[Stml21] [Stml 21] – [Comandante Roberts Ramar- 20.06 – L’altra faccia del cuore]
Ramar Roberts
robertsramar a gmail.com
Dom 8 Lug 2018 14:03:17 CEST
Scusate davvero per il ritardo, ecco finalmente il brano, spero vi piaccia!
[Stml 21] – [Comandante Roberts Ramar- 20.06 – L’altra faccia del cuore]
Stiva di carico 3 – ore 15.35
“E adesso che facciamo?”. Nonostante l’aggressione, Durani riusciva
chiaramente a sentire le voci allarmate dei cospiratori e, in particolar
modo, i grugniti di rabbia del klingon, che girava circolarmente come un
animale in gabbia, sbuffando e digrignando i denti.
Quest’ultimo, alla fine, e con un solo balzo, prese per il bavero il
bajoriano, che, per una persona che si trovava faccia a faccia con un
feroce guerriero sanguinario, sembrava essere piuttosto tranquillo.
“Se fossi in te, toglierei le mani di dosso, bestione!”
“Cosa, moscerino?”
Il Klingon sollevò rapidamente il braccio per colpire il proprio
collaboratore, ma quello, persa la propria spavalderia, lo interruppe con
un tono decisamente allarmato:
“Hanno trovato l’altro cristallo, non ci resta molto tempo!”
Il Suvwl’ Iw Klingon gettò a terra il misterioso bajoriano come se si fosse
bruciato e ricominciò a girare in tondo, questa volta per cercare di
schiarirsi le idee. Dopo qualche minuto si arrestò, si mise una mano tra i
capelli, si voltò e intimò all’uomo che si stava rialzando da terra:
“Una cosa per volta: occupati di lei, fa in modo che nessuno sappia dove si
trovi. Poi torna qui, dobbiamo fare in modo di recuperare quel cristallo e
portare a termine la nostra missione, prima che scoprano cosa sta
succedendo! Muoviti, se vuoi la tua parte!”, ringhiò sull’ultima frase.
Scosso dalle ultime parole, l’uomo, che sembrava aver recuperato il suo
solito autocontrollo, imbavagliò Durani e cominciò a legarla più stretta
che potè; dopo di che si guardò intorno, come se la risposta a tutti i loro
problemi si trovasse esattamente in quella stanza. Alla fine si arrestò di
colpo:
“Cosa ne dici, starà comoda lì dentro?”, e fece un cenno verso una paratia
e, nel mentre, la staccò, misurando con gli occhi scuri l’angusto spazio
destinato ad ospitare lo pseudo svenuto ufficiale della Flotta.
Non ricevendo alcuna risposta, se non un grugnito irritato e iroso, il
bajoriano continuò a parlottare fra se e se, finchè decise di applaudire
per proprio conto il suo decantato genio.
“Con questo pannello potrò alterare e nascondere il tuo segnale vitale
facilmente, dolcezza, ma non ti preoccupare: sarai presto libera, non ci
metteremo molto, ok?”
Disse, continuando a sorridere sornione e armeggiando con il vicino
pannello.
“Io devo andare, Rogal mi aspetta tra circa un’ora e forse ho un’idea che
potrebbe indirizzare le cose nel modo giusto. Finisci, poi recati con
discrezione nei miei alloggi, ho un piano. Potresti non essere così inutile
dopotutto”.
Senza aspettarsi alcuna risposta, si diresse verso la porta, tentando di
riacquistare il proprio incedere sicuro: l’aspettava la missione più
difficile che avesse mai intrapreso. Doveva cercare di ingannare Rogal,
l’uomo diffidente per definizione; l’uomo a cui aveva giurato fedeltà
incondizionata e da cui dipendevano le sue sorti.
Ambasciata Klingon – ore 16.30
Rogal era rimasto nel suo ufficio, pensieroso e dall’espressione glaciale.
Era difficile capire che cosa effettivamente lo preoccupasse: se ciò che
stava accadendo sulla Stazione o l’ultimo confronto che aveva avuto con
Tara. Qualunque cosa fosse, era rimasto impassibile dietro la scrivania,
con lo sguardo fisso davanti a se e le mani contratte. Ad un certo punto la
porta si spalancò, lasciando apparire davanti ai suoi occhi uno dei suoi
Suvwl’ Iw Klingon, Kahlal, che, con il suo solito passo sicuro e
l’atteggiamento leggermente dimesso che dimostrava unicamente nei suoi
confronti, lo salutò, portandosi la mano chiusa a pugno sul petto e
inchinandosi leggermente, rimanendo poi in attesa che l’Ambasciatore gli
ordinasse di parlare.
Rogal, dopo tutto quel tempo speso ad osservare la parete come se
quest’ultima nascondesse uno dei più grandi misteri dell’universo, fissò il
proprio sguardo sul proprio sottoposto e, con un cenno tutt’altro che
garbato della propria mano, lo invitò a riferirgli quanto doveva.
