[Stml17] [Lon Basta - 12.05] Frammenti di Betazoide

Silvia Bianchini ltcomm.sibi a gmail.com
Ven 14 Dic 2018 16:30:29 CET


Wuuuuuu
Piace!piace!piace!

Brava Silvia!!

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Tenente JG Catalunya 'Luna' Jones della Casata di 'Klaa
Flight Control Office (CONN)
USS Hope - NCC-25122-A
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"Se hai tutto sotto controllo vuol dire che non stai andando abbastanza
veloce"
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Private comunicator:  ltcomm.sibi a gmail.com



Il giorno ven 14 dic 2018, 16:16 Silvia Brunati <sbrunati a gmail.com> ha
scritto:

> Ciao!
> Ecco il mio pezzo.
> Spero vi piaccia... la saga di Basta continua.
>
> Silvia Br.
> P.S. grazie a Silvia e Maddalena che hanno approvato i pezzi che le
> riguardano...siamo ormai un'associazione a delinquere. :D
>
> **********************************************
>
> *USS Hope – Ufficio del Capo della Sicurezza, 23/04/2397, ore 07:00*
>
> Lon Basta camminava a passo deciso verso il proprio ufficio. Non c’era
> nulla di insolito nel fatto che vi si stesse recando o che avesse in mano
> un d-padd, non era la prima volta che accadeva, né sarebbe stata l’ultima.
> Non c’era nemmeno nulla di strano nell’orario perché non era insolito che
> il capo della sicurezza passasse per quel corridoio a quell’ora (anche se
> erano fermi ai cantieri lunari per le riparazioni). Quello che non tornava
> era il modo chi lo incrociava reagiva deviando il proprio cammino per
> allontanarsi da lui non appena ne scorgeva il volto.
>
> A Lon non importava quello che pensavano di lui, la sua mente era occupata
> da altri pensieri. Più importanti, pressanti. Fondamentali. E fra questi
> non rientrava occuparsi delle preoccupazioni del resto dell’equipaggio. Fu
> per questo che la sua espressione si fece, se possibile, ancora più scura,
> quando, svoltato l’angolo, vide il gruppetto radunato davanti all’ingresso
> dell’ufficio.
>
> *Ucciderò Rodriguez.*
>
> Dodici paia di occhi si girarono a guardarlo e la sua mente, che
> istintivamente aveva valutato l’umore generale delle persone in attesa, fu
> invasa da una moltitudine di colori tutti venati da strisce di grigio scuro.
>
> *Di sicuro lo ucciderò.*
>
> Nel silenzio che seguì, mentre Lon si avvicinava lentamente al proprio
> ufficio, gli sguardi lo seguirono, impietriti e, nello stesso tempo
> speranzosi.
>
> “Guardiamarina Mil”
>
> “Signore!” Il boliano uscì dall’ufficio e si fermò accanto a Basta
> spostando lo sguardo preoccupato dal gruppetto al capo della Sicurezza.
>
> “Immagino ci sia una spiegazione”.
>
> “Certo che c’è”, rispose pronto Mil, “sono qui per lei signore”, e poi,
> come spesso era accaduto negli ultimi giorni, il boliano, che aveva
> imparato a gestire l’umore di Basta, si zittì portando le mani dietro la
> schiena e attese.
>
> “Lo uccido di certo”, sibilò in tono appena udibile il betazoide serrando
> la mascella. Mil, nel frattempo, aveva assunto l’espressione di chi, con
> piena fiducia, attende la decisione del proprio superiore. “Porti questo
> d-padd in infermeria direttamente alla dottoressa Grahan,” ordinò secco
> Basta porgendogli l’oggetto prima di girarsi verso il gruppetto.
>
> Aveva commesso l’errore di dire a Rodriguez che, dopo diversi tentativi,
> era riuscito a capire come identificare la presenza dell’alieno ed il capo
> operazioni aveva diffuso la voce. Ora tutti lo cercavano per ottenere
> conferme e subito dopo dubitavano delle sue risposte.
>
> Il silenzio si fece più pesante, ma il gruppetto persistette come un
> battaglione pronto allo scontro, e alla fine fu lui a cedere. Si fece
> circondare da tutte le tonalità dei colori, ognuna distintamente
> caratteristica, ognuna unica, speciale. Tutte con qualcosa in comune: una
> singola debole luce, appena percepibile, ma comunque lì.
>
> “Si, c’è, no, non influenza i vostri pensieri e no, non vi controlla,”
> disse fissandoli uno ad uno. “Si sono proprio io che parlo e non l’alieno.
> No, non potete sapere se è vero, dovrete fidarvi delle mie parole e se non
