[Stml17] [06.0X] Lon Basta - Qualcosa cui appartenere
Massimo Gallo
keranydd a gmail.com
Mar 14 Mar 2017 15:01:11 CET
Questo excursus sul piano personale/decisionale della nuova missione ha
permesso davvero di ricevere delle perle.
Bravissima Silvia.
Il giorno 14 marzo 2017 13:51, Silvia Brunati <sbrunati a gmail.com> ha
scritto:
> *************************************
>
> Brano: 06.0X
>
> Titolo: Lon Basta – Qualcosa cui appartenere
>
> Autore: Tenente JG Lon Basta (Silvia Br.)
>
> *************************************************
>
> *Punto di Imbarco – Cantieri di Utopia Planitia- 20 Novembre 2395 - Ore
> 00:00*
>
> Sapeva che l’avrebbe trovata lì ad osservare la nave che sarebbe potuta
> diventare la sua nuova casa, la *loro *nuova casa. Ascoltò il rumore del
> mare increspato che erano i sentimenti di lei e per un secondo valutò
> l’idea di restare così, semplicemente a guardarla e basta, ma sarebbe stato
> da vigliacchi spiare, perciò si avvicinò.
>
> “Cos’hai intenzione di fare?” Nessuna sorpresa nella voce di lei, come se
> si fossero dati un appuntamento. Lon Basta si appoggiò al corrimano
> osservando le linee eleganti dell’astronave e strinse le spalle. Era sempre
> stato così con l’adesso ‘tenente Junior Grade Melanne Graahn’, se non
> sapeva come risponderle, si limitava a stare zitto piuttosto che fingere
> sicurezze che non aveva. Non mentiva, non con lei.
>
> “Tu?”
>
> Il pugno lo colpì sulla spalla strappandogli un sorriso. “L’ho chiesto
> prima io!”
>
> Lon prese tempo. Aveva sempre dato per scontato che una volta diplomati
> avrebbero preso strade diverse, non si era mai concesso il lusso di credere
> che sarebbe stato altrimenti ed era rimasto totalmente spiazzato dal
> miscuglio di sentimenti che l’aveva investito all’annuncio dell’ammiraglio:
> Si girò a guardarla.
>
> “Non lo so”, rispose onestamente. *Non so cosa farai tu, voglio che tu me
> lo dica così sarà più facile per me scegliere*, aggiunse solo nella sua
> testa.
>
> L’increspatura del mare si trasformò in tanti torrenti che percorrevano
> strade diverse, piene di possibilità, Melanne sospirò fissandosi le mani.
> Lon cercò di non farsi spaventare da quel mare.
>
> “Hai sempre detto di volere un’assegnazione in prima linea”, mormorò lei
> dopo qualche secondo, “la Hope non è certamente quello cui aspiravi”.
>
> “Scherzi? Con Bueller come capitano finiremo nei guai nemmeno un’ora dopo
> aver lasciato il cantiere”.
>
> Melanne sorrise.
>
> “Il problema non è lui”, continuò Lon esitando impercettibilmente prima di
> aggiungere "ma chi altro deciderà di accettare…”
>
> “Intendi Rest?”
>
> *No!* Ma ora che lei l’aveva nominato si rese conto che c’era la
> possibilità che, se avesse scelto la Hope, avrebbe avuto ancora a che fare
> con il vulcaniano. Non aveva dimenticato come Rest l’avesse manipolato e la
> cosa gli bruciava ancora parecchio. Strinse le labbra incupendosi.
>
> “L’universo è pieno di persone ambiziose”, lo sgridò Melanne, “il tenente
> Rest non sarà il primo ne l’ultimo che attraverserà la tua strada”.
>
> Lon rispose con una smorfia infastidita, “posso rimettere al loro posto
> persone come lui, l’ho fatto già molte altre volte”.
>
> “Non puoi sempre usare i pugni”.
>
> “Perché no? Funzionano”.
>
> “Sei un ufficiale adesso”.
>
> “Non significa che io indossi i guanti”.
>
> “Ma rischi molto di più di una reprimenda!”
>
> “Sei preoccupata per me?” Le chiese con un sorrisetto provocatorio.
>
> “No! Certo!”
>
> “Non farò nulla di stupido”.
>
> “Ah!”
>
> I torrenti erano sempre li, ma nel cielo era spuntato il sole.
>
> Lon sorrise divertito, Melanne sbuffò.
>
> “Sarai a bordo della Hope?” Le chiese a bruciapelo
>
> “Tu?”
>
> “L’ho chiesto prima io stavolta”.
>
> “La Hope è una possibilità intrigante, ce ne sono molte altre però”.
>
> Lon nascose la propria irritazione per quella risposta. Non poteva
> costringerla a scegliere, ma sarebbe stato di gran lunga molto più semplice
> per lui se lei l’avesse fatto.
>
> “Vero”, annuì alla fine senza aggiungere altro.
