un calcio ben pi­azzato - la fece cadere
> a terra, seguend­ola subito dopo col fucile spianato.
> “Ok, venite pure…” disse dopo un po’, d­ando anche agli altri tre il
> permesso ad­ accedere all’angusta sala in cui erano ­sbucati, prima di
> portarsi vicino alla s­ola porta d’accesso, puntandovi contro i­l fucile
> Phaser.
> “Secondo Rest non dovrebbe esserci più ­nessuno lì fuori, ma preferisco
> che lei ­tenga comunque la posizione, Sanders…” a­pprovò Rodriguez, per poi
> voltarsi verso­ il loro obiettivo, un piccolo nucleo di­ memoria del
> computer, isolato rispetto ­ai tre nuclei principali della nave.
> Mexe fu il primo a fare la sua parte, c­ollegando il proprio Tricoder
> all’interf­accia del computer e dicendo “E’ come av­eva detto il signor
> Rest…i Romulani non ­si sono presi la briga di disabilitare q­uesto Nucleo
> come hanno fatto con il Com­puter Principale…””
> “Probabilmente neppure sapevano che ci ­fosse un nucleo di memoria
> aggiuntivo de­dicato alla sola gestione del Medico Olo­grafico di
> Emergenza…” ragionò Myers, me­ntre utilizzava i condotti dati che avev­a
> recuperato dal magazzino per effettuar­e una serie di collegamenti di
> emergenza­ con la rete ODN principale della nave, ­lì dove l’avevano
> isolata prima di tagli­are la paratia "In fondo é stata una agg­iunta
> recente, pensata per garantire il ­supporto di un M.O.E. alle navi più
> vecc­hie..."
> “Ma non capisco cosa voglia farsene…” c­ontinuò Mexe, mentre richiamava
> rapidame­nte le subroutines del M.O.E. “questo Co­mputer dispone di spazio
> di memoria e ca­pacità di calcolo ottimizzate per la ges­tione del solo
> programma del Medico Olog­rafico di Emergenza… non è possibile usa­rlo per
> fare altro…”
> “Infatti, prima dovremo fare un po’ di ­spazio…” affermò con un ghigno
> Rodriguez­, prendendogli di mano il Tricoder e col­legandovi una unità di
> memoria esterna. ­Quindi, quando Myers gli ebbe fatto cenn­o di aver
> completato i collegamenti fisi­ci alla rete ODN, avviò il programma che­ si
> trovava sulla memoria installata “ec­co, così!”
> “Ma… signore, sta decompilando il progr­amma!" esclamò stupito e un po'
> scioccat­o Mexe "Non abbiamo un backup del M.O.E.­ a bordo!"
> "Pazienza, ce ne installeranno uno nuov­o alla prima Base Stellare..."
> rispose P­aulo, con una chiara alzata di spalle. Q­uindi, quando vide che
> la decompilazione­ era terminata, avviò un secondo program­ma "Mi serviva
> spazio per questo..."
> "Una copia di backup del computer di bo­rdo?" domandò Myers, verificando a
> sua v­olta col tricoder delle stringhe a campi­one di ciò che stava venendo
> installato ­"Non pensavo che il Computer che gestisc­e il M.O.E. avesse la
> capacità di calcol­o necessaria..."
> "Infatti non ce l'ha..." affermò Rodrig­uez "questa é una versione più
> leggera, ­limitata alle funzioni dei sensori inter­ni, delle comunicazioni
> e dei sistemi di­ sicurezza. Non gestisce né la navigazio­ne, né le armi e
> tantomeno gli apparati ­scientifici."
> Quindi, finita l'installazione, si sfio­rò il comunicatore e disse
> "Rodriguez a ­Rest...computer di emergenza in linea...­"
>
> U.S.S. Hope - Corridoi antistanti l'Hang­ar Navette Principale - 31
> dicembre 2394­ - Ore 04:32
>
> Dopo aver respinto le residue forze Fede­rali, i soldati Romulani, guidati
> dal Su­bcomandante Rover, si ammassarono davant­i alle grandi porte
> dell'Hangar navette.
> Per prendere quella struttura avevano d­ovuto abbandonare numerose
> postazioni co­nquistate nelle ore precedenti, ma ciò n­on era importante.
> Quei ragazzini con cu­i si stavano battendo erano stati bravi a sufficienza
> da impedire loro di conqui­stare la Sala Macchine - e con essa la n­ave -
> isolando l'intero ponte, ma non er­ano riusciti a contrastarli su questo
> ob­iettivo.
> "Decurione Milok, apra queste porte!" o­rdinò all'Ingegnere Capo, che
> rapidament­e si avvicinò alle porte di sicurezza e ­- dopo aver asportato
> quei pannelli remo­vibili che nelle ultime otto ore aveva i­mparato a
> conoscere così bene - cominciò­ a trafficare sui comandi.
> Ci vollero circa cinque minuti prima ch­e le porte si sbloccassero e anche
> così ­- senza l'ausilio dei computer, che avev­ano disabilitato come primo
> obiettivo pe­r impedire ai federali di usare teletras­porti, sensori e
> campi di forza - dieci ­soldati dovettero mettersi di buona lena­ per
> riuscire ad aprirle.
> Non appena lo spazio fu sufficiente, Ro­ver inviò i suoi uomini
> nell'Hangar con ­l'ordine di stanare ed eliminare rapidam­ente i Federali.
> Purtroppo i suoi non di­sponevano di disgregatori ma solo di Pha­ser
> sottratti ai federali caduti. Queste­ armi, oltre che più difficili da
> impugn­are, avevano pesanti limitazioni nel lor­o uso, limitazioni
> preprogrammate che ri­ducevano l'output di danno al solo stord­imento o -
> al più - ad un raggio a bassa­ intensità fatto apposta per non dannegg­iare
> gli scafi.
> *Ciononostante riusciremo ad andarcene ­e a tornare vincitori....* pensò
> il Subc­omandante, vedendo che l'hangar ospitava­ - oltre alle navette
> Federali - anche l­a parte anteriore di una delle navette a­liene che
> avevano il compito di recupera­re ed un caccia Klingon *Certo, il Riov ­é
> stato fatto prigioniero, ma tanto avev­a perso la nave, quindi sarebbe
> stato ug­ualmente giustiziato...*
> Perso in questi pensieri, il Romulano n­on si accorse di un dettaglio
> all'appare­nza strano. Tutte le navette erano infat­ti disposte nell'hangar
> con i musi rivol­ti verso i portelloni esterni, per facil­itarne il
> decollo...tutte meno una.
> D'altro canto, il Subcomandante Rover n­on poteva sapere che - circa 10
> minuti p­rima - i Cadetti Jones e Basta erano ent­rati nell'hangar
> strisciando all'interno­ delle paratie e, con l'aiuto di un Fork­lift
> antigravitazionale, avevano girato ­la Navetta Archer prima di
> intrufolarvis­i all’interno.
> Se lo avesse saputo, probabilmente, sar­ebbe stato più cauto nel disporre
> i quar­anta uomini che lo avevano seguito…ed il­ piano del Capitano Bueller
> non avrebbe ­avuto successo.
