[Stml17] [Lon Basta - 11-01] Pesi e Misure

Maddalena bryn.lwellelyn a gmail.com
Lun 18 Giu 2018 17:58:49 CEST


Bello bello bello!

Il 18/06/2018 15:36, Silvia Brunati ha scritto:
> Ciao,
> seguendo la scia di Massimo, ho deciso di mantenere il tono riflessivo 
> con appena una punta di ironia. Spero vi piaccia.
>
> Silvia Br.
>
> ****
>
> *USS Hope – Sala Ologrammi – 08/04/2397, ore 16:00*
>
> Lon Basta era chino sull’ingegnere capo che stava armeggiando con il 
> pannello.
>
> “Non accelero se mi sta con il fiato sul collo tenente.” Sbuffò 
> spazientito dopo un po' Doohan.
>
> “Non le sto mettendo fretta, le sto dando supporto morale,” ribatté 
> Basta con aria innocente. Non era certo colpa sua se il terremoto che 
> devastava la pianura che era la mente dell’ingegnere capo risvegliava 
> il suo lato peggiore. La mente di Doohan era un placido panorama 
> campano quando era solo, diventava terremoto quando si innervosiva e 
> si faceva invece, acquazzone quando era in compagnia di una donna. 
> Questo suo continuo cambiamento emotivo divertita Lon Basta 
> normalmente, in quel momento, invece, scatenava la sua voglia di 
> punzecchiarlo.
>
> “Dovrei essere in sala macchine a seguire le riparazioni invece che 
> qui a lavorare per lei.” Borbottò il capo ingegnere
>
> Basta annuì, “lo so, per questo le sono grato del tempo che mi sta 
> dedicando capo,” lo ringraziò in tono fintamente gentile.
>
> Doohan si girò a guardarlo con aria scettica. “È per mostrarmi la sua 
> gratitudine che mi sta così addosso?”
>
> Continuando a sorridere Basta rispose secco. “Qualcuno è riuscito a 
> salire a bordo di questa nave, capo, superando i controlli di 
> sicurezza, qualcuno che ha ucciso una persona e rischiato di 
> distruggere la Hope. Crede sia il caso io vada altrove?”
>
> Doohan deglutì sotto il suo sguardo e tornò a lavorare sul pannello. 
> “No, no, incomba pure su di me quanto vuole.”
>
> “Allora ci siamo,” la voce di Rodriguez, dal tubo di jeffries aperto 
> li vicino, ruppe il silenzio carico di disagio che era seguito. Prima 
> le sue gambe, poi il suo corpo uscirono nel corridoio dove, il capo 
> operazioni, si prese qualche secondo per sfregarsi le mani come se le 
> stesse pulendo dal grasso, “il programma può essere riavviato e 
> vedremo quello che è accaduto, le registrazioni ci sono tutte. Come 
> richiesto dal comandante Xyr, inoltre, abbiamo i nostri tre geniali 
> scienziati da mettere al lavoro per risolvere il piccolo problema 
> dello squarcio nello spazio. Come va qui?”
>
> Doohan lanciò un’occhiata eloquente a Rodriguez seguita poi da una 
> rapida a Basta e tornò al lavoro con un sospiro. Il capo operazioni 
> spostò lo sguardo dall’uno all’altro, poi prese il betazoide per il 
> braccio. “Permette una parola? Riguarda il fantomatico Fronte della 
> Liberazione Bromiano.” A quelle parole Basta si girò a studiare, oltre 
> all’espressione, il fitto movimento delle fronde che erano i pensieri 
> di Rodriguez. A confronto con il nervosismo di Doohan il contrasto era 
> destabilizzante.
>
> “La ascolto,” rispose permettendo all’uomo di allontanarlo dall’ingegnere.
>
> “Che cosa sappiamo di loro?”
>
> “Nulla.”
>
> “Esatto! E non le sembra strano che non se ne sappia nulla?”
>
> Basta non disse nulla facendo cenno al capo operazioni di proseguire.
>
> “Esatto!” Esclamò Rodriguez come se lui avesse risposto, “non è 
> possibile che un gruppo di questo tipo e con simili intenzioni non 
> smuova nemmeno una voce, un commento, una chiacchiera ancor prima di 
> agire. Invece nessuno ne sa niente,” Si girò verso Basta come se fosse 
> indeciso come proseguire, si umettò le labbra e aggiunse abbassando la 
> voce. “Quello che voglio dire è che se avessi ipotetici amici di amici 
> che hanno contatti con altri amici di amici che puta caso fossero 
> persone che amano informarsi, questi amici di amici di amici di amici 
> dovrebbero saperne qualcosa.”
>
> “E invece?”
