[Stml17] 14.05 – Caytlin – Una nuova vittima

Silvia Brunati sbrunati a gmail.com
Dom 17 Nov 2019 21:04:49 CET


Niente da ridire, era solo un'osservazione. :)

Silvia Br.

Il dom 17 nov 2019, 19:02 Franco Carretti <ferris.bueller a mail.com> ha
scritto:

> Il brano mi è piaciuto e la prima parte ha un suo senso secondo me. Ho
> dato le mie idee a Ilenia, che è la prossima in lista. Quindi sempreché
> Silvia/Lon non abbia da ridire, io prenderei tutto per buono
>
> *Sent:* Saturday, November 16, 2019 at 11:59 PM
> *From:* "Vanessa Marchetti" <hazyel91 a gmail.com>
> *To:* "USS Hope" <stml17 a gioco.net>
> *Subject:* [Stml17] 14.05 – Caytlin – Una nuova vittima
>
>
>
>
>
> *USS Hope*
>
> *Ufficio del Consigliere*
>
> *20/08/2399 - Ore 15.04*
>
> “Mi spieghi per quale motivo non mi avete detto nulla?” Basta era
> decisamente sdegnato
>
> “Esattamente cosa?” interloquì la Risiana con fare sornione
>
> “Caytlin non fare la stupida con me.. siete andate con Doohan senza alcuna
> protezione dei miei uomini.. la sezione sicurezza non era al corrente dei
> vostri spostamenti.. un away team ha sempre una squadra di supporto pronta
> ad ogni evenienza”
>
> “E noi l’avevamo.. ho allertato Rest che presidiava una delle sale
> teletrasporto pronto a recuperarci in caso di necessità.. la stessa Xyr ne
> era informata e pronta ad agire all’abbisogna”
>
> “E certo.. tutto il mondo ne era a conoscenza, tranne me! Perché?”
>
> “Sul serio lo vuoi sapere?”
>
> “No.. non venirmi a dire che sono troppo protettivo nei confronti di
> Melanne perché è mio compito esserlo nei confronti di tutti a bordo..”
>
> “Quindi suppongo che tu sia stato tremendamente in ansia per la mia
> incolumità e quella del povero Doohan, tanto quanto lo sei per quella della
> nostra dottoressa”
>
> “Esattamente!”
>
> “Non dire cazzate!”
>
> “Come scusa?”
>
> “Oh mi hai sentito benissimo.. è un’espressione terrestre per affermare,
> senza ombra di dubbio, che stai dicendo una sciocchezza così grossa che è
> chiaramente falsa”
>
> “Lo cosa vuol dire!” ribatté stizzito Basta
>
> “Bene.. se lo sai.. al posto di tirare su le tue barriere mentali e
> metterti sulla difensiva.. e so che lo stai facendo.. cerca di capire
> perché sia successo quello che è successo”
>
> “Perché Melanne ha voluto fare una ripicca da bambina! Per qualcosa che ho
> detto.. o che ho fatto!”
>
> “Da bambina?”
>
> “Beh ha quasi trent’anni, come lo definiresti tu non comunicarmi che
> andava a rischiare la propria incolumità?”
>
> “Innanzitutto non è tenuta a dirlo a te.. abbiamo informato Xyr.. vai da
> lei ad informarti se abbiamo noi violato qualche tipo di regolamento.. ne
> usciresti dopo cinque o sei ore più rincoglionito di quanto sei entrato..
> ma alla fine, sapresti quello che già sai.. non eravamo tenute a dirti
> nulla!”
>
> “Come responsabile della sicurezza, io sono tenuto a garantire
> l’incolumità..”
>
> “Bla bla bla.. tu non sei qua come il capo della tua sezione Lon! Tu sei
> qua perché ami Melanne, ma non sei in grado né di dirglielo né di
> rispettare il fatto che sia una donna che ha imparato ad affrontare le sue
> incertezze e le sue paure.. che ama essere indipendente e che ha bisogno di
> un compagno che la supporti e la protegga.. non di uno che la metta in una
> campana di vetro sgridandone o frustrandone ogni iniziativa! Ora sei qua da
> me.. finalmente vorrei dire.. ma se tu avessi avuto la brillante idea di
> fare tale sceneggiata davanti a lei, non avresti avuto abbastanza guance da
> porgerle per gli schiaffi!”
>
> “Da quando le psicologhe hanno smesso di ascoltare e far parlare i propri
> pazienti ed erogano giudizi non richiesti?”
>
> “Attento a te Lon Basta!”
>
> “Ok ok.. pace.. forse hai ragione te, ma io con Melanne non riesco a
> discutere.. le mie sinapsi celebrali vanno in pappa, quasi come Rest quando
> ha il pon farr..”
>
> “Inizia a farle capire quanto tieni a lei, possibilmente facendo finire la
> cosa con un bacio e non con una tua guancia gonfia.. al resto ci penso io..
> ora fuori di qui che io mi devo lavare ed andare a fare una dormita!”
