[Stml17] [06.0X] Lon Basta - Qualcosa cui appartenere
Maddalena
vampitrill a gmail.com
Mar 14 Mar 2017 19:43:04 CET
Veramente bello!
Il 14/03/2017 15:01, Massimo Gallo ha scritto:
> Questo excursus sul piano personale/decisionale della nuova missione
> ha permesso davvero di ricevere delle perle.
> Bravissima Silvia.
>
> Il giorno 14 marzo 2017 13:51, Silvia Brunati <sbrunati a gmail.com
> <mailto:sbrunati a gmail.com>> ha scritto:
>
> *************************************
>
> Brano: 06.0X
>
> Titolo: Lon Basta – Qualcosa cui appartenere
>
> Autore: Tenente JG Lon Basta (Silvia Br.)
>
> *************************************************
>
> *Punto di Imbarco – Cantieri di Utopia Planitia- 20 Novembre 2395
> - Ore 00:00*
>
> Sapeva che l’avrebbe trovata lì ad osservare la nave che sarebbe
> potuta diventare la sua nuova casa, la /loro /nuova casa. Ascoltò
> il rumore del mare increspato che erano i sentimenti di lei e per
> un secondo valutò l’idea di restare così, semplicemente a
> guardarla e basta, ma sarebbe stato da vigliacchi spiare, perciò
> si avvicinò.
>
> “Cos’hai intenzione di fare?” Nessuna sorpresa nella voce di lei,
> come se si fossero dati un appuntamento. Lon Basta si appoggiò al
> corrimano osservando le linee eleganti dell’astronave e strinse le
> spalle. Era sempre stato così con l’adesso ‘tenente Junior Grade
> Melanne Graahn’, se non sapeva come risponderle, si limitava a
> stare zitto piuttosto che fingere sicurezze che non aveva. Non
> mentiva, non con lei.
>
> “Tu?”
>
> Il pugno lo colpì sulla spalla strappandogli un sorriso. “L’ho
> chiesto prima io!”
>
> Lon prese tempo. Aveva sempre dato per scontato che una volta
> diplomati avrebbero preso strade diverse, non si era mai concesso
> il lusso di credere che sarebbe stato altrimenti ed era rimasto
> totalmente spiazzato dal miscuglio di sentimenti che l’aveva
> investito all’annuncio dell’ammiraglio: Si girò a guardarla.
>
> “Non lo so”, rispose onestamente. /Non so cosa farai tu, voglio
> che tu me lo dica così sarà più facile per me scegliere/, aggiunse
> solo nella sua testa.
>
> L’increspatura del mare si trasformò in tanti torrenti che
> percorrevano strade diverse, piene di possibilità, Melanne sospirò
> fissandosi le mani. Lon cercò di non farsi spaventare da quel mare.
>
> “Hai sempre detto di volere un’assegnazione in prima linea”,
> mormorò lei dopo qualche secondo, “la Hope non è certamente quello
> cui aspiravi”.
>
> “Scherzi? Con Bueller come capitano finiremo nei guai nemmeno
> un’ora dopo aver lasciato il cantiere”.
>
> Melanne sorrise.
>
> “Il problema non è lui”, continuò Lon esitando impercettibilmente
> prima di aggiungere "ma chi altro deciderà di accettare…”
>
> “Intendi Rest?”
>
> /No!/Ma ora che lei l’aveva nominato si rese conto che c’era la
> possibilità che, se avesse scelto la Hope, avrebbe avuto ancora a
> che fare con il vulcaniano. Non aveva dimenticato come Rest
> l’avesse manipolato e la cosa gli bruciava ancora parecchio.
> Strinse le labbra incupendosi.
>
> “L’universo è pieno di persone ambiziose”, lo sgridò Melanne, “il
> tenente Rest non sarà il primo ne l’ultimo che attraverserà la tua
> strada”.
>
> Lon rispose con una smorfia infastidita, “posso rimettere al loro
> posto persone come lui, l’ho fatto già molte altre volte”.
>
> “Non puoi sempre usare i pugni”.
>
> “Perché no? Funzionano”.
>
> “Sei un ufficiale adesso”.
>
> “Non significa che io indossi i guanti”.
>
> “Ma rischi molto di più di una reprimenda!”
>
> “Sei preoccupata per me?” Le chiese con un sorrisetto provocatorio.
>
> “No! Certo!”
>
> “Non farò nulla di stupido”.
>
> “Ah!”
>
> I torrenti erano sempre li, ma nel cielo era spuntato il sole.
>
> Lon sorrise divertito, Melanne sbuffò.
>
> “Sarai a bordo della Hope?” Le chiese a bruciapelo
>
> “Tu?”
>
> “L’ho chiesto prima io stavolta”.
>
> “La Hope è una possibilità intrigante, ce ne sono molte altre però”.
>
> Lon nascose la propria irritazione per quella risposta. Non poteva
> costringerla a scegliere, ma sarebbe stato di gran lunga molto più
> semplice per lui se lei l’avesse fatto.