>
> “Nada, niet, zero, nisba. Il Fronte della Liberazione Bromiano sembra 
> comparso all’improvviso dal nulla.” Commentò sconcertato Rodriguez 
> prendendo nuovamente Basta per il braccio, “e su Brom? Lei ha mai 
> sentito parlare di Brom?”
>
> Basta scosse nuovamente la testa, “mentre controllavo che il 
> programma,” proseguì Rodriguez, “fosse intatto e funzionante, del 
> resto c’è stata un’esplosione, mi sono chiesto da dove venisse fuori 
> questo popolo? Pianeta? Popolazione?”
>
> Fu la volta del betazoide di fermarsi, “niente?”
>
> Rodriguez strinse le spalle, “esistono almeno un migliaio di pianeti 
> che si chiamano Brom, con un’altrettanta varietà di numeri romani 
> aggiunti dopo o per nulla. Di questi, duecento sono sparsi nei vari 
> sistemi solari e il restante è fuori dal territorio federale. Devo 
> continuare?”
>
> Lon si massaggiò la fronte, “lo farà lo stesso, anche se le dico di no.”
>
> “Esatto!” Esclamò soddisfatto Rodriguez, “ora secondo me, lei tenente, 
> dovrebbe guardarsi le registrazioni di tutti i test avvenuti in sala 
> ologrammi per studiare il comportamento dei due assistenti alla 
> ricerca di qualche indizio, qualcosa che ci dica chi erano questi 
> individui.”
>
> “Era quello che avevo già intenzione di f..”
>
> “Nel frattempo,” lo interruppe il capo operazioni, “io cercherò di 
> capire come hanno fatto a comunicare con i loro complici, perché in 
> qualche modo devono pur aver fatto, era un attacco troppo coordinato, 
> i tempi erano troppo precisi perché non ci fosse nemmeno un contatto 
> prima.” Spiegò per poi sorridere all’improvviso. “Bella conversazione 
> tenente, ottime decisioni, continui così”. Diede un paio di pacche 
> sulle spalle al betazoide e s ne andò.
>
> Lon Basta rimase inebetito fermo nel corridoio fissando la schiena del 
> capo operazioni allontanarsi, dopo qualche istante strinse le labbra 
> riducendole ad una linea sottile e mormorò: “prima o poi lo ammazzo”.
>
> *USS Hope – Bar di Prora – 08/04/2397, ore 16:30*
>
> Luna sedeva al bancone con un mucchietto di arachidi che prendeva con 
> due dita per farle saltare verso un bicchiere vuoto. La maggior parte 
> delle volte centrava il bicchiere, solo un paio erano cadute fuori.
>
> “Il problema è che per quanto io mi impegni, non è mai abbastanza per 
> lei.”
>
> /Ping! /Un’altra arachide compì un arco in direzione del bicchiere.
>
> “L’altra sera le ho detto che se voleva potevamo fare qualcosa, 
> uscire, mangiare da qualche parte, prenderci del tempo per noi. E lei 
> invece che fa?”
>
> /Ping! /L’arachide colpì il bordo del bicchiere per poi, con un 
> perfetta evoluzione cadere all’interno.
>
> “Mi guarda con quel suo freddo cipiglio andoriano e mi dice: tenente 
> Jones, se non la finisce con questa farsa la faccio mettere agli 
> arresti. Agli arresti? Me? Sua moglie?”
>
> “Ti diverti un sacco, non è vero?” Con un ghigno Bueller afferrò una 
> delle arachidi cadute e la masticò teatralmente.
>
> “Immensamente,” risposte la pilota sogghignando a sua volta.
>
> “Prima o poi Rodriguez riuscirà a trovare il modo di rendere la 
> cerimonia nulla.”
>
> “Ma fino ad allora…” Luna fermò un’arachide con l’indice e le face 
> seguire un percorso a forma di cuore. Bueller sorrise, bevve un sorso 
> dal suo bicchiere e ne osservò il liquido all’interno.
>
> “Che c’è?”
>
> “Che c’è cosa?” Rispose lui guardandola accigliato.
>
> “E’ appena entrata quella guardiamarina che ci siamo contesi per 
> giorni e non hai fatto una piega.”
>
> “Dove?” Chiese subito il capitano guardandosi attorno. Luna gli posò 
> una mano sul braccio.
>
> “Che c’è?”
>
> Lui tornò a girarsi verso di lei sorridendo divertito.
>
> “Nulla, che cosa ci deve essere?”
>
> Per tutta risposta Luna gli diede un pugno sulla spalla.
>
> “Ahi!”
>
> “Cosa c’è?” Gli chiese quasi ringhiando. “L’ammiraglio non ha gradito?”
>
> “Non è colpa nostra,” rispose Bueller stringendo le spalle, poi studiò 
> il suo bicchiere quasi vuoto, “però…”
>
> “Alla prossima esitazione Ferris, giuro che ti stendo, gradi o meno.”
