[Stml17] 14.00 - Missing in action
Silvia Brunati
sbrunati a gmail.com
Dom 18 Ago 2019 15:18:56 CEST
Mi è piaciuto un sacco!
Silvia Br.
Il dom 18 ago 2019, 11:06 Vanessa Marchetti <hazyel91 a gmail.com> ha scritto:
> *Colonia Tahzot*
>
> *17/08/2399 – ore 23.09*
>
> La notte, in cui erano finalmente pronti a completare la loro sacra
> missione,era molto calma.
>
> Soltanto in un secondo momento, il più giovane dei quattro, quello che si
> chiamava Aser, aveva ricordato che nemmeno gli animali da guardia avevano
> reagito.
>
> Anche loro erano avvolti dalla gradevolezza della debole brezza che
> caratterizzava la nottata.
>
> Avevano atteso il calar dell’oscurità, prima di entrare in azione.
>
> La navetta, che li aveva trasportati al punto di incontro, era una vecchia
> carretta con le parti meccaniche pressoché agonizzanti.
>
> Il pilota, sebbene fossero stati costretti ad interrompere il viaggio due
> volte, non aveva mai aperto bocca.
>
> Il primo atterraggio d’emergenza lo avevano avuto quando ancora non erano
> arrivati a metà strada.
>
> Aser, che non si intendeva di meccanica e non aveva mai messo piede fuori
> da Andoria, si era seduto appoggiandosi ad un masso ai bordi della strada.
>
> Era rimasto a fissare affascinato l’immenso cielo stellato, mentre gli
> altri erano indaffarati attorno alla navetta con non pochi problemi a
> svitare bulloni arrugginiti ed a arrovellarsi fra cavi e componenti
> elettroniche.
>
> Dagli spezzoni di conversazione degli altri, Aser aveva capito che erano
> in ritardo e che non avrebbero avuto il tempo di fermarsi per mangiare..
> avevano sì ancora dell’acqua da bere, ma niente da mangiare: il replicatore
> di bordo, ovviamente, non funzionava a dovere.
>
> Avevano ripreso il viaggio, ma poco lontano, il motore si era fermato di
> colpo e dovettero perdere quasi un’ora prima di riuscire a localizzare il
> guasto e ripararlo.
>
> Il loro capo, un Bajoriano alto e pallido sulla trentina con una corta
> barba, aveva negli occhi quell’intensità e fervore che solo chi era
> profondamente convinto di stato prescelto dai Profeti poteva avere.
>
> Aser non sapeva il suo nome.
>
> E, conoscendo le regole di segretezza, non si era nemmeno sognato di
> chiedere chi fosse e da dove venisse.
>
> Non sapeva neppure i nomi degli altri due.
>
> Conosceva solo il proprio di nome, ma forse era meglio lo dimenticasse.
>
> Finalmente arrivarono a destinazione: il buio si era fatto più intenso e
> tutto era calmo intorno a loro.
>
> Appena scesi, la navetta scomparve.. il pilota, ovviamente, anche in quel
> caso, non disse nemmeno una parola.
>
> Si erano addentrati in un labirinto di strade anguste e si erano fermati
> vicino allo slargo antistante l’Istituto delle Operazioni Commerciali, una
> via di mezzo fra una banca, un mercato ed una sede di trattazioni di scambi
> economici.
>
> La figura di un uomo era apparsa dinnanzi a loro come dal nulla.
>
> Senza parlare, aveva fatto un cenno al loro capo ed i quattro lo avevano
> seguito.
>
> Fu soltanto allora, mentre camminavano veloci nel buio di strade
> sconosciute, che Aser aveva iniziato a pensare seriamente a quello che
> avrebbero fatto entro breve tempo.
>
> Portò la mano sul manico dell’Ushaan-thor: un’arma tipicamente Andoriana,
> molto piccola e ricurva a mezzaluna, usata tipicamente per i duelli.
