[Stml20] R: Re: Brano: 11-02 - Lower your shields and surrender your ships

cmdrtkar a libero.it cmdrtkar a libero.it
Lun 4 Ago 2014 17:14:46 CEST


Grassie ragassuoli, troppo buoni...comunque nemmeno rekon ci voleva venire...non se ne è andato solo perché vuole litigare a tutti i costi col Primo Jem'Hadar...




----Messaggio originale----

Da: charles_wyandot a mail.com

Data: 4-ago-2014 17.09

A: "cmdrtkar a libero.it"<cmdrtkar a libero.it>

Ogg: Re: [Stml20] Brano: 11-02 - Lower your shields and surrender your ships




Il pezzo è fantastico, per quanto mi riguarda puoi scriverli sempre così lunghi... scorrono come l'olio!

Volevo solo precisare che io qui non ci volevo venire...

 

Bravissimo

 

 

 

 

Sent: Monday, August 04, 2014 at 11:02 AM

From: "cmdrtkar a libero.it" <cmdrtkar a libero.it>

To: stml20 a gioco.net

Subject: [Stml20] Brano: 11-02 - Lower your shields and surrender your ships

Scusate gente, alla fine il pezzo ha preso il sopravvento e - dotato di vita

propria ed intelligente (più dello scrittore di certo) è cresciuto a dismisura,

ben oltre le mie intenzioni.

Essendo io un ufficiale federale rispettoso della vita e delel infinite

diversità in infinite combinazioni, non potevo ucciderlo...quindi pensateci

voi!!!



PS è da quando si è parlato di Borg che volevo chiudere un capitolo con questa

frase!





Federico







*****************************************

Brano: 11-02

Titolo: Lower your shields and surrender your ships

Autore: Tenente Comandante Rekon



*****************************************



U.S.S. Marconi – Sala Macchine - 28 giugno 2394 - ore10.45



Rekon era immobile davanti al Nucleo di Curvatura da almeno dieci minuti e, a

voler essere del tutto onesti, le pulsazioni luminose blu che l’enorme reattore

Materia/Antimateria emanava nel suo funzionamento a pieno regime non facevano

assolutamente nulla per migliorare l’aspetto spaventoso che la sua faccia aveva

in quel momento.



“Il Reattore è al 98% dell’efficienza nominale, signore…tutti i reattori ad

Impulso sono attivi e forniscono energia di emergenza ai sistemi principali e

alla Curvatura…” riferì il Tenente Maria Seville, avvicinandosi al proprio

superiore con un DiPADD stretto in mano ma senza mettersi sugli attenti. Le era

bastato farlo la prima volta, quando gli aveva formalmente passato le consegne

come facente funzioni di Capo Ingegnere, per imparare un numero di improperi in

grado di far arrossire un vecchio Capo Specialista addetto alla dogana in una

Stazione Spaziale periferica e non ci teneva a replicare.



“Fattore di Curvatura?” domandò semplicemente il Tellarita, deviando

finalmente lo sguardo dal moto ipnotico della pulsante luce blu per fissarsi

sul viso del proprio secondo, che si trovava circa una quindicina di centimetri

sopra il suo ad un metro di distanza.



“9.65…” rispose l’Umana, senza alcun bisogno di guardare il padd che stringeva

in mano “siamo riusciti a stabilizzare il flusso di Plasma alla Gondola di

Dritta riuscendo a recuperare un buon .15…ma…” esitò un momento, incerta se

riferire o meno il proprio pensiero al superiore.



“Non abbiamo tutto il giorno!” la richiamò bruscamente alla realtà Rekon,

spostandosi verso la grande consolle di controllo dei sistemi ingegneristici

posta poco distante ed invitandola implicitamente a seguirlo “se ha qualcosa da

dire la dica, ma le anticipo che sono troppo vecchio per accettare di uscire

con una collegiale come lei, quindi può anche risparmiarsi la scenetta da

oloromanzo rosa!”