>
> “Vero”, annuì alla fine senza aggiungere altro.
>
> *Terra – San Francisco – Complesso Residenziale “Last Hope” - 20
> Novembre 2395 - Ore 03:00*
>
> Nuvole nere minacciose illuminate da lampi improvvisi del colore
> della passione che non rischiarano nulla dando solo un sollievo
> temporaneo. E poi un tuono di una tale potenza da scuotere la
> terra che si ripercuote nel corpo. Uno solo, sufficiente ad
> affrettare il respiro e a trattenere un grugnito di soddisfazione
> che si conclude con un ansimare soddisfatto.
>
> “E’ stato fantastico”.
>
> Lon aprì gli occhi per fissare incredulo quelli scuri della donna
> seduta a cavalcioni su di lui. Falso, ma era brava a mentire,
> qualcuno diverso da lui ci sarebbe cascato. Girò la testa per
> evitare le labbra di lei e allungò la mano per recuperare il
> bicchiere. Lei interruppe il gesto con una smorfia seccata che
> scomparve immediatamente quando lui tornò a guardarla. Lon sapeva
> che avrebbe dovuto darle qualcosa di più, ma non era nelle sue
> corde, soprattutto non quella notte. Rimasero perciò così, in
> silenzio, ancora per qualche secondo: il betazoide che beveva
> lentamente e la terrestre che lo fissava accarezzandogli il collo.
> Le nubi erano scomparse lasciando solo il buio della notte in cui
> non comparivano stelle, nemmeno quella di lei, che aveva brillato
> in maniera accecante quando l’aveva vista. Lon le passò due dita
> sul viso cercando di nuovo quello splendore, ma si rese conto che
> era stata solo un’illusione.
>
> “Devo andare”, con un gesto quasi infastidito si staccò
> dall’abbraccio e la spinse all’indietro.
>
> “Di già?”
>
> “Già”, rispose fingendo di non vedere la delusione sul volto della
> ragazza.
>
> “E’ ancora buio fuori”, protestò lei, “avevi detto di avere tempo
> fino a domani mattina!”
>
> “Non ho fatto alcuna promessa”, ribatté in tono calmo Lon mentre
> si rivestiva ignorando deliberatamente l’improvviso agitarsi della
> nebbia che ora la rappresentava. L’espressione di lei non
> corrispondeva affatto a quello che pensava veramente, nulla di
> lei, lo faceva. Lon l’aveva capito non appena l’aveva vista e gli
> era andata bene così. Non cercava onestà, solo sesso. Con un
> sorriso cinico le accarezzò nuovamente il viso.
>
> “Troverai di meglio”.
>
> “Non come te”, falso, di nuovo, ma comunque gratificante. Il
> sorriso di Lon si addolcì leggermente, “non siamo andati oltre la
> cucina”, si lamentò lei.
>
> “Non è poi andata così male, in cucina”. Ironizzò lui.
>
> A quella battuta lei storse il naso, “sei incredibilmente
> irritante per essere un betazoide”.
>
> “Sono fatto così”.
>
> Lei sbuffò mentre lui recuperava la giacca da terra. “Prima o poi
> qualcuno ti strapperà dal viso quell’aria da duro”.
>
> “Non mi sembra che ti sia dispiaciuta poi così tanto prima”,
> ribatté Lon afferrandola per la vita.
>
> “Non dovevi andare?” Nella nebbia si accesero deboli luci di
> speranza, ma Lon le scacciò via con un bacio prepotente che sapeva
> di addio, poi la lasciò di botto.
>
> “Esatto”.
>
> Non attese di sentire la porta chiudersi alle sue spalle per
> allontanarsi dal grigiore che minacciava di avvolgerlo e
> catturarlo, il rumore di qualcosa che andava in pezzi portò con se
> anche un vago senso di colpa che lui si affrettò ad allontanare
> infastidito. Sarebbe stato facile per lui nascondersi in quel mare
> di nebbia che rappresentava le emozioni della ragazza e
> dimenticare chi era ancora per qualche ora; non era la prima volta
> che lo faceva e non sarebbe stata l’ultima. Non era così però che
> avrebbe preso la sua decisione.
>
> Mentre l’ascensore lo portava al piano terra, le luci della città
> disegnarono sul suo viso combinazioni di colori che andarono a
> fondersi con quelli che gli affollavano la testa. Li allontanò con
> un gesto irritato.
>
> Se Melanne gli avesse risposto invece di batterlo al suo stesso
> gioco non avrebbe vagato per San Francisco in preda alla
> frustrazione e non avrebbe cercato qualcuno con cui sfogarla.
> Inutilmente. E ora non sarebbe stato ancora nell’incertezza.
>
> Aveva sempre saputo che una volta diplomati avrebbero intrapreso
> strade diverse, solo ora si rendeva conto però che avrebbe potuto
> non vederla per mesi, anni, mai più e questo non gli piaceva per
> nulla. /Idiota/.