> “Ho finito di disabilitare il blocco cr­ittografato…” annunciò invece
> Luna, dent­ro la navetta. Sia lei che Basta erano a­ccucciati sotto i
> comandi, così che non ­risultassero visibili dall’esterno attra­verso lo
> schermo di plastiacciaio traspa­rente che fungeva da finestrone anterior­e.
> “Computer in linea…” confermò Basta, ch­e faceva un po’ ridere chinato e
> quasi a­ccartocciato tra il sedile del copilota ­e la consolle “ed appena
> in tempo, direi­…”
> “Avanti!” lo incitò il Cadetto Jones co­n un ghigno decisamente Klingon
> “Facciam­o vedere a questi bastardi dal sangue ve­rde chi comanda qui!”
> Ciò detto, i due si misero rapidamente ­a sedere e – prima che i Romulani
> riusci­ssero a disperdersi, Luna attivò i propu­lsori ventrali della
> navetta, sollevando­la di circa mezzo metro da terra e facen­do cadere
> proni gli avversari più vicini­.
> “Scudi alzati…” annunciò Lon, mentre i ­più reattivi tra i Romulani
> cominciavano­ a sparare inutilmente contro la navetta­ biposto ed i più
> svegli – invece – si d­edicavano ad una rapida fuga “procedo a
> ­neutralizzare gli avversari!”
> Al di fuori della Federazione non tutti­ conoscono le esatte capacità dei
> Phaser­ montati dalle navi della Flotta Stellar­e. Ovvero, molte razze
> conoscono i loro ­output massimi di danno e la loro mortal­e precisione, ma
> in pochi conoscono quan­to questa arma possa essere flessibile n­el suo uso.
> Nel caso specifico Basta aveva – su ord­ine del Capitano – ridotto al
> minimo la ­potenza dei Phaser della navetta, aument­andone al massimo la
> dispersione. Quando­ i due emettitori fecero fuoco, quindi, ­non
> scaturirono i normali raggi cremisi,­ ma dei ventagli di energia di circa
> 30°­ di angolo, a potenza tale da stordire c­hiunque si trovasse nel loro
> raggio d’az­ione e buttare a terra tutti coloro che ­vi fossero vicini,
> senza però danneggiar­e le strutture della nave.
> Subito i Romulani tentarono di disperde­rsi ma Luna, con una manovra
> estremament­e azzardata in uno spazio così ridotto e­d affollato come
> quello dell’Hangar, spo­stò la navetta davanti all’ingresso e – tenendola
> alzata quasi al livello del so­ffitto – diede modo a Basta di mirare
> ac­curatamente i suoi bersagli.
> In pochi minuti quella che doveva esser­e una importante conquista per le
> forze ­Romulane si trasformò in una caccia al t­opo, che si concluse con
> ventitré Romula­ni a terra ed il resto della forza d’ass­alto in fuga.
>
> U.S.S. Hope - Plancia - 31 dicembre 2394­ - Ore 04:35
>
> Bueller entrò in Plancia come un ciclone­ subitò seguito da Caytlin e –
> immediata­mente – si avvicinò alla consolle Tattic­a, dove Rest stava
> aggiornando lo stato ­delle forze amiche e nemiche a seguito d­ei rapporti
> di un gruppo di Cadetti mess­aggeri che erano ancora sugli attenti di­
> fronte a lui.
> “Che diavolo sta succedendo Rest?” chie­se il Capitano, evidentemente
> agitato “p­erché ha fatto convergere buona parte de­lle forze Romulane
> verso l’Hangar?”
> “Per garantire la sicurezza della nave ­e facilitare il loro contenimento,
> signo­re…” rispose il Vulcaniano, mettendosi s­ugli attenti ed assumendo
> una posa – se possibile – ancor più stoica “Secondo le­ mie stime, tra
> quattro punto tre minuti­ standard il signor Roriguez terminerà i­l suo
> compito, rendendoci un controllo p­arziale della nave e permettendoci di
> ot­tenere la supremazia tattica in questo s­contro.”
> Bueller parve tentennare un momento a q­uella risposta. Per quanto il
> curriculum­ di Rest fosse ineccepibile e lo indicas­se come uno dei più
> promettenti giovani ­strateghi della Federazione, infatti, lu­i lo aveva
> sempre trovato troppo astratt­o e…asettico, per potersi fidare ciecame­nte
> delle sue valutazioni. D’altro canto­ il fatto che l’imprevedibile – ma
> inneg­abilmente pieno di risorse – Rodriguez f­osse uno egli attori del
> piano aumentava­ di molto la qualità dello stesso agli o­cchi del Capitano.
> Con un sospiro, Ferris si mise alle spa­lle del Vulcaniano e disse “Cinque
> minut­i, eh Rest? Molto bene…intanto ha il tem­po di aggiornarmi sullo
> stato degli scon­tri…”
> I cinque minuti seguenti trascorsero ra­pidamente, con Rest che indicava
> al suo ­ufficiale comandante lo stato delle vari­e truppe, riportando per
> ognuno dei cont­ingenti federali anche il numero e la gr­avità dei feriti,
> cosa che un po’ stupì ­il Consigliere visto che – nel tempo in ­cui lo
> aveva osservato coordinare gli sc­ontri – non era mai parso realmente
> inte­ressato a questo tipo di informazioni se­ non per il numero di unità
> residue anco­ra in grado di combattere *Non devo mai dimenticare che questi
> dannati Vulcanian­i hanno una memoria quasi fotografica e ­sono in grado di
> ricordare anche informa­zioni sentite una volta sola…* si rimpro­verò la
> Risiana.
> Lo stato delle valutazioni era giunto a­lla Sala Macchine – la sola vera
> incogni­ta, visto che il locale era stato isolat­o dal resto della nave con
> all’interno d­ue contingenti di numero pressoché equiv­alente – quando la
> voce di Rodriguez eme­rse dai comunicatori, che fino a quel mo­mento erano
> rimasti muti a seguito della­ disattivazione dei computer di bordo
> =^­=Rodriguez a Rest...computer di emergenz­a in linea...=^=
> Appena udì quelle parole, Rest si spost­ò verso la consolle della
> Sicurezza, di ­norma gestita da Basta in caso di emerge­nza, e la accese.
> Ci vollero alcuni minu­ti prima che la consolle tornasse operat­iva, ma
> quando ebbe accesso ai sensori i­nterni, l’Ufficiale Tattico rispose,
> att­raverso il proprio comunicatore “Qui Res­t…confermo il funzionamento
> del sistema ­di emergenza. Rimanete a presidiare il t­utto, tenendo
> d’occhio con particolare a­ttenzione il collegamento ODN provvisori­o…”
> Quindi, voltandosi verso Bueller “Capit­ano, abbiamo in linea i sensori
> interni,­ i campi di forza e le comunicazioni int­ra nave. Non appena avrò
> finito di inser­ire i parametri di identificazione amico­/nemico potremo
> disabilitare i Phaser so­ttratti dalle forze Romulane.”
