[Stml21] 18.03 - Riccardi - Il forte

Monica Miodini hannadegliiapigi a hotmail.it
Mer 20 Lug 2016 21:52:46 CEST


Beh se è una giacca rossa ,sappiamo tutti che fine farà presto !

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On Wed, Jul 20, 2016 at 1:20 PM +0200, "Maddalena" <vampitrill a gmail.com<mailto:vampitrill a gmail.com>> wrote:

Questo Deker ha le rotelle sotto i piedi... a me a Riccardi ci rianimano
con l'ossigeno e lui sale che è una cheggia... lo odio!
Bel brano, mi piace la piega che stanno prendendo le cose.

Maddy

Il 19/07/2016 20:04, Riccardi ha scritto:
> Ciao,
>
> ecco il mio brano, spero che vi piaccia.
>
> Nell'ultimo brano si parlava che la squadra di abbordaggio finiva in
> una strana foresta ho volto ripartire da quì per la particolarità del
> posto in cui sono finiti
>
> Buona lettura!
>
> --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
>
>
>
> Foresta? Luogo e tempo non definiti
>
> Riccardi si guardò intorno decisamente confuso. Era in una foresta. La
> testa iniziò a giragli impedendogli di mettere a fuoco ricordi e
> pensieri. Trattenne a stendo il vomito e il tremore alla mano destra.
>
> Dopo alcuni minuti riuscì a riprendere il controllo di sé stesso.
>
> Così com’era iniziata la brutta sensazione sparì di colpo lasciandolo
> solo in quella strana foresta.
>
> Alessandro provò ad attivare la comunicazione.
>
> =^=Riccardi a Drillrush.=^=
>
> Nulla.
>
> =^=Riccardi a Vok.=^=
>
> Nulla.
>
> =^=Riccardi a squadra di abbordaggio.=^=
>
> Nulla.
>
> Nemmeno una voce di risposta, Riccardi guardò il comunicatore e notò
> che qualcosa non andava… non funzionava.
>
> Provò a usare il tricorder e il phaser ma nemmeno questi due
> componenti funzionavano.
>
> Rimasto senza tecnologia decise di utilizzare i suoi sensi per capire
> deve si trovava.
>
> Si avvicinò ad un albero e iniziò a osservare la corteggia. Il legno
> sembrava autentico non sembrava replicato o olografico ma senza
> sensori non era sicuro di cosa stesse vedendo. Attorno a lui c’era una
> vegetazione abbastanza normale e anonima, di quella che si trova su
> ogni pianeta di classe M. Una fitta flora composta da fiori, arbusti e
> qualche sasso erano sparsi quà e là. Sembrava provenire da un clima
> temperato ma Riccardi non poteva dire di più senza tricorder.
>
> D’improvviso un rumore lo face trasalire.
>
> Temendo un aggressore Riccardi afferrò un ramo e si preparò a difendersi.
>
> Con la coda dell’occhio vide dei movimenti in un cespuglio. Impugnò
> saldamente il ramo e si voltò di colpo pronto a difendersi contro un
> eventuale assalitore.
>
> Qualcosa gli si avvicinò e Riccardi sferrò un colpo.
>
> Alessandro arrestò all’ultimo il ramo che si fermò a pochi centimetri
> dalla testa di Drillrush.
>
> “Siamo noi comandante.” Esclamò il Claire.
>
> “Sì mi scusi.” Rispose Riccardi imbarazzato.
>
> “Non si preoccupi.” Con quelle parole Drillrush
> <http://www.starfleetitaly.it/starfleetitaly/fleetyards/DS16Gamma/main.php?include=curriculum.php&ufficiale=424>
> mise fine alla discussione: “Dobbiamo capire dove siamo.”
>
> “Sì comandante. Sembra una foresta e dal poco che sono riuscito a
> identificare sembra reale ma senza il tricorder non posso dirle di
> più.” Rispose Riccardi.
