[Stml17] R: [12.06 – Graahn – A destinazione]
Silvia Brunati
sbrunati a gmail.com
Dom 6 Gen 2019 16:03:31 CET
Bello!
Mi è piaciuto molto. :)
Silvia
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Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano
occupati. Bertolt Brecht
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Il giorno sab 5 gen 2019 alle ore 18:20 Vanessa Marchetti <
hazyel91 a gmail.com> ha scritto:
> Molto ben scritto.. brava Maddy
>
>
>
>
> ========================
> Tenente JG Caytlin
> Consigliere
> USS Hope NCC-25122
> ========================
>
>
>
> *Da: *Maddalena <bryn.lwellelyn a gmail.com>
> *Inviato: *sabato 5 gennaio 2019 15:43
> *A: *USS Hope <stml17 a gioco.net>
> *Oggetto: *[Stml17] [12.06 – Graahn – A destinazione]
>
>
>
> Eccomi.
> Premetto che ho fatto una fatica pazzesca a scrivere questo pezzo.
> Nonostante il bellissimo brano di Silvia. che ha creato anche una certa
> aspettativa, credo, non avevo uno straccio di idea su come andare avanti.
> Non mi pareeva ci fosse molto altro da dire. In più, visto il livello della
> Hope, quando devo scrivere per voi e non ho idee mi viene sempre l'ansia.
> L'ho cancellato e riscritto due volte e comunque non è uscito come volevo.
> Sorry.
> In ogni caso ci ho fatto arrivare.
>
> P.S. Dato che non ho utilizzato in maniera estesissima gli altri
> personaggi e il brano non è molto lungo, non mi sembrava il caso di far
> visionare in anteprima i pezzi agli interessati. In caso ci fosse qualcosa,
> ditemelo.
>
> ------------------------------------
>
> *USS Hope – Bar di prora - 25/04/2397, ore 23:26*
>
>
>
>
> “Che cosa hai fatto alla faccia?” domandò Bueller, posando il bicchiere,
> in precedenza già a metà strada verso le labbra, mentre Luna si metteva a
> sedere.
> “La domanda giusta è che cosa hai fatto alla faccia di Basta,” commentò
> Paulo, prendendo un sorso dal suo.
> “L’hai visto?” Luna si sedette, poi prese un sorso dal bicchiere di
> Bueller.
> “No, ma il fatto che possa essere visto in giro è un fatto positivo,
> immagino.”
> Ferris alzò gli occhi al cielo e si appoggiò allo schienale della
> poltroncina. “Va bene, hai avuto la tua vendetta. Abbiamo finito ora con
> questa storia?”
> Luna sorrise soddisfatta. “Direi di sì.”
> “Era messo male?”
> “Naaa, non troppo. Il giusto. L’ho spedito in infermeria, ma ci è arrivato
> con le sue gambe.”
> Bueller fece cenno ad un cameriere di portare un altro drink, visto che il
> suo era stato requisito da Luna. “Almeno quello. Capisco che avessi la
> necessità di sbatterlo come un tappeto, ma mi serve, possibilmente ancora
> in grado di svolgere il suo lavoro. Forse lui e la Graahn hanno trovato un
> modo per rilevare la presenza dell’alieno.”
> “A che serve rilevarla? Sappiamo già che ce l’abbiamo.”
> “Ogni informazioni in più può essere utile.”
> “Meglio ancora,” si inserì Rodriguez, “se c’è qualcosa che ho imparato
> durante i miei… studi…”
> “Si chiamano così, adesso?”
> “… è che la conoscenza è potere… “
> “Non parli davvero dei tuoi studi, vero?”
> “… e che maggiore è il numero di informazioni che hai, maggiore è il tuo
> vantaggio. E che questo alieno sia davvero altruisticamente disinteressato,
> del che io dubito…
> “Quanto sei malfidato.”
