[Stml20] Brano: 11-02 - Lower your shields and surrender your ships

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Lun 4 Ago 2014 11:02:57 CEST


Scusate gente, alla fine il pezzo ha preso il sopravvento e - dotato di vita 
propria ed intelligente (più dello scrittore di certo) è cresciuto a dismisura, 
ben oltre le mie intenzioni.
Essendo io un ufficiale federale rispettoso della vita e delel infinite 
diversità in infinite combinazioni, non potevo ucciderlo...quindi pensateci 
voi!!!

PS è da quando si è parlato di Borg che volevo chiudere un capitolo con questa 
frase!


Federico



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Brano: 11-02
Titolo: Lower your shields and surrender your ships
Autore: Tenente Comandante Rekon

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U.S.S. Marconi – Sala Macchine - 28 giugno 2394 - ore10.45

Rekon era immobile davanti al Nucleo di Curvatura da almeno dieci minuti e, a 
voler essere del tutto onesti, le pulsazioni luminose blu che l’enorme reattore 
Materia/Antimateria emanava nel suo funzionamento a pieno regime non facevano 
assolutamente nulla per migliorare l’aspetto spaventoso che la sua faccia aveva 
in quel momento.

“Il Reattore è al 98% dell’efficienza nominale, signore…tutti i reattori ad 
Impulso sono attivi e forniscono energia di emergenza ai sistemi principali e 
alla Curvatura…” riferì il Tenente Maria Seville, avvicinandosi al proprio 
superiore con un DiPADD stretto in mano ma senza mettersi sugli attenti. Le era 
bastato farlo la prima volta, quando gli aveva formalmente passato le consegne 
come facente funzioni di Capo Ingegnere, per imparare un numero di improperi in 
grado di far arrossire un vecchio Capo Specialista addetto alla dogana in una 
Stazione Spaziale periferica e non ci teneva a replicare.

“Fattore di Curvatura?” domandò semplicemente il Tellarita, deviando 
finalmente lo sguardo dal moto ipnotico della pulsante luce blu per fissarsi 
sul viso del proprio secondo, che si trovava circa una quindicina di centimetri 
sopra il suo ad un metro di distanza.

“9.65…” rispose l’Umana, senza alcun bisogno di guardare il padd che stringeva 
in mano “siamo riusciti a stabilizzare il flusso di Plasma alla Gondola di 
Dritta riuscendo a recuperare un buon .15…ma…” esitò un momento, incerta se 
riferire o meno il proprio pensiero al superiore.

“Non abbiamo tutto il giorno!” la richiamò bruscamente alla realtà Rekon, 
spostandosi verso la grande consolle di controllo dei sistemi ingegneristici 
posta poco distante ed invitandola implicitamente a seguirlo “se ha qualcosa da 
dire la dica, ma le anticipo che sono troppo vecchio per accettare di uscire 
con una collegiale come lei, quindi può anche risparmiarsi la scenetta da 
oloromanzo rosa!”

Scossa – ma anche divertita – dalle parole di Rekon, la donna trovò infine il 
coraggio di riferire la propria idea, ritenendo però opportuno precisare 
innanzitutto “Non seguo quella roba, signore…stavo solo pensando che, se 
disinserissimo alcune delle funzioni di sicurezza del computer e 
reinstradassimo l’energia delle stive alla propulsione, forse potremmo ottenere 
un ulteriore aumento della velocità…”

“Bruceremmo metà dei condotti EPS delle stive…” le fece notare l’ingegnere, 
senza distogliere lo sguardo da alcune righe di programma che stava nel 
frattempo digitando su di un terminale LCARS.