>
> “Nemmeno il mio funziona.” Aggiunse Claire.
>
> Riccardi si stava guardando intorno quando gli venne in mente una
> domanda:” Prima ha detto noi… che cosa intendeva dire?”
>
> Claire annuì e rispose: ”Ero svenuta, mi ha trovata il marinaio Deker.”
>
> “Deker?” Riccardi era sempre più confuso: ”Ma lui si trova sulla
> stazione.”
>
> “Vero ma si trova anche lui qui.”Claire indicò la direzione: “ Venga
> andiamo da lui, si trova a poche decine di metri da quì.”
>
> I due si incamminarono verso un piccolo sentiero in salita. Fecero
> alcuni passi schivando alcuni rovi e piante quando Claire disse: ”E’
> un sentiero, sembra frequentato. Non molto ma sembra che qualcuno sia
> passato di quà.”
>
> Riccardi annuì rispondendo: ”Concordo ci sono rovi sul tragitto segno
> che nessuno passa da molto ma non ci sono foglie e l’erba non è
> ricresciuta sul percorso questo indica che qualcuno passa ogni tanto.”
>
> Drillrush arrivò in piccola piazzola, fece per voltarsi per rispondere
> al capo della sicurezza quando il gruppetto venne raggiunto da Deker.
>
> “Comandante.” Esordì il giovane marinaio.
>
> “Cosa ci fa qui Deker? Non era al controllo bagagli con Thomson?”
> Chiese Riccardi.
>
> “Sì signore ma poi è successo qualcosa e mi sono risvegliato qui… ho
> vagato per alcuni minuti e ho trovato lei… cioè il comandante
> Drillrush.” Fece rapporto il marinaio.
>
> “Ha scoperto qualcosa?” Chiese il primo ufficiale.
>
> “Sì… dovete venire a vedere.” Il marinaio iniziò a risalire la
> collinetta e si mise a guardare.
>
> I due graduati salirono e raggiunsero Deker il quale stava indicando
> un punto in lontananza.
>
> “Che cos’è?” Chiese Drillrush.
>
> Davanti a loro a circa due chilometri si trovava una collina posta
> esattamente davanti ad una valle che tagliava in due una catena
> montuosa. In cima alla collinetta c’era una struttura artificiale. Era
> orientata verso la valle come ad osservarla. La forma era quadrata e
> aveva l’aria massiccia e robusta. Una serie di finestrone erano
> situate nella sezione inferiore ad intervalli regolari. Una serie di
> finestre più piccole erano situate nella zona superiore.
>
> “E’ un forte… .”Riccardi non aveva dubbi: ”E’ un forte simile a quelli
> che venivano costruiti sulla terra sei secoli fa… .”
>
> Deep Space 16, Gamma, Plancia 09/06/2396 Ore 11:20
>
> Keane stava ricevendo i primi rapporti dei sensori e le analisi non
> erano buone.
>
> “Capitano, mancano 27 membri dell’equipaggio.”
>
> Shran puntò le antenne verso l’ufficiale alle operazioni e la
> raggiunse con una serie di rapide falcate: ”Ha la loro posizione?”
>
> “Nulla.” Keane era confusa.
>
> “Come nulla?”
>
> “Non rilevo proprio nulla… nessuna traccia residua, né cariche
> elettrostatiche di teletrasporto o simili.” L’OPS richiamo le analisi
> dei sensori: ”Ho condotto tutte le analisi che potevo eseguire con i
> sensori di bordo ma nulla.”
>
> Shran guardò i dati mentre Durani iniziò a parlare: ”Scudi alzati
> siamo in allarme rosso.” Poi, dopo una breve pausa, riprese a parlare:
> ”Non rilevo nulla sui sensori esterni… non c’è nulla di anormale.”