> lo fate, per i problemi di paranoia c’è il consigliere Caytlin.” Fece per
> girarsi, ma interruppe il movimento tornando a guardarli: “Si anche lei ha
> l’alieno e nemmeno in quel caso lui influenza il suo umore. Ora andatevene.”
>
> Cogliendo la minaccia nelle ultime parole, il gruppetto si disperse,
> tranne un’unica persona che fissò Basta a braccia conserte.
>
> “Si lo ha anche lei, comandante, e no non influenza le sue decisioni.”
>
> Xir arretrò appena le antenne prima di dire: “Ero solo curiosa di sapere
> che ci facessero tutte queste persone qui fuori.”
>
> Basta ebbe la decenza di arrossire imbarazzato prima sparire nel suo
> ufficio.
>
>
>
>
>
> *San Francisco, Quartier Generale della Flotta Stellare, Palestra
> Ufficiali, 25/04/2397, ore 22:55*
>
> Lon Basta picchiava il sacco cercando di tenere lontani  pensieri che si
> rifiutavano di obbedirgli. Lo colpiva con ferocia, come se fosse un nemico
> da abbattere evitando i suoi rimbalzi e andando nuovamente all’attacco. Era
> solo da un po’ e gli stava bene. In quel periodo tutto gli dava fastidio e
> non era certo di riuscire a mantenere il controllo se qualcun'altro gli
> avesse fatto le congratulazioni per la medaglia.
>
> Melanne non aveva risposto al dipadd. Menò un diretto con la mano destra
> contro il sacco. Non aveva lasciato messaggi per dire che era troppo
> impegnata per rispondere.
>
> Pugno al fianco sinistro.
>
> Non rispondeva a *nessuno* dei suoi messaggi.
>
> Calcio frontale, diretto.
>
> Era andata via con Luna.
>
> Raffica di pugni contro il sacco.
>
> *Con Luna.*
>
> “Se fosse un sacco vero, a quest’ora chiederebbe pietà.”
>
> *Non reagire, tu hai il controllo, non reagire. *Senza smettere di
> sferrare colpi Lon rispose: “si, hai l’alieno, no non ti influenza.”
>
> “Se mi influenzasse, avresti qualcuno cui dare la colpa.”
>
> A quelle parole, il betazoide si fermò di colpo girandosi.* Non reagire,
> non reagire! Tu hai il con….*
>
> “No, non l’ho costretta, si è venuta di sua spontanea volontà ed è stato
> bello.” Ribatté Luna.
>
> Con un suono inarticolato Lon si lanciò verso di lei sollevandola di peso
> e sbattendola contro il muro, Luna perse il fiato tutto d’un colpo e
> scivolò a terra. Il betazoide si allontanò di scatto come se si aspettasse
> una reazione. Che ci fu. Inaspettata. Luna rise.
>
> “Sai come si eccitano le donne klingon?” Gli disse rialzandosi. “Il mio
> sangue ribolle, Lon,” con un unico gesto la pilota si sfilò la giubba
> dell’uniforme e la gettò a terra, “e se tu fossi del sesso giusto ora
> saresti in guai seri.” Concluse lanciandosi verso di lui, il braccio destro
> piegato indietro per colpirlo al volto. Basta alzò la mano per bloccarle il
> polso, ma non fece in tempo a fermare il taglio della mano sinistra al
> fianco. Con un grugnito di dolore si piegò e arretrò aumentando la distanza
> dalla mezza-klingon.
>
> “Cosa vedo,” sussurrò Luna ridacchiando mentre girava attorno a Basta,
> “ecco qui un bel po’ di furia incontrollata che se ne stava nascosta dietro
> la maschera di impassibilità del bel betazoide.”
>
> Lon allungò la mano per afferrarla, ma lei lo schivò e rispose con un
> pugno ben assestato alla mascella. Il betazoide accusò il colpo e si chinò
> di scatto in avanti afferrandola per la vita, sollevandola di peso e
> spingendola nuovamente contro il muro. Li, faccia a faccia si fissarono
> entrambi furibondi.
>
> “Dimentichi una cosa,” sibilò la pilota, “io non combatto lealmente,” e lo
> morse sulla spalla. Con un grido Lon la lasciò di scatto e lei si allontanò
> trionfante.
>
> “Nemmeno io,” risposte il capo della sicurezza spingendo verso di lei il
> sacco e, quando Luna si spostò per evitarlo era già su di lei, con tutto il
> peso del corpo e la schiacciava a terra. Con un colpo di reni la
> mezza-klingon gli strinse entrambe le gambe attorno al fianco e ribaltò le
> loro posizioni. “Questa è la mia preferita,” annunciò leccandosi il labbro
> inferiore mentre le braccia di entrambi erano un unico groviglio intricato
> alla ricerca della supremazia. “Se vuoi ti dico qual è quella preferita di
> Melanne…”
>
> Di nuovo un ringhio, Lon la staccò a forza da se e la sbatté di fianco.