>
> Alzando il bavero della giacca si incamminò lungo la strada sotto
> il cielo di un mattino che sapeva ancora di notte.
>
> Melanne era stata la sua prima vera amicizia in accademia, l’unica
> vera amicizia. C’erano state persone con le quali aveva legato, ma
> senza mai arrivare a più di qualche battuta. Lui poneva i confini
> e lui decideva fino a che punto potevano spingersi gli altri.
> Certe volte pensava che se non ci fosse stato quell’incidente
> durante l’addestramento, se loro due non si fossero trovati da
> soli a dover risolvere una situazione drammatica e lei non gli
> avesse gridato di smettere di fare lo stupido e collaborare con
> lei, non sarebbero mai diventati amici. Sarebbe stata una perdita
> davvero enorme per lui. Enorme.
>
> Poteva continuare senza di lei?
>
> Si fermò in mezzo alla strada improvvisamente nuovamente conscio
> della città attorno a se. Certo che si, concluse seccamente
> riprendendo a camminare e si fermò di nuovo. Certo che no. Ammise.
> Non come era stato finora, si corresse. Inspirò a fondo e chiuse
> gli occhi lasciando per un istante che la tavolozza di colori che
> era San Francisco lo riempisse di nuovo. Sarebbe stato solo.
>
> Certo che no. Aprì gli occhi di scatto sorpreso.
>
> Nel momento stesso in cui aveva legato, seppur in modo strano, con
> Tucci; quando aveva coperto Rodriguez proprio all’imbarco sulla
> Hope; ammirato silenziosamente l’abilità e la spavalderia di Luna;
> continuato a sfuggire all’attenzione del consigliere Caytlin, pur
> tenendola d’occhio quando si lanciava nelle sue intuizioni. Quando
> si era stupito per le capacità di Doohan ed aveva imparato a
> rispettare la serietà e la forza di Xy; persino nell’accettare i
> folli piani di Bueller, aveva di fatto smesso di essere solo.
>
> In quell’anno a bordo della Hope aveva, volontariamente o meno,
> ammesso altre persone nella sua cerchia ristretta, che loro lo
> sapessero o meno. Il suo baricentro si era semplicemente spostato
> da se stesso alla nave.
>
> /La nave./
>
> Si accigliò.
>
> No, non sarebbe stato solo se avesse scelto di tornare sulla Hope,
> non del tutto almeno. Certo, c’era anche la possibilità che
> nessuno degli altri avrebbe accettato l’offerta dell’ammiraglio.
> Un sorriso scettico gli si disegnò sul viso: figuriamoci se
> Bueller avrebbe rinunciato ad un’occasione del genere, fresco
> d’accademia e già capitano. No, lui era quasi una certezza, come
> probabilmente Luna. Riprese a camminare.
>
> Il punto non era se avrebbe ritrovato le stesse persone, ma se
> avrebbe sentito lo stesso senso di appartenenza su un’altra nave.
> Anche se, concluse con una smorfia mentre accelerava il passo, se
> almeno avesse avuto la certezza che Melanne sarebbe stata a bordo,
> la sua decisione sarebbe stata molto molto più facile.
>
> *Terra – Accademia Flotta Stellare - Ufficio Ammiraglio Evelin
> Lennox - 20 Novembre 2395 - Ore 09:00*
>
> Lon Basta fissava l’ammiraglio Lennox cercando di farsi largo fra
> i rami che formavano intrecci impossibili nella sua mente. Erano
> solo le nove del mattino e già era a quel livello di
> concentrazione? Si chiese stupito cercando di mantenere la sua
> espressione impassibile.
>
> “Signor Basta, si accomodi”.
>
> Lon obbedì, suo malgrado intrigato, continuando ad osservala
> mentre lei posava il padd che aveva tenuto in mano e gli
> sorrideva. Quello sguardo gli parlò all’improvviso di Betazed,
> silenzi, parole non dette, unione, casa, ma fu un attimo poi il
> complesso intreccio di rami tornò quello che era e lui si ritrovò
> nuovamente davanti ad un superiore con un’improvvisa nostalgia.
>
> “La sua decisione?” Gli chiese l’ammiraglio senza preamboli.
>
> “Accetto l’incarico”, rispose lui altrettanto rapidamente.
>
> L’ammiraglio annuì senza dire altro. Non serviva, entrambi
> sapevano che se lui avesse voluto aggiungere qualcosa l’avrebbe
> fatto e che se lei avesse voluto sapere qualcosa di più non
> avrebbe dovuto che chiederlo. “Può andare tenente”.
>
> “Grazie signore”, Lon si alzò andando verso l’uscita.
>
> “Tenente?”
>
> “Si ammiraglio?”
>
> “Chiami i suoi parenti ogni tanto”.
>
> Basta fece per dire qualcosa, poi chiuse di scatto la bocca ed uscì.
>
>
> ========================
> Tenente J.G. Lon Basta
> Capo Sicurezza
> USS Hope NCC 25122-A
> ========================
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> Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti
> erano occupati. Bertolt Brecht
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