>
> Shran guardò fuori tramite il visore. Lo spazio circostante alla
> stazione era decisamente normale tranne che per la nave romulane che
> si era inspiegabilmente fermata pochi minuti prima in concomitanza con
> la sparizione delle 27 persone sulla passeggiata e della squadra di
> abbordaggio.
>
> “Capitano forse ho una teoria ma è molto azzardata.” Disse Kaene.
> “Sfasamento quantico.”
>
> “Che cosa?”
>
> “E’ una specie di teletrasporto ma di più. E’ letteralmente far
> sparire nel nulla le cose e soltanto cosa si vuole portare via.” Kaene
> aveva l’attenzione di tutti e richiamò sullo schermo principale una
> serie di dati: ”Immaginate che la materia venga assorbita da infiniti
> wormhole infinitesimi in grado di assorbire una quantità di energia
> microscopica.”
>
> “Questo potrebbe portar via le persone?” Chiese il capitano.
>
> “E’ solo una teoria ma potrebbe essere quello che è successo.” Kaene
> scosse la testa: ”Ma questa teoria è stata dimostrata come impossibile
> da imminenti fisici interstellari. E’ una tecnica che potrebbe
> funzionare in teoria ma in pratica è impossibile.”
>
> “Quindi ci troviamo davanti a qualcuno che genera l’impossibile.”
> Constatò il capitano.
>
> Buio Luogo e tempo non definiti
>
> Karanasi trovava in un buio così intenso da causarle la claustrofobia.
> Una strana sensazione di paura e ansia la avvolse sommandosi alla
> claustrofobia. Le mancò il fiato e le sembrò che le avessero appena
> innalzato un muro a pochi micron dal suo volto impendendole ogni
> ingresso d’aria.
>
> Spinta dalla disperazione mosse le mani nel vuoto annaspando come se
> stesse annegando. Quel gesto impulsivo e istintivo fu, però, la sua
> salvezza: il rapido movimento delle braccia mosse una piccola quantità
> di aria che entrò nei suoi polmoni calmandola leggermente.
>
> Il suo respiro si fece più regolare e l’iperventilazione sparì di colpo.
>
> Aveva quasi ripreso il controllo quando una forte fitta di dolore
> avvolse la mano destra e del liquido caldo iniziò a colarle lungo
> l’avambraccio. Qualcosa l’aveva appena ferita.
>
> Furiosa si portò la mano ferita a sé e si tenne pronta a difendersi.
>
> Non accadde nulla.
>
> Dopo alcuni istanti portò avanti il braccio sinistrò come per tastare
> un eventuale aggressore ma sentì soltanto il freddo provocato dal
> contatto con qualcosa di metallico.
>
> Per un brevissimo istante le emozioni che avevano assediata e le
> avevano fatto perdere il controllo si interruppero permettendole di
> capire che poco fa il suo braccio destro aveva colpito un oggetto
> metallico, molto probabilmente un arma.
>
> Ma poi la rabbia, una furia omicida cieca e totale tornò a
> impossessarsi di Vok. Istintivamente afferrò l’oggetto metallico e,
> forse per fortuna o soltanto per caso, lo impugnò per il manico e
> partì alla carica.
>
> La sua parte razionale, logica e ingegneristica era ancora in lei ma
> sembrava che fosse passata in secondo piano: viveva tutto come se
> fosse in una specie di sogno in cui erano queste emozioni di odio e
> paura a guidarla in quella folle e insensata carica nel buio. Molto
> probabilmente, secondo la sua componente razionale, si trovava in una
> stanza buia e si era ferita colpendo l’oggetto che ora teneva in mano
> il quale, a giudicare dal peso e dal perfetto bilanciamento, doveva
> essere un specie di spada.
>
> La sua parte razionale intuì che la luce che era apparsa
> all’improvviso era semplicemente una porta aperta si un’altra stanza
> illuminata ma le emozioni di odio e terrore che guidavano Karana la
> fecero caricare la luce con l’arma in pugno pronta a sventrare
> chiunque ci fosse dall’altro lato.