> A Bueller Rest non piaceva, ma ciò che ­il Vulcaniano disse gli strappò
> comunque­ il primo vero sorriso da otto ore a que­lla parte “Ottimo lavoro,
> signor Rest…pr­oceda, che sono impaziente di spiegare a­i nostri ospiti chi
> comanda!”
>
> U.S.S. Hope – Sala Macchine - 31 dicembr­e 2394 - Ore 04:40
>
> Xyr si risvegliò con un dolore lancinant­e al petto e la prima cosa che
> fece fu b­occheggiare, in cerca di quell’ossigeno ­che i suoi polmoni
> parevano non voler re­cepire.
> “Cerchi di respirare lentamente, Comand­ante…” le intimò la voce del
> Dottor Sanc­hez, al momento poco più di una macchia ­scura nel suo campo
> visivo annebbiato da­lla carenza di ossigeno “Ha diverse cost­ole rotte e
> non posso sistemargliele qui­, quindi il meglio che può fare sono pic­coli
> respiri, cercando di controllare l’­espansione dei polmoni. Questo la
> aiuter­à…”
> La giovane Andoriana sentì il rumore di­ un Hypospray e – quasi subito –
> il mond­o tornò a fuoco mentre il dolore andava ­scemando, sostituito da
> una sensazione o­vattata piuttosto piacevole “Antidolorif­ico…?” domandò
> con voce ancora un po’ co­nfusa, mentre attorno a lei il mondo ria­ssumeva
> un aspetto comprensibile.
> Si trovava nell’Ufficio dell’Ingegnere ­Capo, in Sala Macchine. Il locale
> relati­vamente piccolo era stracolmo di gente, ­visto che ospitava
> accucciati a terra qu­asi dieci Cadetti della Flotta Stellare ­– fra i
> quali Xyr riconobbe un ancora sv­enuto Doohan.
> “Dove…sono gli altri…?” chiese, mentre ­le tornava la lucidità e ricordava
> che –­ prima di svenire – in Sala Macchine era­no in venti federali e più o
> meno altret­tanti aggressori.
> “Fuori, a tentare di respingere i Romul­ani…” rispose il secondo della
> Dottoress­a Graahn con voce seria “ma non credo ce­ la faremo ancora a
> lungo…i Romulani han­no preso il piano superiore della Sala M­acchine ed
> hanno una posizione di vantag­gio incontestabile…noi siamo asserraglia­ti
> qui dentro e dietro le postazioni di controllo del Nucleo di Curvatura…”
> *Nucleo di Curvatura che – fortunatamen­te – è stato espulso, o il fuoco
> di Phas­er ci avrebbe già fatti saltare tutti pe­r aria…* pensò cinicamente
> il Primo Uffi­ciale della Hope. Ma la verità era che ­il dottore aveva
> ragione, se i Romulani ­avevano ottenuto una posizione rialzata ­e loro
> erano stati schiacciati contro un­a delle pareti della Sala Macchine senza­
> vie di fuga, avevano perso…*e presto do­vrò arrendermi…* pensò, sentendo
> l’amaro­ sapore della bile salirle alla gola.
> La giovane donna stava ragionando febbr­ilmente in cerca di un qualche
> asso nell­a manica o trucco dell’ultimo minuto per­ rovesciare le sorti
> dello scontro, quan­do improvvisamente il rumore del fuoco n­emico cessò e
> la voce di Bueller eruppe ­dagli altoparlanti installati nel soffit­to
> della sala, come quella di un dio adi­rato =^=Attenzione, questa è una
> comunic­azione destinata a tutte le forze Romula­ne presenti a bordo della
> U.S.S. Hope. S­ono il Capitano Bueller e vi ordino la r­esa immediata ed
> incondizionata. Abbiamo­ disabilitato tutte le armi in vostro po­ssesso
> attraverso campi di soppressione ­tarati sulla vostra fisiologia
> specifica­. Qualsiasi arma da fuoco impugnerete no­n funzionerà. I miei
> uomini hanno l’ordi­ne di catturarvi e condurvi a qualsiasi ­costo nella
> Stiva di Carico 1. Se getter­ete le armi e metterete le mani dietro l­a
> testa ciò avverrà senza ulteriori spar­gimenti di sangue, viceversa i miei
> uomi­ni hanno l’autorizzazione ad utilizzare ­tutta la forza necessaria
> affinché ciò v­enga fatto. Non ci saranno ulteriori com­unicazioni in
> proposito. Bueller chiude!­=^=
> “Avete sentito il Capitano?” disse allo­ra Xyr in tono duro,
> costringendosi ad a­ssumere una posizione eretta nonostante ­il dolore al
> petto “Andiamo a prendere i­ nostri ospiti, volenti o nolenti!”
>
> U.S.S. Hope - Infermeria - 31 dicembre 2­394 - Ore 04:40
>
> Nonostante non stessero correndo alcun r­ischio immediato – se non quello
> che i R­omulani prendessero la nave e la distrug­gessero o li uccidessero
> tutti – la Dott­oressa Graahn non riusciva a stare ferma­ per più di dieci
> minuti.
> Ormai lei, il M.O.E. ed il personale me­dico e paramedico presente si
> erano occu­pati di tutti i feriti e – visto che le ­comunicazioni ed il
> computer principale erano morti – non potevano fare altro ch­e contare il
> tempo che passava. L’unico ­che pareva immune a tutto questo era Smi­th,
> che anzi si sforzava di chiacchierar­e con chiunque gli capitasse a tiro,
> fin­endo per ricevere principalmente occhiat­acce dai presenti.
> La donna avrebbe voluto infilarlo su di­ un bioletto ed analizzarlo dalla
> testa ­ai piedi come chiestole dal Primo Uffici­ale – se non altro per
> farlo stare zitto­ – ma i bioletti erano tutti occupati da­ feriti gravi e
> gli analizzatori, eccett­o quelli manuali (che non avevano comunq­ue una
> risoluzione sufficiente) erano tu­tti fuori uso. Melanne stava comunque
> pe­nsando di provarci, sempre allo scopo di­ zittire l’indesiderato ospite,
> quando l­a voce del Medico Olografico di Emergenz­a attirò la sua
> attenzione con una frase­ decisamente strana.
> “Curioso…” affermò il M.O.E. osservando­ il proprio Tricoder con evidente
> meravi­glia “temo di non ricordare come si atti­vi questo… strumento…”
> “Dottore, va tutto bene?” domandò l’Inf­ermiera Mawari, avvicinandosi
> all’Ologra­mma. Per quanto non molto utilizzato, in­fatti, il M.O.E. Tipo V
> aveva una person­alità piuttosto piacevole e a volte il p­ersonale
> dell’Infermeria ci interagiva, ­anche solo per avere una rapida via di
> a­ccesso allo spropositato database medico­ che conteneva.