>
> Il capitano roteò gli occhi esasperato.
>
> “E’ solo che avrei davvero voluto che almeno per una volta non ci 
> fossero problemi.”
>
> Alla risata incredula di Luna sollevò il capo sorpreso.
>
> “Andiamo! Tu vivi per i guai, ci sguazzi dentro e se non ci sono, te 
> li vai a cercare Ferris! Ti annoi altrimenti.” Si fermò vedendo 
> l’espressione di Bueller, “E’ così no?”
>
> “Certo,” rispose subito il capitano, “hai ragione tu, mi annoierei 
> altrimenti.” Finì la sua bevanda tutta d’un sorso e posò il bicchiere 
> sul bancone. “Preferirei soltanto che i guai non venissero a cercarci 
> accompagnati da vittime”. Poi sorrise all’improvviso tornando lo 
> stesso di sempre, “alla prossima donna sposata.”
>
> *USS Hope – Infermeria – 08/04/2397, ore 16:30*
>
> Melanne Grahan digitò sul pannello per far rientrare la piattaforma 
> sulla quale era disteso il corpo del professor Grisd nel vano e si 
> tolse la cuffietta dai capelli con un gesto stanco.
>
> “Non ho nulla da aggiungere a quanto già detto al primo esame, 
> tenente”, commentò senza girarsi.
>
> Senza dire una parola Rest la seguì verso l’ufficio.
>
> “Devo attendere i risultati di alcune analisi,” aggiunse la dottoressa 
> provando un’inspiegabile desiderio di giustificarsi.
>
> L’ufficiale tattico attese che si sedesse prima di parlare. “Non sono 
> qui per il professore, conosco i tempi necessari a compiere 
> un’autopsia completa.” La sua espressione impassibile seguì i suoi 
> gesti senza mostrare alcuna emozione quando la vide alzarsi nuovamente 
> per avvicinarsi al replicatore. Scosse la testa quando lei fece un 
> gesto per chiedergli se volesse qualcosa da bere.
>
> “Sa cosa mi da più fastidio?”
>
> Educatamente Rest sollevò un sopracciglio come per invitarla a proseguire.
>
> “La morte inutile, le vite sprecate senza motivo, per un caso, un 
> incidente, un errore che si poteva evitare. Crede che gli assalitori 
> avessero pianificato di uccidere il professore?”
>
> “C’è un buon 65% di probabilità che in realtà volessero rapirlo, “ 
> rispose Rest.
>
> La dottoressa annuì. “Quindi è stata davvero una morte inutile.”
>
> “Nessuna morte è inutile,” rispose Rest, “ognuna ha un peso.“
>
> Melanne fece un lievissimo cenno di assenso, poi bevve un sorso 
> d’acqua e posò con attenzione il bicchiere sulla scrivania. “Quando mi 
> sono arruolata sapevo quello cui sarei andata incontro, non ero e non 
> sono spaventata da quello che mi aspetta, altrimenti non avrei scelto 
> questo percorso.” Specificò come se temesse che lui dicesse il 
> contrario. “Ci sono momenti pero, in cui mi chiedo se tutto questo 
> continuerà ad avere un senso. Lo stesso che aveva all’inizio.” Non 
> attese che Rest le rispondesse, “poi accadono cose come questa, 
> battaglie, scontri, feriti e momenti in cui non hai il tempo per 
> riflettere sul perché fai quello che fai, agisci e basta. Solo dopo, 
> quando sei sola, in quei momenti in cui il silenzio è il tuo unico 
> compagno, il peso di quello che ti è accaduto ti assale, e allora 
> capisci che fino a quando la strada che percorri ha senso per te, 
> tutto il resto non conta. Il mio percorso segue la giustizia, signor 
> Rest, e vuole che la morte del professore trovi giustizia. Non mi 
> importa se si tratta di fanatici o se la loro causa era giusta perché 
> frutto di tante altre morti prima di questa. Come ha detto lei, 
> nessuna morte è inutile, non deve esserlo la sua.”
>
> Restarono in silenzio per un po’ dopo quelle parole, infine la 
> dottoressa trasse un profondo respiro. “Prima ha detto di non essere 
> venuto per l’autopsia, mi dica cosa posso fare per lei.”
>
> “Volevo sapere se per caso avesse avuto modo di visitare gli 
> assistenti del professore o il professore stesso quando si sono 
> imbarcati.”
>
> Melanne Grahan lo fissò per un istante perplessa, poi si raddrizzò di 
> scatto dimenticando tutta la stanchezza. “No, ma uno degli assistenti 
> soffriva di una forma di deficienza vitaminica ed è venuto in 
> infermeria a chiedere una dose di farmaco”.
>
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> Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano 
> occupati. Bertolt Brecht
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