[Stml17] [Lon Basta - 11-01] Pesi e Misure
Silvia Bianchini
ltcomm.sibi a gmail.com
Lun 18 Giu 2018 16:03:22 CEST
Bellissimo!!!
Le interazioni tra i personaggi sono spettacolari e il mistero del fronte
di liberazione è interessante...
Ottimo spunto 😉
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Tenente JG Catalunya 'Luna' Jones della Casata di 'Klaa
Flight Control Office (CONN)
USS Hope - NCC-25122-A
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"Se hai tutto sotto controllo vuol dire che non stai andando abbastanza
veloce"
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Private comunicator: ltcomm.sibi a gmail.com
Il lun 18 giu 2018, 15:47 Franco Carretti <ferris.bueller a mail.com> ha
scritto:
> Brano ottimo, bella interazione fra i personaggi e si vede chiaramente
> quanto sia aumentato il legame fra loro.
> Bella soprattutta la dottoressa che sembra aprirsi un po' con qualcuno che
> non sia Basta.
>
> Per quanto riguarda la missione direi che non sappiamo assolutamente
> niente :D
>
>
> *Sent:* Monday, June 18, 2018 at 3:36 PM
> *From:* "Silvia Brunati" <sbrunati a gmail.com>
> *To:* "USS Hope" <stml17 a gioco.net>
> *Subject:* [Stml17] [Lon Basta - 11-01] Pesi e Misure
> Ciao,
> seguendo la scia di Massimo, ho deciso di mantenere il tono riflessivo con
> appena una punta di ironia. Spero vi piaccia.
>
> Silvia Br.
>
> ****
>
>
> *USS Hope – Sala Ologrammi – 08/04/2397, ore 16:00*
>
> Lon Basta era chino sull’ingegnere capo che stava armeggiando con il
> pannello.
>
> “Non accelero se mi sta con il fiato sul collo tenente.” Sbuffò
> spazientito dopo un po' Doohan.
>
> “Non le sto mettendo fretta, le sto dando supporto morale,” ribatté Basta
> con aria innocente. Non era certo colpa sua se il terremoto che devastava
> la pianura che era la mente dell’ingegnere capo risvegliava il suo lato
> peggiore. La mente di Doohan era un placido panorama campano quando era
> solo, diventava terremoto quando si innervosiva e si faceva invece,
> acquazzone quando era in compagnia di una donna. Questo suo continuo
> cambiamento emotivo divertita Lon Basta normalmente, in quel momento,
> invece, scatenava la sua voglia di punzecchiarlo.
>
> “Dovrei essere in sala macchine a seguire le riparazioni invece che qui a
> lavorare per lei.” Borbottò il capo ingegnere
>
> Basta annuì, “lo so, per questo le sono grato del tempo che mi sta
> dedicando capo,” lo ringraziò in tono fintamente gentile.
>
> Doohan si girò a guardarlo con aria scettica. “È per mostrarmi la sua
> gratitudine che mi sta così addosso?”
>
> Continuando a sorridere Basta rispose secco. “Qualcuno è riuscito a salire
> a bordo di questa nave, capo, superando i controlli di sicurezza, qualcuno
> che ha ucciso una persona e rischiato di distruggere la Hope. Crede sia il
> caso io vada altrove?”
>
> Doohan deglutì sotto il suo sguardo e tornò a lavorare sul pannello. “No,
> no, incomba pure su di me quanto vuole.”
>
> “Allora ci siamo,” la voce di Rodriguez, dal tubo di jeffries aperto li
> vicino, ruppe il silenzio carico di disagio che era seguito. Prima le sue
> gambe, poi il suo corpo uscirono nel corridoio dove, il capo operazioni, si
> prese qualche secondo per sfregarsi le mani come se le stesse pulendo dal
> grasso, “il programma può essere riavviato e vedremo quello che è accaduto,
> le registrazioni ci sono tutte. Come richiesto dal comandante Xyr, inoltre,
> abbiamo i nostri tre geniali scienziati da mettere al lavoro per risolvere
> il piccolo problema dello squarcio nello spazio. Come va qui?”
>
> Doohan lanciò un’occhiata eloquente a Rodriguez seguita poi da una
> rapida a Basta e tornò al lavoro con un sospiro. Il capo operazioni spostò
> lo sguardo dall’uno all’altro, poi prese il betazoide per il braccio.
> “Permette una parola? Riguarda il fantomatico Fronte della Liberazione
> Bromiano.” A quelle parole Basta si girò a studiare, oltre all’espressione,
> il fitto movimento delle fronde che erano i pensieri di Rodriguez. A
> confronto con il nervosismo di Doohan il contrasto era destabilizzante.
>
> “La ascolto,” rispose permettendo all’uomo di allontanarlo dall’ingegnere.
>
> “Che cosa sappiamo di loro?”
>
> “Nulla.”
>
> “Esatto! E non le sembra strano che non se ne sappia nulla?”
>
> Basta non disse nulla facendo cenno al capo operazioni di proseguire.
