[Stml21] R: [19.03 - Ramar Roberts- Il Caos e il fantasma dal mantellonero]

Ramar Roberts robertsramar a gmail.com
Gio 7 Set 2017 19:33:24 CEST


La seconda rischia veramente grosso!;)

Il 7-set-2017 18:26, "Vane" <hazyel91 a gmail.com> ha scritto:

> Ho la testaccia dura mia cara cosa svolazzante.. non provarci una seconda
> volta
>
>
>
>
> ========================
> Tenente Durani della Casata di Kanjis
> Ufficiale Tattico Capo
> Deep Space 16 Gamma
> ========================
>
>
>
> *Da: *Ramar Roberts <robertsramar a gmail.com>
> *Inviato: *mercoledì 6 settembre 2017 15:51
> *A: *Deep Space 16 Gamma <stml21 a gioco.net>
> *Oggetto: *[Stml21] [19.03 - Ramar Roberts- Il Caos e il fantasma dal
> mantellonero]
>
>
>
> Ecco il nuovo brano, spero vi piaccia, fatemi sapere e
>
>
>
> Buona lettura
>
>
>
> Marika.
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
>
> 29/06/2397 – DS16 Gamma – Settore Alfa 5 – ore 22.05
>
>
>
>
>
> Al primo grido mentale, se ne aggiunse un secondo, che questa volta colpì
> le orecchie dei due federali. Quest’urlo di soccorso echeggiò per l’intero
> corridoio e il fatto che nessuno sembrasse udirlo oltre il Tenente Durani e
> il Caitiano, dava alla situazione qualcosa di irreale e distorto, alla
> stregua di un brutto, bruttissimo incubo. Cosa che rendeva la situazione
> ancora più inquietante era proprio il fatto che nessuno si era reso conto
> di che cosa stava realmente accadendo in prossimità dell’astronave aliena.
>
>
>
> Mentre il Caitiano squadrava questa volta con orrore i corpi dei
> guardiamarina privi di vita al suolo, come se tutto quel gridare avesse
> risvegliato in lui una paura primordiale, Durani, felice che il suo sesto
> senso non l’avesse tradita, sfoderò il phaser, lanciandosi in avanti per
> prestare soccorso alla misteriosa vittima e nel mentre intimò al Caitiano
> di dare immediatamente l’allarme e di chiamare rinforzi.
>
>
>
> Lasciandosi alle spalle il frastuono assordante del segnale di pericolo
> che risuonava per tutta la stazione, le grida concitate e i rumori dei
> passi, il cui rimbombo si faceva sempre più forte, Durani decise, o meglio
> agì, pensando che, se si fosse fermata per aspettare i rinforzi, per quel
> poveretto non ci sarebbero state speranze; così, arrivando in prossimità
> della porta del corridoio, si sporse per cercare di capire chi o che cosa
> avesse architettato con tanta precisione e accuratezza un piano così
> elaborato da essere riuscito a passare inosservato fino a quel momento, con
> tanto di codice di allerta giallo valente in tutta la stazione.
>
>
>
> Ciò che vide non la lasciò così sorpresa: qualcuno con una specie di lungo
> mantello nero, servendosi di una presa che non aveva mai visto, aveva posto
> fine alle sofferenze di un giovane Guardiamarina da poco arrivato sulla
> stazione, che si accasciò al suolo come una marionetta a cui avessero
> tagliato tutti i fili. L’uomo, o la donna, era di un’agilità impressionante
> e si spostò rapidamente e senza alcuna remora per aver lasciato tante
> briciole di pane sanguinanti e in bella vista verso il portellone di
> attracco della nave aliena, senza curarsi di guardarsi intorno,
> probabilmente sicuro/a del piano da lui/lei messo in atto.
>
>
>
> Ma ci voleva ben altro per sorprendere un Klingon: Durani uscì, puntando
> con decisione il phaser sull’intruso e urlando un “Fermo!” tanto perentorio
> e autoritario che avrebbe fatto trasalire chiunque fosse stato colto in
> fragrante durante qualsivoglia misfatto.
>
>
>
>
>
>  A quanto pare non era così per il nemico che ora si trovava a
> fronteggiare: con un’innaturale tranquillità si voltò mentre era
> impegnato/a a manomettere il portellone d’attracco, con l’unica apparente
> preoccupazione di calcarsi il cappuccio nero sul viso per salvaguardare la
> propria identità. A Durani era capitato altre volte di trovarsi in una
> situazione simile, ma di sicuro non di avere davanti qualcuno che, colto in
> fragrante, si mettesse a sogghignare con tanta sicurezza; la cosa finì per
> urtarle i nervi, impostò il phaser su stordimento e si preparò a colpire
> l’intruso, ma a quanto pare non fu così veloce, o almeno non abbastanza
> rispetto alla losca figura che si trovava davanti. L’inquietante avversario
> sfoderò un phaser a sua volta, colpì il soffitto, dove un tubo penzolava
> pericolosamente: Durani capì troppo tardi di essere caduta in una trappola.
> Il tubo la colpì e sentì la testa sbattere al suolo violentemente.
