[Stml17] [09.07 – Graahn – Fratelli]
Massimo Gallo
keranydd a gmail.com
Lun 12 Feb 2018 09:44:33 CET
Oltre al nome hai azzeccato anche un gran bel brano :-)
Concordo col Capitano sull'intrigante mistero misterioso che sta permeando
questa missione. Mi piace davvero la piega che stanno prendendo gli eventi.
Il giorno 10 febbraio 2018 19:46, Maddalena <vampitrill a gmail.com> ha
scritto:
> Ecco qua. Spero vi piaccia. Non è lunghissimo, ultimamente faccio
> veramente fatica a scrivere, non so perchè. Non ho toccato la questione del
> diario per il momento. Onestamente non avevo idee su come inserirlo.
> In compenso, ho azzeccato il mio nome!
>
> .................................
>
> *U.S.S. Hope, Infermeria, 08/11/2396, ore 07:52*
>
>
>
> Un solo tentativo sia per andare che per tornare non sembrava
> eccessivamente promettente. Ma quando mai, dall’inizio della loro missione,
> qualcosa era sembrato promettente?
>
> La risposta sembrò materializzarsi contemporaneamente nelle menti di tutti
> i presenti, come se un’insegna a led lampeggiante fosse comparsa
> improvvisamente nell’aria tra i lettini. Tutti loro la fissarono per
> qualche secondo, poi ognuno prese a muoversi automaticamente verso la
> propria postazione in un meccanismo così ben collaudato e coreografato che
> persino Xyr, in una delle sue giornate buone, ne sarebbe stata orgogliosa.
>
> Anche Rest, preso dal senso di generale devozione alla causa, fece per
> alzarsi, attirandosi le ire della Graahn, che calò su di lui come un falco,
> in volto un cipiglio da Generale Patton delle Aspirine un po’ spaventoso e
> un po’ ridicolo.
>
>
>
> “Di preciso, lei dove pensa di andare?” gli domandò, sbarrandogli
> fisicamente il passo.
>
> “In plancia, Dottoressa.”
>
> “Non credo proprio,”
>
> “Ma Dottoressa, il signor Rest ci sarebbe estremamente…” iniziò Bueller,
> l’unico che non aveva tentato di confondersi con la paratia. Per quanto
> Melanne fosse dolce e poco minacciosa, tutti temono i medici.
>
> La dottoressa si voltò verso di lui. “Capitano, il signor Rest è un mio
> paziente e nello stato attuale non ritengo che sarebbe saggio lasciarlo
> tornare ai suoi doveri.”
>
>
>
> Una lieve sfumatura nel consueto tono cauto e remissivo della Graahn fece
> decidere a Bueller che quella non era una battaglia che valesse la pena di
> provare a vincere, almeno per il momento. Il Capitano gettò a Rest
> un’occhiata di scusa e se ne andò.
>
> Il resto degli ufficiali superiori non confinati in infermeria si affrettò
> a seguirlo. Melanne si voltò nuovamente verso Rest.
>
> “Le concedo al massimo un collegamento via comunicatore. Ora, se ne torni
> a letto.”
>
>
>
> “Non è adorabile quando si arrabbia?” borbottò Ferris, appena fuori dalla
> porta.
>
>
>
> *Pianeta Demone – Paelyrion - Contemporaneamente*
>
>
>
> Accanto alla porta della cella che Tucci aveva deciso di riarredare, Ar
> Akul era immobile e fissava impassibile le file di equazioni che decoravano
> le pareti. Era difficile interpretare la sua espressione, per quanto Xyr ci
> avesse provato durante i loro incontri. Non le era chiaro se il cosiddetto
> Maestro capisse quello che stava leggendo meglio di lei e Luna o se stesse
> solo fingendo. O se la cosa gli importasse in qualche modo.
>
> Le informazioni che aveva faticosamente racimolato su di lui grazie ad un
> attento lavoro di analisi psicologia e al glaciale autoimposto
> autocontrollo che le aveva impedito di saltargli addosso e strappargli gli
> occhi a mani nude, indicavano solo che Ar Akul aveva bisogno di aiuto per
> riparare un marchingegno e che quest’ultimo stava molto a cuore. Non era
> chiaro, tuttavia, né a cosa servisse, né se lui avesse idea della sua
> meccanica o del suo funzionamento.