Scossa – ma anche divertita – dalle parole di Rekon, la donna trovò infine il

coraggio di riferire la propria idea, ritenendo però opportuno precisare

innanzitutto “Non seguo quella roba, signore…stavo solo pensando che, se

disinserissimo alcune delle funzioni di sicurezza del computer e

reinstradassimo l’energia delle stive alla propulsione, forse potremmo ottenere

un ulteriore aumento della velocità…”



“Bruceremmo metà dei condotti EPS delle stive…” le fece notare l’ingegnere,

senza distogliere lo sguardo da alcune righe di programma che stava nel

frattempo digitando su di un terminale LCARS.



“Lo so, signore…ma abbiamo diversi apparati di stasi portatili…” assentì la

donna che, a parte la presenza di alcune merci deperibili stoccate nella Stiva

di Carico 5 e un po’ di lavoro Etra per le squadre di manutenzione, non vedeva

particolari problemi nel suo piano “dovrebbero essere sufficienti a mettere in

sicurezza per diversi giorni i farmaci non replicabili che trasportiamo…il

resto del materiale si conserverà anche in una stiva senza energia…”



Fu a quel punto, però, che Rekon la sorprese, mostrandole ciò che stava

scrivendo e dicendole, con tono tranquillo “In un’altra occasione le avrei dato

perfettamente ragione, Maria, ma stavolta credo avremo bisogno dei

teletrasporti merce in perfetto stato di efficienza…quindi se vuole provare il

suo piano dovrà prima usare un po’ di quel suo grazioso cervello da primate

senza coda per trovare un modo di deviare il feedback energetico verso qualche

sistema davvero inutile…tipo le docce soniche…”



E quindi si allontanò brontolando sulla barbarie delle razze che non sapevano

apprezzare un buon bagno di fango e lasciando un esterrefatto ingegnere a

fissare quello che aveva tutta l’aria di essere un complesso programma per

computer, volto ad interfacciare i sensori interni col teletrasporto per

effettuare agganci e trasferimenti nello spazio esterno di qualsiasi massa

metallica composta di leghe Borg e di tutte le associate componenti organiche.





U.S.S. Marconi – Plancia - 28 giugno 2394 – ore 12.03



“Saremo a portata visiva tra due minuti…” annunciò Wyandot, troppo teso

persino per ricordarsi della propria timidezza.



Tutta la Plancia era illuminata dalla luce lampeggiante dell'Allarme Rosso

anche se - già dopo i primi 10 minuti - era stato dato dal Capitano Shran

l'ordine di disattivare il segnalatore sonoro per non infastidire le attività

di bordo.



Attualmente l'Andoriano sedeva sulla propria poltrona centrale, in posizione

apparentemente rilassata ma con le antenne puntate verso lo schermo visore,

quasi a rappresentare visivamente l'istinto dell'ufficiale a lanciarsi verso la

sfida che li attendeva. Sulla poltrona del Primo Ufficiale - lasciata

attualmente vacante dalla partenza di Sivaak insieme al Capitano Talia - sedeva

invece immobile Odo, che appariva quasi una statua abbozzata con i suoi

lineamenti lisci e appena vagamente umanoidi. L'ex Conestabile di Deep Space 9

aveva parlato molto poco durante il tragitto e solo per risponderr a domande

specificamente rivoltegli, come se tutti gli anni trascorsi nel Grande Legame

dei Cambianti lo avessero reso restio - o forse solo insicuro - nel rapportarsi

con i Solidi.



All'annuncio del Timoniere, i muscoli di braccia e gambe di Shran agirono

quasi in automatico, proiettando in piedi l'Andoriano come se vi fosse stata

una molla sotto la sua poltrona "Sensori a piena potenza, voglio un'analisi

della zona!" ordinò, prima ancora di aver coperto la breve distanza che lo

separava dalla postazione del timone, cui si affiancò immediatamente.



"Analisi in corso..." rispose il Comandante Berthier, che stava in realtà

sondando la zona già da alcuni minuti con l'ausilio di tutti i banchi sensori

di prua "Non rilevo tracce di astronavi attive e la traccia di Transcurvatura

pare essersi ormai dispersa...ad ogni modo rilevo masse metalliche e residui

energetici..."



