[Stml17] [Bastar] 04.05 - Questione di secondi
Silvia Brunati
sbrunati a gmail.com
Lun 4 Lug 2016 08:43:47 CEST
Ups! Scusa!
Silvia
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Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano
occupati. Bertolt Brecht
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Il giorno 3 luglio 2016 22:03, Maddalena <vampitrill a gmail.com> ha scritto:
> Divertente, mi è piaciuto.
> Solo un appunto: la dottora è trill, non umana.
> Brava!
>
>
> Il 02/07/2016 15:32, Silvia Brunati ha scritto:
>
> Eccomi... ho un pò di dubbi sulla fattibilità di quello che segue ed il
> brano è più breve di quelli che erano i miei piani iniziali, ma non volevo
> concludere troppe cose, così ho preferito lasciarle in sospeso.
>
> Spero vi piaccia! :)
>
>
> Silvia
>
>
> *****************************************
>
> Brano: 04-05
>
> Titolo: Questione di Secondi
>
> Autore: Cadetto IV Lon Basta (aka Silvia Br.)
>
> *****************************************
>
>
>
> *Da qualche parte nello spazio – 6 Febbraio 2395 – Ore 22.00*
>
> Tre figure passeggiavano sotto un mare di stelle, la qual cosa non sarebbe
> stato poi così strana se non fosse che indossavano delle tute. Il che non
> sarebbe stata nemmeno tanto insolito se non fosse che lo facevano sulla
> superficie esterna di una nave orioniana e una delle tre era piegata in
> avanti e avanzava lentamente con le mani posate sullo scafo e le gambe che
> le seguivano, come se fosse un segugio all’inseguimento di un odore
> particolare; mentre le altre due, simili a cacciatori impazienti di
> catturare la preda, lo seguivano in quella insolita camminata sulla
> superficie di una nave spaziale. Da qualche parte dietro di loro una
> navetta klingon occultata seguiva ogni loro mossa e, a bordo di essa,
> un’andoriana dai lunghi capelli bianchi e le antenne ritte sulla testa come
> corde di violino fissava lo schermo monitorando la situazione. Le sue
> labbra erano talmente pressate l’una contro l’altra da ridursi ad una linea
> sottile che non toglieva nulla alla sua bellezza glaciale. Dietro di lei
> un’umana dai capelli neri e gli occhi grandi spalancati esprimeva la
> preoccupazione cui l’andoriana non aveva permesso di trasparire, le dita
> della sua mano destra, se avessero potuto, avrebbero scavato solchi sullo
> schienale della poltrona del pilota, dov’era seduta l’altra. Con l’aria
> delusa di chi si domanda perché non è stato scelto per la missione, un
> terzo personaggio era appoggiato alla paratia. Anche lui fissava lo schermo
> a braccia conserte, tutto il disappunto disegnato su un volto che
> altrimenti sarebbe passato inosservato.
>
> “Lei resterà qui”, aveva ordinato l’andoriana con il tono di chi non
> ammette repliche, “non rischierò tutti gli uomini ”, i suoi occhi si erano
> ridotti ad una fessura quando aveva visto le labbra dell’uomo aprirsi in
> una protesta che non aveva però trovato parola.
>
> “Funzionerà?” Ruppe il silenzio teso Melanne Graahn staccando finalmente
> la mano dallo schienale.
>
> “Deve”, ribatté secca il comandante Xyr senza distogliere lo sguardo dallo
> schermo. “se c’è una femmina orioniana a bordo di quella nave solo Rest
> potrebbe resisterle. Lei è pronta?” Le chiese dopo qualche altro secondo di
> silenzio.
>
> “Devo”, rispose l’umana raddrizzando le spalle e serrando la mascella, la
> mano che andava a posarsi inconsapevolmente sulla borsa con tutto il
> necessario per un intervento medico.
>
> Xyr le lanciò un’occhiata e annuì lentamente, “signor Devon,sa cosa fare”.
> Disse alzandosi per lasciare il posto all’umano, “è meglio che ci
> prepariamo”.
