[Stml17] [Lon Basta - 12.05] Frammenti di Betazoide

Maddalena bryn.lwellelyn a gmail.com
Sab 15 Dic 2018 18:31:45 CET


Io ne avevo già letto una parte, ma anche il resto è veramente bello!
Brava!

Il 14/12/2018 16:15, Silvia Brunati ha scritto:
> Ciao!
> Ecco il mio pezzo.
> Spero vi piaccia... la saga di Basta continua.
>
> Silvia Br.
> P.S. grazie a Silvia e Maddalena che hanno approvato i pezzi che le 
> riguardano...siamo ormai un'associazione a delinquere. :D
>
> **********************************************
>
> *USS Hope – Ufficio del Capo della Sicurezza, 23/04/2397, ore 07:00*
>
> Lon Basta camminava a passo deciso verso il proprio ufficio. Non c’era 
> nulla di insolito nel fatto che vi si stesse recando o che avesse in 
> mano un d-padd, non era la prima volta che accadeva, né sarebbe stata 
> l’ultima. Non c’era nemmeno nulla di strano nell’orario perché non era 
> insolito che il capo della sicurezza passasse per quel corridoio a 
> quell’ora (anche se erano fermi ai cantieri lunari per le 
> riparazioni). Quello che non tornava era il modo chi lo incrociava 
> reagiva deviando il proprio cammino per allontanarsi da lui non appena 
> ne scorgeva il volto.
>
> A Lon non importava quello che pensavano di lui, la sua mente era 
> occupata da altri pensieri. Più importanti, pressanti. Fondamentali. E 
> fra questi non rientrava occuparsi delle preoccupazioni del resto 
> dell’equipaggio. Fu per questo che la sua espressione si fece, se 
> possibile, ancora più scura, quando, svoltato l’angolo, vide il 
> gruppetto radunato davanti all’ingresso dell’ufficio.
>
> /Ucciderò Rodriguez./
>
> Dodici paia di occhi si girarono a guardarlo e la sua mente, che 
> istintivamente aveva valutato l’umore generale delle persone in 
> attesa, fu invasa da una moltitudine di colori tutti venati da strisce 
> di grigio scuro.
>
> /Di sicuro lo ucciderò./
>
> Nel silenzio che seguì, mentre Lon si avvicinava lentamente al proprio 
> ufficio, gli sguardi lo seguirono, impietriti e, nello stesso tempo 
> speranzosi.
>
> “Guardiamarina Mil”
>
> “Signore!” Il boliano uscì dall’ufficio e si fermò accanto a Basta 
> spostando lo sguardo preoccupato dal gruppetto al capo della Sicurezza.
>
> “Immagino ci sia una spiegazione”.
>
> “Certo che c’è”, rispose pronto Mil, “sono qui per lei signore”, e 
> poi, come spesso era accaduto negli ultimi giorni, il boliano, che 
> aveva imparato a gestire l’umore di Basta, si zittì portando le mani 
> dietro la schiena e attese.
>
> “Lo uccido di certo”, sibilò in tono appena udibile il betazoide 
> serrando la mascella. Mil, nel frattempo, aveva assunto l’espressione 
> di chi, con piena fiducia, attende la decisione del proprio superiore. 
> “Porti questo d-padd in infermeria direttamente alla dottoressa 
> Grahan,” ordinò secco Basta porgendogli l’oggetto prima di girarsi 
> verso il gruppetto.
>
> Aveva commesso l’errore di dire a Rodriguez che, dopo diversi 
> tentativi, era riuscito a capire come identificare la presenza 
> dell’alieno ed il capo operazioni aveva diffuso la voce. Ora tutti lo 
> cercavano per ottenere conferme e subito dopo dubitavano delle sue 
> risposte.
>
> Il silenzio si fece più pesante, ma il gruppetto persistette come un 
> battaglione pronto allo scontro, e alla fine fu lui a cedere. Si fece 
> circondare da tutte le tonalità dei colori, ognuna distintamente 
> caratteristica, ognuna unica, speciale. Tutte con qualcosa in comune: 
> una singola debole luce, appena percepibile, ma comunque lì.
>
> “Si, c’è, no, non influenza i vostri pensieri e no, non vi controlla,” 
> disse fissandoli uno ad uno. “Si sono proprio io che parlo e non 
> l’alieno. No, non potete sapere se è vero, dovrete fidarvi delle mie 
> parole e se non lo fate, per i problemi di paranoia c’è il consigliere 
> Caytlin.” Fece per girarsi, ma interruppe il movimento tornando a 
> guardarli: “Si anche lei ha l’alieno e nemmeno in quel caso lui 
> influenza il suo umore. Ora andatevene.”
>
> Cogliendo la minaccia nelle ultime parole, il gruppetto si disperse, 
> tranne un’unica persona che fissò Basta a braccia conserte.