> “… o no, che ci abbiano mentito o no, abbiamo bisogno di tutto il
> vantaggio che possiamo mettere assieme.”
> Ferris tirò un leggero sospiro. “Su questo non c’è dubbio.”
>
>
>
> *USS Hope - Ufficio dell'Ufficiale Medico Capo - 25/04/2397, ore 23:32*
>
>
>
> Lon fissava la porta chiusa dell’ufficio di Melanne con l’aria un po’
> stupita di chi ha appena ricevuto un colpo inatteso e ancora non ha capito
> cosa è successo.
> Non era esagerato dire che lei lo aveva fisicamente sbattuto fuori dalla
> porta.
> Ora, Basta era uomo di un certo spessore, abituato allo scontro,
> addestrato, difficile da sorprendere. Eppure non riusciva a capire la
> sequenza temporale degli eventi.
> Un attimo prima le sue labbra erano premute contro quelle di lei (e non
> gli sembrava affatto che Melanne ne fosse dispiaciuta, né emotivamente né
> fisicamente) e un attimo dopo (in realtà, un bel po’ dopo, o così gli era
> sembrato) fissava la porta chiusa del suo ufficio.
>
> Labbra.
> Porta.
> Labbra.
> Porta.
> Labbra.
> Porta.
>
> Non era sicuro di cosa fosse successo, ma ora si trovava in corridoio e
> stare lì impalato non sembrava una buona idea. Tanto più che la gente in
> infermeria cominciava a guardarlo.
> Nessuno sembrava particolarmente sorpreso.
> Si chiese brevemente se la gente fosse abituata ultimamente a farsi
> sbattere fuori dall’ufficio di Melanne.
> Sempre un po’ confuso sulla realtà delle cose, si voltò per andarsene.
> “Lon?”
> Lui si voltò. Melanne aveva messo fuori la testa dalla porta del suo
> ufficio. La tempesta si stava schiarendo.
> Basta si limitò ad inarcare le sopracciglia, in attesa.
> “Che non ti venga in mente che la cosa sia finita qui.”
> La gente in infermeria si fece improvvisamente molto impegnata. Una
> guardiamarina in fondo alla sala fissava con grande attenzione il padd che
> aveva in mano. Al contrario. Lon irrigidì la mascella, ma non disse nulla.
> “Però, ti aspetto domani per colazione,” disse lei, l’espressione che si
> apriva in un sorriso, il mare che si calmava.
> L’infermeria stessa si lasciò andare a quello che, assai stranamente,
> sembrava un sospiro di sollievo collettivo.
> Lon annuì una volta ed uscì.
> Dieci minuti netti e lo avrebbe saputo tutta la nave. Ma in quel momento
> non gli importava.
>
>
>
> *USS Hope – Infermeria - 26/04/2397, ore 7:43*
>
>
>
> L’infermiera Nudges accettò un cioccolatino dalla Graahn con l’aria un po’
> guardinga di un coniglio che accetta una carota da un ippopotamo.
> Era straordinario come la dottoressa avesse acquisito la tendenza ad
> esplodere a sorpresa e con una certa violenza negli ultimi tempi. E pensare
> che prima era una persona così tranquilla, così a modo, così disponibile,
> tanto che in alcune occasioni, si vergognava ad ammetterlo, se ne era anche
> un po’ approfittata per avere un cambio turno extra o una serata libera in
> più.
> A partire dalla Grande Rivelazione, però, era diventata tutto d’un tratto
> Miss Camice d’Acciaio, come l’aveva soprannominata di nascosto Raines, del
> turno beta. Due giorni prima aveva ordinato allo staff di ribaltare,
> letteralmente parlando, l’infermeria alla ricerca di un tricorder perduto
> che poi era stato ritrovato dentro un armadietto la mattina dopo. Aveva
> persino fatto piangere l’infermiera Dreell, anche se poi era parsa sentirsi
> un po’ in colpa per averlo fatto.
