[Stml17] [Basta - 09-05] Onde d'urto
Silvia Brunati
sbrunati a gmail.com
Mar 30 Gen 2018 18:14:01 CET
Finito!
Mi sono molto dibattuta su come portare avanti la storia e alla fine non
sono avanzata molto, ma ho lavorato sui personaggi.
Spero vi piaccia e perdonate eventuali 'orrori' grammaticali
Silvia Br.
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*Pianeta Demone – Paelyrion - 06/11/2396, Ore 23:15*
Luna sedeva con la schiena appoggiata alla parete della sua prigione,
quando il Maestro fece la sua comparsa nella cella dove si trovavano Tucci
e Xyr. Non fece una mossa, né un fiato all’esclamazione oltraggiata del
comandante e al seguente rumore di lotta, per lo più da parte
dell’andoriana se le sue orecchie le suggerivano bene. Agitarsi non sarebbe
servito a nulla, quello che contava era risparmiare le energie per usarle
al momento giusto.
Il suo amico era stato coraggioso a scrivere quel diario, soprattutto
considerando che il Maestro aveva occhi ed orecchie ovunque. Luna non
credeva nell’onnipotenza del loro catturatore, soprattutto perché il suo
amico non avrebbe scritto il diario altrimenti, quel piccolo oggetto che
ora era nascosto dietro la sua schiena.
Quando finalmente scese il silenzio nella prigione non si mosse ancora per
qualche minuto. Il Maestro sarebbe stato impegnato con Tucci e Xyr,
difficile che avesse un occhio di riguardo anche nei suoi confronti dato
che aveva fatto di tutto per farsi vedere sconfitta. Un klingon sconfitto è
un klingon miserabile, ma lei non si era ancora arresa. Sorrise e tirò
fuori il diario e lo aprì.
Lei non conosceva il vulcaniano, soprattutto quello molto antico, ma non le
serviva capire cosa fosse scritto perché sapeva leggere lo schema di una
traiettoria, il tracciato di un’orbita e le schematiche di volo e se Xyr e
Tucci avessero resistito ancora un po’, avrebbe avuto la conoscenza che le
serviva per portare tutt’e tre fuori da lì.
*Base Spaziale “Falco Nero”, 08/11/2396 ore 03:25*
La parete tremò e per un istante Rodriguez temette che avrebbe ceduto, ma
sorprendentemente tenne. Dall’altro lato qualcosa che cadde a terra
rompendosi in mille pezzi, ma nessuno comparve sulla soglia a chiedere
ragioni. Fingendo indifferenza per quello che stava avvenendo sotto i suoi
occhi, Rodriguez si pulì il viso dagli schizzi di saliva di Szantrov e
passò lentamente le dita sui pantaloni per pulirli.
“Richiama il tuo mastino!”
“Come? Non ho capito, potresti ripetere?” Chiese gentilmente alzando lo
sguardo verso il contrabbandiere che emise un suono gorgogliante quando
Basta, che lo stava schiacciando contro la paratia, aumentò la presa sulla
sua gola.
“Ho detto,” ripeté gracchiando l’altro, “che non c’è alcun motivo per
arrabbiarsi, la tua merce è pronta…stavo solo,” lanciò uno sguardo
terrorizzato al betazoide, “stavo solo dicendo che avevamo un accordo e che
dovevi venire da solo, ma non si è mai abbastanza prudenti e hai fatto
benissimo, davvero, a venire accompagnato”.
“Hai sentito il nostro amico?” con un sorriso soddisfatto Rodriguez
appoggiò le braccia sullo schienale della sedia, “è contento che io non sia
venuto da solo”.
“Si si, davvero,” se una gallina fosse stata in grado di parlare avrebbe
sicuramente avuto la voce del contrabbandiere, Rodriguez non avrebbe voluto
essere al suo posto. Basta era molto convincente nel suo ruolo di guardia
del corpo, non si sarebbe detto che fosse tutta una finta. Se… era tutta
una finta.
“Lascialo, chiudiamo l’affare e andiamocene da questo buco”, si affrettò a
dire. Basta obbedì ma l’arma che fino a pochi istanti prima era appoggiata
al viso del contrabbandiere, rimase in bella vista mentre questi cadeva
pesantemente sul divanetto del separé.