>
> Era stato suo zio, Gummer del Clan Clos, a parlargli per la prima volta
> dell’Ahm Tal, i servizi d’intelligence Andoriani, e della loro storica
> lotta contro la controparte Vulcaniana della V’Shar.
>
> Notte dopo notte, erano rimasti seduti sul tetto piatto della casa paterna
> a parlare ed a guardare la distesa luccicante dei ghiacci di Andoria.
>
>
>
> Aser sapeva che suo zio era profondamente impegnato in politica: sfrontato
> ed arrivista, era un diplomatico la cui influenza stava crescendo e che era
> sempre pronto a manovrare in segreto per aumentare il proprio potere.
>
> All’inizio Aser si era sentito lusingato che suo zio gli parlasse di
> politica: dell’importanza di Andoria all’interno della Federazione, del
> lustro dell’Impero Andoriano e di altre innumerevoli questioni per cui
> essere orgogliosi di essere Andoriani.
>
> Quello che lo zio Gummer non poteva sapere è che non faceva altro che
> alimentare il suo fanatismo.
>
> L’essere un Thalish, ossia appartenente ad una sottospecie di Andoriani,
> meno del dieci per cento del totale, caratterizzato da una carnagione di un
> azzurro molto chiaro ed antenne sottilissime che crescevano dalla fronte,
> era per lui una disgrazia.
>
> Un dramma nato dall’apparente mancanza di attrazione che riusciva a
> generare nei confronti del gentil sesso. Le Andoriane lo snobbavano, lo
> ritenevano non degno delle loro attenzioni, non abbastanza guerriero, non
> abbastanza virile..
>
> Le straniere lo osservavano come se fosse una ridicola deviazione dallo
> status tipico della razza, ma , mentre gli Aenar, anche loro minoranza
> nell’ambito degli Andoriani, erano vezzeggiati come carini e coccolosi, lui
> veniva deriso.
>
> Quasi per gioco, era entrato in una specie di setta.. fatta di ragazzi
> come lui, in qualche modo esclusi, che venivano indottrinati ed addestrati
> a svolgere incarichi di particolare rilevanza e segretezza.
>
> In cambio, la setta concedeva loro di soddisfare i propri desideri..
>
> Nel suo caso, avvenenti ragazze, più o meno consenzienti, gli erano state
> offerte per soddisfare i propri piaceri della carne ed il proprio
> insaziabile bisogno di essere apprezzato ed amato.
>
> In cambio, era stato scelto per andare in una colonia formata da Bajoriani
> estremamente diffidenti con qualunque forma di stranieri.. impegnati nella
> lotta per trasformare il loro piccolo mondo in uno stato
>
> che non avrebbe seguito altre leggi se non quelle dei Profeti, scevri da
> qualsivoglia influenza straniera.
>
> Era passato più di un anno da quando era diventato membro di quella setta
> ed ora, finalmente, era stato scelto per la sua prima missione.
>
> Mentre Aser seguiva i quattro uomini vestiti di nero attraverso i vicoli
> bui dove l’aria tiepida della notte era completamente immobile, ebbe la
> certezza che avrebbe esaudito i voleri dei suoi mandanti.
>
> Gli stranieri dovevano essere cacciati, ma non li avrebbero scortati sino
> alle navi, sarebbero stati uccisi.
>
> E quelli che non erano ancora entrati nella piccola colonia, ci avrebbero
> pensato due volte prima di farlo.
>
> La tua è una missione sacra, gli era stato ripetuto infinite volte. I
> Profeti dei Bajoriani ne gioiranno e ti ricompenseranno con donne al
> servizio dei tuoi piaceri.. assumerai fiducia nei tuoi mezzi e potrai
> addestrarti per entrare nell’Ahm Tal, rendendo un servizio a tuo zio Gummer.
>
> Quando sarà riuscito ad accumulare potere così come lui vuole, avrà
> bisogno di te, così come noi potremmo avere un prezioso informatore, ed il
> tuo futuro diventerà luminoso.. amato e desiderato, temuto e rispettato.
