[Stml17] [Lon Basta - 08.03] Stati alterati della mente

Silvia Bianchini ltcomm.sibi a gmail.com
Lun 4 Set 2017 14:31:40 CEST


Bravissima!!!
Veramente avvincente ed emozionante, questa storia sta diventando sempre
più intrigante...
10+

;-)
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Tenente JG Catalunya 'Luna' Jones della Casata di 'Klaa
Flight Control Office (CONN)
USS Hope - NCC-25122-A
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"Se hai tutto sotto controllo vuol dire che non stai andando abbastanza
veloce"
______________________________
Private comunicator:  ltcomm.sibi a gmail.com




Il 04 set 2017 14:12, "Silvia Brunati" <sbrunati a gmail.com> ha scritto:

> Eccomi,
>
> ho incentrato tutto sul pianeta portando avanti i diversi gruppi.
>
>
> Attendo critiche e/o osservazioni!
>
> Silvia Br.
>
>
>
> *************************************
>
> Brano: 08.03
>
> Titolo: Lon Basta – Stati Alterati della Mente
>
> Autore: Tenente JG Lon Basta (Silvia Br.)
>
> *************************************************
>
> *Nuwe Berria - Zona detentiva (ubicazione ignota) - 29/07/2396 - Ore 11:03*
>
> *Quello che non vedi non esiste, quello che non senti non ti può far male.
> Tutto è vuoto, non c’è nulla dentro e fuori di te. *
>
> *Era solo, lo sapeva, solo, in quel buio profondo che era il mobile in cui
> si nascondeva quando lo zio voleva punirlo. Non doveva fare rumore, né
> fisico né mentale, altrimenti l’avrebbe trovato. Nessuno poteva aiutarlo,
> nessuno sarebbe venuto a salvarlo, persino suo fratello l’aveva
> abbandonato. No! Sarebbe tornato per lui, l’aveva promesso. Tutto quello
> che doveva fare era aspettare nascosto e lo zio con le cose cattive che lo
> accompagnavano non l’avrebbe mai trovato. Li sarebbe stato al sicuro, per
> sempre.*
>
> “Tenente?”
>
> Il betazoide arretrò di qualche passo, come un animale pronto a lottare
> per sopravvivere. I suoi occhi non diedero segno di di riconoscere Rest.
> “Stia lontano da me.” Lo avvertì in tono minaccioso, “o se ne pentirà.”
>
> Nonostante Basta l’avesse avvertito di come sarebbero andate le cose, Rest
> ebbe un attimo di esitazione di fronte al suo sguardo. *Mi dovrà cercare
> Rest, *gli aveva detto, *non sarà facile perché sono molto bravo a
> nascondermi e non avrà molto tempo a disposizione, è fondamentale che lei
> mi trovi. Mi fido di lei.*
>
> “Le sembra questo il modo di salutare un superiore?” Lo apostrofò perciò
> freddamente.
>
> Per un istante lo smarrimento comparve negli occhi di Basta, ma fu subito
> sostituito da un sorriso cattivo.
>
> “Non so chi lei sia, ne cosa voglia da me. Ho già avuto abbastanza guai,
> non ne voglio altri, per cui, per il suo bene, mi lasci in pace e se ne
> vada.” Lo minaccio.
>
> La mente tattica di Rest non si lasciò impressionare da quelle parole.
> Quanto in profondità erano andati con il betazoide? Quanto avrebbe dovuto
> faticare per rintracciarlo?
>
> *Non l’ho mai raccontato a nessuno, *aveva sussurrato Basta,* è una cosa
> che ho imparato a fare quando i miei genitori furono uccisi, durante la
> guerra con il Dominio, e io e mio fratello ci trovammo a vivere con mio zio
> che era, come posso spiegarglielo? Segnato dalle brutture della guerra al
> punto da vedere nemici ovunque. Voleva insegnarci a sopravvivere, lo fece
> nell’unico modo che conosceva: brutalmente. C’erano giornate buone e
> giornate cattive, quelle cattive imparai a farmele scorrere addosso
> rifugiandomi dove lui non poteva raggiungermi. *Basta si era toccato la
> testa.* Questo è quello che cercherò di fare quando mi prenderanno, ma
> dovrò andare parecchio a fondo per evitare che mi trovino. Lei Rest dovrà
> aiutarmi a tornare a galla.*
>
> Rest conosceva molte tecniche che avrebbero potuto funzionare, tutte però
> richiedevano tempo, cosa che loro non avevano. Le probabilità di riuscire
> con così poco margine a disposizione erano del 3,5%, quelle di scappare da
> solo e avvertire la Hope, 5%, se fossero stati in due si passava ad un 8%.