“Mio Signore” cominciò l’uomo “ho delle notizie alquanto allarmanti su
quanto avvenuto in questi giorni sulla stazione”.
Rimase poi in silenzio per qualche secondo, probabilmente aspettandosi che
Rogal commentasse quest’affermazione in qualche modo, cosa che però non
avvenne e pertanto proseguì.
“Ho scoperto che i Federali sono in possesso di un’arma: con essa sono in
grado di creare una sorta di realtà alternativa, dove tutti assumono un
ruolo diverso da quello che ricoprono tutt’ora! Non so quali obbiettivi
vogliano raggiungere, ma sicuramente riusciranno a creare il caos
necessario!”
Rogal lo guardò veramente per la prima volta da quando era entrato:
“Che diavolo vai dicendo? Anche loro sono stati colpiti da quella sorta di
raggio!” ringhiò, più irritato che mai.
“Ecco le prove” esordì l’altro. “Vede questo individuo?”, continuò,
poggiando poco delicatamente sulla scrivania un D’Pad con la scheda del
misterioso bajoriano aperta. “Ho interrogato questa debole feccia:
ovviamente ha cantato subito, il codardo. Non gli ho creduto subito: i
bajoriani sono dei viscidi bugiardi, così mi sono nascosto nella stiva di
carico tre: circa un’ora fa il Tenente Durani si è presentata sul luogo
dello scambio. Ha preso quello che doveva e ha ringraziato l’uomo in nome
della Federazione, dopo di che se ne è andata e ….”
Rogal battè violentemente un pugno sul tavolo, interrompendo l’altro, che
cercò imperturbabile di mantenere il proprio autocontrollo.
“Dimmi tu”, disse, sillabando le parole, alzandosi e prendendo dal bavero
Kahlal “dimmi, cosa sei, ubriaco? Sono contento che tu ti sia divertito
questa notte, ma ti sembra un valido motivo per venire qui a fami perdere
tempo con le tue menzogne da avvinazzato?! Tagliarti la gola sarebbe un
onore troppo grande che non meriteresti!”
L’umore di Rogal non era certo dei migliori e non si poteva negare; ma
Kahlal si era preparato, conosceva molto bene l’Ambasciatore e, pertanto,
aveva tenuto conto che avrebbe potuto adirarsi.
Sogghignando per un momento, un secondo, adottò nuovamente il proprio fare
umile, per quanto umile possa essere un klingon, e, senza cercare di
liberarsi alla stretta di Rogal rispose
“Signore, se non volete credere a me, credete a lui …” e fece segno alle
due guardie di aprire la porta. Il bajoriano, dall’aria terrorizzata, venne
scortato dentro da altre due guardie, che senza troppo riguardo lo spinsero
a terra “ … e a questo”.
Kahlal allungò la mano sulla scrivania, interagì il più velocemente
possibile con il D’Pad, e, al posto della scheda del suo complice, comparve
un video della sicurezza, in cui si vedeva distintamente il Tenente Durani
interagire con l’uomo.
Rogal lasciò il bavero di Kahlal, prendendo con ambo le mani il D’Pad :
scrutò con gli occhi di fuoco la riproduzione e esordì con aria feroce:
“Come hai fatto ad avere questo? Come?”
“C’è qualcuno all’ufficio della sicurezza che ama più l’oro della sua
uniforme”, replicò l’altro.
“Mio Signore, io vi ho sempre servito fedelmente”, continuò Kahlal.
“I Federali hanno sempre avuto atteggiamenti disonorevoli e non è certo la
prima volta che cercano di ingannarci: questo è troppo!!! Si fidi di me,
mio Signore: affrontarli per vie burocratiche non servirà a niente. Agiamo
come stanno agendo loro, alle loro spalle! Impossessiamoci di quel
cristallo e facciamogliela pagare!”
Se Rogal fosse stato più lucido, avrebbe sicuramente notato che il proprio
presunto collaboratore stava sudando freddo e che le sue labbra erano
secche, come se tutte quelle menzogne avessero prosciugato la sua bocca.
Ma non fu così: Rogal aveva ignorato una ferita che non si era procurato in
battaglia e che, nonostante ciò, non smetteva di sanguinare. Il suo cuore
era ferito, e questo annebbiava il suo giudizio, quel tanto che bastava a
far esplodere la propria rabbia. Tara l’aveva tradito: come poteva credere
che non l’amasse abbastanza, come? Ed ora un altro, subdolo, ingiustificato
colpo alla schiena, era decisamente troppo.
Con una sguardo risoluto e iroso, percorse tutta la stanza, si risedette
dietro la scrivania e ringhiò diretto al bajoriano rimasto in ginocchio a
terra, con gli occhi inchiodati al suolo
“Parla e dimmi tutto quello che sai!”.
-------------- parte successiva --------------
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