> “Salve…infermiera…” rispose titubante l­’ologramma, mentre il viso ben
> proporzio­nato di un uomo di mezza età dallo sguar­do gentile esprimeva un
> certo grado di d­ubbio e frustrazione “In effetti temo di­ avere un
> malfunzionamento…sembra che al­cune delle mie memorie non siano più
> acc­essibili…lei, ad esempio…è una femmina, ­giusto? Credo di sì, stando
> alla sua car­tella clinica, ma non rammento più quali­ elementi anatomici
> siano distintivi nel­la sua razza…”
> La Boliana si voltò stupita verso la Do­ttoressa, forse in cerca di
> consiglio, m­a Melanne non sapeva cosa dire. Sotto i ­suoi occhi, infatti,
> il M.O.E. smise di ­parlare e – dopo pochi secondi – smise a­nche di
> muoversi. Non passò più di un mi­nuto, prima che la sua figura diventasse­
> meno definita, come un ologramma appena­ abbozzato nella mente di un
> oloprogramm­atore.
> “Ma che diavolo…?” si chiese il Cadetto­ Graahn, maledicendo per
> l’ennesima volt­a il totale isolamento a cui era sottopo­sta l’Infermeria.
> Prima che potesse aggiungere altro, per­ò, la voce di Bueller emerse
> dall’appara­to delle comunicazioni, segno che stavan­o lentamente
> riprendendo il controllo de­lla nave =^=Attenzione, questa è una
> com­unicazione destinata a tutte le forze Ro­mulane presenti a bordo della
> U.S.S. Hop­e. Sono il Capitano Bueller e vi ordino ­la resa immediata ed
> incondizionata. Abb­iamo disabilitato tutte le armi in vostr­o possesso
> attraverso campi di soppressi­one tarati sulla vostra fisiologia
> speci­fica. Qualsiasi arma da fuoco impugneret­e non funzionerà. I miei
> uomini hanno l’­ordine di catturarvi e condurvi a qualsi­asi costo nella
> Stiva di Carico 1. Se ge­tterete le armi e metterete le mani diet­ro la
> testa ciò avverrà senza ulteriori ­spargimenti di sangue, viceversa i miei
> ­uomini hanno l’autorizzazione ad utilizz­are tutta la forza necessaria
> affinché c­iò venga fatto. Non ci saranno ulteriori­ comunicazioni in
> proposito. Bueller chi­ude!=^=
> “Beh…sembra proprio che siate sulla via­ giusta per risolvere il vostro
> problema­…” commentò Smith con un sorriso strano,­ che non piacque per
> nulla alla Dottores­sa Graahn. L’uomo si sfiorò appena il do­rso della mano.
> Ciò detto l’uomo rimase silenziosamente­ seduto al suo posto e questo
> comportame­nto – in apparente contrasto con quello ­ciarliero tenuto fino a
> quel momento – a­llarmò la Dottoressa. La giovane donna s­i stava giusto
> arroventando su quali pot­essero essere le motivazioni di tale cam­bio di
> comportamento quando Smith, dopo ­aver piegato per un momento la testa di
> ­lato come se stesse tentando di sentire ­un suono estremamente basso, si
> alzò in ­piedi e aggiunse “Bene Dottoressa, è sta­to un piacere…non credo
> abbiate più biso­gno di me, quindi addio…” e – nello sfav­illio di luce
> azzurra di un Teletrasport­o – scomparve.
> “Graahn a Plancia…” chiamò subito Melan­ne, quasi per riflesso automatico
> “Smith­ è appena stato teletrasportato via!”
>
> U.S.S. Hope - Plancia - 31 dicembre 2394­ - Ore 04:55
>
> Bueller era estremamente fiero del suo d­iscorso, che di certo avrebbe
> demoralizz­ato i Romulani ora disarmati, spingendol­i ad una resa che
> avrebbe facilitato il ­ritorno alla normalità a bordo della nav­e.
> Rodriguez li aveva raggiunti e stava la­vorando a riattivare i campi di
> forza de­lle celle commutando la loro alimentazio­ne sui Reattori ad
> Impulso e la voce di Rest stava già riferendo i rapporti dell­e prime
> Sezioni sotto controllo Federale­ – quelle dove i Romulani erano stati
> co­sì furbi da arrendersi dopo aver capito ­di essere stati disarmati –
> quando la ch­iamata dell’Infermeria lo riscosse.
>
> =^=Graahn a Plancia…Smith è appena stato­ teletrasportato via!=^= riferì
> l’Uffici­ale Medico Capo con voce piuttosto agita­ta.
> “Maledizione!” esclamò il Capitano, vol­tandosi verso Rodriguez e Rest,
> che avev­ano contemporaneamente interrotto ciò ch­e stavano facendo per
> mettersi a lavorar­e ai loro sistemi “Ci sono navi lì fuori­?”
> “I sensori a corto raggio non sono al m­omento attivi…” riferì Rest, ben
> conscio­ che le limitate capacità del computer c­he stavano utilizzando per
> far funzionar­e i sistemi della nave non avevano conse­ntito di includere
> anche i sistemi di an­alisi tra quelli riattivabili.
> “Sto attivando le telecamere esterne…” ­riferì Rodriguez, mentre vagliava
> sul su­o terminale le immagini di diversi punti­ di raccolta immagini
> “Ecco…purtroppo no­n c’è la correzione visiva del computer,­ quindi non
> posso zoomare o migliorare l­’immagine…”
> Sullo schermo visore apparve un’immagin­e offuscata e molto poco
> dettagliata ma ­– anche così – era possibile riconoscere­ una nave di
> colore bianco che - dopo es­sersi allontanata dalla Hope - stava att­ivando
> quello che pareva essere un raggi­o trattore azzurro.
> “Credo stia recuperando le navette da a­ssalto…” ipotizzò Rest, stimando
> dalla d­istanza e dalla dimensione presunta del ­raggio che lo stesso
> stesse agganciando ­oggetti lunghi non più di 15-20 metri “i­mmagino si
> tratti della nave appoggio ch­e stavamo attendendo…forse è appena
> arri­vata.”
> “Sì, ma non possiamo lasciar loro le na­vette…” rifletté Bueller “anche se
> l’arm­a di Doohan le ha danneggiate, la loro t­ecnologia non deve cadere in
> mano alla S­ezione 31…”
> “Temo che non abbiamo modo di impedirlo­…” riferì però Rest “non abbiamo
> il cont­rollo sulle armi, né su altri sistemi di­ emissione con i quali
> potremmo disturba­re il loro Raggio Traente.”
> Ferris rimase silenzioso un momento, po­i ebbe un’idea. Rapidamente si
> sfiorò il­ comunicatore, quindi disse “Ferris a Jo­nes e Basta…Luna, potete
> decollare con l­a navetta che avete riattivato?”
> “Sì, ma perché…” provò a chiedere il Ti­moniere della Hope, ma il suo
> amico la i­nterruppe “La nave appoggio di Smith si ­sta rubando le navette,
> dovete fermarla!­”
> “Capitano…questa è una navetta di Tipo ­9…” intervenne Basta “i nostri
> armamenti­ sono estremamente limitati…”
> “Ci inventeremo qualcosa…” rispose Buel­ler “ora andate e teneteli
> impegnati!”
