[Stml17] [Bastar] 04.05 - Questione di secondi

Maddalena vampitrill a gmail.com
Dom 3 Lug 2016 22:03:39 CEST


Divertente, mi è piaciuto.
Solo un appunto: la dottora è trill, non umana.
Brava!

Il 02/07/2016 15:32, Silvia Brunati ha scritto:
>
> Eccomi... ho un pò di dubbi sulla fattibilità di quello che segue ed 
> il brano è più breve di quelli che erano i miei piani iniziali, ma non 
> volevo concludere troppe cose, così ho preferito lasciarle in sospeso.
>
> Spero vi piaccia! :)
>
>
> Silvia
>
>
> *****************************************
>
> Brano: 04-05
>
> Titolo: Questione di Secondi
>
> Autore: Cadetto IV Lon Basta (aka Silvia Br.)
>
> *****************************************
>
> *Da qualche parte nello spazio – 6 Febbraio 2395 – Ore 22.00*
>
> Tre figure passeggiavano sotto un mare di stelle, la qual cosa non 
> sarebbe stato poi così strana se non fosse che indossavano delle tute. 
> Il che non sarebbe stata nemmeno tanto insolito se non fosse che lo 
> facevano sulla superficie esterna di una nave orioniana e una delle 
> tre era piegata in avanti e avanzava lentamente con le mani posate 
> sullo scafo e le gambe che le seguivano, come se fosse un segugio 
> all’inseguimento di un odore particolare; mentre le altre due, simili 
> a cacciatori impazienti di catturare la preda, lo seguivano in quella 
> insolita camminata sulla superficie di una nave spaziale. Da qualche 
> parte dietro di loro una navetta klingon occultata seguiva ogni loro 
> mossa e, a bordo di essa, un’andoriana dai lunghi capelli bianchi e le 
> antenne ritte sulla testa come corde di violino fissava lo schermo 
> monitorando la situazione. Le sue labbra erano talmente pressate l’una 
> contro l’altra da ridursi ad una linea sottile che non toglieva nulla 
> alla sua bellezza glaciale. Dietro di lei un’umana dai capelli neri e 
> gli occhi grandi spalancati esprimeva la preoccupazione cui 
> l’andoriana non aveva permesso di trasparire, le dita della sua mano 
> destra, se avessero potuto, avrebbero scavato solchi sullo schienale 
> della poltrona del pilota, dov’era seduta l’altra. Con l’aria delusa 
> di chi si domanda perché non è stato scelto per la missione, un terzo 
> personaggio era appoggiato alla paratia. Anche lui fissava lo schermo 
> a braccia conserte, tutto il disappunto disegnato su un volto che 
> altrimenti sarebbe passato inosservato.
>
> “Lei resterà qui”, aveva ordinato l’andoriana con il tono di chi non 
> ammette repliche, “non rischierò tutti gli uomini ”, i suoi occhi si 
> erano ridotti ad una fessura quando aveva visto le labbra dell’uomo 
> aprirsi in una protesta che non aveva però trovato parola.
>
> “Funzionerà?” Ruppe il silenzio teso Melanne Graahn staccando 
> finalmente la mano dallo schienale.
>
> “Deve”, ribatté secca il comandante Xyr senza distogliere lo sguardo 
> dallo schermo. “se c’è una femmina orioniana a bordo di quella nave 
> solo Rest potrebbe resisterle. Lei è pronta?” Le chiese dopo qualche 
> altro secondo di silenzio.
>
> “Devo”, rispose l’umana raddrizzando le spalle e serrando la mascella, 
> la mano che andava a posarsi inconsapevolmente sulla borsa con tutto 
> il necessario per un intervento medico.
>
> Xyr le lanciò un’occhiata e annuì lentamente, “signor Devon,sa cosa 
> fare”. Disse alzandosi per lasciare il posto all’umano, “è meglio che 
> ci prepariamo”.
>
> *Starbase 214 – Locale Ferengi “Tutto per Tutti” – Contemporaneamente*
>
> *“Non mi sembra di aver chiesto chissà che cosa! Solo di pagare il 
> giusto prezzo quello che voglio!” Strauss teneva banco allargando le 
> braccia al centro del locale chiedendo il supporto dei presenti.*
>
> *“Signore, signore, la prego”, provò nuovamente a placarlo il ferengi 
> tenendo le mani per cercare di afferrargli le gambe e convincerlo a 
> scendere dalla sedia sulla quale era salito.*
>
> *Mescolati agli altri clienti Bueller e Rodriguez assisterono 
> increduli al salto con il quale il capitano evitò che il ferengi lo 
> afferrasse.*
>
> *“Quando ha detto che avevamo bisogno di un diversivo, non immaginavo 
> questo…” commentò stupito Rodriguez, poi, Bueller gli afferrò un 