>
> “Si lo ha anche lei, comandante, e no non influenza le sue decisioni.”
>
> Xir arretrò appena le antenne prima di dire: “Ero solo curiosa di 
> sapere che ci facessero tutte queste persone qui fuori.”
>
> Basta ebbe la decenza di arrossire imbarazzato prima sparire nel suo 
> ufficio.
>
> *San Francisco, Quartier Generale della Flotta Stellare, Palestra 
> Ufficiali, 25/04/2397, ore 22:55*
>
> Lon Basta picchiava il sacco cercando di tenere lontani  pensieri che 
> si rifiutavano di obbedirgli. Lo colpiva con ferocia, come se fosse un 
> nemico da abbattere evitando i suoi rimbalzi e andando nuovamente 
> all’attacco. Era solo da un po’ e gli stava bene. In quel periodo 
> tutto gli dava fastidio e non era certo di riuscire a mantenere il 
> controllo se qualcun'altro gli avesse fatto le congratulazioni per la 
> medaglia.
>
> Melanne non aveva risposto al dipadd. Menò un diretto con la mano 
> destra contro il sacco. Non aveva lasciato messaggi per dire che era 
> troppo impegnata per rispondere.
>
> Pugno al fianco sinistro.
>
> Non rispondeva a /nessuno/ dei suoi messaggi.
>
> Calcio frontale, diretto.
>
> Era andata via con Luna.
>
> Raffica di pugni contro il sacco.
>
> /Con Luna./
>
> “Se fosse un sacco vero, a quest’ora chiederebbe pietà.”
>
> /Non reagire, tu hai il controllo, non reagire. /Senza smettere di 
> sferrare colpi Lon rispose: “si, hai l’alieno, no non ti influenza.”
>
> “Se mi influenzasse, avresti qualcuno cui dare la colpa.”
>
> A quelle parole, il betazoide si fermò di colpo girandosi./Non 
> reagire, non reagire! Tu hai il con…./
>
> “No, non l’ho costretta, si è venuta di sua spontanea volontà ed è 
> stato bello.” Ribatté Luna.
>
> Con un suono inarticolato Lon si lanciò verso di lei sollevandola di 
> peso e sbattendola contro il muro, Luna perse il fiato tutto d’un 
> colpo e scivolò a terra. Il betazoide si allontanò di scatto come se 
> si aspettasse una reazione. Che ci fu. Inaspettata. Luna rise.
>
> “Sai come si eccitano le donne klingon?” Gli disse rialzandosi. “Il 
> mio sangue ribolle, Lon,” con un unico gesto la pilota si sfilò la 
> giubba dell’uniforme e la gettò a terra, “e se tu fossi del sesso 
> giusto ora saresti in guai seri.” Concluse lanciandosi verso di lui, 
> il braccio destro piegato indietro per colpirlo al volto. Basta alzò 
> la mano per bloccarle il polso, ma non fece in tempo a fermare il 
> taglio della mano sinistra al fianco. Con un grugnito di dolore si 
> piegò e arretrò aumentando la distanza dalla mezza-klingon.
>
> “Cosa vedo,” sussurrò Luna ridacchiando mentre girava attorno a Basta, 
> “ecco qui un bel po’ di furia incontrollata che se ne stava nascosta 
> dietro la maschera di impassibilità del bel betazoide.”
>
> Lon allungò la mano per afferrarla, ma lei lo schivò e rispose con un 
> pugno ben assestato alla mascella. Il betazoide accusò il colpo e si 
> chinò di scatto in avanti afferrandola per la vita, sollevandola di 
> peso e spingendola nuovamente contro il muro. Li, faccia a faccia si 
> fissarono entrambi furibondi.
>
> “Dimentichi una cosa,” sibilò la pilota, “io non combatto lealmente,” 
> e lo morse sulla spalla. Con un grido Lon la lasciò di scatto e lei si 
> allontanò trionfante.
>
> “Nemmeno io,” risposte il capo della sicurezza spingendo verso di lei 
> il sacco e, quando Luna si spostò per evitarlo era già su di lei, con 
> tutto il peso del corpo e la schiacciava a terra. Con un colpo di reni 
> la mezza-klingon gli strinse entrambe le gambe attorno al fianco e 
> ribaltò le loro posizioni. “Questa è la mia preferita,” annunciò 
> leccandosi il labbro inferiore mentre le braccia di entrambi erano un 
> unico groviglio intricato alla ricerca della supremazia. “Se vuoi ti 
> dico qual è quella preferita di Melanne…”
>
> Di nuovo un ringhio, Lon la staccò a forza da se e la sbatté di 
> fianco. Luna atterrò con una smorfia di dolore.