Fu in quell'istante che si intromise Dal, che stava esaminando le medesime

letture attraverso l'ausilio dei sensori tattici, riferendo "Rivelo masse

distinte di dimensione variabile, ma ad occhio direi che nell'area sono

presenti i resti di sei caccia d'assalto del Dominio, più un frammento di circa

10.000 metri cubi di massa, composto in leghe tipiche degli scafi Borg..."



"Forse una delle navi del Dominio, rimasta in inferiorità numerica, ha tentato

di speronare il vascello Borg..." propose il Comandante Keane, dalla consolle

OPS, mentre anche lei - come quasi tutti - alternava sguardi alle letture dei

sensori a occhiate allo schermo visore principale, che al momento continuava a

mostrare l'immagine di stelle aliene distorte dal campo di curvatura della

nave.



"Segni di vita?" domandò allora Shran, facendo al contempo un cenno di assenso

alle parole della Mezza-Klingon, come a dire che ne condivideva il contenuto.



"Irregolari, ma potrebbero esserci dei sopravvissuti in uno dei relitti..."

rispose l'Ufficiale Scientifico Betazoide, mentre il Timoniere annunciava

l'arrivo alle coordinate richieste ed il conseguente passaggio a velocità

impulso “sto rilevando vitali da questo relitto, probabilmente un Vorta ed un

numero non precisato di Jem’Hadar…”



Sullo schermo visore comparve, accanto ad un pezzo di scafo dall’aspetto

parzialmente sferico, un caccia del Dominio pesantemente danneggiato, con tutta

la parte posteriore ed una delle due gondole rimosse. Alla vista, Shran si

affrettò ad ordinare “Predisporre le stive di carico 5 e 6 con campi di forza

di livello 10…nella cinque trasferite i resti della nave Borg e nella 6 i

sopravvissuti. Comandante Berthier, verifichi se è possibile individuare

contenitori di Bianco e, se ve ne sono, trasferisca anch’essi alla Stiva 6.

Dal, squadre di sicurezza all’esterno di entrambe le stive…”



Quindi, voltandosi verso Odo “Conestabile, se vuole seguirmi alla stiva di

carico 6, credo dovremo intervenire per evitare problemi.” Quindi, sfiorandosi

il comunicatore “Dottor Kuwano, porti una squadra medica alla Stiva di Carico

6, ma non entrate finché non vi avrò raggiunti…Keane, a lei il comando…”











U.S.S. Marconi – corridoio antistante la stiva di carico 6 - cinque minuti

dopo



"Gardiamarina Kelthos, rapporto!" ordinò Dal, quando ancora si trovava a sei

metri dall'ingresso della stiva di carico, le cui porte sigillate stavano

impedendo l'accesso ad una squadra di sei membri della Sicurezza pesantemente

armati e ad un contingente medico composto dal Dottor Kuwano e due paramedici.



“Abbiamo un Vorta ferito ed una quindicina di Jem’Hadar nella stiva, signore…”

rispose il giovane ufficiale Trill, che imbracciava un fucile Phaser Tipo III e

sembrava decisamente sollevato nel cedere il comando al suo superiore Mezzo-

Cardassiano “non sono in grado di darle né il numero esatto né il loro stato di

salute perché è stato effettuato un teletrasporto di massa e, a parte due

feriti in maniera piuttosto grave, gli altri si sono resi invisibili appena

completata la materializzazione. Comunque abbiamo utilizzato le subroutines di

sicurezza per rimuovere ogni tipo di arma ad energia ed arma bianca rilevata…”



“E non hanno fatto nulla dal momento della materializzazione?” domandò

incuriosito Shran, che tallonava di pochi passi indietro il proprio Capo della

Sicurezza “Mi sarei aspettato un tentativo di fuga, quantomeno…”



“Hanno tentato tre volte di disabilitare il campo di forza e due di penetrare

il computer ed i sistemi secondari della stiva, signore…” rispose il

Guardiamarina, mettendosi sugli attenti all’arrivo del nuovo Capitano dell’

unità, che ancora non aveva avuto modo di incontrare ma del quale aveva

ovviamente già sentito parlare “ma il Comandante Rekon aveva già tagliato fuori

ogni sistema a parte il supporto vitale, quindi per ora non hanno avuto

successo…”



“Molto bene, vediamo di chiarire questa situazione…” cominciò a dire l’

Andoriano, ma venne interrotto da Odo, giunto subito dopo di lui, che pareva

avere una sua idea sul da farsi.



