[Stml17] 14.00 - Missing in action
Vanessa Marchetti
hazyel91 a gmail.com
Dom 18 Ago 2019 12:05:31 CEST
*Colonia Tahzot*
*17/08/2399 – ore 23.09*
La notte, in cui erano finalmente pronti a completare la loro sacra
missione,era molto calma.
Soltanto in un secondo momento, il più giovane dei quattro, quello che si
chiamava Aser, aveva ricordato che nemmeno gli animali da guardia avevano
reagito.
Anche loro erano avvolti dalla gradevolezza della debole brezza che
caratterizzava la nottata.
Avevano atteso il calar dell’oscurità, prima di entrare in azione.
La navetta, che li aveva trasportati al punto di incontro, era una vecchia
carretta con le parti meccaniche pressoché agonizzanti.
Il pilota, sebbene fossero stati costretti ad interrompere il viaggio due
volte, non aveva mai aperto bocca.
Il primo atterraggio d’emergenza lo avevano avuto quando ancora non erano
arrivati a metà strada.
Aser, che non si intendeva di meccanica e non aveva mai messo piede fuori
da Andoria, si era seduto appoggiandosi ad un masso ai bordi della strada.
Era rimasto a fissare affascinato l’immenso cielo stellato, mentre gli
altri erano indaffarati attorno alla navetta con non pochi problemi a
svitare bulloni arrugginiti ed a arrovellarsi fra cavi e componenti
elettroniche.
Dagli spezzoni di conversazione degli altri, Aser aveva capito che erano in
ritardo e che non avrebbero avuto il tempo di fermarsi per mangiare..
avevano sì ancora dell’acqua da bere, ma niente da mangiare: il replicatore
di bordo, ovviamente, non funzionava a dovere.
Avevano ripreso il viaggio, ma poco lontano, il motore si era fermato di
colpo e dovettero perdere quasi un’ora prima di riuscire a localizzare il
guasto e ripararlo.
Il loro capo, un Bajoriano alto e pallido sulla trentina con una corta
barba, aveva negli occhi quell’intensità e fervore che solo chi era
profondamente convinto di stato prescelto dai Profeti poteva avere.
Aser non sapeva il suo nome.
E, conoscendo le regole di segretezza, non si era nemmeno sognato di
chiedere chi fosse e da dove venisse.
Non sapeva neppure i nomi degli altri due.
Conosceva solo il proprio di nome, ma forse era meglio lo dimenticasse.
Finalmente arrivarono a destinazione: il buio si era fatto più intenso e
tutto era calmo intorno a loro.
Appena scesi, la navetta scomparve.. il pilota, ovviamente, anche in quel
caso, non disse nemmeno una parola.
Si erano addentrati in un labirinto di strade anguste e si erano fermati
vicino allo slargo antistante l’Istituto delle Operazioni Commerciali, una
via di mezzo fra una banca, un mercato ed una sede di trattazioni di scambi
economici.
La figura di un uomo era apparsa dinnanzi a loro come dal nulla.
Senza parlare, aveva fatto un cenno al loro capo ed i quattro lo avevano
seguito.
Fu soltanto allora, mentre camminavano veloci nel buio di strade
sconosciute, che Aser aveva iniziato a pensare seriamente a quello che
avrebbero fatto entro breve tempo.
Portò la mano sul manico dell’Ushaan-thor: un’arma tipicamente Andoriana,
molto piccola e ricurva a mezzaluna, usata tipicamente per i duelli.
Era stato suo zio, Gummer del Clan Clos, a parlargli per la prima volta
dell’Ahm Tal, i servizi d’intelligence Andoriani, e della loro storica
lotta contro la controparte Vulcaniana della V’Shar.
Notte dopo notte, erano rimasti seduti sul tetto piatto della casa paterna
a parlare ed a guardare la distesa luccicante dei ghiacci di Andoria.
Aser sapeva che suo zio era profondamente impegnato in politica: sfrontato
ed arrivista, era un diplomatico la cui influenza stava crescendo e che era
sempre pronto a manovrare in segreto per aumentare il proprio potere.
All’inizio Aser si era sentito lusingato che suo zio gli parlasse di
politica: dell’importanza di Andoria all’interno della Federazione, del
lustro dell’Impero Andoriano e di altre innumerevoli questioni per cui
essere orgogliosi di essere Andoriani.
Quello che lo zio Gummer non poteva sapere è che non faceva altro che
alimentare il suo fanatismo.
L’essere un Thalish, ossia appartenente ad una sottospecie di Andoriani,
meno del dieci per cento del totale, caratterizzato da una carnagione di un
azzurro molto chiaro ed antenne sottilissime che crescevano dalla fronte,
era per lui una disgrazia.