“Lo so, signore…ma abbiamo diversi apparati di stasi portatili…” assentì la 
donna che, a parte la presenza di alcune merci deperibili stoccate nella Stiva 
di Carico 5 e un po’ di lavoro Etra per le squadre di manutenzione, non vedeva 
particolari problemi nel suo piano “dovrebbero essere sufficienti a mettere in 
sicurezza per diversi giorni i farmaci non replicabili che trasportiamo…il 
resto del materiale si conserverà anche in una stiva senza energia…”

Fu a quel punto, però, che Rekon la sorprese, mostrandole ciò che stava 
scrivendo e dicendole, con tono tranquillo “In un’altra occasione le avrei dato 
perfettamente ragione, Maria, ma stavolta credo avremo bisogno dei 
teletrasporti merce in perfetto stato di efficienza…quindi se vuole provare il 
suo piano dovrà prima usare un po’ di quel suo grazioso cervello da primate 
senza coda per trovare un modo di deviare il feedback energetico verso qualche 
sistema davvero inutile…tipo le docce soniche…”

E quindi si allontanò brontolando sulla barbarie delle razze che non sapevano 
apprezzare un buon bagno di fango e lasciando un esterrefatto ingegnere a 
fissare quello che aveva tutta l’aria di essere un complesso programma per 
computer, volto ad interfacciare i sensori interni col teletrasporto per 
effettuare agganci e trasferimenti nello spazio esterno di qualsiasi massa 
metallica composta di leghe Borg e di tutte le associate componenti organiche.


U.S.S. Marconi – Plancia - 28 giugno 2394 – ore 12.03

“Saremo a portata visiva tra due minuti…” annunciò Wyandot, troppo teso 
persino per ricordarsi della propria timidezza.

Tutta la Plancia era illuminata dalla luce lampeggiante dell'Allarme Rosso 
anche se - già dopo i primi 10 minuti - era stato dato dal Capitano Shran 
l'ordine di disattivare il segnalatore sonoro per non infastidire le attività 
di bordo.

Attualmente l'Andoriano sedeva sulla propria poltrona centrale, in posizione 
apparentemente rilassata ma con le antenne puntate verso lo schermo visore, 
quasi a rappresentare visivamente l'istinto dell'ufficiale a lanciarsi verso la 
sfida che li attendeva. Sulla poltrona del Primo Ufficiale - lasciata 
attualmente vacante dalla partenza di Sivaak insieme al Capitano Talia - sedeva 
invece immobile Odo, che appariva quasi una statua abbozzata con i suoi 
lineamenti lisci e appena vagamente umanoidi. L'ex Conestabile di Deep Space 9 
aveva parlato molto poco durante il tragitto e solo per risponderr a domande 
specificamente rivoltegli, come se tutti gli anni trascorsi nel Grande Legame 
dei Cambianti lo avessero reso restio - o forse solo insicuro - nel rapportarsi 
con i Solidi.

All'annuncio del Timoniere, i muscoli di braccia e gambe di Shran agirono 
quasi in automatico, proiettando in piedi l'Andoriano come se vi fosse stata 
una molla sotto la sua poltrona "Sensori a piena potenza, voglio un'analisi 
della zona!" ordinò, prima ancora di aver coperto la breve distanza che lo 
separava dalla postazione del timone, cui si affiancò immediatamente.

"Analisi in corso..." rispose il Comandante Berthier, che stava in realtà 
sondando la zona già da alcuni minuti con l'ausilio di tutti i banchi sensori 
di prua "Non rilevo tracce di astronavi attive e la traccia di Transcurvatura 
pare essersi ormai dispersa...ad ogni modo rilevo masse metalliche e residui 
energetici..."

Fu in quell'istante che si intromise Dal, che stava esaminando le medesime 
letture attraverso l'ausilio dei sensori tattici, riferendo "Rivelo masse 
distinte di dimensione variabile, ma ad occhio direi che nell'area sono 
presenti i resti di sei caccia d'assalto del Dominio, più un frammento di circa 
10.000 metri cubi di massa, composto in leghe tipiche degli scafi Borg..."

"Forse una delle navi del Dominio, rimasta in inferiorità numerica, ha tentato 
di speronare il vascello Borg..." propose il Comandante Keane, dalla consolle 
OPS, mentre anche lei - come quasi tutti - alternava sguardi alle letture dei 
sensori a occhiate allo schermo visore principale, che al momento continuava a 
mostrare l'immagine di stelle aliene distorte dal campo di curvatura della 
nave.