“Se mi permette, Capitano…” iniziò il Cambiante, con il tono paziente che

aveva sviluppato in decenni di vita trascorsa con i Solidi prima su Bajor e poi

su Terok Nor/Deep Space Nine “forse se entrassi io per primo potrei evitare

eventuali…resistenze…”



Shran fu sul punto di obiettare, ma si trattenne, valutando invece la

richiesta pervenuta alla luce di quanto effettivamente sapeva sulle dinamiche

intercorrenti tra le tre principali razze del Dominio. La gente di Odo era

considerata da Vorta e Jem’Hadar alla stregua di divinità e i presenti nella

stiva non avrebbero mai fatto un atto volontario per contrastare un loro ordine

diretto. Far entrare Odo per primo avrebbe certamente chiarito che si trovavano

sì su una nave Federale, ma che la presenza della Marconi nello spazio del

Dominio era emanazione della diretta volontà dei Fondatori.

Convinto di tale ragionamento, il Capitano Shran affermò “Molto bene,

Conestabile…lascerò che sia lei a parlare con loro per primo…” poi,

riflettendo, ebbe un’altra idea “anzi, forse so come aumentare ancora di più la

sua presa su di loro…”



Ignorando l’occhiata perplessa e leggermente insofferente di Odo – che

evidentemente non riteneva di aver bisogno di ulteriori aiuti – Shran si sfiorò

il comunicatore e chiamò la Plancia “Shran a Keane. Siamo riusciti a recuperare

del Bianco dai relitti?”



“Sette casse, signore…” rispose prontamente la donna, che probabilmente in

quel momento sedeva sulla sua poltrona “ne avevamo recuperata anche una ottava,

ma il suo contenuto è irrecuperabile…”



“Sette sono più che sufficienti, non si preoccupi…” rispose l’Andoriano con un

ghigno, prima di ordinare “ne trasferisca una qui alle mie coordinate. Shran

chiudo.”



Quindi, voltandosi verso Odo, nel momento esatto in cui una cassa di Bianco

veniva materializzata proprio tra i due, aggiunse “Allora, Conestabile…è pronto

a fare Babbo Natale?”





U.S.S. Marconi – Sala Riunioni principale - 30 giugno 2394 – ore 08.05



“Diario del Capitano, Data Stellare 71494.07. Per quanto i Jem’Hadar ed il

Vorta di nome Maijung abbiano accettato di buon grado la spiegazione di Odo

circa la loro presenza ed abbiano promesso di collaborare in tutto e per tutto

con l’equipaggio della Marconi, la situazione non è semplice. Il Vorta era

seriamente ferito ed il Dottor Kuwano ha dovuto trasportarlo in Infermeria per

operarlo, mentre i Jem’Hadar sono stati trattenuti nella stiva di carico 6,

attrezzata a caserma di emergenza. Su suggerimento del Conestabile Odo ho

autorizzato il Primo Ma’Kar a continuare l’addestramento della sua squadra sul

Ponte Ologrammi 1, più che altro per…tenerli buoni, direi. Inutile dire che ciò

ha scatenato qualche reazione non entusiasta dell’equipaggio, specie del

Comandante Rekon quando è stato costretto a sostituire un’intera porzione della

griglia olografica danneggiata durante l’allenamento. Se la situazione non

fosse così grave sarebbe stato quasi divertente vederlo mentre minacciava il

Primo dei Jem’Hadar – alto circa cinquanta centimetri più di lui – di

scaraventarlo insieme a tutti i suoi nello spazio. Ad ogni modo stiamo

procedendo verso il Settore Epsilon Mairon a Curvatura 9, per indagare sull’

attività Borg nel settore. Spero che il Vorta, ora che si è ripreso, possa

darci qualche notizia aggiornata.”



Il Campanello suonò e, ricevuto l’invito ad entrare, sulla porta si

stagliarono le figure di Odo, Dal, Maijung, e Ma’Kar. Quest’ultimo sembrava

essere particolarmente insofferente alla presenza di Dal, ma bastò un’occhiata

del Vorta, che in quel momento era impegnato in un’attenta opera di adorazione

del Conestabile Odo, a rimetterlo al suo posto.