Un dramma nato dall’apparente mancanza di attrazione che riusciva a
generare nei confronti del gentil sesso. Le Andoriane lo snobbavano, lo
ritenevano non degno delle loro attenzioni, non abbastanza guerriero, non
abbastanza virile..
Le straniere lo osservavano come se fosse una ridicola deviazione dallo
status tipico della razza, ma , mentre gli Aenar, anche loro minoranza
nell’ambito degli Andoriani, erano vezzeggiati come carini e coccolosi, lui
veniva deriso.
Quasi per gioco, era entrato in una specie di setta.. fatta di ragazzi come
lui, in qualche modo esclusi, che venivano indottrinati ed addestrati a
svolgere incarichi di particolare rilevanza e segretezza.
In cambio, la setta concedeva loro di soddisfare i propri desideri..
Nel suo caso, avvenenti ragazze, più o meno consenzienti, gli erano state
offerte per soddisfare i propri piaceri della carne ed il proprio
insaziabile bisogno di essere apprezzato ed amato.
In cambio, era stato scelto per andare in una colonia formata da Bajoriani
estremamente diffidenti con qualunque forma di stranieri.. impegnati nella
lotta per trasformare il loro piccolo mondo in uno stato
che non avrebbe seguito altre leggi se non quelle dei Profeti, scevri da
qualsivoglia influenza straniera.
Era passato più di un anno da quando era diventato membro di quella setta
ed ora, finalmente, era stato scelto per la sua prima missione.
Mentre Aser seguiva i quattro uomini vestiti di nero attraverso i vicoli
bui dove l’aria tiepida della notte era completamente immobile, ebbe la
certezza che avrebbe esaudito i voleri dei suoi mandanti.
Gli stranieri dovevano essere cacciati, ma non li avrebbero scortati sino
alle navi, sarebbero stati uccisi.
E quelli che non erano ancora entrati nella piccola colonia, ci avrebbero
pensato due volte prima di farlo.
La tua è una missione sacra, gli era stato ripetuto infinite volte. I
Profeti dei Bajoriani ne gioiranno e ti ricompenseranno con donne al
servizio dei tuoi piaceri.. assumerai fiducia nei tuoi mezzi e potrai
addestrarti per entrare nell’Ahm Tal, rendendo un servizio a tuo zio Gummer.
Quando sarà riuscito ad accumulare potere così come lui vuole, avrà bisogno
di te, così come noi potremmo avere un prezioso informatore, ed il tuo
futuro diventerà luminoso.. amato e desiderato, temuto e rispettato.
Aser strinse con forza il manico intarsiato dell’Ushaan-thor.
Gummer glielo aveva dato la sera di un anno prima quando si erano salutati
sul tetto della casa di suo padre: avrebbe dovuto donarlo alla figlia Xyr,
ma era troppo diversa da lui per avere quel legame che, invece, lo zio
sentiva di avere col nipote.
I pensieri di Aser furono interrotti, dal brusco fermarsi dei suoi compagni
di missione: erano arrivati alla periferia della città, il vicolo sfociava
in una piazza immersa nel buio e rischiarata soltanto dal cielo stellato
sopra di loro.
Rimasero nell’ombra, addossati al muro di una casa, ad osservare,
dall’altro lato della piazza, al di là di un’alta inferriata, la piccola
villa dai muri di pietra.
L’uomo che li aveva guidati fin là scomparve silenziosamente fra le ombre.
Erano di nuovo in quattro. Rimasero immobili in attesa: tutto intorno
regnava il silenzio e la calma più assoluta.
Aser non aveva mai provato una simile sensazione ad Andoria: nei suoi
diciannove anni di vita non era mai stato avvolto da un tale silenzio.
Aser cercò di calcolare quanto tempo fosse passato da quando erano arrivati
nella piazza.
Forse una buona mezz’ora e lui continuava ad avere fame: non aveva mangiato
niente tutto il giorno.
Si sentiva la gola arsa, ma non avrebbe chiesto nulla.
L’uomo che li comandava si sarebbe adirato e tutte le sue aspettative di
gloria sarebbero evaporate.
Continuarono ad aspettare finché tutte le luci nelle vicinanze non si
spensero del tutto.
Poi, il loro capo fece un cenno con la mano ed attraversarono rapidamente
la piazza.
Un vecchio, con un bastone in mano, dormiva appoggiato al cancello della
villa.
Una sorta di guardia, pensò Aser
Il loro capo lo toccò con un piede.
L’uomo non fece in tempo ad aprire gli occhi che il capo si chinò su di lui
tenendo il suo coltello sulla guancia dell’uomo, bisbigliandogli qualcosa
all’orecchio.
Il vecchio si alzò ed Aser capì dai suoi movimenti rigidi che era
paralizzato dalla paura.
Il capo fece un cenno quasi impercettibile con la testa e l’uomo si
allontanò zoppicando.