>
>
>
> Tucci, dal canto suo, sembrava totalmente estraneo alla situazione. Xyr in
> un certo senso lo invidiava. La sua capacità di immergersi completamente
> nei calcoli e nelle sue teorie era probabilmente quello che gli stava
> impedendo di perdere la testa.
>
> L’ufficiale scientifico era al momento impegnato con l’angolo in basso a
> sinistra della parete di fondo della cella. Con un sospiro, incise un
> ultimo carattere poi sedette sul pavimento ad ammirare la sua opera. Il
> coltello giaceva abbandonato accanto a lui, cosa che, a parte a Tucci
> stesso, non era indifferente a nessuno.
>
>
>
> “Finalmente è tutto chiaro, adesso.”
>
> Sembrava davvero soddisfatto di sé e, in qualche modo, in pace con
> l’ambiente circostante e con la situazione attuale.
>
>
>
> “Allora, puoi ripararlo,” disse Ar Akul. Il suo tono era soffice, quasi
> suadente, come quello che aveva usato all’inizio del loro soggiorno con
> Xyr. Per l’occasione era vestito completamente di nero e oro, compresa la
> maschera riccamente decorata che indossava.
>
> Tucci si voltò nella sua direzione.
>
> “No, non credo proprio,” rispose serenamente.
>
>
>
> *U.S.S. Hope, Infermeria, 08/11/2396, ore 08:13*
>
>
>
> Sforzandosi di mantenere un tono il più possibile sereno, Bueller si
> sistemò meglio sulla poltrona di comando e diede l’ordine che tutti stavano
> aspettando. “Va bene, tutti ai propri posti, E tenetevi forte.”
>
>
>
> L’aria in plancia era così densa che si sarebbe potuta tagliare con il
> coltello. Quello che stavano per fare era pericoloso oltre ogni
> ragionevolezza e avevano una sola possibilità per provarci. Se anche ci
> fossero riusciti, avrebbero dovuto ripetere l’intero teatrino al contrario
> senza avere la minima idea di quello che li aspettava dall’altra parte e
> che avrebbe potuto tentare di ostacolarli. Senza nulla togliere al secondo
> timoniere, inoltre, quella era decisamente il tipo di situazione in cui
> sarebbe stato necessario avere a disposizione il miglior pilota a bordo.
> Ovviamente, Luna non era lì e non c’era nessuna garanzia, in effetti, che
> ci sarebbe stata per il rientro. Infine, come se non bastasse, per ottenere
> tutti i pezzi necessari avevano intrapreso una serie di azioni non
> esattamente legali. Per cui se fossero riusciti a sopravvivere, la Lennox
> li avrebbe ammazzati di sicuro.
>
> Cosa mai poteva andare storto?
>
>
>
> “Rotta tracciata, Capitano.”
>
> “Dalla sala macchine cosa dicono?”
>
> “Che se la nave va in pezzi, non sarà colpa loro.”
>
> “Ottimo, mi ricorderò di annotarlo nel mio diario di bordo.”
>
> “Ammesso che ne esista ancora uno,” mormorò Caytlin, al fianco di Bueller.
>
> “Andrà bene,” commentò lui con la migliore aria baldanzosa che riuscì ad
> ostentare. “Timoniere, andiamo.”
>
>
>
> *Pianeta Demone – Paelyrion - Contemporaneamente*
>
>
>
> “Oh, andiamo…” borbottò Luna a bassa voce.
>
>
>
> L’affermazione di Tucci era rimasta sospesa nell’aria per diversi secondi,
> prima che qualcuno si azzardasse a parlare. Lui non sembrava esattamente
> consapevole del genere di reazione che il suo commento aveva suscitato, ma
> tutti gli altri, salvo forse i due giganti a guardia delle celle, lo erano
> anche troppo.
>
> Ar Akul parlò di nuovo, ma questa volta Xyr avvertì una nota minacciosa
> nel suo tono che non le piacque affatto. Sentì Luna muoversi leggermente
> nella sua cella, accompagnata da uno sferragliare di catene e ceppi, e capì
> che doveva averlo avvertito anche lei.
>
>
>
> “Credevo avessi detto che avevi compreso.”
>
> “Infatti è così,” rispose Tucci.
>
> “Dunque, puoi ripararlo.”