"Segni di vita?" domandò allora Shran, facendo al contempo un cenno di assenso 
alle parole della Mezza-Klingon, come a dire che ne condivideva il contenuto.

"Irregolari, ma potrebbero esserci dei sopravvissuti in uno dei relitti..." 
rispose l'Ufficiale Scientifico Betazoide, mentre il Timoniere annunciava 
l'arrivo alle coordinate richieste ed il conseguente passaggio a velocità 
impulso “sto rilevando vitali da questo relitto, probabilmente un Vorta ed un 
numero non precisato di Jem’Hadar…”

Sullo schermo visore comparve, accanto ad un pezzo di scafo dall’aspetto 
parzialmente sferico, un caccia del Dominio pesantemente danneggiato, con tutta 
la parte posteriore ed una delle due gondole rimosse. Alla vista, Shran si 
affrettò ad ordinare “Predisporre le stive di carico 5 e 6 con campi di forza 
di livello 10…nella cinque trasferite i resti della nave Borg e nella 6 i 
sopravvissuti. Comandante Berthier, verifichi se è possibile individuare 
contenitori di Bianco e, se ve ne sono, trasferisca anch’essi alla Stiva 6. 
Dal, squadre di sicurezza all’esterno di entrambe le stive…”

Quindi, voltandosi verso Odo “Conestabile, se vuole seguirmi alla stiva di 
carico 6, credo dovremo intervenire per evitare problemi.” Quindi, sfiorandosi 
il comunicatore “Dottor Kuwano, porti una squadra medica alla Stiva di Carico 
6, ma non entrate finché non vi avrò raggiunti…Keane, a lei il comando…”





U.S.S. Marconi – corridoio antistante la stiva di carico 6 - cinque minuti 
dopo

"Gardiamarina Kelthos, rapporto!" ordinò Dal, quando ancora si trovava a sei 
metri dall'ingresso della stiva di carico, le cui porte sigillate stavano 
impedendo l'accesso ad una squadra di sei membri della Sicurezza pesantemente 
armati e ad un contingente medico composto dal Dottor Kuwano e due paramedici.

“Abbiamo un Vorta ferito ed una quindicina di Jem’Hadar nella stiva, signore…” 
rispose il giovane ufficiale Trill, che imbracciava un fucile Phaser Tipo III e 
sembrava decisamente sollevato nel cedere il comando al suo superiore Mezzo-
Cardassiano “non sono in grado di darle né il numero esatto né il loro stato di 
salute perché è stato effettuato un teletrasporto di massa e, a parte due 
feriti in maniera piuttosto grave, gli altri si sono resi invisibili appena 
completata la materializzazione. Comunque abbiamo utilizzato le subroutines di 
sicurezza per rimuovere ogni tipo di arma ad energia ed arma bianca rilevata…”

“E non hanno fatto nulla dal momento della materializzazione?” domandò 
incuriosito Shran, che tallonava di pochi passi indietro il proprio Capo della 
Sicurezza “Mi sarei aspettato un tentativo di fuga, quantomeno…”

“Hanno tentato tre volte di disabilitare il campo di forza e due di penetrare 
il computer ed i sistemi secondari della stiva, signore…” rispose il 
Guardiamarina, mettendosi sugli attenti all’arrivo del nuovo Capitano dell’
unità, che ancora non aveva avuto modo di incontrare ma del quale aveva 
ovviamente già sentito parlare “ma il Comandante Rekon aveva già tagliato fuori 
ogni sistema a parte il supporto vitale, quindi per ora non hanno avuto 
successo…”

“Molto bene, vediamo di chiarire questa situazione…” cominciò a dire l’
Andoriano, ma venne interrotto da Odo, giunto subito dopo di lui, che pareva 
avere una sua idea sul da farsi.