Spinsero il cancello che cigolò leggermente ed entrarono nel giardino
avvolto nel silenzio.
Sull’alta porta della villa era affissa un targa, ma Aser non fece in tempo
a leggerla che qualcuno appoggiò una mano sulla sua spalla.
Aser trasalì e si volse: era il capo che gli parlava per la prima volta,
così sottovoce che neppure la brezza notturna poteva sentire quello che
stava dicendo.
“Siamo quattro” sussurrò “Anche in quella casa sono quattro. Dormono, una
persona in ogni camera. Le camere sono una di fronte all’altra in un
corridoio. Sono persone di una certa età e non opporranno resistenza. Hanno
rifiutato di lasciare questo paese di propria volontà, quindi devono essere
uccise”
Aser annuì con un groppo alla gola, ma seguì gli altri ed entrarono nella
casa, senza riscontrare particolari problemi a forzare la semplice
serratura a combinazione elettronica.
All’interno, si diressero decisi verso la scala che portava al piano
superiore; qui il corridoio era illuminato dalla debole luce di una lampada.
Avanzarono in un silenzio assoluto e rimasero immobili un istante ad
osservare le quattro porte chiuse.
Ognuno di loro, aveva estratto la propria arma.
Il capo mosse la testa come aveva fatto con il vecchio davanti al cancello:
era venuto il momento.
Aser doveva agire con rapidità, evitare di fissare gli occhi, concentrarsi,
invece, sulla gola e tagliare con un movimento rapido e sicuro; entrò nella
stanza, forse la persona stesa sul letto sotto un lenzuolo bianco aveva i
capelli grigi, nella debole luce i lineamenti del suo volto erano confusi.
All’avvicinarsi di Aser la donna, perché di una donna si trattava, aveva
aperto gli occhi, ma prima che avesse il tempo di gridare o di capire cosa
stesse succedendo, con un singolo movimento Aser le aveva tagliato la gola,
facendo un passo indietro per evitare che il sangue gli macchiasse gli
abiti.
Poi, senza guardarla, si era girato ed era uscito dalla stanza.
Non erano passati più di trenta secondi: involontariamente li aveva contati
nella sua mente.
Si avviò nel corridoio seguendo due degli altri quando udirono la voce
bassa del quarto.
Si fermarono tutti come paralizzati.
C’era un’altra donna in una delle camere: una quinta persona.
Secondo le loro informazioni, non avrebbe dovuto essere in quella casa: non
ci dovevano essere ospiti, né personale di servizio né guardie.
Era probabilmente un’estranea a tutto quello che stava accadendo,
sicuramente anche lei era straniera.
Il capo entrò nella stanza.
Aser, che era dietro di lui, vide che la donna si era raggomitolata su se
stessa, non in posizione fetale come si sarebbe aspettato, ma pronta a
scattare.
La sua determinazione a sopravvivere sembrava vibrare nell’aria.
Aser non riuscì ad evitare un nodo alla gola.
Gli occhi neri della donna sembravano scrutare i quattro fin dentro le
viscere.
Fu allora che accadde l’impensabile.
*USS Hope*
*Ponte 2 – Ufficio del Primo Ufficiale*
*18/08/2399 – ore 09.23*
=^=Il Contrammiraglio Evelyn Lennox risulta essere dispersa.. non sappiamo
se prigioniera, in fuga ed impossibilitata a mettersi in contatto oppure se
le è capitato qualcosa di peggio=^=
“Può essere più chiara?”
=^=Tenente Bueller..=^=
“Capitano prego” esclamò Ferris all’indirizzo di Deiara Vessa, la
Comandante Napeana che sapeva far parte dello staff della Lennox, pur non
avendoci mai avuto direttamente a che fare
=^=Tenente Bueller, lei è eccezionalmente il Primo Ufficiale della USS
Hope, ho accettato di comunicare a lei e non, secondo logica, al Capitano
Strauss le informazioni giunte in nostro possesso, in virtù di profondi
raziocini basati sullo stretto legame affettivo fra il Contrammiraglio
Lennox ed il Capitano Strauss. Non abusi della mia pazienza, millantando un
grado che non possiede. L’Ammiragliato vuole piena luce sui fatti che hanno
portato all’uccisione dei quattro leader della colonia Bajoriana ed alla
sparizione del Contrammiraglio Lennox. Gli ordini che le invierò sono
chiari: la USS Hope agirà a supporto. Il Capitano Strauss potrebbe
riconoscere qualche segnale di aiuto lasciato dalla Lennox e voi gli
offrirete il vostro appoggio. Ripeto supporto all’azione investigativa, non
prendete iniziative personali senza previa autorizzazione=^=
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Tenente JG Caytlin
Consigliere
USS Hope NCC-25122
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-------------- parte successiva --------------
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