>
> Spazio - Da qualche parte – Contemporanea
>
> “Sono bravi.” Ammise una voce.
>
> “Concordo.” La voce due parlò pochi istanti dopo.
>
> Poi arrivò la voce tre: ”Hanno capito come abbiamo fatto a portare via
> i loro compagni.”
>
> “Ma non possono ostacolarci e nemmeno uguagliare il nostro metodo.”
> Precisò la voce due.
>
> “Vero.” La voce tre disse solo poche parole per poi chiedere:
> “Dobbiamo sospendere l’esperimento?”
>
> “No procediamo.” Sentenziò la voce uno.
>
> Deep Space 16, Gamma, Infermeria 09/06/2396 Ore 11:52
>
> Jo’Trel stava osservando il dottor Sonx compiere l’autopsia su uno dei
> romulani ritrovati sulla nave misteriosa. Si trovava dietro un vetro
> protettivo e in silenzio osservava il medico federale lavorare.
> L’ambasciatore romulano aveva richiesto che ci fosse uno dei suoi
> ufficiali a presenziare all’autopsia di uno dei romulani ritrovati e
> Jo’Trel, in quanto comandante militare, si offrì volontario.
>
> Vide con quanta cura, precisione e, soprattutto, rispetto il dottore
> stava operando e ne rimase profondamente colpito. Ogni romulano nasce
> e vive con persone che gli ricordano che le razze della Federazione
> sono nemici da combattere ma nemmeno il più ostinato nemico della
> Federazione non avrebbe potutoobiettare nulla all’ottimo lavoro di Sonx.
>
> D’improvviso il graduato romulano sentì una presenza dietro di lui.
>
> “Capitano, la aspettavo.” Disse Jo’Trel.
>
> Il capitano Shran si avvinò alla controparte dicendo: ”E io ero quasi
> sicuro che lei sarebbe venuto ad assistere all’autopsia.” Poi
> avvicinandosi al vetro e, scrutando all’interno, aggiunse: ”Come sta
> andando?”
>
> “Il dottore sta lavorando con cura e rapidità… .” Rispose il romulano,
> poi voltandosi verso l’andoriano, disse: ”Una volta terminata
> l’autopsia vorrei dare ai miei compagni defunti una degna sepoltura.”
>
> “Certamente.”Shran rispose rapidamentecon una tale sincerità da
> sorprendere la sua controparte che disse: ”Grazie… .” Ci fu un breve
> silenzio poi il romulano aggiunse: ”E’ vero quello che dicono i primi
> rapporti?”
>
> “Sì.”
>
> “Allora è vero si sono uccisi tra loro.” Jo’Trel fece un profondo
> sospirocercò di assimilare la notizia.
>
> “Lo spazio è un luogo vasto e misterioso… non sappiamo ancora cosa è
> successo all’equipaggio romulano.” Shran cercò con quelle parole di
> impedire al capitano romulano di trarre conclusioni affrettate.
>
> “Già… .” Jo’Trel rimase alcuni istanti in silenzio poi aggiunse: ”La
> nave?”
>
> “Sì è arrestata a distanza di sicurezzadalla stazione circa 30 minuti
> fa.” Il capitano scollò le spalle e le antenne: ”Non sappiamo come ha
> fatto a fermarsi i motori sono sempre rimasti inattivi durante la
> decelerazione. Ora è in quarantena protetta dai raggi traenti. Ho
> fatto teletrasportare un corpo per delle analisi.”
>
> “Capisco.” Il romulano rimase pensieroso per alcuni secondi per poi
> dire:” So che avete degli ufficiali dispersi e che alcune persone sono
> state rapite dalla passeggiata.”
>
> “Sì è vero.”
>
> “Spero che li ritroviate sani e salvi.”
>
> “La ringraz… .” Ma Jo’Trel riprese a parlare: “Ho fatto recuperare
> tutti i dati della nave romulana sconosciuta… spero che vi possa
> essere d’aiuto.” Detto ciò il romulano diede un d-padd all’andoriano.