> Una differenza che Rest aveva ritenuto fondamentale considerata la
> situazione.
>
> “Tenente, non sono affatto sorpreso dalla facilità con cui l’hanno
> manipolata,” apostrofò freddamente Basta, “era logico che non sarebbe stato
> in grado di resistere e vuole sapere perché?”
>
> “La smetta di chiamarmi così! Io non sono un militare!” Esplose l’altro
> avanzando di un passo verso di lui, le mani strette a pugno.
>
> “Perché lei è un debole,” proseguì inesorabile Rest, “basta vedere la
> facilità con cui io l’ho manipolata. Mi è bastato dirle due parole e c’è
> caduto con tutte le scarpe. Perché crede che il comandante Xyr e il
> capitano Bueller facciano più affidamento a me che a lei? Ho fatto notare
> le sue mancanze, più di una volta, e la sua stupidità ha fatto il resto.
> Come quando ha dato il pugno al capitano in accademia.”
>
> “La smetta!” Basta si portò le mani alla testa arretrando verso il fondo
> della cella.
>
> *Se si accorge che il tempo non è sufficiente, mi lasci qui. Io non
> scomparirò.*
>
> Aveva ancora un tentativo da fare.
>
> “Lei non è in grado di ricoprire un ruolo di responsabilità, tenente, lo
> ammetta. E’ un fallito, lo sanno tutti persino la dottoressa Grahan.”
>
> Basta sollevò di scatto la testa fissandolo con rabbia.
>
> “Le è amica solo perché lei gli fa pietà”, Rest affondò l’ultimo colpo.
>
> Con un grido di rabbia Basta gli si lanciò contro.
>
>
>
> *Nuwe Berria – Esi Bhe Della Hospital – 31 Agosto 2397 - Ore 09:00*
>
> “Non mi sembra poi una così grande idea”, commentò incerta Xyr
> sistemandosi il cappellino sui lunghi cappelli.
>
> “Ha paura di qualche analisi?” Seduto accanto a lei Bueller fischiava un
> motivetto guardandosi attorno. Xyr resistette alla tentazione di tirargli
> uno scappellotto.
>
> “Non sono quelle a spaventarmi, ma chi le farà”.
>
> “Dubita forse delle capacità del signor Doohan?”
>
> “Non è certo un medico,” sibilò Xyr,
>
> “Non mi riferivo a quelle capacità.” Ribatté Bueller fissando l’ingegnere
> civile che stava parlando con l’infermiera dietro il bancone
> dell’accoglienza. Lo sguardo della donna era adorante.
>
> “Oh,” commentò Xyr.
>
> “Non so come fa,” il tono di Bueller era ammirato, “non che io non abbia
> le mie soddisfazioni, ma lui… Certe volte mi capita di passare in sala
> macchine e..” Si interruppe. “Cos’ho detto?”
>
> “Cosa?” Xyr risposte distratta Xyr guardando verso l’ascensore.
>
> “Io, ho detto qualcosa di strano.”
>
> “Uhm?”
>
> “Che succede?”
>
> “A chi?”
>
> “A lei, chi è quella donna?”
>
> Entrambi fissarono l’infermiera che era appena uscita dall’ascensore,
> aveva l’aria preoccupata e tesa, come se avesse condensato un turno da otto
> ore in tre. Bueller ebbe la netta sensazione che ci fosse qualcosa di
> sbagliato nell’uniforme che indossava. Non che le stesse male, anzi, solo
> che non gli sembrava fosse quella giusta.
>
> “Non ne ho idea, ma mi sembra famigliare,” rispose Xyr. “Non ci pensi
> nemmeno!” Ammonì Bueller che già si era alzato per andare verso di lei.
>
> “Perché? Vado solo a parlarle.” Ribatté lui con aria innocente.
>
> “Dov’è finito il proposito di introdursi nell’ospedale con discrezione e
> uscire con altrettanta discrezione?” Gemette Xyr mentre Doohan tornava
> verso di lei rosso come un peperone.
>
> Era adorabile quando faceva così, le sfuggì un sospiro.