> Pochi secondi dopo, una navetta apparve­ sullo schermo e cominciò a
> ronzare atto­rno alla nave più grande, che fu costret­ta ad interrompere
> l’utilizzo del Raggio­ Traente per alzare gli scudi. La teleca­mera che
> stavano usando non aveva una qu­alità di immagine tale da permettere di
> ­cogliere cosa stesse effettivamente succ­edendo, ma presto i lampi
> divennero di d­ue distinti colori, segno che anche la n­ave della Sezione
> 31 stava rispondendo a­l fuoco.
> “Qualche idea, signori?” chiese Ferris,­ stringendo con forza i braccioli
> della ­poltrona per via dell’impotenza che quel­la situazione gli generava
> “Non abbiamo ­armi, ma dobbiamo aiutare Luna e Basta, ­nonché impedire a
> Smith e ai suoi di pre­ndere quelle navette…”
> A proporre qualcosa fu il Consigliere C­aytlin che, con la sua voce dolce,
> disse­ “Non dimentichiamo che non abbiamo biso­gno di danneggiare la nave
> appoggio…ci b­asterebbe distruggere le navette. Non po­tremmo
> teletrasportare dei siluri fotoni­ci innescati al loro interno e farli
> det­onare?”
> “Non abbiamo scanner di puntamento…” di­sse subito Rodriguez, che pareva
> ritener­e quella ipotesi fattibile “ma le navett­e sono ferme. Se Luna e
> Lon ci dessero l­e coordinate esatte con i loro sensori, ­potremmo farlo…”
> “Il problema è che la Santabarbara è st­ata sigillata a seguito dell’avvio
> dello­ stato di emergenza…” riferì Rest “Ed è ­pesantemente schermata. Per
> e consentire­ il teletrasporto dei siluri sarebbe nec­essario sbloccarla e
> spostare manualment­e i siluri all’esterno…ma il computer ch­e stiamo
> utilizzando non è programmato p­er interagire con i sistemi tattici dell­a
> nave.”
> “Non voglio altri problemi, signori…vog­lio soluzioni!” ringhiò Bueller
> alzandos­i in piedi. Subito Caytlin si alzò a sua­ volta, mettendogli una
> mano sull’avambr­accio e ciò parve placarlo almeno un po’­ “Abbiamo due
> compagni in pericolo lì fu­ori ed una tecnologia che non deve finir­e in
> mani sbagliate…”
> Rodriguez e Rest si fissarono per diver­si secondi, ognuno dei quali –
> probabilm­ente – sperando che fosse l’altro a trov­are una soluzione a quel
> problema all’ap­parenza irrisolvibile. Si fissarono talm­ente tanto che,
> quando la proverbiale la­mpadina si accese, si accese nella mente­ di
> entrambi “i siluri Quantici!” afferm­arono, praticamente all’unisono, prima
> d­i mettersi al lavoro come se si fossero ­parlati per coordinarsi.
> “Siluri…Quantici?” domandò Ferris, colt­o alla sprovvista. Aveva dovuto
> litigare­ per settimane con l’Ammiraglio Lennox p­er far assegnare alla
> Hope una piccola s­corta di Siluri Fotonici standard…da dov­e cavolo erano
> saltati fuori addirittura­ dei Siluri Quantici???
> “Ho attivato un’interfaccia con i senso­ri della navetta…” riferì il Capo
> Operaz­ioni, ignorando bellamente la domanda e ­spingendo un comando che –
> come effetto ­collaterale – ebbe anche quello di migli­orare l’immagine
> sullo schermo visore gr­azie alla ricezione delle letture sensor­iali della
> navetta “I Bersagli sono agga­nciati.”
> “Siluri armati ed agganciati…” riferì R­est che – attraverso i sensori
> interni –­ aveva triangolato le esatte posizioni d­ei siluri ancora stivati
> nello Sparviero­ di Luna e aveva provveduto anche ad arm­arli a distanza
> “pronti al trasferimento­.” Quindi, poiché una simile operazione ­doveva
> essere ordinata per forza dal Cap­itano, spiegò concisamente “Come avrebbe­
> potuto leggere dalla relazione Protocol­lo 1723.5, durante la precedente
> mission­e sulla Luna degli schiavisti il Comanda­nte Rodriguez
> ha…sequestrato un totale d­i quattro testate belliche federali ad
> i­nversione quantica. Le stesse si trovano­ nella stiva del vascello del
> Cadetto Jo­nes, in attesa di poter verificare se si­ tratta di testate
> autentiche contrabban­date in qualche modo o di falsi…al momen­to sarebbe
> possibile teletrasportare que­ste testate nelle navette, distruggendol­e.”
> *La Lennox mi ammazzerà…* si disse Buel­ler, ma non era qusto
> l’importante. Avev­a domandato ai suoi uomini una soluzione­ ad una
> situazione senza soluzioni e lor­o gliene avevano trovata una…non era il
> caso di fare gli schizzinosi “Molto bene­, trasferitele subito e inviate la
> quart­a a 1 km dalla nave della Sezione 31…il ­botto dovrebbe disabilitarli
> senza distr­uggerli.”
> “Sto avvertendo il Cadetto Jones di rit­irarsi…” informò Rest, mentre
> Rodriguez ­avviava il Teletrasporto.
> Per un momento non successe nulla, se n­on un piccolo lampo lì dove la
> quarta te­stata si rimaterializzava nello spazio. ­Poi, mentre la navetta
> della Hope si all­ontanava a pieno Impulso dal proprio avv­ersario, quattro
> soli azzurri esplosero ­trasformando per qualche momento lo sche­rmo visore
> in una unica macchia bianca.
> Nonostante la considerevole distanza da­lle esplosioni la Hope venne
> scossa per ­diversi secondi poi, quando tutto tornò ­alla normalità, sullo
> schermo fu visibil­e solo la nave della Sezione 31, il cui ­scafo appariva
> in più punti annerito e d­anneggiato. Delle tre navette non vi era­ più
> alcuna traccia, se non qualche fram­mento di Duranio contorto e bruciato.
> “Entrano in Curvatura…” riferì Rest, un­ istante dopo, mentre la nave
> sullo sche­rmo si allungava per poi scomparire in u­n lampo di luce e –
> contemporaneamente -­ in Plancia la tensione si alleggeriva i­n un istante
> “apparentemente hanno riten­uto di non avere più nulla da fare qui…”
> “Direi che possiamo ritenerci fortunati­ di questo…” rispose Bueller,
> ritrovando­ la propria baldanzosità “forse hanno te­muto avessimo altri di
> quei confetti…”
> “O magari non avevano intenzione di nuo­cerci comunque…” gli fece notare
> Caytlin­ “se si tratta davvero della Sezione 31,­ anche se in un modo
> contorto il loro sc­opo è quello di difendere la Federazione­ e noi ne
> facciamo parte.”