>
> “Grazie.”
>
> “Non era materiale riservato.” Minimizzò Jo’Trel.
>
> “Grazie per il suo aiuto.” Il capitano si voltò: “Bene, vado a darlo
> ai miei ufficiali per analizzarlo.” Sharn fece per uscire.
>
> “Certamente, se ha bisogno di me mi troverà qui.
>
> Forte, ingresso Luogo e tempo non definiti
>
> Dei due chilometri che lì separavano dal forte Riccardi ne passò
> almeno uno ad osannare la costruzione ma arrivati all’ultimo
> chilometro decise di non annoiare troppo il comandante Drillrush e il
> povero marinaio Deker.Aveva fatto ciò anche per non pensare troppo a
> quella assurda situazione in cui erano finiti e per non intaccare il
> morale della truppa. Claire aveva capito il gioco e aveva tenuto banco
> all’ufficiale della sicurezza cercando di distrarre Deker il quale
> stava patendo e iniziava a dare segni di nervosismo.
>
> Tuttavia il capo della sicurezza aveva ragione: la struttura, il forte
> era un vero e proprio capolavoro dell’ingegneria militare. Era stato
> costruito quasi certamente per proteggere e chiudere il passo alpino
> che aveva davanti. Il complesso era solido, ben costruito e aveva
> ricevuto costanti e accurati interventi manutentivi. Una serie di
> feritoie per cannoni erano poste ad intervalli regolari e ognuna
> sembrava avere la sua bocca di fuoco pronta a sparare. I finestroni
> erano posti ad intervalli regolari e coprivano una rosa di 360 gradi.
> Una linea di feritoie per moschetti o fucili era posta sopra i cannoni
> garantendo una eguale copertura. L’unico ingresso era posto nella zona
> opposta alla valle ed era accessibile soltanto attraverso una ripida e
> tortuosa strada. Chiunque avesse voluto attaccare il portone avrebbe
> dovuto percorrere la strada e si sarebbe esposto più volte al fuoco
> dei difensori. A coprire il forte c’era un granissimo tetto con una
> copertura di terra in grado di assorbire il tiro dell’artiglieria. Una
> guarnigione di 200 uomini avrebbe potuto tranquillamente tener testa
> ad un aggressore di 20000 uomini rimanendo asserragliata in quella
> posizione strategica.
>
> Il gruppo stava percorrendo la salita che conduceva all’ingresso del
> forte. Avevano deciso che essendo l’unica costruzione artificiale
> visibile era il primo luogo in cui avrebbero dovuto visitare in cerca
> di indizi su dove si trovavano. Riccardi aveva proposto un approcciò
> più cauto e di avvicinarsi al forte di nascosto ma Claire pensava che
> se gli avessero scoperti avrebbero potuto scambiargli per aggressori
> per cui optò per avvicinarsi in maniera più normale: alla vista del sole.
>
> Avevano percorso la salita sotto un fortissimo sole che aveva
> affaticato il gruppo assieme alla pendenza. Sia Claire che Alessandro
> si annotarono mentalmente di fare più esercizi sul ponte ologrammi
> mentre Deker non dava più segni di affaticamento anzi la salita lo
> aveva ricaricato nel molare e ora era pronto ad affrontare l’universo
> intero.
>
> Deker arrivò in cima alla salita per primo seguito a pochi passi di
> distanza dai due ufficiali superiori. Fu quindi il primo a raggiungere
> l’entrata del forte. Il marinaio osservo l’ingresso composto da un
> ponte lavatoio e da un pesante portone aperto. Una serie di feritoie
> proteggevano l’ingresso. Non c’erano soldati a guardia, o almeno,
> Derek non ne vide.
>
> Poi qualcosa attirò la sua attenzione: ”Venite a vedere… .”
>
>
>
>
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