>
> “Dove sta andando il capitano?”
>
> “A mettersi nei guai,” mugugnò Xyr senza preoccuparsi di correggere
> l’ingegnere.
>
> *Quando si erano incontrati nel locale, a parte l’iniziale imbarazzo in
> cui nessuno sapeva come affrontare l’argomento, avevano tutti concordato
> che c’era qualcosa di strano in quella famigliarità che li accumunava. Era
> come se si fossero conosciuti in un’altra vita, molto distante da quella
> che conducevano ora.*
>
> *“Potrebbe essere qualcosa nell’aria,” aveva commentato Tucci osservando
> affascinato il vorticare della cannuccia nel bicchiere, “o nel cibo, in
> quello che abbiamo mangiato.”*
>
> *“Che ha colpito solo noi?” Aveva obiettato scettica Xyr.*
>
> *“E se non fosse una malattia?” Bueller era tornato a guardarli dopo aver
> seguito con lo sguardo la cameriera che li aveva serviti, “se veramente ci
> conoscessimo?”*
>
> *“Un lavaggio del cervello?” Lo scetticismo del tono di Xyr era però
> sfumato al ricordo di quello che era successo in ufficio. Aveva abbassato
> il tono della voce. “Come facciamo a capire di cosa si tratta?” Aveva
> chiesto, “idee?”*
>
> “Posso aiutarla?”
>
> “Sarei io a doverle fare questa domanda e…” la donna si interruppe
> girandosi verso di lui. Normalmente Bueller non ci avrebbe pensato due
> volte a sfoderare il suo fascino con lei, ma quando i loro sguardi si
> incontrarono qualcosa glielo impedì. “Ci conosciamo?” Chiese lei incerta.
>
> “Me ne ricorderei se fosse così,” rispose con il tono molto più perplesso
> di quello che avrebbe voluto. Lo schiarirsi di una gola alle sue spalle
> segnò l’arrivo di Xyr e Doohan alle sue spalle. “Posso presentarle la mia
> collega Xyr? Xyr, le presento la dottoressa…”
>
> “Infermiera.” Lo corresse automaticamente lei con un accenno di sorriso.
>
> “Infermiera, Melanne…”
>
> “Come fa a sapere che mi chiamo così?” Bueller la guardò sorpreso poi si
> grattò la testa incerto, “non so, fortuna?”
>
> “La smetta Bueller!” Sbuffando Xyr si fece avanti per stringere le mani
> all’infermiera, “piacere di conoscerla signorina..”
>
> “Grahan,” rispose lei.
>
> “Grahan, c’è un posto dove possiamo parlare?”
>
>
>
>
>
> *Nuwe Berria – Sa No Y Park  – 31 Agosto 2397 - Ore 15:00*
>
> Rodriguez fingeva di dar da mangiare agli uccelli mentre cercava di non
> pensare a macchie argentate, Melanne e pugnalate. La giornata era splendida
> e il cielo sopra di lui così terso da sembrare finto, per un istante si
> chiese come mai continuasse a sovrapporci delle stelle. Forse era perché
> aveva sempre preferito la notte, si sentiva e si muoveva meglio al buio. A
> parte quando qualcuno lo accoltellava.
>
> A disagio si massaggiò lo stomaco domandandosi come fosse possibile che
> non ci fossero traccia di alcuna ferita. Melanne aveva insistito perché lui
> restasse in ospedale a farsi visitare, ma Paulo non era mai stato tipo da
> pronto soccorso, anche se come infermiera la signorina Grahan era di gran
> lunga molto più carina di qualsiasi altra avesse mai incontrato. Purtroppo
> aveva un appuntamento cui non poteva mancare, le aveva promesso di tornare,
> l’avrebbe fatto non appena avesse finito.
>
> Una donna si sedette vicino a lui sulla panchina, profumava di buono,
> sapeva di sesso. Rodriguez non la guardò continuando a gettare briciole di
> pane a terra.
>
> “Sei in ritardo,” le disse dopo qualche istante mentre lei prendeva un
> libro ed iniziava a leggerlo.
>
> “Non era propriamente facile fare quello che mi hai chiesto”, rispose Caytlin
>  piccata sfogliando lentamente le pagine. “Non è da tutti i giorni
> introdursi negli uffici di una base e rubare dei piani tecnici
> super-segreti”.
