[Stml17] [Bastar] 04.05 - Questione di secondi

Silvia Brunati sbrunati a gmail.com
Sab 2 Lug 2016 15:32:34 CEST


Eccomi... ho un pò di dubbi sulla fattibilità di quello che segue ed il
brano è più breve di quelli che erano i miei piani iniziali, ma non volevo
concludere troppe cose, così ho preferito lasciarle in sospeso.

Spero vi piaccia! :)


Silvia


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Brano: 04-05

Titolo: Questione di Secondi

Autore: Cadetto IV Lon Basta (aka Silvia Br.)

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*Da qualche parte nello spazio – 6 Febbraio 2395 – Ore 22.00*

Tre figure passeggiavano sotto un mare di stelle, la qual cosa non sarebbe
stato poi così strana se non fosse che indossavano delle tute. Il che non
sarebbe stata nemmeno tanto insolito se non fosse che lo facevano sulla
superficie esterna di una nave orioniana e una delle tre era piegata in
avanti e avanzava lentamente con le mani posate sullo scafo e le gambe che
le seguivano, come se fosse un segugio all’inseguimento di un odore
particolare; mentre le altre due, simili a cacciatori impazienti di
catturare la preda, lo seguivano in quella insolita camminata sulla
superficie di una nave spaziale. Da qualche parte dietro di loro una
navetta klingon occultata seguiva ogni loro mossa e, a bordo di essa,
un’andoriana dai lunghi capelli bianchi e le antenne ritte sulla testa come
corde di violino fissava lo schermo monitorando la situazione. Le sue
labbra erano talmente pressate l’una contro l’altra da ridursi ad una linea
sottile che non toglieva nulla alla sua bellezza glaciale. Dietro di lei
un’umana dai capelli neri e gli occhi grandi spalancati esprimeva la
preoccupazione cui l’andoriana non aveva permesso di trasparire, le dita
della sua mano destra, se avessero potuto, avrebbero scavato solchi sullo
schienale della poltrona del pilota, dov’era seduta l’altra. Con l’aria
delusa di chi si domanda perché non è stato scelto per la missione, un
terzo personaggio era appoggiato alla paratia. Anche lui fissava lo schermo
a braccia conserte, tutto il disappunto disegnato su un volto che
altrimenti sarebbe passato inosservato.

“Lei resterà qui”, aveva ordinato l’andoriana con il tono di chi non
ammette repliche, “non rischierò tutti gli uomini ”, i suoi occhi si erano
ridotti ad una fessura quando aveva visto le labbra dell’uomo aprirsi in
una protesta che non aveva però trovato parola.

“Funzionerà?” Ruppe il silenzio teso Melanne Graahn staccando finalmente la
mano dallo schienale.

“Deve”, ribatté secca il comandante Xyr senza distogliere lo sguardo dallo
schermo. “se c’è una femmina orioniana a bordo di quella nave solo Rest
potrebbe resisterle. Lei è pronta?” Le chiese dopo qualche altro secondo di
silenzio.

“Devo”, rispose l’umana raddrizzando le spalle e serrando la mascella, la
mano che andava a posarsi inconsapevolmente sulla borsa con tutto il
necessario per un intervento medico.

Xyr le lanciò un’occhiata e annuì lentamente, “signor Devon,sa cosa fare”.
Disse alzandosi per lasciare il posto all’umano, “è meglio che ci
prepariamo”.



*Starbase 214 – Locale Ferengi “Tutto per Tutti” – Contemporaneamente*

*“Non mi sembra di aver chiesto chissà che cosa! Solo di pagare il giusto
prezzo quello che voglio!” Strauss teneva banco allargando le braccia al
centro del locale chiedendo il supporto dei presenti.*

*“Signore, signore, la prego”, provò nuovamente a placarlo il ferengi
tenendo le mani per cercare di afferrargli le gambe e convincerlo a
scendere dalla sedia sulla quale era salito.*

*Mescolati agli altri clienti Bueller e Rodriguez assisterono increduli al
salto con il quale il capitano evitò che il ferengi lo afferrasse.*

*“Quando ha detto che avevamo bisogno di un diversivo, non immaginavo
questo…” commentò stupito Rodriguez, poi, Bueller gli afferrò un braccio e
lo trascinò verso il fondo del locale approfittando della confusione.*

