[Stml17] Brano 03-08 - Basta - Vortici

Maddalena vampitrill a gmail.com
Mar 15 Mar 2016 20:03:58 CET


Mi piace questa nuova interazione tra Tucci e Basta!
Bellissimo brano.

Il 15/03/2016 17:07, Silvia Brunati ha scritto:
>
> Ciao!
>
> Ecco il mio brano, attendo impaziente commenti. :)
>
>
> Silvia
>
> *******************************************************
>
> *Brano: 03-08*
>
> *Titolo: Vortici*
>
> *Autore: Lon Basta
> *
>
> *Brano Precedente: Rest, figlio di Retok - Permette questo ballo?*
>
> **
>
>
> *U.S.S. Hope, Laboratorio Scientifico – 03 Febbraio 2395 – Ore 13:00*
>
> Quando qualcosa non tornava, Edison Ray Tucci non riusciva a 
> toglierselo dalla mente fino a quando non ne veniva a capo. Era come 
> un tarlo che scavava nel suo cervello impedendogli di fare qualsiasi 
> altra cosa a parte quella di provare ad estirparlo. In quei casi si 
> chiudeva in laboratorio e incessantemente attaccava il tarlo, da ogni 
> lato possibile, fino a quando non capiva cos’era che non gli quadrava. 
> Compiti insignificanti come mangiare, bere, dormire, lo infastidivano 
> soltanto. I primi due era costretto ad espletarli perché altrimenti il 
> suo cervello ne avrebbe risentito, l’ultimo cercava di rimandarlo il 
> più possibile dal momento che era sicuro che il maledetto tarlo non 
> gli avrebbe fatto chiudere occhio.
>
> Lon Basta gli aveva detto che capiva quando era in quello stato 
> semplicemente perché le sue emozioni erano come un ‘mulinello d’acqua, 
> del quale non capisci mai dove sia la fine’. Quando si accorgeva che 
> Tucci ‘era nel vortice’, Basta si limitava ad attendere che ne venisse 
> a capo occupandosi di portargli da mangiare e bere regolarmente ed 
> intervenendo quando si accorgeva che l’umano aveva bisogno di dormire. 
> Edison non aveva chiesto al betazoide di fargli da cane da guardia, il 
> giovane lo aveva semplicemente deciso dopo quella volta con i ferengi 
> e non c’era stato alcun modo per smuoverlo dalla sua decisione: ‘il 
> suo vortice è piacevole per me, signor Tucci, quasi ipnotico,’ gli 
> aveva detto in tono categorico, ‘preferisco lei al caos emotivo del 
> resto della Hope’.
>
> Perciò erano ore che entrambi erano chiusi in laboratorio: lo 
> scienziato ad inseguire il suo tarlo ed il capo della sicurezza 
> intento a leggere le informazioni che Temlin gli aveva messo a 
> disposizione. A Tucci la presenza del betazoide non dava fastidio, gli 
> era sufficiente che se ne stesse nel suo angolo, in silenzio. Ogni 
> tanto il giovane scienziato parlava ad alta voce e talvolta gli 
> sembrava che Basta gli rispondesse, ma, se anche lo faceva, la sua 
> mente registrava quelle risposte in automatico e subito se ne 
> dimenticava, persa com’era nel flusso delle acque vorticose che si 
> rincorrevano a spirale. L’idea del vortice era piaciuta subito ad 
> Edison perché rendeva perfettamente l’idea del percorso che il tarlo 
> stava scavando nel suo cervello ormai da troppo tempo.
>
> “Sarebbe meglio avere dei campioni di sangue del mutaforma perché così 
> potremmo capire meglio la tipologia della razza e…”
>
> “Li ho già richiesti, dalla Armand ci hanno risposto di averli messi a 
> disposizione della dottoressa, dovrebbe trovarli sulla consolle”.
>
> Il cervello di Tucci non registrò la risposta pacata di Basta, ma le 
> sue mani richiamarono il file che gli serviva ed egli si perse 
> nuovamente all’inseguimento del tarlo del quale ogni tanto vedeva la 
> coda. Il mutaforma non aveva agito da solo, eppure l’esito delle 
> ricerche del capitano Bueller alla festa sulla Armand non avevano 
> portato a nessun risultato.
>
> “Se si trattasse di qualcuno che era di turno, allora il capitano non 
> l’avrebbe mai potuto scoprire, non tutti erano invitati, quindi…”
>
> “Turni e presenze alla festa sono stati decisi da Xyr e dal primo 
> ufficiale dell’Armand sulla base dei suggerimenti che abbiamo dato 
> loro per far si che i sospetti principali fossero presenti”.