>
>
>
> *TOOL III*
>
> *Colonia Tahzot*
>
> *Ubicazione sconosciuta*
>
> *20/08/2399 – ore 23.28*
>
> Erano appena passate le undici di sera quando finalmente riuscì a portare
> a termine il suo componimento: non era stato facile scrivere gli ultimi
> versi ed aveva impiegato molto tempo. Più di quanto aveva immaginato in
> quanto si era sforzato di creare un’espressione malinconica, ma bella allo
> stesso tempo.
>
> Molti tentativi lasciati a metà erano finiti in un ipotetico quanto reale
> cestino. Per due volte era stato molto vicino a lasciare perdere, ma alla
> fine quella che lui amava definire poesia era lì sul tavolo davanti a lui.
>
> Era il suo lamento per i Profeti.. il cui credo stava scomparendo dei
> cuori Bajoriani e che da anni erano stati visti o percepiti solo di rado.
>
> Un’altra cosa che la Federazione era riuscita a togliere di mezzo.
>
> Si alzò dalla sedia e raddrizzò la schiena: col il passare degli anni
> trovava sempre più difficile restare seduto a lungo chinato sui suoi
> scarabocchi.
>
> * *Un vecchio come me non dovrebbe più scrivere poesie, salmi o orazioni*
> * aveva pensato * *quando un uomo arriva a settantotto anni, i suoi
> pensieri non hanno più valore se non per se stesso* *
>
> Ma allo stesso tempo, sapeva che, fortunatamente, non era così. Certo in
> alcune culture si guardava ai vecchi con indulgenza o con sprezzante
> compassione, ma in altre realtà v’era ancora rispetto della vecchiaia
> considerata come il tempo della saggezza serena.
>
> Lui avrebbe continuato a scrivere finché era in vita, fino a quando la sua
> mente rimaneva lucida come lo era in quel momento.
>
> Altro non sapeva fare. Non più. In un passato antico era stato un ottimo
> mercante, così bravo da essere superiore a molti altri. Si era creato la
> giusta reputazione di essere duro nelle trattative e negli affari. Durante
> gli anni d’oro aveva accumulato un capitale sufficiente da permettergli di
> vivere agiatamente. Alla fine, però, era rimasto da solo e si era
> riconvertito umanamente e spiritualmente.
>
> Da anni erano i propri componimenti a dare un significato alla sua vita:
> tutto il resto rimaneva una necessità ormai passeggera. Quei versi gli
> procuravano una soddisfazione che altrimenti provava solo raramente.
>
> Tirò le tende della grande finestra che dava sui campi che si curvavano
> dolcemente e, mentre attraversava il grande soggiorno, avvertì una fitta
> alla schiena. Stava forse ammalandosi? Ogni giorno cercava di avvertire i
> segnali che il suo corpo gli stava lanciando.
>
> Per tutta la vita si era tenuto in forma, non aveva mai fumato, era sempre
> stato morigerato con cibo e bevande. Tutto questo lo aveva lasciato in
> buona salute, ma aveva quasi ottant’anni.
>
> Andò in cucina e si versò una tazza di caffè dalla caffettiera che era
> sempre piena.
>
> Qui si riscosse dalle proprie fantasticherie: un rumore aveva attirato la
> sua attenzione.
>
> Invecchiare significava, fra l’altro, diventare apprensivi, ma euello che
> era successo alla Colonia non poteva che aumentare in lui lo stato di
> preoccupazione.
>
> Le serrature delle porte erano solide. Aveva un fucile nella camera da
> letto al primo piano ed una pistola pronta all’uso in un cassetto in
> cucina. Se qualche malintenzionato si fosse azzardato ad entrare della sua
> proprietà isolata, situata a nord rispetto alla piccola capitale della
> colonia, avrebbe saputo come difendersi. E non avrebbe esitato a farlo.
>
> Ma sarebbe stato tutta la notte sveglio ad aspettare? Magari invano? No
> ormai il tarlo della preoccupazione si era incuneato nella sua mente ed
> aveva sconfitto le fitte alla schiena.
>
> Guardò l’ora: erano appena passate le undici e mezza di sera, non
> propriamente l’orario ideale per uscire. Diede uno sguardo al termometro
> appeso fuori dalla finestra e vide che segnava sette gradi.
>
> Andò all’ingresso e si fermò per indossare un maglione aggiuntivo:
> invecchiando, alle altre pene si aggiungeva quella di patire sempre di più
> il freddo.
>
