[Stml17] [09.07 – Graahn – Fratelli]

Ilenia De Battisti fulmine791 a gmail.com
Lun 12 Feb 2018 12:55:37 CET


Bello ^_^
Mi è piaciuto molto.. ora però sono curiosa di chi sono i fratelli XD

Il giorno 12 febbraio 2018 09:44, Massimo Gallo <keranydd a gmail.com> ha
scritto:

> Oltre al nome hai azzeccato anche un gran bel brano :-)
> Concordo col Capitano sull'intrigante mistero misterioso che sta permeando
> questa missione. Mi piace davvero la piega che stanno prendendo gli eventi.
>
> Il giorno 10 febbraio 2018 19:46, Maddalena <vampitrill a gmail.com> ha
> scritto:
>
>> Ecco qua. Spero vi piaccia. Non è lunghissimo, ultimamente faccio
>> veramente fatica a scrivere, non so perchè. Non ho toccato la questione del
>> diario per il momento. Onestamente non avevo idee su come inserirlo.
>> In compenso, ho azzeccato il mio nome!
>>
>> .................................
>>
>> *U.S.S. Hope, Infermeria, 08/11/2396, ore 07:52*
>>
>>
>>
>> Un solo tentativo sia per andare che per tornare non sembrava
>> eccessivamente promettente. Ma quando mai, dall’inizio della loro missione,
>> qualcosa era sembrato promettente?
>>
>> La risposta sembrò materializzarsi contemporaneamente nelle menti di
>> tutti i presenti, come se un’insegna a led lampeggiante fosse comparsa
>> improvvisamente nell’aria tra i lettini. Tutti loro la fissarono per
>> qualche secondo, poi ognuno prese a muoversi automaticamente verso la
>> propria postazione in un meccanismo così ben collaudato e coreografato che
>> persino Xyr, in una delle sue giornate buone, ne sarebbe stata orgogliosa.
>>
>> Anche Rest, preso dal senso di generale devozione alla causa, fece per
>> alzarsi, attirandosi le ire della Graahn, che calò su di lui come un falco,
>> in volto un cipiglio da Generale Patton delle Aspirine un po’ spaventoso e
>> un po’ ridicolo.
>>
>>
>>
>> “Di preciso, lei dove pensa di andare?” gli domandò, sbarrandogli
>> fisicamente il passo.
>>
>> “In plancia, Dottoressa.”
>>
>> “Non credo proprio,”
>>
>> “Ma Dottoressa, il signor Rest ci sarebbe estremamente…” iniziò Bueller,
>> l’unico che non aveva tentato di confondersi con la paratia. Per quanto
>> Melanne fosse dolce e poco minacciosa, tutti temono i medici.
>>
>> La dottoressa si voltò verso di lui. “Capitano, il signor Rest è un mio
>> paziente e nello stato attuale non ritengo che sarebbe saggio lasciarlo
>> tornare ai suoi doveri.”
>>
>>
>>
>> Una lieve sfumatura nel consueto tono cauto e remissivo della Graahn fece
>> decidere a Bueller che quella non era una battaglia che valesse la pena di
>> provare a vincere, almeno per il momento. Il Capitano gettò a Rest
>> un’occhiata di scusa e se ne andò.
>>
>> Il resto degli ufficiali superiori non confinati in infermeria si
>> affrettò a seguirlo. Melanne si voltò nuovamente verso Rest.
>>
>> “Le concedo al massimo un collegamento via comunicatore. Ora, se ne torni
>> a letto.”
>>
>>
>>
>> “Non è adorabile quando si arrabbia?” borbottò Ferris, appena fuori dalla
>> porta.
>>
>>
>>
>> *Pianeta Demone – Paelyrion - Contemporaneamente*
>>
>>
>>
>> Accanto alla porta della cella che Tucci aveva deciso di riarredare, Ar
>> Akul era immobile e fissava impassibile le file di equazioni che decoravano
>> le pareti. Era difficile interpretare la sua espressione, per quanto Xyr ci
>> avesse provato durante i loro incontri. Non le era chiaro se il cosiddetto
>> Maestro capisse quello che stava leggendo meglio di lei e Luna o se stesse
>> solo fingendo. O se la cosa gli importasse in qualche modo.
>>
>> Le informazioni che aveva faticosamente racimolato su di lui grazie ad un
>> attento lavoro di analisi psicologia e al glaciale autoimposto
>> autocontrollo che le aveva impedito di saltargli addosso e strappargli gli
>> occhi a mani nude, indicavano solo che Ar Akul aveva bisogno di aiuto per
>> riparare un marchingegno e che quest’ultimo stava molto a cuore. Non era
>> chiaro, tuttavia, né a cosa servisse, né se lui avesse idea della sua
>> meccanica o del suo funzionamento.