“Se mi permette, Capitano…” iniziò il Cambiante, con il tono paziente che 
aveva sviluppato in decenni di vita trascorsa con i Solidi prima su Bajor e poi 
su Terok Nor/Deep Space Nine “forse se entrassi io per primo potrei evitare 
eventuali…resistenze…”

Shran fu sul punto di obiettare, ma si trattenne, valutando invece la 
richiesta pervenuta alla luce di quanto effettivamente sapeva sulle dinamiche 
intercorrenti tra le tre principali razze del Dominio. La gente di Odo era 
considerata da Vorta e Jem’Hadar alla stregua di divinità e i presenti nella 
stiva non avrebbero mai fatto un atto volontario per contrastare un loro ordine 
diretto. Far entrare Odo per primo avrebbe certamente chiarito che si trovavano 
sì su una nave Federale, ma che la presenza della Marconi nello spazio del 
Dominio era emanazione della diretta volontà dei Fondatori.
Convinto di tale ragionamento, il Capitano Shran affermò “Molto bene, 
Conestabile…lascerò che sia lei a parlare con loro per primo…” poi, 
riflettendo, ebbe un’altra idea “anzi, forse so come aumentare ancora di più la 
sua presa su di loro…”

Ignorando l’occhiata perplessa e leggermente insofferente di Odo – che 
evidentemente non riteneva di aver bisogno di ulteriori aiuti – Shran si sfiorò 
il comunicatore e chiamò la Plancia “Shran a Keane. Siamo riusciti a recuperare 
del Bianco dai relitti?”

“Sette casse, signore…” rispose prontamente la donna, che probabilmente in 
quel momento sedeva sulla sua poltrona “ne avevamo recuperata anche una ottava, 
ma il suo contenuto è irrecuperabile…”

“Sette sono più che sufficienti, non si preoccupi…” rispose l’Andoriano con un 
ghigno, prima di ordinare “ne trasferisca una qui alle mie coordinate. Shran 
chiudo.”

Quindi, voltandosi verso Odo, nel momento esatto in cui una cassa di Bianco 
veniva materializzata proprio tra i due, aggiunse “Allora, Conestabile…è pronto 
a fare Babbo Natale?”


U.S.S. Marconi – Sala Riunioni principale - 30 giugno 2394 – ore 08.05

“Diario del Capitano, Data Stellare 71494.07. Per quanto i Jem’Hadar ed il 
Vorta di nome Maijung abbiano accettato di buon grado la spiegazione di Odo 
circa la loro presenza ed abbiano promesso di collaborare in tutto e per tutto 
con l’equipaggio della Marconi, la situazione non è semplice. Il Vorta era 
seriamente ferito ed il Dottor Kuwano ha dovuto trasportarlo in Infermeria per 
operarlo, mentre i Jem’Hadar sono stati trattenuti nella stiva di carico 6, 
attrezzata a caserma di emergenza. Su suggerimento del Conestabile Odo ho 
autorizzato il Primo Ma’Kar a continuare l’addestramento della sua squadra sul 
Ponte Ologrammi 1, più che altro per…tenerli buoni, direi. Inutile dire che ciò 
ha scatenato qualche reazione non entusiasta dell’equipaggio, specie del 
Comandante Rekon quando è stato costretto a sostituire un’intera porzione della 
griglia olografica danneggiata durante l’allenamento. Se la situazione non 
fosse così grave sarebbe stato quasi divertente vederlo mentre minacciava il 
Primo dei Jem’Hadar – alto circa cinquanta centimetri più di lui – di 
scaraventarlo insieme a tutti i suoi nello spazio. Ad ogni modo stiamo 
procedendo verso il Settore Epsilon Mairon a Curvatura 9, per indagare sull’
attività Borg nel settore. Spero che il Vorta, ora che si è ripreso, possa 
darci qualche notizia aggiornata.”

Il Campanello suonò e, ricevuto l’invito ad entrare, sulla porta si 
stagliarono le figure di Odo, Dal, Maijung, e Ma’Kar. Quest’ultimo sembrava 
essere particolarmente insofferente alla presenza di Dal, ma bastò un’occhiata 
del Vorta, che in quel momento era impegnato in un’attenta opera di adorazione 
del Conestabile Odo, a rimetterlo al suo posto.

