[Stml17] R: [Basta - 09-05] Onde d'urto

Vanessa Marchetti hazyel91 a gmail.com
Mar 30 Gen 2018 19:28:39 CET


Molto interessante, ma qua e là credo ci siano dei refusi di scrittura XD



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Guardiamarina Caytlin
Consigliere
USS Hope NCC-25122
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Da: Silvia Brunati
Inviato: martedì 30 gennaio 2018 18:14
A: USS Hope
Oggetto: [Stml17] [Basta - 09-05] Onde d'urto

Finito! 
Mi sono molto dibattuta su come portare avanti la storia e alla fine non sono avanzata molto, ma ho lavorato sui personaggi.

Spero vi piaccia e perdonate eventuali 'orrori' grammaticali

Silvia Br.
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Pianeta Demone – Paelyrion - 06/11/2396, Ore 23:15
Luna sedeva con la schiena appoggiata alla parete della sua prigione, quando il Maestro fece la sua comparsa nella cella dove si trovavano Tucci e Xyr. Non fece una mossa, né un fiato all’esclamazione oltraggiata del comandante e al seguente rumore di lotta, per lo più da parte dell’andoriana se le sue orecchie le suggerivano bene. Agitarsi non sarebbe servito a nulla, quello che contava era risparmiare le energie per usarle al momento giusto.
Il suo amico era stato coraggioso a scrivere quel diario, soprattutto considerando che il Maestro aveva occhi ed orecchie ovunque. Luna non credeva nell’onnipotenza del loro catturatore, soprattutto perché il suo amico non avrebbe scritto il diario altrimenti, quel piccolo oggetto che ora era nascosto dietro la sua schiena.
Quando finalmente scese il silenzio nella prigione non si mosse ancora per qualche minuto. Il Maestro sarebbe stato impegnato con Tucci e Xyr, difficile che avesse un occhio di riguardo anche nei suoi confronti dato che aveva fatto di tutto per farsi vedere sconfitta. Un klingon sconfitto è un klingon miserabile, ma lei non si era ancora arresa. Sorrise e tirò fuori il diario e lo aprì.
Lei non conosceva il vulcaniano, soprattutto quello molto antico, ma non le serviva capire cosa fosse scritto perché sapeva leggere lo schema di una traiettoria, il tracciato di un’orbita e le schematiche di volo e se Xyr e Tucci avessero resistito ancora un po’, avrebbe avuto la conoscenza che le serviva per portare tutt’e tre fuori da lì.
 