>
> Le dita di Tucci scorsero rapide sulla consolle aggiungendo 
> informazioni ad informazioni, le parole di Basta assorbite come se 
> fossero state semplicemente frutto dei suoi ragionamenti. Se i 
> principali sospetti erano stati alla festa e se c’era un altro 
> mutaforma, allora chi era? Il tarlo scavava nella sua mente seguendo 
> il vortice che si arrotolava su se stesso. No, in realtà non gli 
> piaceva l’idea di Basta del vortice, aggiungeva solo confusione. 
> Perché il complice non era stato smascherato alla festa? Non poteva 
> essere un problema del sistema di rilevazione che lui e la dottoressa 
> Graham avevano ideato, lo escludeva nella maniera più categorica, 
> quindi erano sbagliati i sospetti o… si fermò e nello stesso istante 
> incrociò lo sguardo di Basta.
>
> “Ah, è ancora qui, bene, bene, mi serve la dottoressa e anche il 
> signor Doohan, dobbiamo lavorare un po’”.
>
> Senza dire nulla Basta interruppe il lavoro che stava facendo e chiamò 
> i diretti interessati.
>
> *U.S.S. Armand – Celle di Detenzione - 03 febbraio 2395 – Ore 15:00*
>
> Il mutaforma attendeva pazientemente, sapeva benissimo cosa 
> significava aspettare: l’aveva fatto sul pianeta, lo faceva ora. 
> Attendere però lo portava a pensare e questo non andava bene perché 
> gli dava idee e lo faceva dubitare e questo andava ancora peggio.
>
> Si era sdraiato sulla brandina con la schiena verso il campo di forza, 
> un braccio piegato sotto la testa, il respiro controllato. Non c’era 
> stato tanto movimento dopo la visita dell’infermiera, nessuno era 
> venuto ancora ad interrogarlo e nessuno l’aveva degnato di attenzione, 
> ma sarebbero arrivati, ne era certo, e doveva essere pronto per loro. 
> Lo sarebbe stato.
>
> Una strana sensazione alle spalle lo indulse a voltarsi, davanti al 
> campo di forza c’era una magnifica femmina, dai capelli ramati e gli 
> occhi luminosi. Un tempo, quando era ancora libero, avrebbe fatto 
> follie per una donna del genere, ora invece i suoi occhi si 
> socchiusero pieni di sospetto e si tirò su a sedere lentamente, 
> diffidente.
>
> “Buon pomeriggio”, lo salutò cortese l’ufficiale. Era giovane, molto 
> più degli standard della flotta stellare, e sembrava gentile, ma 
> quello, lo sapeva, era solo un bluff. Doveva appartenere 
> all’equipaggio della Hope, altrimenti una così non gli sarebbe mai 
> sfuggita. “Sono il consigliere Caytlin della U.S.S. Hope, ho pensato 
> che le avrebbe fatto piacere parlare con me, invece che con il signor 
> Qass”.
>
> Uno sbuffo seccato sfuggì al mutaforma, aveva avuto modo di conoscere 
> fin troppo approfonditamente il boliano nel periodo in cui era stato a 
> bordo della Armand e più volte aveva pensato al suicidio come 
> alternativa all’eterno scorrere delle sue chiacchiere. La femmina 
> incrociò le braccia sul petto ed il suo sguardo inevitabilmente ne 
> seguì il movimento, il consigliere se ne accorse ed il sorriso le 
> aumentò di qualche grado, al ché il mutaforma digrignò i denti in un 
> ghigno. Gli avevano detto di non parlare, non di non guardare.
>
> “Non sarebbe più comodo nella sua forma naturale invece che in quella 
> dell’ambasciatore?” Suggerì il consigliere senza perdere la 
> compostezza, “sono certa che i panni di un vecchio imbolsito non la 
> entusiasmano poi tanto”, subito dopo si mordicchiò il labbro inferiore 
> e scosse la testa contrita, “mi scusi, non volevo offenderla, pensavo 
> che non si vergognasse del suo vero aspetto”.
>
> Al mutaforma sfuggì una risata divertita, se pensavano che una infante 
> come quella, per quanto bella, potesse convincerlo a dire anche solo 
> una parola avevano di gran lunga sottovalutato la sua razza, o forse 
> era lui ad aver sopravvalutato loro. Credevano che non conoscesse 
> trucchi del genere? Che fosse così ingenuo?
>
> La femmina sorrise un po’ smarrita alla sua risata. “Ho detto qualcosa 
> di sbagliato forse?” Poi sgranò gli occhi sorpresa, “vuol dire che non 
> ha una forma originaria? Nemmeno un po’ liquida? O aerea?”