“Signori, benvenuti…” disse il Capitano, indicando loro il tavolo da riunioni 
presente, invitandoli implicitamente a sedersi. Avrebbe voluto invitare anche 
gli altri Ufficiali Superiori, ma in quel momento – con la nave in pieno spazio 
del Dominio e a caccia di Borg – gli sembrava un azzardo già solo distogliere 
il Capo della Sicurezza dall’incarico “se volete accomodarvi, credo abbiamo 
molto di cui parlare…”

“Naturalmente, Capitano…” rispose il Vorta, sorridendo in quel modo mellifluo 
tipico della sua razza e sgradito a buona parte della specie dei quadranti Alfa 
e Gamma “mi permetta innanzitutto di ringraziare lei e la Federazione per il 
vostro tempestivo…salvataggio. Purtroppo il convoglio di cui faceva parte la 
mia nave ha riscontrato delle…difficoltà non previste nell’attività ordinaria 
di pattugliamento del nostro Settore di competenza.”

*Ed ecco in opera la nobile arte di minimizzare gli aspetti negativi della 
realtà…* si trovò a pensare l’Andoriano, mentre il suo volto manteneva un 
aspetto assolutamente impassibile da giocatore di Poker. Evidentemente il Vorta 
desiderava minimizzare l’accaduto per non apparire in cattiva luce con quello 
che considerava il suo dio (e che – in quel momento – sembrava a stento 
trattenersi dallo sbuffare ed alzare gli occhi al cielo), ma questo 
atteggiamento non avrebbe per nulla facilitato la sua missione.

Fortunatamente fu Dal a evidenziare la realtà delle cose, affermando “Direi 
più che altro che il vostro convoglio è stato fatto a pezzi da un ricognitore 
Borg classe Sfera, a giudicare dall’analisi dei resti che abbiamo recuperato…”

Il Jem’Hadar si mosse a disagio sulla sedia, ma una nuova occhiata del Vorta 
lo tacitò nuovamente. Dal quasi lo compativa, visto che l’intera esistenza dell’
essere era incentrata sulla vittoria militare per conto del Dominio, 
rappresentato in quel momento dal Cambiante accanto a lui.

“Può darsi che abbiamo sottovalutato la capacità bellica del nemico in questo 
specifico frangente…” ammise Maijung, a malincuore, lanciando un’occhiataccia 
al tattico, che rispose con un sorriso divertito e per nulla preoccupato dal 
risentimento del Vorta “ma, in tutta sincerità, ritengo eccessiva la 
preoccupazione del Fondatore rispetto alle sorti del Sistema Epsilon Marion…il 
Dominio ha reagito prontamente e con fermezza all’invasione perpetrata e le 
assicuro che non saranno una decina di navi nemiche ad impedirci di ristabilire 
la supremazia nel nostro spazio, anche senza l’aiuto della Federazione.”

“La Federazione si trova qui come osservatrice…” rispose immediatamente Shran, 
facendo ricorso a tutta la propria diplomazia per mantenere un tono civile e 
cercando di nascondere il fremito delle mani che lo aveva colto sentendo 
parlare di “una decina” di navi Borg. “Abbiamo già affrontato il nemico che vi 
trovate di fronte ed è un nemico estremamente pericoloso, in grado di 
diffondersi come un virus e moltiplicare le proprie forze molto rapidamente. La 
nostra intenzione è solo quella di fornirvi le conoscenze che abbiamo raccolto 
sui Borg, al fine di limitare al massimo le vostre perdite in questa 
battaglia.”

“Respingere i Borg nel loro spazio è interesse comune di tutti gli abitanti 
del Quadrante Gamma, compresa la Federazione.” Affermò semplicemente Odo, 
sancendo la fine di quel battibecco e rammentando implicitamente a Maijung che 
il trattato di pace siglato dal Dominio esisteva ed era ancora valido “Perché 
invece non ci riferisci cosa è accaduto esattamente e quali misure sono state 
prese? Le voci che mi sono giunte erano frammentarie, ma sono certo che tu 
abbia la competenza per fornirmi un quadro esaustivo.”