> Afferrò il bastone che teneva lì di sicurezza.. non sarebbe stato efficace
> come i phaser, ma uscire armato senza motivo nella notte poteva attirare
> più attenzioni di quante lui ne desiderasse.. già lo consideravano mezzo
> pazzo.. non poteva dar loro motivo di altre assurde dicerie.
>
> Aperta la porta, l’aria era piena di odori che salivano dalla terra
> bagnata. Una volta che gli occhi si abituarono all’oscurità, poté scrutare
> il cortile davanti alla casa: era deserto.
>
> In lontananza poteva intravedere il riverbero delle luci della città.
> Viveva ad una tale distanza dal vicino più prossimo che solo il buio lo
> circondava. Il cielo era stellato, quasi completamente sereno, eccezion
> fatta per quella bruttura di nave della Flotta Stellare che si stagliava
> come un rapace addormentato in orbita.
>
> Era una bella nottata, dopotutto, eppure qualcosa lo rendeva inquieto.
>
> Si fermò sul sentiero davanti a casa e tese l’orecchio: l’unico rumore era
> il debole brusio del vento.
>
> Si incamminò tralasciando le fitte alla schiena, poi si fermò nuovamente e
> si girò.. non c’era niente: era solo.
>
> Il sentiero era in leggera pendenza, lo avrebbe condotto alla collinetta
> ove aveva eretto una piccola torretta di osservazione.. o un campanile come
> qualcuno lo aveva chiamato in virtù di quella campanella che aveva issato
> in cima e che titillava in caso di forte vento o se sollecitata tramite il
> sistema di cordame che la sorreggeva.
>
> Per arrivarci doveva attraversare un piccolo fossato sul quale aveva
> sistemato una passerella.
>
> Si fermò di colpo sentendo il verso di un uccello: un ramo che si era
> spezzato da qualche parte vicino al suono lo convinse che si trattava di un
> predatore in cerca della sua succulenta cena piumata.. ma rimase ugualmente
> immobile, con tutti i sensi in allerta.
>
> Sentì nuovamente il verso dell’uccello, poi tornò il silenzio e lui si
> rimise in cammino borbottando malcontento: non solo vecchio, ma anche
> ansioso con paura dei fantasmi e del buio.
>
> Ancora pochi passi e sarebbe arrivato alla passerella che attraversava il
> fossato.. si fermò nuovamente di colpo: c’era qualcosa di strano, qualcosa
> di diverso, socchiuse gli occhi per distinguere meglio i dettagli nel
> buio.. non riusciva a capire cosa fosse, ma qualcosa era cambiato.
>
> Alla fine si arrese e si convinse che si trattasse di uno scherzo della
> sua immaginazione.. probabilmente quella confessione del mattino l’aveva
> sconvolto.. il racconto di quel giovane lo aveva scombinato più di quanto
> non potesse immaginare..
>
> Al resto avevano pensato i suoi occhi che si erano indeboliti.. raggiunta
> la passerella, sentì le assi sotto ai piedi, ma mantenne lo sguardo fisso
> alla torretta.
>
> Nello stesso attivo in cui il pensiero gli passò per la mente, capì che
> era tutto vero: c’era qualcuno, un’ombra immobile che sembrava salutarlo.
>
> Un improvviso fremito di paura gli attraversò tutto il corpo come un
> solitario soffio di vento gelato.
>
> Lanciò un urlo all’ombra sulla torre. Nessuna risposta, nessun movimento.
>
> Gridò nuovamente avanzando di un passo.
>
> Le assi si spezzarono all’improvviso con un rumore secco e lui cadde verso
> il fondo. Il fossato era profondo circa due metri, non ebbe il tempo di
> allungare le braccia per frenare la caduta.
>
> Sentì un dolore acuto che proveniva da diverse parti del suo corpo, era
> come se qualcuno stesse inserendo dei ferri roventi usando lui come uno
> spiedo.. un dolore intenso che gli tolse anche la forza di gridare.
>
> Quando tutto tornò calmo, l’ombra scese lentamente dalla scala di legno
> della torre ed illuminò il fossato.
>
> Il sacerdote Bajoriano giaceva esanime infilzato da molteplici paletti
> aguzzi.. presto sarebbe toccato anche a quell’idiota che voleva spifferare
> tutto agli ufficiali federali.
>
>
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> Ma questa storia dell'idolo è una cosa diffusa o solo tra le donne? F.
> Bueller (Xyr - 03.14 - Scacco matto)
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