 
Base Spaziale “Falco Nero”, 08/11/2396 ore 03:25
La parete tremò e per un istante Rodriguez temette che avrebbe ceduto, ma sorprendentemente tenne. Dall’altro lato qualcosa che cadde a terra rompendosi in mille pezzi, ma nessuno comparve sulla soglia a chiedere ragioni. Fingendo indifferenza per quello che stava avvenendo sotto i suoi occhi, Rodriguez si pulì il viso dagli schizzi di saliva di Szantrov e passò lentamente le dita sui pantaloni per pulirli.
“Richiama il tuo mastino!”
“Come? Non ho capito, potresti ripetere?” Chiese gentilmente alzando lo sguardo verso il contrabbandiere che emise un suono gorgogliante quando Basta, che lo stava schiacciando contro la paratia, aumentò la presa sulla sua gola.
“Ho detto,” ripeté gracchiando l’altro, “che non c’è alcun motivo per arrabbiarsi, la tua merce è pronta…stavo solo,” lanciò uno sguardo terrorizzato al betazoide, “stavo solo dicendo che avevamo un accordo e che dovevi venire da solo, ma non si è mai abbastanza prudenti e hai fatto benissimo, davvero, a venire accompagnato”.
“Hai sentito il nostro amico?” con un sorriso soddisfatto Rodriguez appoggiò le braccia sullo schienale della sedia, “è contento che io non sia venuto da solo”.
“Si si, davvero,” se una gallina fosse stata in grado di parlare avrebbe sicuramente avuto la voce del contrabbandiere, Rodriguez non avrebbe voluto essere al suo posto. Basta era molto convincente nel suo ruolo di guardia del corpo, non si sarebbe detto che fosse tutta una finta. Se… era tutta una finta.
“Lascialo, chiudiamo l’affare e andiamocene da questo buco”, si affrettò a dire. Basta obbedì ma l’arma che fino a pochi istanti prima era appoggiata al viso del contrabbandiere, rimase in bella vista mentre questi cadeva pesantemente sul divanetto del separé.
“Ti assicuro che non volevo fregarti amico,” si affrettò a dire Szantrov massaggiandosi la gola, “è che non ti conosco e non sapevo se potevo fidarmi di te, è stato solo un test,” una risatina nervosa accompagnò le sue parole. 
“Un test,” ripeté pensoso Rodriguez, “è sempre una buona cosa essere prudenti,” annuì dopo qualche secondo come se fosse d’accordo, “di sicuro io lo sono, non è vero?” Chiese a Basta “E mi assicuro sempre che le persone che contatto siano affidabili, il problema non sono io, ma tu!” Indicò il betazoide esasperato. “Ti avevo detto che ci si poteva fidare di Szantrov, che non avrebbe tirato sul prezzo, non troppo almeno, e che ci avrebbe consegnato quello che abbiamo ordinato senza troppe storie!” Si rivolse di scatto al contrabbandiere, “è vero che ora che è tutto chiarito concluderemo l’affare e ci darai quello che abbiamo richiesto?”
Seguì un lunghissimo secondo di esitazione poi Szantrov annuì: “ma certo, certo. Ovviamente”.
Rodriguez guardò Basta che annuì. 
“Ottimo!” Esclamò il capo operazioni della Hope con un sorriso allegro, “sono contento che ‘ora’ tu non voglia fregarmi e che possiamo concludere quest’affare! Questa è la cifra che avevi chiesto, tolto il disturbo per l’incomprensione appena avvenuta, direi che puoi ritenerti soddisfatto no?” Spinse verso Szantrov un chip che l’altro si affrettò a controllare.
“Er…” iniziò a dire questi, ma un leggero movimento alle sue spalle di Basta lo spinse a chiudere di scatto la bocca.
“Abbiamo un accordo allora?”
Basta e Rodriguez si affrettavano lungo il corridoio che li avrebbe portati alla loro navetta. Nonostante si sforzasse di avere l’aspetto di non ha alcuna preoccupazione al mondo, il capo operazioni era sempre più nervoso.
“Quanto tempo abbiamo prima che riescano ad uscire dal bar?”
“Cinque, sei minuti al massimo” Risposte Basta freddamente. Teneva la mano sul phaser e si muoveva come se da sempre avesse frequentato posti come quella stazione.
“Quanto siamo distanti dalla navetta?” Chiese ancora Paulo.
“Stesso tempo.”
“E se affrettiamo il passo?”
Si guardarono.
“Affrettiamo,” disse Rodriguez mettendosi a correre, “affrettiamo”.
 
 
 
U.S.S. Hope, Infermeria, 08/11/23 ore 05:00
“Che ci fa qui tenente?”
Basta, sollevò lo sguardo dal padd che stava leggendo per guardare il vulcaniano. “Mi rilasso,” un sorrisetto quasi di scherno comparve all’improvviso sul suo volto, “la sua mente è piacevolmente silenziosa signor Rest, come un’oasi di pace”.
“Un’oasi di pace…” Ripeté lentamente il vulcaniano, “non ero mai stato paragonato ad un’area di vegetazione metaforica, prima d’ora”.
“C’è una prima volta per tutto”.
Si fissarono per qualche istante, poi Basta tornò a leggere il padd e Rest a fissare il soffitto dell’infermeria.
 
 
 
U.S.S. Hope, Sala Macchine, 08/11/2396 ore 05:30
James Doohan II litigava con i pezzi che doveva montare cercando di ignorare l’irritazione.
=^= Bueller a Doohan, a che punto siamo? =^=
Il capo ingegnere inspirò a fondo contando fino a dieci prima di rispondere. 
“Il tempo non diminuisce se continua a chiamarmi capitano, né si contrae, né per miracolo i pezzi che devo assemblare si montano più facilmente”. Quella cosa del contare fino a dieci non funzionava per niente.
=^= Volevo solo...=^=
“La chiamo io quando sono pronto”. Troncò la comunicazione James digrignando i denti. 
Dall’altro capo della consolle il guardiamarina Alina Thompson lo fissava ad occhi sgranati, James fu tentato di scusarsi per il suo comportamento, ma in quel momento proprio non gli andava di sentirsi in colpa, per cui chinò la testa sulle modifiche che stava apportando e si rimise al lavoro.
 