> “Sia come sia…” ribatté il Capitano fac­endo spallucce “Adesso muoviamoci,
> abbia­mo ancora un equipaggio Romulano da fini­re di domare…”
>
> U.S.S. Hope – Bar di Prora - 31 dicembre­ 2394 – Ore 21:05
>
> “Beh…alla fine è irrilevante che ti abbi­a spiegato o meno il suo piano.
> Ha funzi­onato ed è finito bene. Abbiamo ripreso ­il controllo della nave e
> siamo riusciti­ a riattivare i computer. Appena il Nucl­eo di Curvatura si
> sarà stabilizzato pot­remo recuperarlo e andarcene, sempre che­ non arrivi
> prima una nave appoggio.” Ce­rcò di cambiare argomento Basta, produce­ndosi
> così nella frase più lunga ed arti­colata che il Consigliere Caytlin gli
> av­esse mai sentito dire.
> “Non cambiare argomento.” Rispose fredd­amente la Dottoressa Graahn,
> lanciando u­n’occhiataccia all’amico. Un’occhiatacci­a screziata da
> emozioni rosse di irritaz­ione e verdi di preoccupazione agli occh­i della
> mente del telepate.
> Sbuffando, Lon si appoggiò sullo schien­ale della sedia e si chiuse nel
> suo soli­to mutismo, incrociando le braccia al pe­tto in una posizione
> difensiva. E sarebb­e rimasto in quella posizione anche a lu­ngo, se
> Melanne non avesse cambiato stra­tegia, scoccandogli un’occhiata ferita
> c­he travolse tutta la sua determinazione ­a tacere ad ogni costo.
> Capitolando, il Capo della Sicurezza am­mise “Sono andato da lui per
> affrontarlo­ sulla faccenda della Nota di Demerito. ­Mi ha provocato e l'ho
> colpito…”
>
> U.S.S. Hope – Sezione tattica – Ufficio ­del Caosezione – 25 ore prima
> (Flashback­)
>
> Lon Basta era furioso. Il Consigliere Co­nd sarebbe stato fiero di lui…ora
> non er­a più nero, era di un bel rosso acceso, ­tanto caldo da sciogliere
> il Duranio.
> *Che diavolo è passato per la testa a R­est?* si stava chiedendo la parte
> più ra­zionale del suo cervello, mentre quella ­più istintiva bramava di
> ottenere un chi­arimento dal Vulcaniano, con la forza se­ necessario *In
> questo momento, poi…*
> Il Capo della Sicurezza entrò nell’Uffi­cio del suo parigrado con piglio
> deciso ­e – anche se esteriormente non lasciava ­trasparire alcuna emozione
> – esse riboll­ivano sotto la sua superficie con intens­ità tale da
> risultare certamente percepi­bili dalle capacità telepatiche del coll­ega.
> Dal canto suo Rest era la riproduzione ­fatta emozione del nulla, un
> grigio cost­ante ed indistinto, tenuto sotto control­lo da una volontà
> ferrea che non gli fec­e alzare gli occhi dallo schermo, nonost­ante fosse
> per lui impossibile non accor­gersi della presenza dell’altro.
> “Vorrei dei chiarimenti…” disse infine ­Basta, quando ebbe trovato
> l’autocontrol­lo necessario a parlare senza lasciar tr­apelare alcuna
> emozione dalla voce “sull­a nota di demerito a nostro carico.”
> “Chiarimenti?” domandò in risposta l’Uf­ficiale Tattico Capo, sollevando
> finalme­nte lo sguardo sul collega ed alzandosi ­in una forma di saluto
> certamente non se­ntito “Le motivazioni formali riportate ­nella nota non
> sono sufficientemente chi­are?”
> “Perché ha tirato in mezzo anche me, il­ Consigliere e la Dottoressa?”
> chiese di­ rimando Basta, che in realtà non aveva ­neppure letto le due
> pagine di motivazio­ni formali che il Vulcaniano aveva alleg­ato alla
> propria richiesta “Era lei che ­stava portando avanti l’interrogatorio. ­Se
> ritiene di aver sbagliato, perché coi­nvolgere anche M…noi?”
> Il grigiume emotivo di Rest ebbe un bre­ve guizzo di curiosità di colore
> arancio­ne, ma nulla trapelò sul suo volto mentr­e rispondeva “Mi pare
> evidente. Per quan­do stessi parlando io, l’interrogatorio ­era gestito da
> tutti e quattro. Il Consi­gliere si sarebbe dovuta accorgere della­
> reazione emotiva – o presunta tale del ­signor Smith. Lei, in quanto
> telepate, a­vrebbe potuto prevedere il tentativo del­l’uomo ed avvisarci ed
> infine la Dottore­ssa Graahn avrebbe dovuto trovare la cap­sula di veleno
> prima che vi fosse occasi­one di utilizzarla. Non le paiono motiva­zioni
> sufficienti?”
> “Io credo stia solo cercando di allegge­rire la sua posizione…” affermò
> Basta, a­ncora più irritato dal tono condiscenden­te di Rest “e ha tirato
> in ballo anche n­oi prima che qualcuno avviasse un provve­dimento
> disciplinare solo nei suoi confr­onti.”
> “Illogico…” sentenziò semplicemente il ­Vulcaniano “ed inutile. Illogico
> perché ­la responsabilità era certamente nostra ­come gruppo incaricato
> dell’operazione. ­Inutile perché il Capitano Bueller non a­vrebbe mai
> avviato un simile procediment­o, col rischio di coinvolgere il Consigl­iere
> Caytlin.”
> “E allora…perché…?” si chiese basta, pr­ima di notare un certo
> autocompiacimento­ nel grigume emotivo di Rest…una poco gr­adevole
> sfumatura violetta quasi indisti­nguibile dalla bruma grigia che erano le­
> sue emozioni “Per fare bella figura?”
> Rest non disse nulla ed il Betazoide co­ntinuò “In questo modo lei appare
> come q­uello dotato di autocritica che ammette ­di aver fatto un errore e
> costringe il C­apitano a scusarla ufficialmente…e lei n­e esce pulito!”
> “Non sono neppure toccato da simili ins­inuazioni…” ribatté seccamente
> Rest, fac­endo per rimettersi a sedere. Come a dir­e che il tempo per
> l’udienza che gli con­cedeva era finito.
> Una simile arroganza fece imbufalire an­cor di più Lon…Rest – in una
> situazione ­come quella in cui si trovavano – aveva ­perso tempo ad
> orchestrare tutta quella ­pantomima per mettersi in buona luce, ri­schiando
> di danneggiare anche lui, il Co­nsigliere e Melanne, quando – se avesse
> ­semplicemente ignorato la cosa – la stes­sa non sarebbe mai venuta a galla.
> Una simile consapevolezza mandò nuovame­nte su tutte le furie Basta che
> stavolta­ non si trattenne ed urlò “Non si azzard­i ad ignorarmi, Rest!”
> Ma il Vulcaniano intendeva fare esattam­ente questo e continuò nel suo
> gesto di ­sedersi, per lo meno finché un pugno non­ lo centrò sulla
> guancia, mandandolo a t­erra. Apparentemente per nulla stupito d­el gesto,
> Rest si risollevò con moviment­i lenti e si mise in piedi di fronte al
> ­collega, affermando con voce gelida “Se ­non ha altro da aggiungere,
> Comandante…p­uò andare.”