>>
>>
>>
>> Tucci, dal canto suo, sembrava totalmente estraneo alla situazione. Xyr
>> in un certo senso lo invidiava. La sua capacità di immergersi completamente
>> nei calcoli e nelle sue teorie era probabilmente quello che gli stava
>> impedendo di perdere la testa.
>>
>> L’ufficiale scientifico era al momento impegnato con l’angolo in basso a
>> sinistra della parete di fondo della cella. Con un sospiro, incise un
>> ultimo carattere poi sedette sul pavimento ad ammirare la sua opera. Il
>> coltello giaceva abbandonato accanto a lui, cosa che, a parte a Tucci
>> stesso, non era indifferente a nessuno.
>>
>>
>>
>> “Finalmente è tutto chiaro, adesso.”
>>
>> Sembrava davvero soddisfatto di sé e, in qualche modo, in pace con
>> l’ambiente circostante e con la situazione attuale.
>>
>>
>>
>> “Allora, puoi ripararlo,” disse Ar Akul. Il suo tono era soffice, quasi
>> suadente, come quello che aveva usato all’inizio del loro soggiorno con
>> Xyr. Per l’occasione era vestito completamente di nero e oro, compresa la
>> maschera riccamente decorata che indossava.
>>
>> Tucci si voltò nella sua direzione.
>>
>> “No, non credo proprio,” rispose serenamente.
>>
>>
>>
>> *U.S.S. Hope, Infermeria, 08/11/2396, ore 08:13*
>>
>>
>>
>> Sforzandosi di mantenere un tono il più possibile sereno, Bueller si
>> sistemò meglio sulla poltrona di comando e diede l’ordine che tutti stavano
>> aspettando. “Va bene, tutti ai propri posti, E tenetevi forte.”
>>
>>
>>
>> L’aria in plancia era così densa che si sarebbe potuta tagliare con il
>> coltello. Quello che stavano per fare era pericoloso oltre ogni
>> ragionevolezza e avevano una sola possibilità per provarci. Se anche ci
>> fossero riusciti, avrebbero dovuto ripetere l’intero teatrino al contrario
>> senza avere la minima idea di quello che li aspettava dall’altra parte e
>> che avrebbe potuto tentare di ostacolarli. Senza nulla togliere al secondo
>> timoniere, inoltre, quella era decisamente il tipo di situazione in cui
>> sarebbe stato necessario avere a disposizione il miglior pilota a bordo.
>> Ovviamente, Luna non era lì e non c’era nessuna garanzia, in effetti, che
>> ci sarebbe stata per il rientro. Infine, come se non bastasse, per ottenere
>> tutti i pezzi necessari avevano intrapreso una serie di azioni non
>> esattamente legali. Per cui se fossero riusciti a sopravvivere, la Lennox
>> li avrebbe ammazzati di sicuro.
>>
>> Cosa mai poteva andare storto?
>>
>>
>>
>> “Rotta tracciata, Capitano.”
>>
>> “Dalla sala macchine cosa dicono?”
>>
>> “Che se la nave va in pezzi, non sarà colpa loro.”
>>
>> “Ottimo, mi ricorderò di annotarlo nel mio diario di bordo.”
>>
>> “Ammesso che ne esista ancora uno,” mormorò Caytlin, al fianco di Bueller.
>>
>> “Andrà bene,” commentò lui con la migliore aria baldanzosa che riuscì ad
>> ostentare. “Timoniere, andiamo.”
>>
>>
>>
>> *Pianeta Demone – Paelyrion - Contemporaneamente*
>>
>>
>>
>> “Oh, andiamo…” borbottò Luna a bassa voce.
>>
>>
>>
>> L’affermazione di Tucci era rimasta sospesa nell’aria per diversi
>> secondi, prima che qualcuno si azzardasse a parlare. Lui non sembrava
>> esattamente consapevole del genere di reazione che il suo commento aveva
>> suscitato, ma tutti gli altri, salvo forse i due giganti a guardia delle
>> celle, lo erano anche troppo.
>>
>> Ar Akul parlò di nuovo, ma questa volta Xyr avvertì una nota minacciosa
>> nel suo tono che non le piacque affatto. Sentì Luna muoversi leggermente
>> nella sua cella, accompagnata da uno sferragliare di catene e ceppi, e capì
>> che doveva averlo avvertito anche lei.
>>
>>
>>
>> “Credevo avessi detto che avevi compreso.”
>>
>> “Infatti è così,” rispose Tucci.
>>
>> “Dunque, puoi ripararlo.”