“Signori, benvenuti…” disse il Capitano, indicando loro il tavolo da riunioni

presente, invitandoli implicitamente a sedersi. Avrebbe voluto invitare anche

gli altri Ufficiali Superiori, ma in quel momento – con la nave in pieno spazio

del Dominio e a caccia di Borg – gli sembrava un azzardo già solo distogliere

il Capo della Sicurezza dall’incarico “se volete accomodarvi, credo abbiamo

molto di cui parlare…”



“Naturalmente, Capitano…” rispose il Vorta, sorridendo in quel modo mellifluo

tipico della sua razza e sgradito a buona parte della specie dei quadranti Alfa

e Gamma “mi permetta innanzitutto di ringraziare lei e la Federazione per il

vostro tempestivo…salvataggio. Purtroppo il convoglio di cui faceva parte la

mia nave ha riscontrato delle…difficoltà non previste nell’attività ordinaria

di pattugliamento del nostro Settore di competenza.”



*Ed ecco in opera la nobile arte di minimizzare gli aspetti negativi della

realtà…* si trovò a pensare l’Andoriano, mentre il suo volto manteneva un

aspetto assolutamente impassibile da giocatore di Poker. Evidentemente il Vorta

desiderava minimizzare l’accaduto per non apparire in cattiva luce con quello

che considerava il suo dio (e che – in quel momento – sembrava a stento

trattenersi dallo sbuffare ed alzare gli occhi al cielo), ma questo

atteggiamento non avrebbe per nulla facilitato la sua missione.



Fortunatamente fu Dal a evidenziare la realtà delle cose, affermando “Direi

più che altro che il vostro convoglio è stato fatto a pezzi da un ricognitore

Borg classe Sfera, a giudicare dall’analisi dei resti che abbiamo recuperato…”



Il Jem’Hadar si mosse a disagio sulla sedia, ma una nuova occhiata del Vorta

lo tacitò nuovamente. Dal quasi lo compativa, visto che l’intera esistenza dell’

essere era incentrata sulla vittoria militare per conto del Dominio,

rappresentato in quel momento dal Cambiante accanto a lui.



“Può darsi che abbiamo sottovalutato la capacità bellica del nemico in questo

specifico frangente…” ammise Maijung, a malincuore, lanciando un’occhiataccia

al tattico, che rispose con un sorriso divertito e per nulla preoccupato dal

risentimento del Vorta “ma, in tutta sincerità, ritengo eccessiva la

preoccupazione del Fondatore rispetto alle sorti del Sistema Epsilon Marion…il

Dominio ha reagito prontamente e con fermezza all’invasione perpetrata e le

assicuro che non saranno una decina di navi nemiche ad impedirci di ristabilire

la supremazia nel nostro spazio, anche senza l’aiuto della Federazione.”



“La Federazione si trova qui come osservatrice…” rispose immediatamente Shran,

facendo ricorso a tutta la propria diplomazia per mantenere un tono civile e

cercando di nascondere il fremito delle mani che lo aveva colto sentendo

parlare di “una decina” di navi Borg. “Abbiamo già affrontato il nemico che vi

trovate di fronte ed è un nemico estremamente pericoloso, in grado di

diffondersi come un virus e moltiplicare le proprie forze molto rapidamente. La

nostra intenzione è solo quella di fornirvi le conoscenze che abbiamo raccolto

sui Borg, al fine di limitare al massimo le vostre perdite in questa

battaglia.”



“Respingere i Borg nel loro spazio è interesse comune di tutti gli abitanti

del Quadrante Gamma, compresa la Federazione.” Affermò semplicemente Odo,

sancendo la fine di quel battibecco e rammentando implicitamente a Maijung che

il trattato di pace siglato dal Dominio esisteva ed era ancora valido “Perché

invece non ci riferisci cosa è accaduto esattamente e quali misure sono state

prese? Le voci che mi sono giunte erano frammentarie, ma sono certo che tu

abbia la competenza per fornirmi un quadro esaustivo.”