> Luna atterrò con una smorfia di dolore.
>
> Nel silenzio della sala ologrammi, per alcuni secondi, si sentirono solo i
> loro respiri affannati.
>
> “Sai qual è la cosa che mi da più fastidio?” gli disse alla fine la pilota.
>
> Luna era un sole rosso fuoco che bruciava con tale forza da accecarlo.
>
> “Cosa?” Chiese Lon rimproverandosi subito dopo per non essere stato zitto.
>
> “Che sei così vigliacco da non andare da lei.“
>
> Il betazoide serrò la mascella per impedirsi di urlare per la rabbia
> perché Luna aveva ragione e gli bruciava. Si mise a sedere.
>
> Luna lo guardò.
>
> Lon si alzò in piedi e si diresse verso la porta.
>
> “Vai a prenderla ragazzone!”
>
> Per tutta risposta il betazoide le mostrò il dito.
>
>
>
>
>
> *USS Hope – Ufficio dell’Ufficiale Medico Capo, 25/04/2397, ore 23:20*
>
> Quando le porte del suo ufficio si aprirono e chiusero, Melanne Grahan non
> sollevò nemmeno lo sguardo dalla console . Il verde della foresta era
> venato di scuro pur mantenendosi brillante come al solito. “Lo so, me ne
> sto andando, finisco solo di controllare questi dati,” disse distrattamente
> la dottoressa.
>
> Senza dire nulla, Lon si appoggiò alla parete a braccia conserte e attese
> che lei sollevasse lo sguardo e mettesse a fuoco la sua figura. Il buio
> aumentò attorno a loro quasi avvolgendolo, ma, essendo un uomo con un
> obiettivo, il betazoide si fece coraggio e mantenne la posizione.
>
> “Ti ho mandato un dipadd.”
>
> “E hai dovuto lottare per venire fin qui a dirmelo?” Fu il commento
> sarcastico di risposta. Unico segno che lei avesse notato il suo aspetto
> malconcio.
>
> “C’erano informazioni utili su come identificare l’alieno.” Insistette Lon.
>
> “Ah!”
>
> Basta ebbe un momento di smarrimento alla reazione, “ah?”
>
> “Credi che non siamo in grado di fare il nostro lavoro?” Il tono dolce
> della dottoressa era pericoloso come il morso di un serpente.
>
> “No, ma…”
>
> “Ah!”
>
> Lon non conosceva questa Melanne che non si comportava come al solito e
> gli rispondeva più del solito. Questa Melanne combattiva lo spiazzava.
> Totalmente. Completamente.
>
> “Volevo solo essere utile…”
>
> “Come lo sei stato con il capitano?”
>
> “Che c’entra il capitano?” Le chiese lui sempre più smarrito.
>
> “Hai voluto salvargli la vita sostituendolo?”
>
> “No!” Esclamò sulla difensiva, “cioè si, ma non in quel senso!”
>
> “Ah!”
>
> Il betazoide era sommerso dalla furia della tempesta che si abbatteva
> sulla foresta, contro di lui. Contò fino a dieci prima di chiedere con
> cautela: “C’è qualcosa che non va?”
>
> Fu un grosso errore. A quella domanda la dottoressa di alzò di scatto,
> aggirò la scrivania e vi si appoggiò imitando la sua posizione, a braccia
> conserte. “Non lo so Lon, tu cosa pensi che ci sia che non vada? La tua
> empatia che ti dice?”
>
> *Che è meglio scappare,* pensò subito Lon, ma non sarebbe fuggito come un
> codardo e farsi gridare addosso era sempre meglio del silenzio con cui lei
> lo aveva punito. “Forse avrei dovuto dirtelo,” ammise in tono a mala pena
> udibile, con difficoltà, “dirti quello che avevo intenzione di fare.”
>
> “Forse?!” Lo scatto di Melanne lo colse totalmente di sorpresa, fece
> appena in tempo a ripararsi il viso con le mani prima che il d-padd lo
> colpisse. “Però lo hai detto a Rest,” un altro d-padd partì nella direzione
> del betazoide, “e a Rodriguez! A Rodriguez!”
>
> “Mi serviva il loro appoggio!” Cercò di difendersi Basta mentre i d-padd,
> con un’impressionante precisione, che l’avrebbe reso orgoglioso in altre
> circostanze, continuavano a colpirlo. Quando finalmente la scrivania fu
> libera, Lon ne approfittò per raggiungerla. “Hai finito?”
>
> “Tu…” Sibilò ancora furibonda la donna puntandogli l’indice contro il
> petto, più volte, insistentemente, “non sei degno dell’amicizia che ci
> lega.”
>
> “Lo so,” ammise Basta e fece l’unica cosa possibile in quel momento. La
> baciò.
>
>
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> Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano
> occupati. Bertolt Brecht
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