>
>
>
> Stesa supina, cercò di voltare la testa verso l’assalitore con tutte le
> proprie forze e udì, come se fossero lontani anni luce, Riccardi e i suoi
> uomini mentre si apprestavano ad imboccare l’entrata del corridoio. La
> figura longilinea avvolta dal mantello nero si voltò un attimo verso la
> fonte delle grida concitate: non sembrava spaventato, sembrava solo
> valutare il dar farsi. Dopo pochi attimi la figura cominciò a correre in
> direzione opposta alla provenienza delle urla e, prima di perdere i sensi,
> Durani avrebbe giurato di aver visto delle orecchie a punta spuntare da
> sotto il cappuccio che inevitabilmente, durante la fuga, era scivolato dal
> volto del proprio assalitore. L’ultima cosa che udì fu nuovamente quel
> disperato e angoscioso grido mentale, che non smise di risuonarle nella
> testa finchè non chiuse gli occhi.
>
>
>
>
>
>
>
> 29/06/2397 – DS16 Gamma – Sala Ologrammi 1 – ore 22.07
>
>
>
> Quando l’allarme cominciò a squillare, la sala dove si svolgeva la serata
> di gala fu colpita, metaforicamente parlando, da un fulmine a ciel sereno.
> A causa della presenza del campo di distorsione nel settore Alfa 5, nessuno
> aveva udito il mentale grido di soccorso; pertanto nella sala ologrammi
> sguardi attoniti saettavano per tutta la stanza, dove, per un momento che
> parve un’eternità, regnò un senso di paralisi generale, rotto dal suono del
> ricevitore del Capitano Shran.
>
>
>
> =^= Capitano, qui Riccardi=^=.
>
>
>
> La voce del capo della sicurezza arrivava spezzata, affannosa, cosa che
> non prometteva niente di buono.
>
>
>
> =^=Qui Shran, Riccardi cosa sta succedendo? =^=.
>
>
>
> =^= Signore, abbiamo ricevuto una richiesta d’intervento immediato nel
> settore Alfa 5, in prossimità dell’astronave aliena; so solo che sono stati
> trovati cadaveri dei nostri =^=.
>
>
>
> Shran era sempre stato dotato di un grande autocontrollo, ma per un
> momento fece fatica a capire cosa stesse accadendo; era una vera e propria
> bomba che era esplosa senza alcun preavviso, nonostante tutte le
> contromisure prese per evitare una probabile esplosione.
>
>
>
> =^= Sappiamo inoltre che sul posto c’è il Tenente Durani, ma non risponde
> al comunicatore … =^=  .
>
>
>
> Dall’ apparecchio giungevano i suoni acuiti dei passi della squadra di
> sorveglianza guidata dal capo della sicurezza a cui, dopo un minuto, si
> sommò un “Inseguitelo!” che poco lasciava all’immaginazione.
>
>
>
> =^=Capitano, mandi qui immediatamente Sonx! Il Tenente Durani necessita di
> immediata assistenza! =^=.
>
>
>
> Ripresosi, Shran si rivolse a Sonx: “Dottore non ha sentito? Vada
> immediatamente con il suo staff al settore Alfa 5!”.
>
>
>
> Sonx sparì in poco tempo, allarmato da quanto udito da Riccardi. Shran
> chiamò il vice capo della sicurezza, contento che almeno lui non fosse
> impegnato nel misterioso inseguimento e gli diede ordini ben precisi: gli
> disse di condurre gli ambasciatori e i loro staff alle corrispondenti
> ambasciate, di lasciare i loro nuovi ospiti nella stanza del gala
> debitamente sorvegliati, di confinare fino a nuovo ordine tutti i civili
> nei loro alloggi, il tutto servendosi al meglio degli uomini che gli erano
> rimasti a disposizione. Mentre il vice capo eseguiva gli ordini e gli
> ambasciatori uscivano dalla stanza scambiandosi occhiate di reciproca
> curiosità che rasentavano il fastidio, Shran, fiero della propria capacità
> di prontezza, si rivolse ai propri ufficiali presenti:
>
>
>
>  “Keane, Roberts radunate i vostri rispettivi uomini, prendete le
> attrezzature per effettuare le analisi del caso e raggiungetemi il più
> velocemente che potete; Drillrush, si rechi in sala comando, dichiari
> l’allarme rosso e faccia in modo che nessuna nave lasci la stazione. Io
> intanto cerco di capire che cosa accidenti sta succedendo, sbrigatevi!”.
>
>
>
> I tre, pur nello sconcerto generale, scomparirono in un attimo; c’era un
> contrasto stridente fra l’urgenza della situazione, seppur non ancora
> totalmente nota, e i vari smoking e abiti da sera che si dissolvevano
> sempre più velocemente, man mano che la situazione, da onirica, si
> prospettava come una probabile e futura tragica realtà. Shran, nel
> precipitarsi verso il settore Alfa 5, non aveva degnato né di uno sguardo,
> né di una spiegazione i propri ospiti, che, d’altro canto, sembravano
> essere rimasti paralizzati totalmente dalla paura, tanto da apparire come
> delle marmoree e bianche statue.