>
> “E io che credevo che con un paio di sorrisi te la saresti cavata
> egregiamente”, Rodriguez si piegò in avanti osservando gli uccelli
> litigarsi le briciole.
>
> “Certe volte sei proprio un bastardo Paulo.”
>
> “Sanguinerei per le tue parole, se non l’avessi già fatto fisicamente.”
>
> Lei gli lanciò un’occhiata sorpresa poi tornò rapidamente al suo libro.
> “Cos’è successo?”
>
> “I nostri clienti non hanno gradito il ritardo,” rispose lui allontanando
> il ricordo con una scrollata di spalle, “niente di cui preoccuparsi. Li
> hai?”
>
> “Te l’avevo detto che non dovevamo accettare.”
>
> Paulo si concesse un rapido sguardo al volto pallido di lei, poi sospirò.
>
> “Non è che avessimo molta altra scelta.”
>
> “Almeno dimmi perché.” Caytlin serrò le labbra in segno di disapprovazione
> mentre girava un’altra pagina del libro.
>
> “Lo capirai al momento giusto,” tagliò corto Rodriguez, “la cosa
> importante al momento è accontentare i nostri clienti, così noi in cambio
> otterremo quello che ci serve.”
>
> “Non ho ancora capito perché vuoi accedere a quel reparto dell’Esi Bhe
> Della Hospital, cosa c’è li di così importante da rischiare la vita
> stringendo accordi con persone così pericolose?”
>
> Rodriguez non rispose perché non lo sapeva. Aveva scoperto per puro caso
> l’esistenza del sotterraneo misterioso dell’ospedale. Sulle mappe era
> indicato come zona magazzini, ma la porta, l’aveva appurato quando aveva
> fatto il primo giro esplorativo e conosciuto la bella infermiera Grahan,
> aveva un tastierino per accedervi e richiedeva un badge. Le porte chiuse e
> misteriose non gli erano mai piaciute, soprattutto quelle che non
> dovrebbero esserci, così aveva deciso di indagare e aveva coinvolto la sua
> socia, Caytlin, nell’impresa. Non che tutti i giorni sentisse il bisogno di
> aprire porte chiuse, ma quella non sapeva perché era convinto che
> contenesse qualcosa di importante. Non aveva calcolato la pericolosità
> delle persone con le quali aveva dovuto stringere accordi però, né, tanto
> meno, la loro impazienza.
>
> “Vedrai che andrà tutto bene,” si pulì le mani dai residui di pane
> sforzandosi di essere rassicurante, “fra pochi minuti consegniamo quello
> che dobbiamo e otteniamo quello che ci serve, poi andiamo a scoprire
> qualche altro segreto.”
>
> “E’ che non mi piace prendere in giro le persone…”
>
> “Intendi quella pilota? Catalunya Jones? Non l’hai presa in giro, non
> saprà mai cos’è successo.”
>
> “Di questo dubiterei fortemente.”
>
> Entrambi sussultarono colti di sorpresa e si girarono verso la figura che
> torreggiava alle loro spalle. Catalunya Jones aveva le mani sui fianchi e
> non sembrava affatto contenta.
>
>
>
> *Nuwe Berria - Zona detentiva (ubicazione ignota) - 31/07/2396 – Ore15:30*
>
> “Dove siamo?” Basta si massaggiò la mascella dolorante e si guardò
> attorno. A pochi passi da lui, con la schiena contro il muro e braccia
> conserte, il vulcaniano si limitò a fissarlo.
>
> “Sono in me, signor Rest, glielo posso assicurare.” Disse sospirando.
>
> Quando il vulcaniano non rispose, Lon aggiunse seccato: “tenente Lon
> Basta, ufficiale della Flotta Stellare, assegnato alla U.S.S. Hope
> NCC-25122-A. Le è sufficiente?”
>
> “Come sta?” Si decise a quel punto a parlare Rest.
>
> “Sarei stato meglio senza il suo pugno, lei?”
>
> “La mia situazione fisica è adeguata alla situazione”.
>
> Il betazoide considerò i capelli spettinati, i segni di lotta
> sull’uniforme e la posizione della spalla che non sembrava propriamente al
> suo posto del vulcaniano, poi si guardò attorno. “Dove siamo?”
>
> “In un specie di magazzino secondario, finora sono riuscito a far perdere
> le nostre tracce, ma non durerà ancora a lungo.”
>
> “Quanto tempo sono stato incosciente?”