“Ti assicuro che non volevo fregarti amico,” si affrettò a dire Szantrov
massaggiandosi la gola, “è che non ti conosco e non sapevo se potevo
fidarmi di te, è stato solo un test,” una risatina nervosa accompagnò le
sue parole.
“Un test,” ripeté pensoso Rodriguez, “è sempre una buona cosa essere
prudenti,” annuì dopo qualche secondo come se fosse d’accordo, “di sicuro
io lo sono, non è vero?” Chiese a Basta “E mi assicuro sempre che le
persone che contatto siano affidabili, il problema non sono io, ma tu!”
Indicò il betazoide esasperato. “Ti avevo detto che ci si poteva fidare di
Szantrov, che non avrebbe tirato sul prezzo, non troppo almeno, e che ci
avrebbe consegnato quello che abbiamo ordinato senza troppe storie!” Si
rivolse di scatto al contrabbandiere, “è vero che ora che è tutto chiarito
concluderemo l’affare e ci darai quello che abbiamo richiesto?”
Seguì un lunghissimo secondo di esitazione poi Szantrov annuì: “ma certo,
certo. Ovviamente”.
Rodriguez guardò Basta che annuì.
“Ottimo!” Esclamò il capo operazioni della Hope con un sorriso allegro,
“sono contento che ‘ora’ tu non voglia fregarmi e che possiamo concludere
quest’affare! Questa è la cifra che avevi chiesto, tolto il disturbo per
l’incomprensione appena avvenuta, direi che puoi ritenerti soddisfatto no?”
Spinse verso Szantrov un chip che l’altro si affrettò a controllare.
“Er…” iniziò a dire questi, ma un leggero movimento alle sue spalle di
Basta lo spinse a chiudere di scatto la bocca.
“Abbiamo un accordo allora?”
Basta e Rodriguez si affrettavano lungo il corridoio che li avrebbe portati
alla loro navetta. Nonostante si sforzasse di avere l’aspetto di non ha
alcuna preoccupazione al mondo, il capo operazioni era sempre più nervoso.
“Quanto tempo abbiamo prima che riescano ad uscire dal bar?”
“Cinque, sei minuti al massimo” Risposte Basta freddamente. Teneva la mano
sul phaser e si muoveva come se da sempre avesse frequentato posti come
quella stazione.
“Quanto siamo distanti dalla navetta?” Chiese ancora Paulo.
“Stesso tempo.”
“E se affrettiamo il passo?”
Si guardarono.
“Affrettiamo,” disse Rodriguez mettendosi a correre, “affrettiamo”.
*U.S.S. Hope, Infermeria, 08/11/23 ore 05:00*
“Che ci fa qui tenente?”
Basta, sollevò lo sguardo dal padd che stava leggendo per guardare il
vulcaniano. “Mi rilasso,” un sorrisetto quasi di scherno comparve
all’improvviso sul suo volto, “la sua mente è piacevolmente silenziosa
signor Rest, come un’oasi di pace”.
“Un’oasi di pace…” Ripeté lentamente il vulcaniano, “non ero mai stato
paragonato ad un’area di vegetazione metaforica, prima d’ora”.
“C’è una prima volta per tutto”.
Si fissarono per qualche istante, poi Basta tornò a leggere il padd e Rest
a fissare il soffitto dell’infermeria.
*U.S.S. Hope, Sala Macchine, 08/11/2396 ore 05:30*
James Doohan II litigava con i pezzi che doveva montare cercando di
ignorare l’irritazione.
=^= Bueller a Doohan, a che punto siamo? =^=
Il capo ingegnere inspirò a fondo contando fino a dieci prima di
rispondere.
“Il tempo non diminuisce se continua a chiamarmi capitano, né si contrae,
né per miracolo i pezzi che devo assemblare si montano più facilmente”.
Quella cosa del contare fino a dieci non funzionava per niente.
=^= Volevo solo...=^=
“La chiamo io quando sono pronto”. Troncò la comunicazione James
digrignando i denti.
Dall’altro capo della consolle il guardiamarina Alina Thompson lo fissava
ad occhi sgranati, James fu tentato di scusarsi per il suo comportamento,
ma in quel momento proprio non gli andava di sentirsi in colpa, per cui
chinò la testa sulle modifiche che stava apportando e si rimise al lavoro.
*U.S.S. Hope, Ufficio Medico Capo, 08/11/2396 ore 07:16*
“E da quando sono così?”