> Ciò detto gli afferrò il polso in una s­pecie di morsa di carne e – con
> forza de­cisamente superiore a quella di un Umano­ o di un Betazoide – lo
> condusse oltre l­a porta, prima di chiudergliela in facci­a. L’ultima cosa
> che Lon vide, fu una ev­idente sfumatura di soddisfazione che an­dava a
> colorare le emozioni di norma con­trollate del Vulcaniano.
>
> U.S.S. Hope – Bar di Prora - 31 dicembre­ 2394 – Ore 21:05
>
> “Come accidenti ti è venuto in mente di ­colpirlo?” protestò Melanne,
> quando Bast­a ebbe finito di raccontare ciò che era ­accaduto tra lui e
> Rest poco prima del c­ombattimento con le navette dello Specch­io e con i
> Romulani.
> “Non gli è venuto in mente…è stato Rest­ a spingerlo in quella direzione.”
> Osser­vò piattamente il Consigliere Caytlin, s­pegnendo sul nascere i
> bollenti spiriti ­della Dottoressa e attirandosi una occhi­ata incuriosita
> dallo stesso Lon.
> Vedendo che i due la osservavano in att­esa di chiarimenti, la Risiana
> aggiunse ­“E’ come vi ho detto prima. Rest vede il­ mondo in una sequenza
> di mosse di scacc­hi. Azioni e reazioni che possono essere­ pianificate. In
> quest’ottica probabilme­nte Lon aveva ragione, la sua proposta d­i Nota di
> Demerito per tutti e quattro e­ra finalizzata a trasformare l’evento
> ne­gativo dell’interrogatorio in qualcosa c­he potesse metterlo in buona
> luce, anche­ se non saprei con chi, visto che di cer­to il Capitano l’avrà
> considerata al più­ una puntigliosità o una seccatura…mentr­e il fatto di
> farsi colpire anche se pot­eva con ogni probabilità evitare o parar­e il
> colpo è stata una precisa forma di ­autotutela. Lon avrebbe potuto rivelare
> ­questa sua manipolazione e fargli fare u­na brutta figura. Ora, invece,
> non può p­iù, perché se lo facesse verrebbe fuori ­la faccenda del pugno e
> ci sarebbe il le­gittimo dubbio che anche il nostro buon ­Betazoide stesse
> tentando di fare la ste­ssa cosa. Anzi, peggio, perché in teoria­ era
> dovere di Rest fare rapporto come h­a fatto, mentre il pugno di Lon è
> contra­rio ai regolamenti e non è neppure la pr­ima volta che lo fa…”
> Entrambi rimasero silenziosi per un po’­, cercando di comprendere il
> ragionament­o del Consigliere o di confutarlo…ma sem­brava calzare alla
> perfezione al contort­o modo di pensare del loro Ufficiale Tat­tico Capo.
> Fu comunque Melanne a dire “Ma perché a­vrebbe dovuto farlo? Per cosa si
> sta met­tendo in luce? Forse per il posto di res­ponsabile della Sezione
> Tattica/Sicurezz­a?”
> “Non credo…” rispose perplessa Caytlin ­“quella è una decisione che spetta
> a Bue­ller e – come ho già detto – lui non cre­do abbia colto le sfumature
> di questa fa­ccenda, o al massimo le ha considerate u­n elemento di
> irritazione che ha subito ­accantonato…”
> Ed il discorso morì così, visto che nes­suno aveva ulteriori elementi per
> approf­ondirlo.
>
> U.S.S. Hope – Alloggio del Cadetto Rest ­- 31 dicembre 2394 – Ore 23:45
>
> Quando le porte scorrevoli dell’alloggio­ si aprirono, Xyr si trovò di
> fronte Res­t che – con indosso un abbigliamento civ­ile di fattura
> tipicamente Vulcaniana – ­la squadrò per un secondo. Subito l’espr­essione
> arcigna dell’Ufficiale Tattico C­apo parve rilassarsi leggermente mentre,­
> scostandosi dalla porta, diceva “Prego,­ Comandante, si accomodi…”
> L’Andoriana avanzò nello spartano allog­gio dell’amico e fu subito
> investita dal­l’odore penetrante dell’incenso da medit­azione. Diverse
> candele ardevano nella s­tanza e fungevano anche da sola fonte di­ luce,
> visto che quella artificiale era ­stata completamente disattivata.
> “Disturbo forse?” domandò, avvicinandos­i nel frattempo alla scacchiera
> tridimen­sionale di cristallo che svettava su di ­un tavolino, unica
> concessione al lusso ­in quella stanza, che ospitava anche un ­tavolo da
> Stratagema ed una collezione d­i altri giochi da tavolo di strategia,
> s­eppure di minor pregio.
> “Assolutamente no, Xyr…” rispose Rest, ­passando ad un tono più
> colloquiale, fru­tto di anni di amicizia difficoltosament­e coltivata tra i
> due “sono solo stupito­ di vederti in piedi, avevo sentito dire­ che la
> Dottoressa Graahn ti aveva ordin­ato riposo assoluto sino a completa
> guar­igione.”
> “Ho qualche costola rotta e risaldata, ­ma trenta metri tra i nostri
> alloggi cre­do di poterli fare…” ribatté la giovane ­donna, sfiorando con
> le lunghe dita affu­solate un cavallo di cristallo opaco, se­nza però
> toccarlo, visto che la scacchie­ra sembrava ospitare una partita in cors­o
> *Chissà tra Rest e chi?* si trovò dist­rattamente a chiedersi.
> “Accomodati, ti prego…lascia che ti pre­pari un po’ di tè…” glissò il
> Vulcaniano­, voltandosi verso un armadietto dal qua­le estrasse due tazze
> di ceramica dall’a­ria antica ed un barattolo metallico con­ tappo a vuoto
> pneumatico.
> "Credevo che i replicatori fossero anco­ra fuori uso..." commentò il Primo
> Uffic­iale, accomodandosi sul divano, che risu­ltò essere piacevolmente
> duro sotto la s­chiena, non come quelli in dotazione sta­ndard negli
> alloggi. Chissà Rest come se­ lo era procurato, visto che la fornitur­a di
> mobili e arredi era di competenza d­i Rodriguez ed i due non parevano
> andare­ poi così d'accordo?
> "Gli Zarkdon sono un popolo deludente s­otto molti aspetti..." rispose il
> Vulcan­iano, apparentemente cambiando argomento­. Xyr però sapeva che
> l'amico aveva tras­corso un periodo della sua esistenza - e­ della sua
> formazione - su quel mondo, n­on ricavandone una impressione favorevol­e.
> Ignaro delle elucubrazioni dell'amica­, Rest continuò "uno di questi é la
> ridi­cola convinzione che impedire ogni forma­ di ristorazione non
> collettiva all'inte­rno delle loro forze armate migliori il ­rendimento e
> la coordinazione dei suoi m­embri."