*Bastone e carota in un colpo solo…* pensò divertito il Capitano della 
Marconi, poggiandosi comodamente allo schienale della propria poltrona e 
osservando il Vorta divenire prima rosso di imbarazzo e poi profondersi in un 
inchino verso Odo, certamente inorgoglito dal complimento (e, in tutta 
probabilità, geneticamente incapace di comprendere l’ironia dello stesso).

“Le prime tracce di incursioni Borg nel Settore sono state rilevate circa 
undici mesi fa, Fondatore…” rispose rialzandosi e parlando unicamente ad Odo, 
che di certo riteneva l’unico essere degno di attenzione nella stanza 
“inizialmente si trattava di avvistamenti a lungo raggio e di aggressioni a 
colonie remote. Fu inviata una squadra d’attacco che intercettò e distrusse 
senza particolare difficoltà un piccolo vascello di forma vagamente 
cilindrica.”

“Un ricognitore Classe Sonda…” commentò Dal, non venendo però minimamente 
calcolato da Maijung, che si limitò a continuare come se non vi fosse stata 
alcuna interruzione “per sicurezza lasciammo la forza d’attacco stanziata nel 
settore per alcuni mesi, durante i quali non accadde nulla. Due mesi fa, però, 
abbiamo perso i contatti con essa e con il pianeta Magistra 7. Abbiamo inviato 
una nuova forza d’attacco, composta da 50 caccia, che hanno rivelato presenze 
aliene nel settore. I caccia hanno affrontato e distrutto il nemico, anche se 
hanno subito gravi perdite. Poiché il pianeta risultava completamente 
colonizzato dal nemico, la forza d’attacco ha tentato di distruggerlo ma è 
stata respinta dalle difese planetarie ed è stata costretta alla ritirata. 
Successivamente abbiamo rilevato l’arrivo di altre dieci navi nemiche e perso i 
contatti con altri tre pianeti, tutti nei pressi della Nebulosa di Marg. Il 
Comando di difesa ha pertanto movimentato un’intera ala della 16° Flotta…” qui 
fece una pausa, voltandosi verso Shran e Dal, prima di continuare chiarendo 
“composta da 500 navi tra incrociatori e caccia…a quest’ora l’Ala d’assalto 1 
avrà annientato ogni traccia di resistenza nemica nel settore.”

Dal e Shran si scambiarono uno sguardo d’intesa quando sentirono parlare di 
una Nebulosa…già due volte, infatti, la Federazione aveva scoperto il tentativo 
di creare all’interno di nebulose dei Fulcri di Transcurvatura e – se l’Intento 
dei Borg era quello – poteva solo significare che l’intento i quegli esseri era 
di creare una testa di ponte per l’assimilazione dell’intero spazio del 
Dominio.

Alla luce di tale riflessione, l’Andoriano domandò “Avete ricevuto notizie 
della vostra Ala d’assalto?”

“Ancora no…” ammise Maijung, per nulla turbato dalla cosa “ma riteniamo 
dipenda dall’intensa ionizzazione delle zone limitrofe della nebulosa, che 
ostacolano le comunicazioni a lungo raggio. Per risolvere tale inconveniente 
avevamo predisposto una rete di ripetitori subspaziali, ma – probabilmente – le 
forze invasori li hanno sabotati.”

Per nulla rassicurato da quelle parole, Shran scambiò un’occhiata densa di 
significato con Odo, prima di chiamare la Plancia ordinando “Shran a 
Plancia…modificare la rotta per dirigere verso la Nebulosa di Marg…massima 
Curvatura sostenibile e scansioni con tutti  i gruppi sensori appena a 
portata!”


U.S.S. Marconi – Plancia - 4 Luglio 2394 – ore 21.35

“Diario del Capitano, supplemento. I sensori a lungo raggio stanno 
scandagliando da ore la Nebulosa di Marg alla ricerca di una qualsiasi traccia 
di attività spaziale, ma ancora non siamo riusciti a rilevare alcuna nave. 
Nonostante le rimostranze del mio Capo Ingegnere ho ordinato di accelerare 
ulteriormente, facendo ricorso alla propulsione di emergenza. Dovremmo essere a 
portata di scansione a corto raggio entro dodici minuti, salvo complicazioni.”