“Un’ora circa”, in piedi nel suo ufficio me accanto al consigliere Caytlin,
Melanne Graahn fissava un po’ sorpresa Basta e Rest.
“E non hanno avuto discussioni?”
“Dipende da cosa intenti per discussione. All’inizio sono stati in silenzio
per un bel po’, poi, tutt’ad un tratto, parlavano animatamente. Parlare
animatamente è una discussione?” chiese la dottoressa alla risiana
girandosi a guardarla.
“Dipende dal concetto di discussione che si ha quando si ha a che fare con
dei vulcaniani,” rispose Caytlin continuando a fissare la scena. “Però non
sembra che l’espressione di Basta sia sufficientemente contrariata, il suo
viso è come al solito scuro, ma non sembra abbia intenzione di saltare
addosso a Rest. Sai di cosa stanno parlando?”
“Ad un certo punto Rest mi ha informata di essere perfettamente in grado di
lavorare,” alla risiana non sfuggì il tono ironico della Graahn, “e ha
chiesto di avere il suo d-padd.”
Caytlin restò per un po’ in silenzio, poi strinse le spalle, “c’è un solo
modo di scoprire di cosa stanno parlando,” disse rivolgendole un sorriso
luminoso. La dottoressa si affrettò a seguirla fuori dall’ufficio.
“Ma la scomparsa di una nave da queste parti sarebbe dovuto risultare nei
nostri registri di missione!” Stava dicendo Basta scuotendo la testa, “non
c’è nulla negli archivi della flotta stellare”.
“Come dovrebbe sapere dalle lezioni di Storia della Federazione, nel 2152
prima della Crisi di Babel, non c’era una flotta stellare, signor Basta,”
ribatté Rest mostrando al betazoide, che fece una smorfia seccata alla
precisazione, il d-padd, “non c’era un archivio unico e non esisteva ancora
la flotta stellare. La K’val-phavath era una nave scientifica il cui
compito era quello di studiare la nebulosa, quando scomparve furono avviate
ricerche, ma non ne fu trovata traccia.”
“Proprio come la navetta su cui erano il Xyr, Tucci e Luna”, commentò Basta
leggendo. Nessuno dei due sembrava essersi accorto dell’arrivo della
dottoressa e del consigliere.
“Quindi c’è un precedente?” Intervenne Caytlin guadagnandosi l’attenzione
di entrambi.
“Si,” rispose il betazoide massaggiandosi la testa, “la nave K’val-phavath
che non è mai stata recuperata però.” Lanciò un’occhiata a Melanne prima di
tornare su Rest.
Entrambi sfiorarono il comunicatore.
*U.S.S. Hope, Plancia, 08/11/2396 contemporaneamente*
=^= Basta a capitano Bueller.=^=
=^= Rest a capitano Bueller.=^=
Nel silenzio teso della plancia Bueller, seduto sulla sua poltrona, rimase
perfettamente immobile. Seguì qualche secondo di silenzio, poi di nuovo.
=^= Basta a capitano Bueller, il signor Rest ha qualcosa da dirle.=^=
“Qui Bueller, il signor Rest non era in infermeria?”
=^= Si signore,=^= intervenne il vulcaniano.
Bueller fissò lo sguardo nel vuoto dello spazio che lo schermo della
plancia mostrava. “La raggiungo”. Decise alla fine.
*U.S.S. Hope, Infermeria, 08/11/2396, ore 07:30*
Era iniziato con il capitano che arrivava a passo rapido per essere
informato ed ora era divenuta una vera e propria riunione. Melanne aveva
avuto la prontezza di spirito di allontanare il personale non autorizzato e
aveva suggerito più di una volta che fosse il caso di spostarsi in sala
tattica. Ma se si fossero spostati lei avrebbe dovuto dimettere Rest, aveva
osservato con un soave sorriso Bueller. Nemmeno per idea, almeno non
ancora, aveva ribattuto lei. Così erano rimasti tutti lì, a passarsi d-padd
a fare ipotesi, a cercare informazioni su archivi antichi (di quello si
stava occupando qualcun altro).
=^= Doohan a Bueller =^=
Il capitano si affrettò a rispondere.
“Ci siamo?”
=^= Si, però capitano…=^= ci fu un esitazione che pesò nel silenzio
dell’infermeria. =^= abbiamo un solo tentativo e basta a per andare che per
tornare.=^=
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Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano
occupati. Bertolt Brecht
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