>
>
>
> *Terra – San Francisco – Complesso Residenziale “Last Hope” - 20 Novembre
> 2395 - Ore 03:00*
>
> Nuvole nere minacciose illuminate da lampi improvvisi del colore della
> passione che non rischiarano nulla dando solo un sollievo temporaneo. E poi
> un tuono di una tale potenza da scuotere la terra che si ripercuote nel
> corpo. Uno solo, sufficiente ad affrettare il respiro e a trattenere un
> grugnito di soddisfazione che si conclude con un ansimare soddisfatto.
>
> “E’ stato fantastico”.
>
> Lon aprì gli occhi per fissare incredulo quelli scuri della donna seduta a
> cavalcioni su di lui. Falso, ma era brava a mentire, qualcuno diverso da
> lui ci sarebbe cascato. Girò la testa per evitare le labbra di lei e
> allungò la mano per recuperare il bicchiere. Lei interruppe il gesto con
> una smorfia seccata che scomparve immediatamente quando lui tornò a
> guardarla. Lon sapeva che avrebbe dovuto darle qualcosa di più, ma non era
> nelle sue corde, soprattutto non quella notte. Rimasero perciò così, in
> silenzio, ancora per qualche secondo: il betazoide che beveva lentamente e
> la terrestre che lo fissava accarezzandogli il collo. Le nubi erano
> scomparse lasciando solo il buio della notte in cui non comparivano stelle,
> nemmeno quella di lei, che aveva brillato in maniera accecante quando
> l’aveva vista. Lon le passò due dita sul viso cercando di nuovo quello
> splendore, ma si rese conto che era stata solo un’illusione.
>
> “Devo andare”, con un gesto quasi infastidito si staccò dall’abbraccio e
> la spinse all’indietro.
>
> “Di già?”
>
> “Già”, rispose fingendo di non vedere la delusione sul volto della ragazza.
>
> “E’ ancora buio fuori”, protestò lei, “avevi detto di avere tempo fino a
> domani mattina!”
>
> “Non ho fatto alcuna promessa”, ribatté in tono calmo Lon mentre si
> rivestiva ignorando deliberatamente l’improvviso agitarsi della nebbia che
> ora la rappresentava. L’espressione di lei non corrispondeva affatto a
> quello che pensava veramente, nulla di lei, lo faceva. Lon l’aveva capito
> non appena l’aveva vista e gli era andata bene così. Non cercava onestà,
> solo sesso. Con un sorriso cinico le accarezzò nuovamente il viso.
>
> “Troverai di meglio”.
>
> “Non come te”, falso, di nuovo, ma comunque gratificante. Il sorriso di
> Lon si addolcì leggermente, “non siamo andati oltre la cucina”, si lamentò
> lei.
>
> “Non è poi andata così male, in cucina”. Ironizzò lui.
>
> A quella battuta lei storse il naso, “sei incredibilmente irritante per
> essere un betazoide”.
>
> “Sono fatto così”.
>
> Lei sbuffò mentre lui recuperava la giacca da terra. “Prima o poi qualcuno
> ti strapperà dal viso quell’aria da duro”.
>
> “Non mi sembra che ti sia dispiaciuta poi così tanto prima”, ribatté Lon
> afferrandola per la vita.
>
> “Non dovevi andare?” Nella nebbia si accesero deboli luci di speranza, ma
> Lon le scacciò via con un bacio prepotente che sapeva di addio, poi la
> lasciò di botto.
>
> “Esatto”.
>
> Non attese di sentire la porta chiudersi alle sue spalle per allontanarsi
> dal grigiore che minacciava di avvolgerlo e catturarlo, il rumore di
> qualcosa che andava in pezzi portò con se anche un vago senso di colpa che
> lui si affrettò ad allontanare infastidito. Sarebbe stato facile per lui
> nascondersi in quel mare di nebbia che rappresentava le emozioni della
> ragazza e dimenticare chi era ancora per qualche ora; non era la prima
> volta che lo faceva e non sarebbe stata l’ultima. Non era così però che
> avrebbe preso la sua decisione.
>
> Mentre l’ascensore lo portava al piano terra, le luci della città
> disegnarono sul suo viso combinazioni di colori che andarono a fondersi con
> quelli che gli affollavano la testa. Li allontanò con un gesto irritato.
>
> Se Melanne gli avesse risposto invece di batterlo al suo stesso gioco non
> avrebbe vagato per San Francisco in preda alla frustrazione e non avrebbe
> cercato qualcuno con cui sfogarla. Inutilmente. E ora non sarebbe stato
> ancora nell’incertezza.
>
> Aveva sempre saputo che una volta diplomati avrebbero intrapreso strade
> diverse, solo ora si rendeva conto però che avrebbe potuto non vederla per
> mesi, anni, mai più e questo non gli piaceva per nulla. *Idiota*.
>
> Alzando il bavero della giacca si incamminò lungo la strada sotto il cielo
> di un mattino che sapeva ancora di notte.