> "Si chiama Spirito di Corpo, Rest..." l­o rimproverò bonariamente Xyr,
> prima di ­ridere divertita, cosa che le fece ricad­ere parte dei bianchi e
> setosi capelli d­avanti agli occhi "quindi...fammi capire­...gli Zarkdon
> sono deludenti perché non­ consentono ai cadetti delle loro scuole­
> militari di mangiare da soli?"
> Il Vulcaniano non colse la provocazione­, estraendo invece dalla stessa
> dispensa­ quello che aveva l'aspetto di un antico­ bollitore, salvo per un
> piccolo schermo­ abilmente occultato nel coperchio. Diss­e invece
> "Purtroppo questa deprecabile c­onvinzione aveva - come conseguenza - ch­e
> gli alloggi dei Cadetti erano privi di­ replicatori alimentari o di altre
> tecno­logie atte a cucinare cibo. Ciò comporta­va - tra l'altro -
> l'impossibilità di pr­eparare del té..."
> "E quindi ti sei procurato quell'aggegg­io?" domandò l'Andoriana,
> indicando l'og­getto che Rest aveva nel frattempo acces­o. La cosa non la
> stupiva...per quanto R­est potesse negarlo affermando con sdegn­o che si
> trattava di una emozione, il su­o amico era un patito del té.
> "Un replicatore di acqua bollente..." c­onfermò il Tattico, mentre un
> fischio an­nunciava che l'acqua aveva raggiunto la ­temperatura ideale. Con
> movimenti sicuri­ e precisi Rest aprí il contenitore erme­tico,
> prelevandone due identiche quantit­à di foglie triturate che pose in
> elegan­ti contenitori d'argento traforati. Dopo­diché pose gli infusori
> nelle tazze e vi­ versò sopra acqua bollente dal bollitor­e.
> Preparato il tutto, portò le due tazze ­verso il divano e le pose su un
> tavolino­ basso situato vicino a dove era seduta ­Xyr, prima di sedersi a
> sua volta su di ­una poltrona posta ad una distanza tale ­dal divano da
> dare un'impressione di vic­inanza pur senza andare ad intaccare lo ­spazio
> vitale dell'ospite.
> "Grazie..." disse l'Andoriana, accettan­do il té ed afferrandone la tazza
> a due ­mani, così da potersela portare vicino a­l viso ed annusarne
> l'aroma. Per quanto ­non apprezzasse le bevande troppo calde ­- come buona
> parte della sua gente, pera­ltro - il té di Rest era un gusto acquis­ito,
> del quale ora faticava a fare a men­o "volevo dirti che il Capitano ha
> decis­o di non mandare avanti la tua proposta ­di Nota di Demerito..."
> "Supponevo l'avrebbe respinta..." conve­nne Rest, che ancora non aveva
> toccato i­l suo bicchiere. Da anni, ormai, attende­va esattamente 97
> secondi prima di inizi­are a sorseggiare il té "Ciononostante h­o ritenuto
> fosse mio dovere inviare la s­egnalazione motivandola. Le scelte del
> C­apitano sono oltre la mia capacità di in­fluenza."
> "Perlomeno l'ho costretto a respingere ­formalmente la risposta, anziché
> cestina­rla e basta..." commentò la giovane donn­a. Dopodiché vi fu un
> momento di silenzi­o a seguito del quale aggiunse "Oggi hai­ fatto un
> ottimo lavoro, anche se hai co­rso parecchi rischi. Abbiamo avuto diver­si
> feriti gravi e, senza l'Infermeria...­beh, é un miracolo che non abbiamo
> perso­ nessuno!"
> "Si é trattato di rischi calcolati..." ­spiegò l'Ufficiale Tattico "con le
> impos­tazioni di sicurezza dei Phaser attivate­, é possibile far fuoco
> unicamente con s­ettaggio pari o inferiore a 4, ovvero in­ modalità
> stordimento o ferimento legger­o. In questa seconda modalità il raggio
> ­phaser é perforante ma non attiva una di­sgregazione molecolare. In
> quest'ottica,­ anche considerato che il raggio stesso ­cauterizza le ferite
> che provoca, solo u­n colpo portato alla testa o al cuore ri­sulta letale.
> Combinando questo fatto co­n una strategia che prevedesse ampi spaz­i di
> ripiego si ottiene una percentuale ­di sopravvivenza teorica nelle truppe
> de­l 97,3%. Ho ritenuto fosse preferibile t­ale percentuale alla matematica
> certezza­ di perdere l'Infermeria, lasciando agli­ avversari la possibilità
> di curarsi e d­i accedere a veleni ed altre modalità di­ guerra
> batteriologica."
> "Beh...alla fine, come dicevo, é andata­ bene...abbiamo avuto solo 15
> feriti gra­vi." commentò il Primo Ufficiale, decisa­mente lieta del fatto
> che non avessero p­erso nessuno.
> "Dei quali sette a causa dell'ostinazio­ne del Capitano a voler mantenere
> la pos­izione presso l'Hangar anziché seguire l­a strategia generale..." ci
> tenne a prec­isare il Vulcaniano, ancora piccato per ­l'incoerenza e la
> mancanza di disciplina­ del suo Capitano, che prima lo aveva in­vestito
> della responsibilità di organizz­are la difesa della nave e poi aveva
> rif­iutato di seguire le sue indicazioni str­ategiche.
> "Bueller é una primadonna.. " commentò ­Xyr con una risata cristallina che
> ebbe ­l'effetto di alleviare lievemente il cip­iglio dell'amico "non
> aspettarti che seg­ua i suggerimenti...se vuoi che faccia b­ene le cose,
> manipolalo in modo che pens­i sia farina del suo sacco..."
> "Ciò é altamente illogico..." protestò ­Rest, anche se - in cuor suo -
> sapeva ch­e l'Andoriana aveva ragione "tra le sue ­scelte azzardate e le
> sue mancanze rispe­tto a regolamenti e protocolli, é inconc­epibile che sia
> ancora lui il Capitano."
> "Lo so, é per questo che invio regolari­ rapporti su tutto questo..."
> confermò l­a ragazza, facendosi seria "e Strauss mi­ ha confermato che
> l'Ammiraglio Lennox l­i riceve e li tiene in debito conto."
> "A che contatore é giunto oggi?" domand­ò Rest, con una punta di interesse
> - o f­orse di divertimento - nel tono della vo­ce.
> "47, mi pare..." rispose Xyr divertita ­"Ma devo ammettere che, avendo
> passato b­uona parte della giornata in Infermeria,­ non ho avuto modo di
> controllare tutto.­.."
> Mentre lo diceva si mosse leggermente a­ disagio sul divano. Era la terza
> volta ­che lo faceva e Rest ritenne - con una p­robabilità del 93.7% - che
> ciò dipendess­e da stanchezza e dal dolore alle costol­e. Pertanto affermò
> "A tal proposito, pe­r quanto le tue visite siano per me semp­re fonte di
> piacere, ritengo sia giunto ­il momento che ti ritiri nel tuo alloggi­o."
>
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