*Bastone e carota in un colpo solo…* pensò divertito il Capitano della

Marconi, poggiandosi comodamente allo schienale della propria poltrona e

osservando il Vorta divenire prima rosso di imbarazzo e poi profondersi in un

inchino verso Odo, certamente inorgoglito dal complimento (e, in tutta

probabilità, geneticamente incapace di comprendere l’ironia dello stesso).



“Le prime tracce di incursioni Borg nel Settore sono state rilevate circa

undici mesi fa, Fondatore…” rispose rialzandosi e parlando unicamente ad Odo,

che di certo riteneva l’unico essere degno di attenzione nella stanza

“inizialmente si trattava di avvistamenti a lungo raggio e di aggressioni a

colonie remote. Fu inviata una squadra d’attacco che intercettò e distrusse

senza particolare difficoltà un piccolo vascello di forma vagamente

cilindrica.”



“Un ricognitore Classe Sonda…” commentò Dal, non venendo però minimamente

calcolato da Maijung, che si limitò a continuare come se non vi fosse stata

alcuna interruzione “per sicurezza lasciammo la forza d’attacco stanziata nel

settore per alcuni mesi, durante i quali non accadde nulla. Due mesi fa, però,

abbiamo perso i contatti con essa e con il pianeta Magistra 7. Abbiamo inviato

una nuova forza d’attacco, composta da 50 caccia, che hanno rivelato presenze

aliene nel settore. I caccia hanno affrontato e distrutto il nemico, anche se

hanno subito gravi perdite. Poiché il pianeta risultava completamente

colonizzato dal nemico, la forza d’attacco ha tentato di distruggerlo ma è

stata respinta dalle difese planetarie ed è stata costretta alla ritirata.

Successivamente abbiamo rilevato l’arrivo di altre dieci navi nemiche e perso i

contatti con altri tre pianeti, tutti nei pressi della Nebulosa di Marg. Il

Comando di difesa ha pertanto movimentato un’intera ala della 16° Flotta…” qui

fece una pausa, voltandosi verso Shran e Dal, prima di continuare chiarendo

“composta da 500 navi tra incrociatori e caccia…a quest’ora l’Ala d’assalto 1

avrà annientato ogni traccia di resistenza nemica nel settore.”



Dal e Shran si scambiarono uno sguardo d’intesa quando sentirono parlare di

una Nebulosa…già due volte, infatti, la Federazione aveva scoperto il tentativo

di creare all’interno di nebulose dei Fulcri di Transcurvatura e – se l’Intento

dei Borg era quello – poteva solo significare che l’intento i quegli esseri era

di creare una testa di ponte per l’assimilazione dell’intero spazio del

Dominio.



Alla luce di tale riflessione, l’Andoriano domandò “Avete ricevuto notizie

della vostra Ala d’assalto?”



“Ancora no…” ammise Maijung, per nulla turbato dalla cosa “ma riteniamo

dipenda dall’intensa ionizzazione delle zone limitrofe della nebulosa, che

ostacolano le comunicazioni a lungo raggio. Per risolvere tale inconveniente

avevamo predisposto una rete di ripetitori subspaziali, ma – probabilmente – le

forze invasori li hanno sabotati.”



Per nulla rassicurato da quelle parole, Shran scambiò un’occhiata densa di

significato con Odo, prima di chiamare la Plancia ordinando “Shran a

Plancia…modificare la rotta per dirigere verso la Nebulosa di Marg…massima

Curvatura sostenibile e scansioni con tutti i gruppi sensori appena a

portata!”





U.S.S. Marconi – Plancia - 4 Luglio 2394 – ore 21.35



“Diario del Capitano, supplemento. I sensori a lungo raggio stanno

scandagliando da ore la Nebulosa di Marg alla ricerca di una qualsiasi traccia

di attività spaziale, ma ancora non siamo riusciti a rilevare alcuna nave.

Nonostante le rimostranze del mio Capo Ingegnere ho ordinato di accelerare

ulteriormente, facendo ricorso alla propulsione di emergenza. Dovremmo essere a

portata di scansione a corto raggio entro dodici minuti, salvo complicazioni.”