*“Sbrighiamoci!” *

*Rodriguez si chinò sul pannellino che bloccava l’accesso alla sala
ologrammi privata. Un luce rossa lampeggiante indicava che era in uso,
entrambi avevano visto i due ferengi e il mercante entrarvi pochi minuti
prima che Strauss entrasse in azione. Facendo attenzione a non farsi vedere
Bueller seguì le evoluzioni del capitano per i locale con i ferengi che lo
inseguivano di tavolo in tavolo rovesciando sedie e creando scompiglio.*

*“La sicurezza sarà qui a momenti!” Sussurrò a Rodriguez.*

*“Le ho già detto che è molto utile conoscere persone che conoscono persone
che hanno lavorato per questo locale e se ne sono andate arrabbiate? E’
terribile quello che può fare chi porta rancore”, Rodriguez finì di
digitare, “i codici di sicurezza hanno la pessima abitudine di finire in
mani poco raccomandabili”. Da rossa la luce si fece verde mentre il rumore
di bottiglie infrante indicò che Strauss era riuscito a raggiungere il
bancone e concentrare definitivamente l’attenzione di tutti i ferengi su di
lui. Nessuno avrebbe avvertito chi era nella sala ologrammi a quel punto.
Accennando un inchino verso Bueller, Rodriguez gli fece cenno di precederlo
all’interno.*



*Da qualche parte nello spazio – 6 Febbraio 2395 – Ore 22.15*

Basta si fermò di scatto sollevando un braccio.

C’era qualcosa che non andava, ma non riusciva a capire cosa fosse e questo
lo spiazzava perché non c’era abituato. Posò entrambe le mani sullo scafo e
fissò la superficie della nave, non che questo aumentasse le sue capacità
percettive, ma il contatto, pur attraverso i guanti, gli diede una
sensazione di solidità che lo aiutò a non perdere la sottile striscia di
profondo blu che aveva appena individuato. Tucci aveva il tratto distintivo
del vortice, una specie di tornado quando era immerso nei suoi pensieri,
non c’entrava nulla con quell’acceso blu che si sfaldava e ricomponeva,
eppure…

“E’ strano”, mormorò cercando di riconoscere qualcosa che lo collegasse
allo scienziato. Facendo cenno all’altro uomo di aspettare Rest si
accovacciò accanto al betazoide: “cosa?”

All’inizio Basta non sembrò aver sentito la domanda, accigliato ascoltava e
più ascoltava più sentiva stonature. “Non son sicuro che sia lui”, ogni
singola parola uscì a difficoltà dalla bocca del betazoide, come se gli
costasse fatica ammettere quell’incertezza.

Rest ne fissò l’espressione in silenzio per qualche istante, “Ma…?”

“Potrebbe esserlo”, ammise il betazoide gli occhi pieni di insicurezza.

“E’ sufficiente. E’ qui sotto”, disse poi alla radio alzandosi.



Sulla Akesh Xyr annuì a Devon e il teletrasporto si attivò trasportando lei
e la dottoressa pochi metri sotto i piedi dei tre uomini sullo scafo della
nave. Si ritrovarono in un corridoio dalle pareti scure illuminato da luci
al neon mentre un allarme iniziava a suonare in tutta la nave.

“Presto!” L’andoriana indicò alla dottoressa l’unica cella chiusa a pochi
passi da loro sollevando l’arma nella direzione del corridoio chiusa da un
ascensore. A pochi passi da lei si materializzò Rest, anche lui armato:
“Abbiamo pochi secondi prima che alzino gli scudi”, disse mettendosi al suo
fianco. Dietro di loro il suono del phaser che bruciava il pannello di
controllo della cella confermò che la dottoressa stava dandosi da fare. “E’
lui?” chiese Xyr vedendo le porte dell’ascensore iniziare ad aprirsi,”è
lui?” Chiese di nuovo iniziando ad arretrare verso la cella affiancata da
Rest quando uno scossone scosse la nave orioniana. “Dottoressa!” Chiamò
sparando un colpo verso l’ascensore costringendo così chiunque stesse
uscendo a ripararsi al suo interno.

“Teletrasporto per quattro!” Sentì gridare dall’interno della cella,
“subito!”. Poi il suo mondo furono solo luci e colori.



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Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano
occupati. Bertolt Brecht
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