 
 
U.S.S. Hope, Ufficio Medico Capo,  08/11/2396 ore 07:16
“E da quando sono così?”
“Un’ora circa”, in piedi nel suo ufficio me accanto al consigliere Caytlin, Melanne Graahn fissava un po’ sorpresa Basta e Rest. 
“E non hanno avuto discussioni?”
“Dipende da cosa intenti per discussione. All’inizio sono stati in silenzio per un bel po’, poi, tutt’ad un tratto, parlavano animatamente. Parlare animatamente è una discussione?” chiese la dottoressa alla risiana girandosi a guardarla.
“Dipende dal concetto di discussione che si ha quando si ha a che fare con dei vulcaniani,” rispose Caytlin continuando a fissare la scena. “Però non sembra che l’espressione di Basta sia sufficientemente contrariata, il suo viso è come al solito scuro, ma non sembra abbia intenzione di saltare addosso a Rest. Sai di cosa stanno parlando?”
“Ad un certo punto Rest mi ha informata di essere perfettamente in grado di lavorare,” alla risiana non sfuggì il tono ironico della Graahn, “e ha chiesto di avere il suo d-padd.”
Caytlin restò per un po’ in silenzio, poi strinse le spalle, “c’è un solo modo di scoprire di cosa stanno parlando,” disse rivolgendole un sorriso luminoso.  La dottoressa si affrettò a seguirla fuori dall’ufficio.
“Ma la scomparsa di una nave da queste parti sarebbe dovuto risultare nei nostri registri di missione!” Stava dicendo Basta scuotendo la testa, “non c’è nulla negli archivi della flotta stellare”.
“Come dovrebbe sapere dalle lezioni di Storia della Federazione, nel 2152 prima della Crisi di Babel, non c’era una flotta stellare, signor Basta,” ribatté Rest mostrando al betazoide, che fece una smorfia seccata alla precisazione, il d-padd, “non c’era un archivio unico e non esisteva ancora la flotta stellare. La K’val-phavath era una nave scientifica il cui compito era quello di studiare la nebulosa, quando scomparve furono avviate ricerche, ma non ne fu trovata traccia.”
“Proprio come la navetta su cui erano il Xyr, Tucci e Luna”, commentò Basta leggendo. Nessuno dei due sembrava essersi accorto dell’arrivo della dottoressa e del consigliere. 
“Quindi c’è un precedente?” Intervenne Caytlin guadagnandosi l’attenzione di entrambi.
“Si,” rispose il betazoide massaggiandosi la testa, “la nave K’val-phavath che non è mai stata recuperata però.” Lanciò un’occhiata a Melanne prima di tornare su Rest.
Entrambi sfiorarono il comunicatore.
 
 
 
U.S.S. Hope, Plancia,  08/11/2396 contemporaneamente
=^= Basta a capitano Bueller.=^=
=^= Rest a capitano Bueller.=^=
Nel silenzio teso della plancia Bueller, seduto sulla sua poltrona, rimase perfettamente immobile. Seguì qualche secondo di silenzio, poi di nuovo.
=^= Basta a capitano Bueller, il signor Rest ha qualcosa da dirle.=^=
“Qui Bueller, il signor Rest non era in infermeria?”
=^= Si signore,=^= intervenne il vulcaniano.
Bueller fissò lo sguardo nel vuoto dello spazio che lo schermo della plancia mostrava. “La raggiungo”. Decise alla fine.
 
 
 
U.S.S. Hope, Infermeria,  08/11/2396, ore 07:30
Era iniziato con il capitano che arrivava a passo rapido per essere informato ed ora era divenuta una vera e propria riunione. Melanne aveva avuto la prontezza di spirito di allontanare il personale non autorizzato e aveva suggerito più di una volta che fosse il caso di spostarsi in sala tattica. Ma se si fossero spostati lei avrebbe dovuto dimettere Rest, aveva osservato con un soave sorriso Bueller. Nemmeno per idea, almeno non ancora, aveva ribattuto lei. Così erano rimasti tutti lì, a passarsi d-padd a fare ipotesi, a cercare informazioni su archivi antichi (di quello si stava occupando qualcun altro).
=^= Doohan a Bueller =^=
Il capitano si affrettò a rispondere.
“Ci siamo?”
=^= Si, però capitano…=^= ci fu un esitazione che pesò nel silenzio dell’infermeria. =^= abbiamo un solo tentativo e basta a per andare che per tornare.=^=
 
 

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Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati. Bertolt Brecht
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