>
> Aser strinse con forza il manico intarsiato dell’Ushaan-thor.
>
> Gummer glielo aveva dato la sera di un anno prima quando si erano salutati
> sul tetto della casa di suo padre: avrebbe dovuto donarlo alla figlia Xyr,
> ma era troppo diversa da lui per avere quel legame che, invece, lo zio
> sentiva di avere col nipote.
>
> I pensieri di Aser furono interrotti, dal brusco fermarsi dei suoi
> compagni di missione: erano arrivati alla periferia della città, il vicolo
> sfociava in una piazza immersa nel buio e rischiarata soltanto dal cielo
> stellato sopra di loro.
>
> Rimasero nell’ombra, addossati al muro di una casa, ad osservare,
> dall’altro lato della piazza, al di là di un’alta inferriata, la piccola
> villa dai muri di pietra.
>
> L’uomo che li aveva guidati fin là scomparve silenziosamente fra le ombre.
>
> Erano di nuovo in quattro. Rimasero immobili in attesa: tutto intorno
> regnava il silenzio e la calma più assoluta.
>
> Aser non aveva mai provato una simile sensazione ad Andoria: nei suoi
> diciannove anni di vita non era mai stato avvolto da un tale silenzio.
>
> Aser cercò di calcolare quanto tempo fosse passato da quando erano
> arrivati nella piazza.
>
> Forse una buona mezz’ora e lui continuava ad avere fame: non aveva
> mangiato niente tutto il giorno.
>
> Si sentiva la gola arsa, ma non avrebbe chiesto nulla.
>
> L’uomo che li comandava si sarebbe adirato e tutte le sue aspettative di
> gloria sarebbero evaporate.
>
> Continuarono ad aspettare finché tutte le luci nelle vicinanze non si
> spensero del tutto.
>
> Poi, il loro capo fece un cenno con la mano ed attraversarono rapidamente
> la piazza.
>
> Un vecchio, con un bastone in mano, dormiva appoggiato al cancello della
> villa.
>
> Una sorta di guardia, pensò Aser
>
> Il loro capo lo toccò con un piede.
>
> L’uomo non fece in tempo ad aprire gli occhi che il capo si chinò su di
> lui tenendo il suo coltello sulla guancia dell’uomo, bisbigliandogli
> qualcosa all’orecchio.
>
> Il vecchio si alzò ed Aser capì dai suoi movimenti rigidi che era
> paralizzato dalla paura.
>
> Il capo fece un cenno quasi impercettibile con la testa e l’uomo si
> allontanò zoppicando.
>
> Spinsero il cancello che cigolò leggermente ed entrarono nel giardino
> avvolto nel silenzio.
>
> Sull’alta porta della villa era affissa un targa, ma Aser non fece in
> tempo a leggerla che qualcuno appoggiò una mano sulla sua spalla.
>
> Aser trasalì e si volse: era il capo che gli parlava per la prima volta,
> così sottovoce che neppure la brezza notturna poteva sentire quello che
> stava dicendo.
>
> “Siamo quattro” sussurrò “Anche in quella casa sono quattro. Dormono, una
> persona in ogni camera. Le camere sono una di fronte all’altra in un
> corridoio. Sono persone di una certa età e non opporranno resistenza. Hanno
> rifiutato di lasciare questo paese di propria volontà, quindi devono essere
> uccise”
>
> Aser annuì con un groppo alla gola, ma seguì gli altri ed entrarono nella
> casa, senza riscontrare particolari problemi a forzare la semplice
> serratura a combinazione elettronica.
>
> All’interno, si diressero decisi verso la scala che portava al piano
> superiore; qui il corridoio era illuminato dalla debole luce di una lampada.
>
> Avanzarono in un silenzio assoluto e rimasero immobili un istante ad
> osservare le quattro porte chiuse.