>
> “Esatto!” Esclamò Rodriguez come se lui avesse risposto, “non è possibile
> che un gruppo di questo tipo e con simili intenzioni non smuova nemmeno una
> voce, un commento, una chiacchiera ancor prima di agire. Invece nessuno ne
> sa niente,” Si girò verso Basta come se fosse indeciso come proseguire, si
> umettò le labbra e aggiunse abbassando la voce. “Quello che voglio dire è
> che se avessi ipotetici amici di amici che hanno contatti con altri amici
> di amici che puta caso fossero persone che amano informarsi, questi amici
> di amici di amici di amici dovrebbero saperne qualcosa.”
>
> “E invece?”
>
> “Nada, niet, zero, nisba. Il Fronte della Liberazione Bromiano sembra
> comparso all’improvviso dal nulla.” Commentò sconcertato Rodriguez
> prendendo nuovamente Basta per il braccio, “e su Brom? Lei ha mai sentito
> parlare di Brom?”
>
> Basta scosse nuovamente la testa, “mentre controllavo che il programma,”
> proseguì Rodriguez, “fosse intatto e funzionante, del resto c’è stata
> un’esplosione, mi sono chiesto da dove venisse fuori questo popolo?
> Pianeta? Popolazione?”
>
> Fu la volta del betazoide di fermarsi, “niente?”
>
> Rodriguez strinse le spalle, “esistono almeno un migliaio di pianeti che
> si chiamano Brom, con un’altrettanta varietà di numeri romani aggiunti dopo
> o per nulla. Di questi, duecento sono sparsi nei vari sistemi solari e il
> restante è fuori dal territorio federale. Devo continuare?”
>
> Lon si massaggiò la fronte, “lo farà lo stesso, anche se le dico di no.”
>
> “Esatto!” Esclamò soddisfatto Rodriguez, “ora secondo me, lei tenente,
> dovrebbe guardarsi le registrazioni di tutti i test avvenuti in sala
> ologrammi per studiare il comportamento dei due assistenti alla ricerca di
> qualche indizio, qualcosa che ci dica chi erano questi individui.”
>
> “Era quello che avevo già intenzione di f..”
>
> “Nel frattempo,” lo interruppe il capo operazioni, “io cercherò di capire
> come hanno fatto a comunicare con i loro complici, perché in qualche modo
> devono pur aver fatto, era un attacco troppo coordinato, i tempi erano
> troppo precisi perché non ci fosse nemmeno un contatto prima.” Spiegò per
> poi sorridere all’improvviso. “Bella conversazione tenente, ottime
> decisioni, continui così”. Diede un paio di pacche sulle spalle al
> betazoide e s ne andò.
>
> Lon Basta rimase inebetito fermo nel corridoio fissando la schiena del
> capo operazioni allontanarsi, dopo qualche istante strinse le labbra
> riducendole ad una linea sottile e mormorò: “prima o poi lo ammazzo”.
>
>
>
>
>
>
>
> *USS Hope – Bar di Prora – 08/04/2397, ore 16:30*
>
> Luna sedeva al bancone con un mucchietto di arachidi che prendeva con due
> dita per farle saltare verso un bicchiere vuoto. La maggior parte delle
> volte centrava il bicchiere, solo un paio erano cadute fuori.
>
> “Il problema è che per quanto io mi impegni, non è mai abbastanza per lei.”
>
> *Ping! *Un’altra arachide compì un arco in direzione del bicchiere.
>
> “L’altra sera le ho detto che se voleva potevamo fare qualcosa, uscire,
> mangiare da qualche parte, prenderci del tempo per noi. E lei invece che
> fa?”
>
> *Ping! *L’arachide colpì il bordo del bicchiere per poi, con un perfetta
> evoluzione cadere all’interno.
>
> “Mi guarda con quel suo freddo cipiglio andoriano e mi dice: tenente
> Jones, se non la finisce con questa farsa la faccio mettere agli arresti.
> Agli arresti? Me? Sua moglie?”
>
> “Ti diverti un sacco, non è vero?” Con un ghigno Bueller afferrò una delle
> arachidi cadute e la masticò teatralmente.
>
> “Immensamente,” risposte la pilota sogghignando a sua volta.
>
> “Prima o poi Rodriguez riuscirà a trovare il modo di rendere la cerimonia
> nulla.”
>
> “Ma fino ad allora…” Luna fermò un’arachide con l’indice e le face seguire
> un percorso a forma di cuore. Bueller sorrise, bevve un sorso dal suo
> bicchiere e ne osservò il liquido all’interno.
>
> “Che c’è?”
>
> “Che c’è cosa?” Rispose lui guardandola accigliato.
>
> “E’ appena entrata quella guardiamarina che ci siamo contesi per giorni e
> non hai fatto una piega.”
>
> “Dove?” Chiese subito il capitano guardandosi attorno. Luna gli posò una
> mano sul braccio.
>
> “Che c’è?”
>
> Lui tornò a girarsi verso di lei sorridendo divertito.
>
> “Nulla, che cosa ci deve essere?”
>
> Per tutta risposta Luna gli diede un pugno sulla spalla.
>
> “Ahi!”