>
> Nel silenzio della sala ologrammi, per alcuni secondi, si sentirono 
> solo i loro respiri affannati.
>
> “Sai qual è la cosa che mi da più fastidio?” gli disse alla fine la 
> pilota.
>
> Luna era un sole rosso fuoco che bruciava con tale forza da accecarlo.
>
> “Cosa?” Chiese Lon rimproverandosi subito dopo per non essere stato zitto.
>
> “Che sei così vigliacco da non andare da lei.“
>
> Il betazoide serrò la mascella per impedirsi di urlare per la rabbia 
> perché Luna aveva ragione e gli bruciava. Si mise a sedere.
>
> Luna lo guardò.
>
> Lon si alzò in piedi e si diresse verso la porta.
>
> “Vai a prenderla ragazzone!”
>
> Per tutta risposta il betazoide le mostrò il dito.
>
> *USS Hope – Ufficio dell’Ufficiale Medico Capo, 25/04/2397, ore 23:20*
>
> Quando le porte del suo ufficio si aprirono e chiusero, Melanne Grahan 
> non sollevò nemmeno lo sguardo dalla console . Il verde della foresta 
> era venato di scuro pur mantenendosi brillante come al solito. “Lo so, 
> me ne sto andando, finisco solo di controllare questi dati,” disse 
> distrattamente la dottoressa.
>
> Senza dire nulla,Lon si appoggiò alla parete a braccia conserte e 
> attese che lei sollevasse lo sguardo e mettesse a fuoco la sua figura. 
> Il buio aumentò attorno a loro quasi avvolgendolo, ma, essendo un uomo 
> con un obiettivo, il betazoide si fece coraggio e mantenne la posizione.
>
> “Ti ho mandato un dipadd.”
>
> “E hai dovuto lottare per venire fin qui a dirmelo?” Fu il commento 
> sarcastico di risposta. Unico segno che lei avesse notato il suo 
> aspetto malconcio.
>
> “C’erano informazioni utili su come identificare l’alieno.” Insistette 
> Lon.
>
> “Ah!”
>
> Basta ebbe un momento di smarrimento alla reazione, “ah?”
>
> “Credi che non siamo in grado di fare il nostro lavoro?” Il tono dolce 
> della dottoressa era pericoloso come il morso di un serpente.
>
> “No, ma…”
>
> “Ah!”
>
> Lon non conosceva questa Melanne che non si comportava come al solito 
> e gli rispondeva più del solito. Questa Melanne combattiva lo 
> spiazzava. Totalmente. Completamente.
>
> “Volevo solo essere utile…”
>
> “Come lo sei stato con il capitano?”
>
> “Che c’entra il capitano?” Le chiese lui sempre più smarrito.
>
> “Hai voluto salvargli la vita sostituendolo?”
>
> “No!” Esclamò sulla difensiva, “cioè si, ma non in quel senso!”
>
> “Ah!”
>
> Il betazoide era sommerso dalla furia della tempesta che si abbatteva 
> sulla foresta, contro di lui. Contò fino a dieci prima di chiedere con 
> cautela: “C’è qualcosa che non va?”
>
> Fu un grosso errore. A quella domanda la dottoressa di alzò di scatto, 
> aggirò la scrivania e vi si appoggiò imitando la sua posizione, a 
> braccia conserte. “Non lo so Lon, tu cosa pensi che ci sia che non 
> vada? La tua empatia che ti dice?”
>
> /Che è meglio scappare,/ pensò subito Lon, ma non sarebbe fuggito come 
> un codardo e farsi gridare addosso era sempre meglio del silenzio con 
> cui lei lo aveva punito. “Forse avrei dovuto dirtelo,” ammise in tono 
> a mala pena udibile, con difficoltà, “dirti quello che avevo 
> intenzione di fare.”
>
> “Forse?!” Lo scatto di Melanne lo colse totalmente di sorpresa, fece 
> appena in tempo a ripararsi il viso con le mani prima che il d-padd lo 
> colpisse. “Però lo hai detto a Rest,” un altro d-padd partì nella 
> direzione del betazoide, “e a Rodriguez! A Rodriguez!”
>
> “Mi serviva il loro appoggio!” Cercò di difendersi Basta mentre i 
> d-padd, con un’impressionante precisione, che l’avrebbe reso 
> orgoglioso in altre circostanze, continuavano a colpirlo. Quando 
> finalmente la scrivania fu libera, Lon ne approfittò per raggiungerla. 
> “Hai finito?”
>
> “Tu…” Sibilò ancora furibonda la donna puntandogli l’indice contro il 
> petto, più volte, insistentemente, “non sei degno dell’amicizia che ci 
> lega.”
>
> “Lo so,” ammise Basta e fece l’unica cosa possibile in quel momento. 
> La baciò.
>
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> Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano 
> occupati. Bertolt Brecht
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