> braccio e lo trascinò verso il fondo del locale approfittando della 
> confusione.*
>
> *“Sbrighiamoci!” *
>
> *Rodriguez si chinò sul pannellino che bloccava l’accesso alla sala 
> ologrammi privata. Un luce rossa lampeggiante indicava che era in uso, 
> entrambi avevano visto i due ferengi e il mercante entrarvi pochi 
> minuti prima che Strauss entrasse in azione. Facendo attenzione a non 
> farsi vedere Bueller seguì le evoluzioni del capitano per i locale con 
> i ferengi che lo inseguivano di tavolo in tavolo rovesciando sedie e 
> creando scompiglio.*
>
> *“La sicurezza sarà qui a momenti!” Sussurrò a Rodriguez.*
>
> *“Le ho già detto che è molto utile conoscere persone che conoscono 
> persone che hanno lavorato per questo locale e se ne sono andate 
> arrabbiate? E’ terribile quello che può fare chi porta rancore”, 
> Rodriguez finì di digitare, “i codici di sicurezza hanno la pessima 
> abitudine di finire in mani poco raccomandabili”. Da rossa la luce si 
> fece verde mentre il rumore di bottiglie infrante indicò che Strauss 
> era riuscito a raggiungere il bancone e concentrare definitivamente 
> l’attenzione di tutti i ferengi su di lui. Nessuno avrebbe avvertito 
> chi era nella sala ologrammi a quel punto. Accennando un inchino verso 
> Bueller, Rodriguez gli fece cenno di precederlo all’interno.*
>
> **
>
> *Da qualche parte nello spazio – 6 Febbraio 2395 – Ore 22.15*
>
> Basta si fermò di scatto sollevando un braccio.
>
> C’era qualcosa che non andava, ma non riusciva a capire cosa fosse e 
> questo lo spiazzava perché non c’era abituato. Posò entrambe le mani 
> sullo scafo e fissò la superficie della nave, non che questo 
> aumentasse le sue capacità percettive, ma il contatto, pur attraverso 
> i guanti, gli diede una sensazione di solidità che lo aiutò a non 
> perdere la sottile striscia di profondo blu che aveva appena 
> individuato. Tucci aveva il tratto distintivo del vortice, una specie 
> di tornado quando era immerso nei suoi pensieri, non c’entrava nulla 
> con quell’acceso blu che si sfaldava e ricomponeva, eppure…
>
> “E’ strano”, mormorò cercando di riconoscere qualcosa che lo 
> collegasse allo scienziato. Facendo cenno all’altro uomo di aspettare 
> Rest si accovacciò accanto al betazoide: “cosa?”
>
> All’inizio Basta non sembrò aver sentito la domanda, accigliato 
> ascoltava e più ascoltava più sentiva stonature. “Non son sicuro che 
> sia lui”, ogni singola parola uscì a difficoltà dalla bocca del 
> betazoide, come se gli costasse fatica ammettere quell’incertezza.
>
> Rest ne fissò l’espressione in silenzio per qualche istante, “Ma…?”
>
> “Potrebbe esserlo”, ammise il betazoide gli occhi pieni di insicurezza.
>
> “E’ sufficiente. E’ qui sotto”, disse poi alla radio alzandosi.
>
> Sulla Akesh Xyr annuì a Devon e il teletrasporto si attivò 
> trasportando lei e la dottoressa pochi metri sotto i piedi dei tre 
> uomini sullo scafo della nave. Si ritrovarono in un corridoio dalle 
> pareti scure illuminato da luci al neon mentre un allarme iniziava a 
> suonare in tutta la nave.
>
> “Presto!” L’andoriana indicò alla dottoressa l’unica cella chiusa a 
> pochi passi da loro sollevando l’arma nella direzione del corridoio 
> chiusa da un ascensore. A pochi passi da lei si materializzò Rest, 
> anche lui armato: “Abbiamo pochi secondi prima che alzino gli scudi”, 
> disse mettendosi al suo fianco. Dietro di loro il suono del phaser che 
> bruciava il pannello di controllo della cella confermò che la 
> dottoressa stava dandosi da fare. “E’ lui?” chiese Xyr vedendo le 
> porte dell’ascensore iniziare ad aprirsi,”è lui?” Chiese di nuovo 
> iniziando ad arretrare verso la cella affiancata da Rest quando uno 
> scossone scosse la nave orioniana. “Dottoressa!” Chiamò sparando un 
> colpo verso l’ascensore costringendo così chiunque stesse uscendo a 
> ripararsi al suo interno.
>
> “Teletrasporto per quattro!” Sentì gridare dall’interno della cella, 
> “subito!”. Poi il suo mondo furono solo luci e colori.
>
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> Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano 
> occupati. Bertolt Brecht
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