>
> “Cosa c’è?” Gli chiese quasi ringhiando. “L’ammiraglio non ha gradito?”
>
> “Non è colpa nostra,” rispose Bueller stringendo le spalle, poi studiò il
> suo bicchiere quasi vuoto, “però…”
>
> “Alla prossima esitazione Ferris, giuro che ti stendo, gradi o meno.”
>
> Il capitano roteò gli occhi esasperato.
>
> “E’ solo che avrei davvero voluto che almeno per una volta non ci
> fossero problemi.”
>
> Alla risata incredula di Luna sollevò il capo sorpreso.
>
> “Andiamo! Tu vivi per i guai, ci sguazzi dentro e se non ci sono, te li
> vai a cercare Ferris! Ti annoi altrimenti.” Si fermò vedendo l’espressione
> di Bueller, “E’ così no?”
>
> “Certo,” rispose subito il capitano, “hai ragione tu, mi annoierei
> altrimenti.” Finì la sua bevanda tutta d’un sorso e posò il bicchiere
> sul bancone. “Preferirei soltanto che i guai non venissero a cercarci
> accompagnati da vittime”. Poi sorrise all’improvviso tornando lo stesso di
> sempre, “alla prossima donna sposata.”
>
>
>
>
>
> *USS Hope – Infermeria – 08/04/2397, ore 16:30*
>
> Melanne Grahan digitò sul pannello per far rientrare la piattaforma sulla
> quale era disteso il corpo del professor Grisd nel vano e si tolse la
> cuffietta dai capelli con un gesto stanco.
>
> “Non ho nulla da aggiungere a quanto già detto al primo esame, tenente”,
> commentò senza girarsi.
>
> Senza dire una parola Rest la seguì verso l’ufficio.
>
> “Devo attendere i risultati di alcune analisi,” aggiunse la dottoressa
> provando un’inspiegabile desiderio di giustificarsi.
>
> L’ufficiale tattico attese che si sedesse prima di parlare. “Non sono qui
> per il professore, conosco i tempi necessari a compiere un’autopsia
> completa.” La sua espressione impassibile seguì i suoi gesti senza mostrare
> alcuna emozione quando la vide alzarsi nuovamente per avvicinarsi al
> replicatore. Scosse la testa quando lei fece un gesto per chiedergli se
> volesse qualcosa da bere.
>
> “Sa cosa mi da più fastidio?”
>
> Educatamente Rest sollevò un sopracciglio come per invitarla a proseguire.
>
> “La morte inutile, le vite sprecate senza motivo, per un caso, un
> incidente, un errore che si poteva evitare. Crede che gli assalitori
> avessero pianificato di uccidere il professore?”
>
> “C’è un buon 65% di probabilità che in realtà volessero rapirlo, “ rispose
> Rest.
>
> La dottoressa annuì. “Quindi è stata davvero una morte inutile.”
>
> “Nessuna morte è inutile,” rispose Rest, “ognuna ha un peso.“
>
> Melanne fece un lievissimo cenno di assenso, poi bevve un sorso d’acqua e
> posò con attenzione il bicchiere sulla scrivania. “Quando mi sono arruolata
> sapevo quello cui sarei andata incontro, non ero e non sono spaventata da
> quello che mi aspetta, altrimenti non avrei scelto questo percorso.”
> Specificò come se temesse che lui dicesse il contrario. “Ci sono momenti
> pero, in cui mi chiedo se tutto questo continuerà ad avere un senso. Lo
> stesso che aveva all’inizio.” Non attese che Rest le rispondesse, “poi
> accadono cose come questa, battaglie, scontri, feriti e momenti in cui non
> hai il tempo per riflettere sul perché fai quello che fai, agisci e basta.
> Solo dopo, quando sei sola, in quei momenti in cui il silenzio è il tuo
> unico compagno, il peso di quello che ti è accaduto ti assale, e allora
> capisci che fino a quando la strada che percorri ha senso per te, tutto il
> resto non conta. Il mio percorso segue la giustizia, signor Rest, e vuole
> che la morte del professore trovi giustizia. Non mi importa se si tratta di
> fanatici o se la loro causa era giusta perché frutto di tante altre morti
> prima di questa. Come ha detto lei, nessuna morte è inutile, non deve
> esserlo la sua.”
>
> Restarono in silenzio per un po’ dopo quelle parole, infine la dottoressa
> trasse un profondo respiro. “Prima ha detto di non essere venuto per
> l’autopsia, mi dica cosa posso fare per lei.”
>
> “Volevo sapere se per caso avesse avuto modo di visitare gli assistenti
> del professore o il professore stesso quando si sono imbarcati.”
>
> Melanne Grahan lo fissò per un istante perplessa, poi si raddrizzò di
> scatto dimenticando tutta la stanchezza. “No, ma uno degli assistenti
> soffriva di una forma di deficienza vitaminica ed è venuto in infermeria a
> chiedere una dose di farmaco”.
>
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> Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano
> occupati. Bertolt Brecht
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> Ma questa storia dell'idolo è una cosa diffusa o solo tra le donne? F.
> Bueller (Xyr - 03.14 - Scacco matto)
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