>
> All’ultima parola il mutaforma si limitò ad imitare la posa del 
> consigliere, a braccia conserte e per un istante qualcosa nel suo 
> volto cambiò, un’ombra di sospetto si formò nel suo sguardo per 
> svanire però rapidamente mascherata da uno sbadiglio. Questa volta la 
> femmina non disse nulla fissando il suo volto con quegli occhi 
> bellissimi e allo stesso tempo inquietanti, il sorriso era scomparso 
> dal suo viso e l’espressione non sembrava più così ingenua come 
> all’inizio.
>
> “La ringrazio del suo aiuto,” disse dopo qualche istante, “avviserò il 
> capitano che è stato davvero molto collaborativo”. Girò sui tacchi e 
> si allontanò mentre il mutaforma scattava in piedi con la bocca 
> spalancata ed un grido inarticolato sorpreso.
>
> *U.S.S. Armand – Ufficio del Capo della Sicurezza - 03 febbraio 2395 – 
> Contemporaneamente*
>
> “Funzionerà, deve funzionare”. Ferris Bueller camminava avanti ed 
> indietro alle spalle di Rest che fissava il monitor con calma glaciale.
>
> “Si calmi, capitano”, commentò in tono paziente il tattico della Hope 
> e Bueller si fermò di scatto per chinarsi sulle sue spalle.
>
> “Come va?”
>
> “Esattamente come pochi minuti fa, signore”, rispose senza scomporsi 
> il vulcaniano, “il consigliere non entrerà di certo nella cella, 
> capitano, è illogico preoccuparsi”.
>
> Bueller si raddrizzò con espressione offesa, “non sono preoccupato, 
> sono solo un po’ nervoso”.
>
> Astenendosi dal commentare sul quantitativo di nervosismo di Bueller 
> Rest si girò a fissarlo, “è stata sua l’idea di far parlare il 
> mutaforma con persone con le quali non avesse dimestichezza”, commentò 
> mentre Bueller annuiva ripetutamente.
>
> “Lo so, lo so”.
>
> “E’ sempre sua l’idea di usare il consigliere Caytlin perché il 
> consigliere…”.
>
> “…E’ molto meno ingenua di quello che sembra, lo so”. Bueller aveva 
> ripreso a camminare avanti ed indietro massaggiandosi la testa.
>
> “Non vedo pertanto perché dovrebbe essere agitato, sono certo che il 
> consigliere ha la situazione perfettamente sotto controllo”. Detto 
> questo tornò a fissare il monitor per poi aggiungere con calma 
> serafica, “questo è insolito”.
>
> Bueller gli fu subito addosso, gli occhi spalancati a seguire la 
> figura di Caytlin che si allontanava. “Cosa? Cosa?”
>
> Rest si raddrizzò costringendo Bueller ad allontanarsi di qualche 
> centimetro, “la reazione del mutaforma alle parole del consigliere”.
>
> “Quali par…”, ma Bueller fu interrotto dall’ingresso del tenente 
> comandante Temlin e di Caytlin.
>
> Il capo della sicurezza della Armand si fermò di scatto fissando 
> Bueller sorpreso: “mi dica capitano, come fa il signor Basta a 
> sopportare tutta la sua agitazione? Lei sta battendo persino il 
> capitano Royce!”.
>
> A quelle parole Bueller rispose con una smorfia seccata per poi 
> incalzare Caytlin, “allora?”
>
> La risiana gli rispose accigliata: “E’ stato molto interessante”.
>
> “Davvero?”
>
> “Assolutamente”, intervenne Temlin andando verso la sua scrivania dopo 
> aver guardato leggermente accigliato Rest che si alzava dalla sua 
> poltrona, “consigliere le devo fare i miei complimenti per come ha 
> condotto il colloquio, quell’ultima frase è stata geniale”.
>
> Caytlin arrossì compiaciuta e mentalmente Bueller si annotò la cosa 
> per future indagini, “la ringrazio signore, ad una prima analisi direi 
> che il prigioniero è molto preoccupato dal fatto che qualcuno pensi 
> che lui possa esserci stato utile in qualche modo”.
>
> “Terrorizzato più che preoccupato”, confermò Temlin.
>
> “Ne deduciamo quindi che chiunque sia è più potente del mutaforma”, 
> commentò Rest facendo spazio al capo della sicurezza, e quindi più 
> pericoloso”.
>
> A quel punto Bueller si massaggiò la testa con un sospiro, “ma come lo 
> individuiamo?”
>
> =^= Basta a Bueller=^=. La voce del betazoide ruppe il silenzio in cui 
> tutti erano caduti.
>
> “Qui Bueller, mi dica Basta”.
>
> =^= Farebbe meglio a venire sulla Hope, signore, subito.=^=
>
>
>
>
> -- 
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> Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano 
> occupati. Bertolt Brecht
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