>>
>> “No, non credo,” ribadì lo scienziato. “Non sono un ingegnere. Posso
>> comprendere la teoria, posso anche spiegargliela se lo desidera, ma
>> aggiustare un marchingegno del genere richiede attrezzatura, tempo e
>> abilità specifiche. Io non li ho, tranne forse il tempo. E lei?”
>>
>> Non si trattava di una domanda retorica. Tucci sembrava genuinamente
>> curioso di conoscere la risposta.
>>
>>
>>
>> Ar Akul continuò a rimanere assolutamente immobile, poi fece lentamente
>> un passo indietro e scomparve nuovamente tra le orme.
>>
>> Tucci si voltò verso Xyr e Luna, che intravedeva appena attraverso le
>> porte aperte delle celle. “Ho detto qualcosa che non va?”
>>
>>
>>
>> *U.S.S. Hope, Infermeria, 08/11/2396, ore 08:32*
>>
>>
>>
>> “Cosa c’è che non va?”
>>
>>
>>
>> Nel momento in cui lo schermo era stato invaso improvvisamente dai gas
>> della nebulosa e i sensori avevano confermato il successo della loro
>> operazione, le luci avevano preso a lampeggiare e si erano spente per
>> alcuni secondi. Uno scossone aveva percorso l’intera nave, arrivando fino
>> in plancia. Un paio di consolle avevano spruzzato scintille tutto intorno.
>> Le luci di emergenza erano scattate subito dopo.
>>
>>
>>
>> “Rapporti danni dai ponti 3, 4 e 7,” riferì Basta dalla sua postazione.
>> “Nessun danno grave, nessun ferito.”
>>
>> “Siamo arrivati?”
>>
>> “Sì, sembra di sì. Rileviamo di nuovo la nebulosa, ora, e anche il
>> pianeta.”
>>
>> “Dovremmo raggiungerlo in circa un’ora, se non succede altro,” si inserì
>> il timoniere.
>>
>> “Ci sono tracce della nostra navetta?” domandò il consigliere, mentre le
>> luci lampeggiavano e si riaccendevano.
>>
>> Basta scosse appena la testa e sembrò riflettere per qualche istante
>> sulla risposta. “I sensori non rilevano nulla. Nessuna nave nelle
>> vicinanze. Ma c’è qualcosa.”
>>
>> “Qualcosa? Qualcosa di che genere?”
>>
>>
>>
>> Tutti gli sguardi dei presenti si fissarono sul betazoide. Basta
>> avvertiva qualcosa, una presenza oltre a quelle dei presenti a bordo della
>> nave. Era una sensazione insolita, non sembrava provenire da un punto in
>> particolare, era come diffusa intorno a loro, come se il profondo cremisi
>> pulsante che avvertiva venisse dallo spazio stesso, dai gas della nebulosa.
>>
>>
>>
>> “Non so spiegarlo,” ammise. “C’è qualcuno qui, nella nebulosa. Diverso da
>> chiunque io abbia incontrato prima.”
>>
>> “E i nostri sensori non lo rilevano?”
>>
>> “No, sembra di no.”
>>
>> “Ottimo,” sospirò Bueller.
>>
>>
>>
>> *Pianeta Demone – Paelyrion - Contemporaneamente*
>>
>>
>>
>> “Davvero ottimo,” ripetè Ar Akul, un sorriso soddisfatto che gli si
>> allargava sulle labbra. “Pare che i nostri ospiti siano pieni di risorse.
>> Se lo scienziato non può riparare la nostra macchina, qualcuno a bordo
>> della sua nave certamente potrà.”
>>
>> L’ancella che quel giorno assisteva il Maestro sorrise a sua volta,
>> osservando lo schermo. La Hope sembrava brillare leggermente sullo sfondo
>> cupo della nebulosa, un punto bianco pieno di promesse. Abbassò gli occhi
>> sul pannello di controllo lì accanto, verificandone la posizione, e il suo
>> sorriso languido scivolò via, rimpiazzato gradualmente da un’espressione di
>> intenso terrore. Tenne lo sguardo basso, incapace di sollevarlo ad
>> incontrare quello del suo padrone.
>>
>>
>>
>> “Che cosa succede?”
>>
>> La voce del Maestro tagliò l’aria come un’accetta. Chiaramente aveva
>> percepito il cambiamento nelle emozioni della donna. “Cosa rilevi?”
>>
>> Lyn aprì la bocca due volte senza che ne uscisse alcun suono.
>>
>> “Parla, donna!”
>>
>> “Loro… loro sono qui, Maestro.”
>>
>> “Loro?”
>>
>> “I tuoi fratelli…”
>>
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