L’aria in Plancia era molto tesa e la presenza di Maijung e del Primo Ma’Kar

(quest’ultimo guardato a vista da due guardie della sicurezza di piantone

accanto alle porte del turboascensore e con i fucili phaser imbracciati, benché

puntati verso terra) non faceva molto per ridurre lo stato di ansia generale.



Fu in quel momento di tensione, proprio mentre Shran faceva il possibile per

ignorare il chiacchiericcio di Maijung che stava rassicurando Odo sul fatto che

al loro arrivo avrebbe potuto constatare coi suoi occhi la completa disfatta

del nemico, che Rekon sbucò in Plancia come una furia, scostando di peso una

delle due guardie di sicurezza e dando uno spintone a Ma’Kar – che ringhiò

minacciosamente – per poi portarsi davanti al suo Capitano.



“Capitano, glielo ho già detto tre volte, ma adesso deve darmi retta. Questi

accidenti di motori non sono progettati per sforzi così prolungati e – adesso

che siamo così vicini allo spazio Borg – lei DEVE ordinare di rallentare, così

da permetterci di ristabilire il normale funzionamento del sistema curvatura

prima di trovarci circondati da Cubi e senza propulsione!” ringhiò il tutto

praticamente senza riprendere fiato, anche se trovò comunque il tempo di

lanciare al Primo Jem’Hadar un’occhiataccia veramente cattiva che, pur senza

dire una parola, trasmetteva un chiaro concetto riassumibile in “noi due

abbiamo ancora in sospeso quella faccenda della griglia di oloproiettori e –

quando avrò tempo – per questo ti ritroverai con un’iperchiave infilata dove

non vorresti mai che fosse!”



Maijung rimase preso in contropiede dall’irruenza del Tellarita, ma colse

comunque le sue parole, che sottolineavano la convinzione del federale che la

Flotta del Dominio inviata in quel settore fosse stata annientata.

Probabilmente non molto contento di esse, ci tenne a precisare “Se davvero

doveste avere dei problemi alla propulsione, sono certo che una delle nostre

navi di stanza nel NOSTRO spazio sarà ben lieta di trainarvi fino a Deep Space

16 Gamma…”



Rekon fece un vago gesto di stizza a quelle parole, come se una zanzara avesse

cominciato a gironzolargli intorno, ma non distolse lo sguardo dagli occhi di

Shran finché quest’ultimo non fu costretto a capitolare, affermando “Molto

bene…signor Wyandot, rallenti a Curvatura 5…”



La Marconi rallentò senza scossoni e, quando ebbe raggiunto quella decisamente

più ragionevole velocità, tutti ebbero modo di percepire la mancanza di

vibrazioni lungo lo scafo, alla quale si erano probabilmente assuefatti in

maniera graduale nei giorni appena trascorsi.



“Era ora…” borbottò l’Ingegnere Capo, portandosi alla grande Consolle

Ingegneristica e coordinandosi con i suoi per avviare la ricristallizzazione

della matrice di Dilitio e raffreddare al contempo tutti i sistemi critici.



“Il suo Capo Ingegnere è una persona dai modi decisamente…diretti…” commentò

Odo, che aveva assistito allo scambio di battute tra i due federali (ovvero al

monologo del Tellarita) senza dire una parola, ma che sembrava piuttosto

divertito dal tutto.



“Non me lo dica…” commentò Shran, alzando occhi ed antenne al cielo, forse a

cercare una pazienza che sapeva essere in rapido esaurimento.



Trascorse così un’altra ora, prima che la consolle scientifica iniziasse ad

accendersi come un albero di Natale, emettendo alcuni “bip” che, nel silenzio

teso della Plancia, attirarono immediatamente l’attenzione di tutti.



“Che succede?” domandò subito Shran che, in poche – rapide – falcate, si era

spostato dalla consolle ingegneristica a quella scientifica, con l’attenzione

di un predatore in caccia.