L’aria in Plancia era molto tesa e la presenza di Maijung e del Primo Ma’Kar 
(quest’ultimo guardato a vista da due guardie della sicurezza di piantone 
accanto alle porte del turboascensore e con i fucili phaser imbracciati, benché 
puntati verso terra) non faceva molto per ridurre lo stato di ansia generale.

Fu in quel momento di tensione, proprio mentre Shran faceva il possibile per 
ignorare il chiacchiericcio di Maijung che stava rassicurando Odo sul fatto che 
al loro arrivo avrebbe potuto constatare coi suoi occhi la completa disfatta 
del nemico, che Rekon sbucò in Plancia come una furia, scostando di peso una 
delle due guardie di sicurezza e dando uno spintone a Ma’Kar – che ringhiò 
minacciosamente – per poi portarsi davanti al suo Capitano.

“Capitano, glielo ho già detto tre volte, ma adesso deve darmi retta. Questi 
accidenti di motori non sono progettati per sforzi così prolungati e – adesso 
che siamo così vicini allo spazio Borg – lei DEVE ordinare di rallentare, così 
da permetterci di ristabilire il normale funzionamento del sistema curvatura 
prima di trovarci circondati da Cubi e senza propulsione!” ringhiò il tutto 
praticamente senza riprendere fiato, anche se trovò comunque il tempo di 
lanciare al Primo Jem’Hadar un’occhiataccia veramente cattiva che, pur senza 
dire una parola, trasmetteva un chiaro concetto riassumibile in “noi due 
abbiamo ancora in sospeso quella faccenda della griglia di oloproiettori e – 
quando avrò tempo – per questo ti ritroverai con un’iperchiave infilata dove 
non vorresti mai che fosse!”

Maijung rimase preso in contropiede dall’irruenza del Tellarita, ma colse 
comunque le sue parole, che sottolineavano la convinzione del federale che la 
Flotta del Dominio inviata in quel settore fosse stata annientata. 
Probabilmente non molto contento di esse, ci tenne a precisare “Se davvero 
doveste avere dei problemi alla propulsione, sono certo che una delle nostre 
navi di stanza nel NOSTRO spazio sarà ben lieta di trainarvi fino a Deep Space 
16 Gamma…”

Rekon fece un vago gesto di stizza a quelle parole, come se una zanzara avesse 
cominciato a gironzolargli intorno, ma non distolse lo sguardo dagli occhi di 
Shran finché quest’ultimo non fu costretto a capitolare, affermando “Molto 
bene…signor Wyandot, rallenti a Curvatura 5…”

La Marconi rallentò senza scossoni e, quando ebbe raggiunto quella decisamente 
più ragionevole velocità, tutti ebbero modo di percepire la mancanza di 
vibrazioni lungo lo scafo, alla quale si erano probabilmente assuefatti in 
maniera graduale nei giorni appena trascorsi.

“Era ora…” borbottò l’Ingegnere Capo, portandosi alla grande Consolle 
Ingegneristica e coordinandosi con i suoi per avviare la ricristallizzazione 
della matrice di Dilitio e raffreddare al contempo tutti i sistemi critici.

“Il suo Capo Ingegnere è una persona dai modi decisamente…diretti…” commentò 
Odo, che aveva assistito allo scambio di battute tra i due federali (ovvero al 
monologo del Tellarita) senza dire una parola, ma che sembrava piuttosto 
divertito dal tutto.

“Non me lo dica…” commentò Shran, alzando occhi ed antenne al cielo, forse a 
cercare una pazienza che sapeva essere in rapido esaurimento.

Trascorse così un’altra ora, prima che la consolle scientifica iniziasse ad 
accendersi come un albero di Natale, emettendo alcuni “bip” che, nel silenzio 
teso della Plancia, attirarono immediatamente l’attenzione di tutti.

“Che succede?” domandò subito Shran che, in poche – rapide – falcate, si era 
spostato dalla consolle ingegneristica a quella scientifica, con l’attenzione 
di un predatore in caccia.