>
>
>
> Perso nei suoi pensieri, il Capitano non si rese nemmeno conto di essere
> giunto a destinazione; guardava come in trance lo staff medico che
> provvedeva a trasportare quelli che era certo fossero i cadaveri di cui
> Riccardi gli aveva parlato poco fa verso l’infermeria, avvolti nel loro
> nero sudario. Fu un’altra barella a permettergli di tornare nuovamente e
> bruscamente alla realtà, ancora una volta in quella serata: quella che
> ospitava il Tenente Durani. Il Dottore gli arrivò alle spalle, mentre
> l’andoriano seguiva con lo sguardo il proprio Tenente che veniva portato
> via a gran velocità:
>
>
>
> “Per Fortuna Riccardi ci ha avvisato in tempo! Si tratta di una commozione
> celebrale, ma non si preoccupi, si riprenderà quanto prima”.
>
>  Il Capitano Shran si limitò ad annuire greve e a dare una pacca di
> ringraziamento sulle spalle al Medico capo, che corse il più velocemente
> possibile verso l’infermeria.
>
>
>
>
>
>
>
> 29/06/2397 – DS16 Gamma – Settore Alfa 5 e limitrofi – ore 22.45
>
>
>
> Chiunque fosse era velocissimo/a: così rapido da permettere di scorgere a
> Riccardi e ai suoi uomini solamente un lembo del mantello nero con cui il
> misterioso/a assassino/a era avvolto/a. La cosa che più irritava il capo
> della sicurezza era un'altra: sembrava che quell’individuo conoscesse
> perfettamente la stazione, tanto che, ad un certo punto dell’inseguimento,
> aveva costretto la propria squadra a separarsi lungo i corridoi che
> conducevano alle stive limitrofe rispetto al punto d’attracco
> dell’astronave aliena, non lasciando loro altra scelta se non fare un
> faticoso giro dell’oca. Girò l’angolo e grugnì di frustrazione: l’aveva
> perso.
>
>
>
>  =^= Jones, qui Riccardi, dimmi che gli stai alle calcagna! =^=.
>
>
>
> =^ = Mi spiace capo, ma temo di avere perso le sue tracce! =^=.
>
>
>
> “Maledizione!” imprecò non troppo a bassa voce lo scocciato Riccardi.
>
>
>
> Procedette per qualche passo, cercando di schiarirsi le idee: nessuno
> sparisce nel nulla. Guardò in alto verso le condutture e poco più avanti
> notò uno dei portelloni aperto.
>
>
>
> “Guardiamarina, mi dica se rileva forme di vita nel condotto C-S3”.
>
>
>
> Il Guardiamarina prese il rilevatore e guardò sorpreso il monitor, ed
> esclamò entusiasta:
>
>
>
>  “Signore, il segnale è lievemente disturbato, ma credo che ci sia
> qualcuno sopra le nostre teste!”.
>
>
>
> Si trovavano, infatti, a circa cento metri dal luogo in cui per la prima
> volta avevano avvistato quel mantello nero e il Tenente Durani esamine a
> terra.
>
>
>
>  Riccardi assunse un’aria vittoriosa, e dalla sua voce trasparì un
> profondo senso di soddisfazione:
>
>
>
>  “Ragazzi entriamo a prendere quel bastardo! Prestate attenzione -
> aggiunse in un tono più serio e autoritario - ne abbiamo persi abbastanza
> dei nostri oggi”.
>
>
>
>  Tutti fecero segno d’intesa e, prima di entrare, il capo della sicurezza
> comunicò a Jones di monitorare i movimenti del fuggitivo/a, nel caso avesse
> deciso di abbandonare le sicure condutture.  Dopo aver salito un paio di
> livelli, Riccardi intravide il familiare mantello nero e lo riconobbe,
> sebbene ne avesse visto per tutta la durata dell’inseguimento solamente una
> magra e misera porzione.
>
>
>
> Si rese, tuttavia, subito conto che qualcosa non andava: avevano
> praticamente seguito un fantasma per quasi un’ora e adesso quello spettro
> era immobile, pronto ad essere catturato. Seguendo l’istinto Riccardi si
> avvicinò a quello che secondo le proprie sensazioni altro non era che un
> corpo privo di vita.
>
>
>
> Lentamente, come se si aspettasse succedesse chissà cosa, lo voltò verso
> di sé, coprendosi le mani di sangue caldo, di un corpo altrettanto
> caloroso, cosa che indicava che, chiunque fosse, era stato ucciso da poco.
> L’unica cosa che uscì dalla sua bocca fu un sorpreso “Oh mio Dio”, che,
> lieve, si diffuse per tutte le condutture, portando con sé un macabro
> messaggio di sorpresa e di morte; nemmeno il “Grazie” mentale che gli
> rimbombava nella testa riuscì ad alleviare il suo orrore. Un contrasto fra
> la realtà agghiacciante che gli si presentava alla vista e una voce nella
> testa che ringraziava per tutto questo.
>
>
>
>
>
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