>
> Melanne era stata la sua prima vera amicizia in accademia, l’unica vera
> amicizia. C’erano state persone con le quali aveva legato, ma senza mai
> arrivare a più di qualche battuta. Lui poneva i confini e lui decideva fino
> a che punto potevano spingersi gli altri. Certe volte pensava che se non ci
> fosse stato quell’incidente durante l’addestramento, se loro due non si
> fossero trovati da soli a dover risolvere una situazione drammatica e lei
> non gli avesse gridato di smettere di fare lo stupido e collaborare con
> lei, non sarebbero mai diventati amici. Sarebbe stata una perdita davvero
> enorme per lui. Enorme.
>
> Poteva continuare senza di lei?
>
> Si fermò in mezzo alla strada improvvisamente nuovamente conscio della
> città attorno a se. Certo che si, concluse seccamente riprendendo a
> camminare e si fermò di nuovo. Certo che no. Ammise. Non come era stato
> finora, si corresse. Inspirò a fondo e chiuse gli occhi lasciando per un
> istante che la tavolozza di colori che era San Francisco lo riempisse di
> nuovo. Sarebbe stato solo.
>
> Certo che no. Aprì gli occhi di scatto sorpreso.
>
> Nel momento stesso in cui aveva legato, seppur in modo strano, con Tucci;
> quando aveva coperto Rodriguez proprio all’imbarco sulla Hope; ammirato
> silenziosamente l’abilità e la spavalderia di Luna; continuato a sfuggire
> all’attenzione del consigliere Caytlin, pur tenendola d’occhio quando si
> lanciava nelle sue intuizioni. Quando si era stupito per le capacità di
> Doohan ed aveva imparato a rispettare la serietà e la forza di Xy; persino
> nell’accettare i folli piani di Bueller, aveva di fatto smesso di essere
> solo.
>
> In quell’anno a bordo della Hope aveva, volontariamente o meno, ammesso
> altre persone nella sua cerchia ristretta, che loro lo sapessero o meno. Il
> suo baricentro si era semplicemente spostato da se stesso alla nave.
>
> *La nave.*
>
> Si accigliò.
>
> No, non sarebbe stato solo se avesse scelto di tornare sulla Hope, non del
> tutto almeno. Certo, c’era anche la possibilità che nessuno degli altri
> avrebbe accettato l’offerta dell’ammiraglio. Un sorriso scettico gli si
> disegnò sul viso: figuriamoci se Bueller avrebbe rinunciato ad un’occasione
> del genere, fresco d’accademia e già capitano. No, lui era quasi una
> certezza, come probabilmente Luna. Riprese a camminare.
>
> Il punto non era se avrebbe ritrovato le stesse persone, ma se avrebbe
> sentito lo stesso senso di appartenenza su un’altra nave. Anche se,
> concluse con una smorfia mentre accelerava il passo, se almeno avesse avuto
> la certezza che Melanne sarebbe stata a bordo, la sua decisione sarebbe
> stata molto molto più facile.
>
>
>
> *Terra – Accademia Flotta Stellare - Ufficio Ammiraglio Evelin Lennox - 20
> Novembre 2395 - Ore 09:00*
>
> Lon Basta fissava l’ammiraglio Lennox cercando di farsi largo fra i rami
> che formavano intrecci impossibili nella sua mente. Erano solo le nove del
> mattino e già era a quel livello di concentrazione? Si chiese stupito
> cercando di mantenere la sua espressione impassibile.
>
> “Signor Basta, si accomodi”.
>
> Lon obbedì, suo malgrado intrigato, continuando ad osservala mentre lei
> posava il padd che aveva tenuto in mano e gli sorrideva. Quello sguardo gli
> parlò all’improvviso di Betazed, silenzi, parole non dette, unione, casa,
> ma fu un attimo poi il complesso intreccio di rami tornò quello che era e
> lui si ritrovò nuovamente davanti ad un superiore con un’improvvisa
> nostalgia.
>
> “La sua decisione?” Gli chiese l’ammiraglio senza preamboli.
>
> “Accetto l’incarico”, rispose lui altrettanto rapidamente.
>
> L’ammiraglio annuì senza dire altro. Non serviva, entrambi sapevano che se
> lui avesse voluto aggiungere qualcosa l’avrebbe fatto e che se lei avesse
> voluto sapere qualcosa di più non avrebbe dovuto che chiederlo. “Può andare
> tenente”.
>
> “Grazie signore”, Lon si alzò andando verso l’uscita.
>
> “Tenente?”
>
> “Si ammiraglio?”
>
> “Chiami i suoi parenti ogni tanto”.
>
> Basta fece per dire qualcosa, poi chiuse di scatto la bocca ed uscì.
>
>
> ========================
> Tenente J.G. Lon Basta
> Capo Sicurezza
> USS Hope NCC 25122-A
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> Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano
> occupati. Bertolt Brecht
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