L’Ufficiale Scientifico, forse a causa delle proprie capacità empatiche, ebbe 
un piccolo sussulto nel percepire l’avvicinamento del superiore ma, con 
professionalità, si concentrò subito sulle letture dei sensori riferendo “Ho 
delle letture dei sensori di massa dalle propaggini esterne della 
nebulosa…rilevo un grande campo di detriti, ma le scansioni attive sono 
deflesse da un campo di polarizzazione che copre l’intera zona…dovremo scendere 
ad impulso nelle immediate vicinanze per avere dati più precisi…”

“Non credo ci sia molto da dire…” affermò sicuro il Vorta, rivolgendosi tanto 
ad Odo quanto ai federali “quello deve essere il luogo dove le forze ostili 
sono state schiacciate. Quelli che rilevate non possono che essere i relitti 
dei loro vascelli.”

Shran, che aveva invece un brutto presentimento, fu più cauto nell’affermare 
“Molto bene. Tenente Wyandot, ci porti ad impulso in quella zona, ma prepari 
manovre di disingaggio ed una rotta di allontanamento a massima curvatura. 
Signor Dal, appena saremo fuori voglio gli scudi al massimo e le armi in stand-
by, e mi faccia una scansione alla ricerca di vascelli Borg o del Dominio…”

Pochi minuti dopo, la Marconi usciva dalla curvatura proprio nei lembi esterni 
della Nebulosa di Marg, e subito il suo Timoniere dovette impostare una manovra 
di evasione che mise a dura prova gli smorzatori inerziali della grande nave 
stellare per evitare la collisione col relitto di un caccia d’assalto che, 
sventrato da quelle che sembravano esplosioni di siluri, roteava ormai nel 
vuoto senza più tracce di energia, lo scafo annerito dal fuoco del plasma ormai 
estinto.

Sullo schermo visore comparvero così le immagini di centinaia di relitti non 
dissimili a quello appena evitato dalla nave di Classe Ambassador, tutti 
disseminati in una regione di spazio dove sembrava essersi scatenata l’
apocalisse. 

Al centro del campo di relitti vi erano tre enormi Cubi Borg. Uno sembrava 
ancora efficiente, nonostante diverse facce presentassero i segni di danni da 
bombardamento, mentre gli altri due erano seriamente danneggiati, con intere 
facciate scavate da crateri troppo grandi per essere stati causati da armi da 
fuoco convenzionali ed intere sezioni mancanti.

Attorno a questi vascelli, apparentemente impegnati in attività di riparazione 
e recupero componenti dai relitti, erano impegnati alcune centinaia di vascelli 
di supporto di piccole dimensioni.

“Direi che abbiamo trovato la vostra flotta…” commentò con un tono cupo Rekon, 
osservando lo sfacelo davanti ai suoi occhi. Il Tellarita non aveva nessuna 
simpatia per il Dominio – e lo aveva dimostrato ampiamente nei giorni passati – 
ma quello che stava venendo trasmesso sullo schermo era decisamente oltre ogni 
possibile livello di antipatia personale. Quando poi uno di quei “piccoli” 
mezzi di supporto intenti nell’analisi dei relitti – in realtà una nave classe 
Sonda di più di 300 metri di lunghezza – li scansionò con un raggio sensore di 
colore verde brillante, l’ingegnere concluse la propria frase rivolgendosi a 
Wyandot con un “ragazzo…credo proprio che sia giunto il momento di usare quella 
rotta di fuga che il Capitano ti aveva chiesto di predisporre…”

Proprio in quel momento, senza che nessuno avesse aperto le frequenze di 
chiamata, gli altoparlanti della Plancia trasmisero una comunicazione 
subspaziale solo audio, una comunicazione recitata da migliaia di atone voci 
che – in contemporanea – dissero “Noi siamo i Borg, abbiamo analizzato la 
vostra tecnologia e sappiamo che non potete opporvi a noi. Abbassate i vostri 
scudi e preparativi ad essere assimilati. Addizioneremo le vostre peculiarità 
biologiche e tecnologiche alle nostre, la vostra cultura si adatterà a servire 
noi... la resistenza è inutile."



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