L’Ufficiale Scientifico, forse a causa delle proprie capacità empatiche, ebbe

un piccolo sussulto nel percepire l’avvicinamento del superiore ma, con

professionalità, si concentrò subito sulle letture dei sensori riferendo “Ho

delle letture dei sensori di massa dalle propaggini esterne della

nebulosa…rilevo un grande campo di detriti, ma le scansioni attive sono

deflesse da un campo di polarizzazione che copre l’intera zona…dovremo scendere

ad impulso nelle immediate vicinanze per avere dati più precisi…”



“Non credo ci sia molto da dire…” affermò sicuro il Vorta, rivolgendosi tanto

ad Odo quanto ai federali “quello deve essere il luogo dove le forze ostili

sono state schiacciate. Quelli che rilevate non possono che essere i relitti

dei loro vascelli.”



Shran, che aveva invece un brutto presentimento, fu più cauto nell’affermare

“Molto bene. Tenente Wyandot, ci porti ad impulso in quella zona, ma prepari

manovre di disingaggio ed una rotta di allontanamento a massima curvatura.

Signor Dal, appena saremo fuori voglio gli scudi al massimo e le armi in stand-

by, e mi faccia una scansione alla ricerca di vascelli Borg o del Dominio…”



Pochi minuti dopo, la Marconi usciva dalla curvatura proprio nei lembi esterni

della Nebulosa di Marg, e subito il suo Timoniere dovette impostare una manovra

di evasione che mise a dura prova gli smorzatori inerziali della grande nave

stellare per evitare la collisione col relitto di un caccia d’assalto che,

sventrato da quelle che sembravano esplosioni di siluri, roteava ormai nel

vuoto senza più tracce di energia, lo scafo annerito dal fuoco del plasma ormai

estinto.



Sullo schermo visore comparvero così le immagini di centinaia di relitti non

dissimili a quello appena evitato dalla nave di Classe Ambassador, tutti

disseminati in una regione di spazio dove sembrava essersi scatenata l’

apocalisse.



Al centro del campo di relitti vi erano tre enormi Cubi Borg. Uno sembrava

ancora efficiente, nonostante diverse facce presentassero i segni di danni da

bombardamento, mentre gli altri due erano seriamente danneggiati, con intere

facciate scavate da crateri troppo grandi per essere stati causati da armi da

fuoco convenzionali ed intere sezioni mancanti.



Attorno a questi vascelli, apparentemente impegnati in attività di riparazione

e recupero componenti dai relitti, erano impegnati alcune centinaia di vascelli

di supporto di piccole dimensioni.



“Direi che abbiamo trovato la vostra flotta…” commentò con un tono cupo Rekon,

osservando lo sfacelo davanti ai suoi occhi. Il Tellarita non aveva nessuna

simpatia per il Dominio – e lo aveva dimostrato ampiamente nei giorni passati –

ma quello che stava venendo trasmesso sullo schermo era decisamente oltre ogni

possibile livello di antipatia personale. Quando poi uno di quei “piccoli”

mezzi di supporto intenti nell’analisi dei relitti – in realtà una nave classe

Sonda di più di 300 metri di lunghezza – li scansionò con un raggio sensore di

colore verde brillante, l’ingegnere concluse la propria frase rivolgendosi a

Wyandot con un “ragazzo…credo proprio che sia giunto il momento di usare quella

rotta di fuga che il Capitano ti aveva chiesto di predisporre…”



Proprio in quel momento, senza che nessuno avesse aperto le frequenze di

chiamata, gli altoparlanti della Plancia trasmisero una comunicazione

subspaziale solo audio, una comunicazione recitata da migliaia di atone voci

che – in contemporanea – dissero “Noi siamo i Borg, abbiamo analizzato la

vostra tecnologia e sappiamo che non potete opporvi a noi. Abbassate i vostri

scudi e preparativi ad essere assimilati. Addizioneremo le vostre peculiarità

biologiche e tecnologiche alle nostre, la vostra cultura si adatterà a servire

noi... la resistenza è inutile."



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Lt.JG Charles "Chuck" Wyandot

Timoniere

USS Marconi NCC-29303

Skype Combadge: Silente69

Private comunicator: francocarretti a mail.com

[CV]: http://gioco.net/startrek/starfleetitaly/academy/ruolino.php?id=208

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"Vivo la mia vita un quarto di miglio alla volta.

Non mi importa di nient'altro...

per quei dieci secondi io... sono libero" (The Fast and the Furious)




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