> Quella mattina, improvvisamente, sembrava di ottimo umore. Si era messa a
> distribuire in giro cioccolatini e. nonostante Raines avesse fatto un
> battuta sul fatto che, in realtà, distribuendo dolci intendesse sterminarli
> tutti, pareva quasi quella di prima.
> Quasi.
> Nudges non si spiegava perché. Aveva sentito delle voci su una lite
> avvenuta la sera prima tra lei e quel povero disgraziato di Basta,
> notoriamente oggetto del suo livore, ma per quanto lei adorasse i
> pettegolezzi non sapeva nulla di preciso.
> La Nudges accettò cautamente il cioccolatino e se lo mise in bocca.
> Per fortuna sopravvisse e la necessità di dire qualcosa le fu risparmiata
> dall’ingresso imprvovviso di Luna.
> La Graahn intascò i cioccolatini rimasti e si voltò per accoglierla.
> Aggrottò le sopracciglia osservandola avvicinarsi. “Che ti è successo?”
> Il timoniere della Hope aveva tutta l’aria di una a cui è caduto addosso
> un carico di mattoni. Aveva persino un occhio nero, roba che Melanne non
> vedeva dai primi tempi della scuola di medicina.
> Fece automaticamente cenno verso un lettino e infilò una mano nell’altra
> tasca per prendere il tricorder medico.
> Luna si issò a sedere, fece spallucce e sorrise. “Sai com’è quando ci si
> allena…”
> “Veramente no,” rispose l’altra ondeggiandole il sensore del tricorder
> davanti al viso. “In questo tuo allenamento c’era anche Lon, immagino.
> Aveva un’aria decisamente malconcia.”
> “Davvero?” la mezza klingon parve deliziata alla notizia.
> La Dottoressa le gettò un’occhiata a metà tra il rimprovero e il perplesso
> e Luna assunse un’espressione angelica, pochissimo adatta al suo bel viso.
> Su di lei qualunque espressione innocua sembrava perdere molto del suo
> mordente.
> “Oh, dai, sono cose che capitano. E poi credo che avesse bisogno di una,
> come dire, spintarella nella giusta direzione.”
> “Ma se non vedevi l’ora di dargli una lezione.”
> “Diciamo che la spintarella è stata un interessante effetto secondario,”
> le disse, mentre la dottoressa le passava il dermorigeneratore sullo
> zigomo, con un mezzo sorriso sulle labbra.
> Quando ebbe finito, Luna scese dal lettino. “Comunque, nel caso ti
> stancassi di lui, sai dove trovarmi.”
> Le strizzò l’occhio e si avviò alla porta, lasciandosi dietro una Melanne
> leggermente rossa in viso, ma non del tutto contrariata.
>
>
>
> *USS Hope – Plancia - 26/04/2397, ore 8:07*
>
>
>
> La USS Hope si trovava in orbita geostazionaria su San Francicso già da
> una decina di minuti.
> “Comunicazione in entrata dal Quartier Generale,” annunciò l’addetto alle
> comunicazioni.
> “Sullo schermo.”
> Ferris si alzò, raddrizzandosi appena. Sapeva già chi stava chiamando e,
> onestamente non vedeva l’ora di parlarci.
> Sullo schermo principale la vista del pianeta, sempre uno spettacolo
> gradito, venne rimpiazzata dal volto dell’Ammiraglio Lennox. Non sorrideva,
> ma non sembrava neppure contrariata. Più contrariata del solito,
> quantomeno.
> “Tenente Bueller, ben tornati sulla Terra.”
> “Buongiorno ammiraglio.”
> “Immagino che abbiate diverse domande.”
> “In effetti, sì.”
> La Lennox annuì un paio di volte. “Lo immaginavo. Raduni il suo staff di
> comando. Vi aspetto nel mio ufficio tra 15 minuti. Abbiamo alcune cose di
> cui discutere.”
>
>
>
>
>
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> priva di virus. www.avast.com
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