[Stml21] Brano 17-08
Ramar Roberts
robertsramar a gmail.com
Lun 25 Lug 2016 17:20:52 CEST
Ecco qui il brano di presentazione del Tenente Comandante Ramar Roberts.
Buona lettura:)
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Brano: 17-08
Titolo: Di nuovo in gioco
Autore: Tenente Comandante Ramar Roberts
(Aka Marika Vicentini)
Bajor, Jakaja, 15/08/2395, ore 17.00
Ramar si muoveva avanti e indietro nella sua stanza, continuando a cercare
con lo sguardo qualcosa di non ben definito. Aveva preparato tutto
l'occorrente per il suo imminente trasferimento un paio di giorni fa, ma,
nonostante tutto, aveva come la sensazione di aver dimenticato qualcosa. Si
fermó un attimo, scrutando attentamente i suoi bagagli. Sorrise. Dopo tutto
il tempo passato sulla Terra in uno dei laboratori federali, non vedeva
l'ora di mettere piede su Deep Space 16 Gamma; questo spiegava il suo
nervosismo, ma soprattutto la sua impazienza. Sebbene sulla Terra avesse
finalmente trovato una relativa stabilità, la routine lo stava portando
all'esasperazione, cosa a cui lui non era abituato. Quando accettò
l'incarico presso il laboratorio federale di San Francisco, credeva di
avere bisogno di un po' di tranquillità: aveva ben presto scoperto che non
era così . E ora mancavano poche ore prima del suo arrivo alla stazione in
cui avrebbe prestato servizio. Non vedeva letteralmente l'ora! Dopo aver
salutato i suoi genitori adottivi sulla Terra, aveva deciso di recarsi sul
suo pianeta natio, per finire di riordinare la casa appartenuta a sua
madre, che nel corso degli anni aveva ristrutturato con molta fatica, visto
anche l'impossibilità di recarvisi frequentemente. Guardandosi intorno, non
poteva fare a meno di pensare a che bel lavoro avesse fatto e alla prima
volta che vi aveva messo piede, dopo aver appreso della morte della madre,
dell'eredità lasciatagli (casa in questione inclusa) e dell'identità del
proprio padre biologico. Pensó a quanto tutte queste scoperte gli avessero
cambiato la vita in così poco tempo, proprio quando pensava non avrebbe più
trovato risposte. Rimase assorto per un po'; guardó l'orologio. Stava
aspettando degli ospiti, che l'avrebbero più tardi condotto alla navetta
preposta alla sua partenza: il fratellastro Weld Pol e suo padre. Se non
vedeva l'ora di salutare quello che a tutti gli effetti considerava suo
fratello, non era molto contento di rivedere il padre, Tora Ram; sapeva che
non approvava per niente la sua volontà di continuare la sua carriera nella
Flotta e che avrebbe preferito che il suo primogenito cominciasse una
carriera politica sul suo pianeta natale. Cosa che aveva irrigidito
parecchio il rapporto fra i due e che, ad ogni loro incontro, creava nuove
tensioni. Quella di Ramar non era ingratitudine: semplicemente era conscio
del fatto che la carriera del politico non faceva proprio per lui, così
impulsivo e poco propenso all'ipocrisia, che il padre sfoggiava così
naturalmente in quasi ogni sua apparizione pubblica. Si riscosse dai suoi
pensieri quando sentì bussare alla porta; chiuse velocemente l'ultima
valigia e si diresse alla porta, aprendola. Abbracció e salutó il fratello
con molto calore, come ormai si erano abituati a fare. Restó invece
interdetto scrutando suo padre, che gli rivolse uno sguardo che esprimeva
il tumulto che doveva attraversare il vecchio Bajoriano: rassegnazione, un
po' di tristezza e delusione. Dopo qualche secondo Tora Ram sorrise
debolmente: Ramar ricambió a forza il sorriso e, mentre invitava i due ad
entrare, non poté fare a meno di pensare che sarebbe stata una lunga serata.
Navetta Kruiser, 15/08/2395, ore 20.00
Ramar stava ascoltando assai poco ciò che il giovane Guardiamarina gli
stava dicendo. Non era tanto il fatto che a forza di documentarsi su Deep
Space 16 Gamma, era come se ci avesse vissuto da un pezzo e nemmeno il
fatto che il giovane fosse esageratamente logorroico per i suoi gusti;
stava riflettendo su tutte quelle frecciatine che il padre gli aveva
lanciato durante la loro cena di commiato. Come aveva promesso a Pol, si
era trattenuto nel rispondere al genitore a tono, cosa che raramente gli
riusciva, visto il proprio carattere schietto; così nella sua testa
vorticavano tutte quelle risposte ironiche che aveva represso durante la
serata, pensando contemporaneamente all'affettuoso saluto che il padre
nonostante tutto gli aveva riservato poco prima che salisse a bordo della
navetta. "Non hai scuse, Ramar: Bajor non è così lontano. Aspetterò sempre
con ansia il momento in cui ti recherai nuovamente a casa". Tora Ram aveva
volutamente sottolineato l'ultima parola, ma dai suoi occhi Ramar poteva
leggere quanto la sua partenza rendesse triste l'uomo dalla voce ferma e
autoritaria, con l'aria altera, che tanto gli somigliava. Non aveva potuto
che abbracciare il genitore nuovamente, questa volta più forte. Anche se il
loro legame era burrascoso, ciò che li univa era molto forte, complice il
fatto di essersi ritrovati da poco. In questo turbinio di pensieri,
all'ulteriore "Sa che sulla stazione..." del giovane timoniere, si voltó
verso il ragazzo e, con uno sguardo a metà fra il bonario e lo scocciato,
disse: "Guardiamarina, ha forse intenzione di farmi venire un'emicrania
ancora prima di cominciare il mio lavoro sulla stazione?". "Certo che no,
mi scusi Signore. È solo che questa è la mia prima assegnazione ed è tutto
ancora così nuovo per me!". Restarono in silenzio per un po': Ramar si era
pentito di essere stato così duro con il Guardiamarina. Era comprensibile
l'eccitazione del ragazzo;in fondo, chiunque, più o meno intensamente,
aveva provato ciò che il suo compagno di viaggio stava descrivendo. Guardó
fuori dall'oblò e le coordinate che lo schermo mostrava: non ci sarebbe
voluto ancora molto. Il Guardiamarina si schiarì la voce prorompendo in un
"Signore.." Appena udibile. Ramar si voltò e con un cenno amichevole questa
volta incentivó il giovane a continuare. "So che Lei ha già servito su una
stazione spaziale... È così noioso come dicono?". In quel momento DS16 fu
perfettamente visibile: Ramar sorrise e, continuando a fissare quella che
sarebbe stata la sua nuova casa, si rivolse con voce emozionata al
Guardiamarina: "Non so chi le abbia detto una cosa del genere, ma mi creda:
la vita su una stazione spaziale può essere tutto, fuorché noiosa". Così
dicendo, mentre la navetta attraccava, si alzó, diede una pacca amichevole
sulla spalla al Guardiamarina, si caricó sulle spalle i propri bagagli,
attraversó il portello di attracco, mise quasi con aria trionfante piede
sul corridoio di servizio e, guardandosi intorno pensó *Si ricomincia,
finalmente*.
Fine
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