>
> Ognuno di loro, aveva estratto la propria arma.
>
> Il capo mosse la testa come aveva fatto con il vecchio davanti al
> cancello: era venuto il momento.
>
> Aser doveva agire con rapidità, evitare di fissare gli occhi,
> concentrarsi, invece, sulla gola e tagliare con un movimento rapido e
> sicuro; entrò nella stanza, forse la persona stesa sul letto sotto un
> lenzuolo bianco aveva i capelli grigi, nella debole luce i lineamenti del
> suo volto erano confusi.
>
> All’avvicinarsi di Aser la donna, perché di una donna si trattava, aveva
> aperto gli occhi, ma prima che avesse il tempo di gridare o di capire cosa
> stesse succedendo, con un singolo movimento Aser le aveva tagliato la gola,
> facendo un passo indietro per evitare che il sangue gli macchiasse gli
> abiti.
>
> Poi, senza guardarla, si era girato ed era uscito dalla stanza.
>
> Non erano passati più di trenta secondi: involontariamente li aveva
> contati nella sua mente.
>
> Si avviò nel corridoio seguendo due degli altri quando udirono la voce
> bassa del quarto.
>
> Si fermarono tutti come paralizzati.
>
> C’era un’altra donna in una delle camere: una quinta persona.
>
> Secondo le loro informazioni, non avrebbe dovuto essere in quella casa:
> non ci dovevano essere ospiti, né personale di servizio né guardie.
>
> Era probabilmente un’estranea a tutto quello che stava accadendo,
> sicuramente anche lei era straniera.
>
> Il capo entrò nella stanza.
>
> Aser, che era dietro di lui, vide che la donna si era raggomitolata su se
> stessa, non in posizione fetale come si sarebbe aspettato, ma pronta a
> scattare.
>
> La sua determinazione a sopravvivere sembrava vibrare nell’aria.
>
> Aser non riuscì ad evitare un nodo alla gola.
>
> Gli occhi neri della donna sembravano scrutare i quattro fin dentro le
> viscere.
>
> Fu allora che accadde l’impensabile.
>
>
>
> *USS Hope*
>
> *Ponte 2 – Ufficio del Primo Ufficiale*
>
> *18/08/2399 – ore 09.23*
>
> =^=Il Contrammiraglio Evelyn Lennox risulta essere dispersa.. non sappiamo
> se prigioniera, in fuga ed impossibilitata a mettersi in contatto oppure se
> le è capitato qualcosa di peggio=^=
>
> “Può essere più chiara?”
>
> =^=Tenente Bueller..=^=
>
> “Capitano prego” esclamò Ferris all’indirizzo di Deiara Vessa, la
> Comandante Napeana che sapeva far parte dello staff della Lennox, pur non
> avendoci mai avuto direttamente a che fare
>
> =^=Tenente Bueller, lei è eccezionalmente il Primo Ufficiale della USS
> Hope, ho accettato di comunicare a lei e non, secondo logica, al Capitano
> Strauss le informazioni giunte in nostro possesso, in virtù di profondi
> raziocini basati sullo stretto legame affettivo fra il Contrammiraglio
> Lennox ed il Capitano Strauss. Non abusi della mia pazienza, millantando un
> grado che non possiede. L’Ammiragliato vuole piena luce sui fatti che hanno
> portato all’uccisione dei quattro leader della colonia Bajoriana ed alla
> sparizione del Contrammiraglio Lennox. Gli ordini che le invierò sono
> chiari: la USS Hope agirà a supporto. Il Capitano Strauss potrebbe
> riconoscere qualche segnale di aiuto lasciato dalla Lennox e voi gli
> offrirete il vostro appoggio. Ripeto supporto all’azione investigativa, non
> prendete iniziative personali senza previa autorizzazione=^=
>
>
> ========================================
> Tenente JG Caytlin
> Consigliere
> USS Hope NCC-25122
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