>
>
>
> *Starbase 214 – Locale Ferengi “Tutto per Tutti” – Contemporaneamente*
>
> *“Non mi sembra di aver chiesto chissà che cosa! Solo di pagare il giusto
> prezzo quello che voglio!” Strauss teneva banco allargando le braccia al
> centro del locale chiedendo il supporto dei presenti.*
>
> *“Signore, signore, la prego”, provò nuovamente a placarlo il ferengi
> tenendo le mani per cercare di afferrargli le gambe e convincerlo a
> scendere dalla sedia sulla quale era salito.*
>
> *Mescolati agli altri clienti Bueller e Rodriguez assisterono increduli al
> salto con il quale il capitano evitò che il ferengi lo afferrasse.*
>
> *“Quando ha detto che avevamo bisogno di un diversivo, non immaginavo
> questo…” commentò stupito Rodriguez, poi, Bueller gli afferrò un braccio e
> lo trascinò verso il fondo del locale approfittando della confusione.*
>
> *“Sbrighiamoci!” *
>
> *Rodriguez si chinò sul pannellino che bloccava l’accesso alla sala
> ologrammi privata. Un luce rossa lampeggiante indicava che era in uso,
> entrambi avevano visto i due ferengi e il mercante entrarvi pochi minuti
> prima che Strauss entrasse in azione. Facendo attenzione a non farsi vedere
> Bueller seguì le evoluzioni del capitano per i locale con i ferengi che lo
> inseguivano di tavolo in tavolo rovesciando sedie e creando scompiglio.*
>
> *“La sicurezza sarà qui a momenti!” Sussurrò a Rodriguez.*
>
> *“Le ho già detto che è molto utile conoscere persone che conoscono
> persone che hanno lavorato per questo locale e se ne sono andate
> arrabbiate? E’ terribile quello che può fare chi porta rancore”, Rodriguez
> finì di digitare, “i codici di sicurezza hanno la pessima abitudine di
> finire in mani poco raccomandabili”. Da rossa la luce si fece verde mentre
> il rumore di bottiglie infrante indicò che Strauss era riuscito a
> raggiungere il bancone e concentrare definitivamente l’attenzione di tutti
> i ferengi su di lui. Nessuno avrebbe avvertito chi era nella sala ologrammi
> a quel punto. Accennando un inchino verso Bueller, Rodriguez gli fece cenno
> di precederlo all’interno.*
>
>
>
> *Da qualche parte nello spazio – 6 Febbraio 2395 – Ore 22.15*
>
> Basta si fermò di scatto sollevando un braccio.
>
> C’era qualcosa che non andava, ma non riusciva a capire cosa fosse e
> questo lo spiazzava perché non c’era abituato. Posò entrambe le mani sullo
> scafo e fissò la superficie della nave, non che questo aumentasse le sue
> capacità percettive, ma il contatto, pur attraverso i guanti, gli diede una
> sensazione di solidità che lo aiutò a non perdere la sottile striscia di
> profondo blu che aveva appena individuato. Tucci aveva il tratto distintivo
> del vortice, una specie di tornado quando era immerso nei suoi pensieri,
> non c’entrava nulla con quell’acceso blu che si sfaldava e ricomponeva,
> eppure…
>
> “E’ strano”, mormorò cercando di riconoscere qualcosa che lo collegasse
> allo scienziato. Facendo cenno all’altro uomo di aspettare Rest si
> accovacciò accanto al betazoide: “cosa?”
>
> All’inizio Basta non sembrò aver sentito la domanda, accigliato ascoltava
> e più ascoltava più sentiva stonature. “Non son sicuro che sia lui”, ogni
> singola parola uscì a difficoltà dalla bocca del betazoide, come se gli
> costasse fatica ammettere quell’incertezza.
>
> Rest ne fissò l’espressione in silenzio per qualche istante, “Ma…?”
>
> “Potrebbe esserlo”, ammise il betazoide gli occhi pieni di insicurezza.
>
> “E’ sufficiente. E’ qui sotto”, disse poi alla radio alzandosi.
>
>
>
> Sulla Akesh Xyr annuì a Devon e il teletrasporto si attivò trasportando
> lei e la dottoressa pochi metri sotto i piedi dei tre uomini sullo scafo
> della nave. Si ritrovarono in un corridoio dalle pareti scure illuminato da
> luci al neon mentre un allarme iniziava a suonare in tutta la nave.
>
> “Presto!” L’andoriana indicò alla dottoressa l’unica cella chiusa a pochi
> passi da loro sollevando l’arma nella direzione del corridoio chiusa da un
> ascensore. A pochi passi da lei si materializzò Rest, anche lui armato:
> “Abbiamo pochi secondi prima che alzino gli scudi”, disse mettendosi al suo
> fianco. Dietro di loro il suono del phaser che bruciava il pannello di
> controllo della cella confermò che la dottoressa stava dandosi da fare. “E’
> lui?” chiese Xyr vedendo le porte dell’ascensore iniziare ad aprirsi,”è
> lui?” Chiese di nuovo iniziando ad arretrare verso la cella affiancata da
> Rest quando uno scossone scosse la nave orioniana. “Dottoressa!” Chiamò
> sparando un colpo verso l’ascensore costringendo così chiunque stesse
> uscendo a ripararsi al suo interno.
>
> “Teletrasporto per quattro!” Sentì gridare dall’interno della cella,
> “subito!”. Poi il suo mondo furono solo luci e colori.
>
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