>
> “Due giorni, 4 ore e 27 minuti.”
>
> “Intendevo dire, quanto non sono stato in me?”
>
> “Stessa risposta, signor Basta, non le ho dato la possibilità di
> riprendere coscienza fino a quando non fossi stato sufficientemente certo
> che fossimo stati al sicuro almeno per un po’”.
>
> Lon si alzò lentamente scuotendo la testa, “una parte di me è ancora
> convinta di essere un agente operativo al servizio del governo di New Beria
> e vede lei come la persona che dovevo catturare.” Un accenno di sorriso gli
> comparve sul viso, “ironico no?”
>
> Il vulcaniano non sembrò altrettanto divertito dalla cosa. “Quel modo in
> cui si è isolato, preservando la sua coscienza, dove l’ha imparato?” Gli
> chiese invece.
>
> “Quando sei un bambino terrorizzato dalla realtà, è fondamentale avere un
> posto in cui nascondersi per non impazzire. Non ero mai andato così in
> profondità però.” Rispose distratto Basta avvicinandosi alla porta, “dove
> siamo?”
>
> “In un sotterrano come le ho già detto. Quando torneremo a bordo,”
> proseguì il vulcaniano senza cambiare tono, “mi piacerebbe parlare con lei
> di questa tecnica. Ho studiato diversi metodi di resistenza al lavaggio del
> cervello, uno di questi l’ho applicato io stesso due giorni fa. Nessuno
> però prevede la soluzione da lei adottata.”
>
> Lon annuì rimanendo in ascolto del vulcaniano come faceva con Tucci, anche
> il vuoto aveva un colore e quello di Rest era un terreno cui addentrarsi
> con cautela . Fissò il tattico riflettendo mentre relegava frammenti di una
> vita che non aveva mai vissuto in un angolo della mente per un futuro
> discorso con il consigliere o, perché no, con Rest.
>
> “Ho visto un ascensore ma richiedeva un codice, non ho trovato scale.”
> Disse ancora il vulcaniano.
>
> “Probabilmente vogliono assicurarsi che nessuno scappi.” Commentò Basta
> chiudendo gli occhi e mettendosi in ascolto.
>
> “La probabilità che ci trovino entro la prossima mezz’ora è del 75%, sono
> riuscito ad evitare i nostri inseguitori per aprendo stanze altrimenti
> sigillate con i badge rubati ai tecnici che hanno provato a trattarmi.”
>
> “Per depistarli.”
>
> “Oltre che per trovare temporaneo rifugio. Ci sono dei bagni dove ho
> prelevato quel che serviva a bere, ho delle barrette nutrienti prelevate in
> uno degli uffici se ha fame.”
>
> “I badge non aprono le porte dell’ascensore.” Commentò per tutta risposta
> Lon selezionando e scartando colori fino a quando non trovò quello che
> cercava. Come con Tucci non gli dava fastidio che Rest parlasse, anzi, lo
> aiutava a concentrarsi.
>
> “Come le ho detto serve un codice. Sulla base dei miei calcoli la
> struttura è molto larga e le squadre di ricerca devono coprire parecchio
> terreno. Ho disattivato tutti i sistemi di sorveglianza che ho trovato
> anche in zone dove non siamo andati.”
>
> Lon aprì gli occhi per guardarlo. “Tutto questo portando me per due
> giorni.”
>
> “Non era un’opzione accettabile lasciarla dov’era.”
>
> Il betazoide lo fissò senza dire nulla, poi annuì lentamente e quel gesto
> segnò il crollo definitivo del muro che li aveva separati per tutto quel
> tempo.
>
> “Dovremmo cercare una mappa.” Suggerì.
>
> “L’ascensore sarà sorvegliato.”
>
> “Ci sarà un’uscita di sicurezza, dubito che non l’abbiamo prevista.”
>
> “Più di una, data l’ampiezza del complesso.”
>
> “Una volta fuori dovremmo avvertire la Hope e trovare gli altri.”
>
> “Priorità la Hope, la flotta deve sapere.”
>
> “Concordo signor Rest. In fondo al corridoio è in arrivo una squadra di
> tre uomini, non sembrano averci individuato ancora. Direi sia il caso di
> muoversi.”
>
>
> ------------------------------------------------------------
> ------------------------------------------------------------
> Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano
> occupati. Bertolt Brecht
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> _______________________________________________
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