[Stml17] 13.00 - Basta - Qualcosa di cui parlare...
Silvia Brunati
sbrunati a gmail.com
Gio 31 Gen 2019 11:58:13 CET
Ciao!
Ecco il pezzo.
Ho buttato un pò di carne al fuoco.
Spero vada bene. :)
Silvia
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*Brano:13.01*
*Titolo: Lon Basta – Qualcosa di cui parlare*
*Autore: Tenente JG Lon Basta (Silvia Br.)*
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*U.S.S. Hope,*
*Sala mensa, 22/12/2398, ore 13:10*
“Abbiamo un problema.”
A quelle parole Lon Basta posò la posata sul tavolo e guardò Rodriguez che
si era seduto davanti a lui. “Siamo appena partiti,” obiettò colpito dalla
nube di polvere nel deserto assolato che era in quel momento la mente del
capo operazioni. Rodriguez solitamente era un turbine di immagini, il
deserto era decisamente insolito per lui.
“E quando mai è stata una novità?” Ribatté l’umano servendosi di un pezzo
di pane blu dal suo vassoio.
Corrugando la fronte a quel gesto Basta dovette ammettere, suo malgrado,
che l’altro aveva ragione. Non c’era stata una missione della Hope che non
avesse portato con sé sorprese, per lo più inaspettate. Un accenno di
sorriso gli comparve sul viso subito scacciato dallo schioccare delle dita
di Rodriguez sotto il suo naso.
“Torni su questa nave, tenente!” Lo rimproverò il capo operazioni, “niente
romanticismo quando abbiamo un importante problema da risolvere.”
“Abbiamo,” commentò Basta osservando la nube di polvere che si faceva
sempre più grande.
“Mio, nostro, sottigliezze”, ribatté Rodriguez usando un altro pezzo di
pane per intingerlo nel sugo del piatto di Basta.
Il betazoide si accigliò ulteriormente.
“Brucia!” Esclamò Rodriguez agitando la mano davanti alla bocca, “come fa a
mangiare questa roba?”
Basta non rispose limitandosi ad incrociare le braccia sul petto mentre
aspettava che si decidesse ad arrivare al punto. Rodriguez bevve un lungo
sorso dal bicchiere di Basta poi sollevò entrambe le mani come per chiedere
scusa. “Metta che lei avesse saputo da un amico di un amico di un amico di
un amico che una certa merce stesse per essere venduta a persone poco
piacevoli e non proprio amiche. E da questo amico di un amico di un amico
di un amico, avesse anche saputo dove sarebbe avvenuta questa vendita e
avesse pensato che se questa merce fosse finita nelle mani sbagliate
sarebbe stata una cosa molto brutta. Il suo senso dell’onore l’avrebbe
portata a fare qualcosa per impedirlo giusto?” Con la mano indicò Basta.
“Lei non è me però, o meglio, io non sono lei e, seppure sarebbe stato
molto giusto quello che lei avrebbe fatto, ci sono confidenze che non vanno
tradite, mai, lo stabilisce il codice dei contrab…onesti mercanti,” portò
la stessa mano al cuore. “Tuttavia, un conto è fare qualcosa attivamente ed
un altro è fare in modo che qualcuno lo faccia per te.”
“No.”
“Non sto dicendo che lei debba fare qualcosa!” Esclamò offeso Rodriguez,
“non le chiederei mai una cosa simile e, comunque, sarebbe troppo tardi
visto che si tratta di vicende avvenute un paio di anni fa.”
Basta inspirò a fondo preparandosi alla tempesta di sabbia che ora era la
mente del capo operazioni, “ma vuole che io faccia qualcosa per un problema
più attuale.” suggerì.
“Esatto! Come ha fatto a capirlo?” Esclamò Rodriguez spostando la sedia
fino a trovarsi a fianco del betazoide, “mettiamo che l’amico dell’amico
dell’amico dell’amico abbia passato un po' di tempo nelle celle detentive
federali perché aveva parlato con troppe persone e la cosa è non si sa come
trapelata, e mettiamo, si parla solo di ipotesi ovviamente, che io abbia
saputo che ha finito di scontare la sua pena e che si sia messo in mente di
vendicarsi erroneamente convinto che sia stato io il responsabile dei suoi
affari finiti male,” deglutì, “e abbia trovato un modo di salire a bordo
della Hope…”
“Adesso?”
“Farà parte della delegazione diplomatica branariana che imbarcheremo fra
due giorni.” Rispose tutto d’un fiato Rodriguez.
“Nome?”
“Mai saputo.”
“Aspetto?”