>
> “No, non credo,” ribadì lo scienziato. “Non sono un ingegnere. Posso
> comprendere la teoria, posso anche spiegargliela se lo desidera, ma
> aggiustare un marchingegno del genere richiede attrezzatura, tempo e
> abilità specifiche. Io non li ho, tranne forse il tempo. E lei?”
>
> Non si trattava di una domanda retorica. Tucci sembrava genuinamente
> curioso di conoscere la risposta.
>
>
>
> Ar Akul continuò a rimanere assolutamente immobile, poi fece lentamente un
> passo indietro e scomparve nuovamente tra le orme.
>
> Tucci si voltò verso Xyr e Luna, che intravedeva appena attraverso le
> porte aperte delle celle. “Ho detto qualcosa che non va?”
>
>
>
> *U.S.S. Hope, Infermeria, 08/11/2396, ore 08:32*
>
>
>
> “Cosa c’è che non va?”
>
>
>
> Nel momento in cui lo schermo era stato invaso improvvisamente dai gas
> della nebulosa e i sensori avevano confermato il successo della loro
> operazione, le luci avevano preso a lampeggiare e si erano spente per
> alcuni secondi. Uno scossone aveva percorso l’intera nave, arrivando fino
> in plancia. Un paio di consolle avevano spruzzato scintille tutto intorno.
> Le luci di emergenza erano scattate subito dopo.
>
>
>
> “Rapporti danni dai ponti 3, 4 e 7,” riferì Basta dalla sua postazione.
> “Nessun danno grave, nessun ferito.”
>
> “Siamo arrivati?”
>
> “Sì, sembra di sì. Rileviamo di nuovo la nebulosa, ora, e anche il
> pianeta.”
>
> “Dovremmo raggiungerlo in circa un’ora, se non succede altro,” si inserì
> il timoniere.
>
> “Ci sono tracce della nostra navetta?” domandò il consigliere, mentre le
> luci lampeggiavano e si riaccendevano.
>
> Basta scosse appena la testa e sembrò riflettere per qualche istante sulla
> risposta. “I sensori non rilevano nulla. Nessuna nave nelle vicinanze. Ma
> c’è qualcosa.”
>
> “Qualcosa? Qualcosa di che genere?”
>
>
>
> Tutti gli sguardi dei presenti si fissarono sul betazoide. Basta avvertiva
> qualcosa, una presenza oltre a quelle dei presenti a bordo della nave. Era
> una sensazione insolita, non sembrava provenire da un punto in particolare,
> era come diffusa intorno a loro, come se il profondo cremisi pulsante che
> avvertiva venisse dallo spazio stesso, dai gas della nebulosa.
>
>
>
> “Non so spiegarlo,” ammise. “C’è qualcuno qui, nella nebulosa. Diverso da
> chiunque io abbia incontrato prima.”
>
> “E i nostri sensori non lo rilevano?”
>
> “No, sembra di no.”
>
> “Ottimo,” sospirò Bueller.
>
>
>
> *Pianeta Demone – Paelyrion - Contemporaneamente*
>
>
>
> “Davvero ottimo,” ripetè Ar Akul, un sorriso soddisfatto che gli si
> allargava sulle labbra. “Pare che i nostri ospiti siano pieni di risorse.
> Se lo scienziato non può riparare la nostra macchina, qualcuno a bordo
> della sua nave certamente potrà.”
>
> L’ancella che quel giorno assisteva il Maestro sorrise a sua volta,
> osservando lo schermo. La Hope sembrava brillare leggermente sullo sfondo
> cupo della nebulosa, un punto bianco pieno di promesse. Abbassò gli occhi
> sul pannello di controllo lì accanto, verificandone la posizione, e il suo
> sorriso languido scivolò via, rimpiazzato gradualmente da un’espressione di
> intenso terrore. Tenne lo sguardo basso, incapace di sollevarlo ad
> incontrare quello del suo padrone.
>
>
>
> “Che cosa succede?”
>
> La voce del Maestro tagliò l’aria come un’accetta. Chiaramente aveva
> percepito il cambiamento nelle emozioni della donna. “Cosa rilevi?”
>
> Lyn aprì la bocca due volte senza che ne uscisse alcun suono.
>
> “Parla, donna!”
>
> “Loro… loro sono qui, Maestro.”
>
> “Loro?”
>
> “I tuoi fratelli…”
>
>
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