“E chi l’ha mai visto? Era un amico, ma amico di un amico di un amico.”
“Razza?”
Rodriguez strinse le spalle.
Lon emise un sospiro esasperato.
Rodriguez sorrise. “Sapevo di poter contare su di lei, splendida
chiacchierata.” Si alzò dal tavolo, fece un passo, poi si girò di nuovo
verso il betazoide, “dimenticavo. Farò portare le mie cose nel suo alloggio
così potrà proteggermi meglio.”
*U.S.S. Hope,*
*Alloggio del Tenente Rest, 22/12/2398, ore 15:10*
“Tutto qui?”
Basta strinse le spalle, “tutto qui quello che Rodriguez mi ha voluto dire.”
“Non è sufficiente,” decretò il vulcaniano, “non possiamo andare dal
capitano con così pochi dati a disposizione.”
“Concordo,” risposte Basta andando verso gli scacchi vulcaniani, “per
questo sono qui.”
Rest sollevò un sopracciglio osservando il betazoide.
Nel corso di quell’anno, Lon aveva studiato il vulcaniano ed aveva iniziato
a capire come leggere le, a mala pena visibili, alterazioni del suo viso.
Non che potesse definirsi proprio un esperto lettore del carattere di Rest,
ma aveva imparato a notare il leggero irrigidirsi delle spalle e lo
sguardo, esattamente quello che ora il vulcaniano gli stata rivolgendo, che
indicavano insoddisfazione e richiesta di arrivare al punto. Prese un pezzo
degli scacchi rigirandoselo fra le dita prima di guardarlo.
“Rodriguez è un abile manipolatore,” spiegò, “ma non sottile come te.”
Sapeva di poter essere diretto con Rest perché avevano ormai impostato il
loro rapporto sul binario non sempre facile, e talvolta crudele, della
sincerità. “Prima di parlare con il capitano o con il primo ufficiale,
dobbiamo avere dati certi.”
“Quindi io parlo con Rodriguez,” concluse Rest annuendo.
“Mentre io prenderò ulteriori informazioni sulla delegazione cercando di
aggirare i blocchi diplomatici e scoprire chi è il nostro misterioso uomo,”
annuì Basta.
Rest si avvicinò alla scacchiera osservandola con attenzione.
“Non abbiamo mai finito quella partita.”
“È un gioco che non fa per me.”
“Questi non sono vecchi come quelli dell’ambasciata, difficilmente si
romperanno.”
“Meglio non correre il rischio,” ribatté Basta avviandosi verso la porta,
“devo andare prima che Rodriguez si impossessi del mio alloggio.”
“Lo ospiterai quindi?”
“Nemmeno per idea, se non riusciremo ad individuare di chi si tratta prima
che salga a bordo avremmo bisogno di un’esca. Andrò io da lui.”
*U.S.S. Hope,*
*Ufficio del capitano, 22/12/2398, ore 18:10*
“E questo è tutto,” concluse Caytlin soddisfatta per poi notare
l’espressione di Bueller, “Ferris? Mi hai sentito?”
“Si si,” si affrettò a rispondere il capitano agitando una mano
distrattamente, “un diplomatico, sua figlia che fa parte del personale, due
guardie..:”
“Protettori,” lo corresse il consigliere.
“Protettori,” ripeté Bueller sbuffando, “che avranno l’autorizzazione a
salire armati perché i loro pugnali sacri sono più simboli che vere armi e
non sono affilati. Un segretario,” proseguì, “due addetti alle relazioni
culturali con Andria, tre mogli. Come fa uno a sopportare tre mogli?”
“Chiedilo ai denobulani. E…?”
"E' importante che la missione vada a buon fine," ripeté il capitano con il
tono di un bambino che ripete la lezione, "perché Brahara e Medor non hanno
rapporti da un centinaio di anni e sono stati in guerra per almeno una
cinquantina di quegli anni. La federazione si è assunta il compito di
mediare e l'ammiraglio Lennox si è raccomandata di portare la delegazione a
destinazione sana e salva e sorvegliare le trattative."
"E' la nostra prima missione diplomatica di questa portata," commentò
Caytlin con un sospiro preoccupato.
"Andrà come deve andare," ribatté con filosofia Bueller portando le mani
dietro la testa.
"Saremo su Brahara fra due giorni," riprese Caytlin, "vogliamo ripassare le
informazioni che abbiamo su di loro?"
“Dobbiamo per forza farlo qui? Non saremmo molto più comodi nel mio
alloggio?”
Silvia Br.
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Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano
occupati. Bertolt Brecht
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