[Stml21] [Stml 21] – [Comandante Roberts Ramar- 20.06 – L’altra faccia del cuore]

Monica Miodini hannadegliiapigi a hotmail.it
Dom 8 Lug 2018 14:20:42 CEST


Abbiamo fatto infuriare il nostro Ambasciatore preferito  !
Congiure, congiure non ce ne libereremo mai !
;)
Monica

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Subject: [Stml21] [Stml 21] – [Comandante Roberts Ramar- 20.06 – L’altra faccia del cuore]

Scusate davvero per il ritardo, ecco finalmente il brano, spero vi piaccia!


[Stml 21] – [Comandante Roberts Ramar- 20.06 –  L’altra faccia del cuore]


Stiva di carico 3 – ore 15.35

“E adesso che facciamo?”. Nonostante l’aggressione, Durani riusciva chiaramente a sentire le voci allarmate dei cospiratori e, in particolar modo, i grugniti di rabbia del klingon, che girava circolarmente come un animale in gabbia, sbuffando e digrignando i denti.

Quest’ultimo, alla fine, e con un solo balzo, prese per il bavero il bajoriano, che, per una persona che si trovava faccia a faccia con un feroce guerriero sanguinario, sembrava essere piuttosto tranquillo.

“Se fossi in te, toglierei le mani di dosso, bestione!”

“Cosa, moscerino?”

Il Klingon sollevò rapidamente il braccio per colpire il proprio collaboratore, ma quello, persa la propria spavalderia, lo interruppe con un tono decisamente allarmato:

“Hanno trovato l’altro cristallo, non ci resta molto tempo!”

Il Suvwl’ Iw Klingon gettò a terra il misterioso bajoriano come se si fosse bruciato e ricominciò a girare in tondo, questa volta per cercare di schiarirsi le idee. Dopo qualche minuto si arrestò, si mise una mano tra i capelli, si voltò e intimò all’uomo che si stava rialzando da terra:

“Una cosa per volta: occupati di lei, fa in modo che nessuno sappia dove si trovi. Poi torna qui, dobbiamo fare in modo di recuperare quel cristallo e portare a termine la nostra missione, prima che scoprano cosa sta succedendo! Muoviti, se vuoi la tua parte!”, ringhiò sull’ultima frase.

Scosso dalle ultime parole, l’uomo, che sembrava aver recuperato il suo solito autocontrollo, imbavagliò Durani e cominciò a legarla più stretta che potè; dopo di che si guardò intorno, come se la risposta a tutti i loro problemi si trovasse esattamente in quella stanza. Alla fine si arrestò di colpo:

“Cosa ne dici, starà comoda lì dentro?”, e fece un cenno verso una paratia e, nel mentre, la staccò, misurando con gli occhi scuri l’angusto spazio destinato ad ospitare lo pseudo svenuto ufficiale della Flotta.

Non ricevendo alcuna risposta, se non un grugnito irritato e iroso, il bajoriano continuò a parlottare fra se e se, finchè decise di applaudire per proprio conto il suo decantato genio.

“Con questo pannello potrò alterare e nascondere il tuo segnale vitale facilmente, dolcezza, ma non ti preoccupare: sarai presto libera, non ci metteremo molto, ok?”

Disse, continuando a sorridere sornione e armeggiando con il vicino pannello.

“Io devo andare, Rogal mi aspetta tra circa un’ora e forse ho un’idea che potrebbe indirizzare le cose nel modo giusto. Finisci, poi recati con discrezione nei miei alloggi, ho un piano. Potresti non essere così inutile dopotutto”.

Senza aspettarsi alcuna risposta, si diresse verso la porta, tentando di riacquistare il proprio incedere sicuro: l’aspettava la missione più difficile che avesse mai intrapreso. Doveva cercare di ingannare Rogal, l’uomo diffidente per definizione; l’uomo a cui aveva giurato fedeltà incondizionata e da cui dipendevano le sue sorti.


Ambasciata Klingon – ore 16.30

Rogal era rimasto nel suo ufficio, pensieroso e dall’espressione glaciale. Era difficile capire che cosa effettivamente lo preoccupasse: se ciò che stava accadendo sulla Stazione o l’ultimo confronto che aveva avuto con Tara. Qualunque cosa fosse, era rimasto impassibile dietro la scrivania, con lo sguardo fisso davanti a se e le mani contratte. Ad un certo punto la porta si spalancò, lasciando apparire davanti ai suoi occhi uno dei suoi Suvwl’ Iw Klingon, Kahlal, che, con il suo solito passo sicuro e l’atteggiamento leggermente dimesso che dimostrava unicamente nei suoi confronti, lo salutò, portandosi la mano chiusa a pugno sul petto e inchinandosi leggermente, rimanendo poi in attesa che l’Ambasciatore gli ordinasse di parlare.

Rogal, dopo tutto quel tempo speso ad osservare la parete come se quest’ultima nascondesse uno dei più grandi misteri dell’universo, fissò il proprio sguardo sul proprio sottoposto e, con un cenno tutt’altro che garbato della propria mano, lo invitò a riferirgli quanto doveva.

“Mio Signore” cominciò l’uomo “ho delle notizie alquanto allarmanti su quanto avvenuto in questi giorni sulla stazione”.

Rimase poi in silenzio per qualche secondo, probabilmente aspettandosi che Rogal commentasse quest’affermazione in qualche modo, cosa che però non avvenne e pertanto proseguì.

“Ho scoperto che i Federali sono in possesso di un’arma: con essa sono in grado di creare una sorta di realtà alternativa, dove tutti assumono un ruolo diverso da quello che ricoprono tutt’ora! Non so quali obbiettivi vogliano raggiungere, ma sicuramente riusciranno a creare il caos necessario!”

Rogal lo guardò veramente per la prima volta da quando era entrato:

“Che diavolo vai dicendo? Anche loro sono stati colpiti da quella sorta di raggio!” ringhiò, più irritato che mai.

“Ecco le prove” esordì l’altro. “Vede questo individuo?”, continuò, poggiando poco delicatamente sulla scrivania un D’Pad con la scheda del misterioso bajoriano aperta. “Ho interrogato questa debole feccia: ovviamente ha cantato subito, il codardo. Non gli ho creduto subito: i bajoriani sono dei viscidi bugiardi, così mi sono nascosto nella stiva di carico tre: circa un’ora fa il Tenente Durani si è presentata sul luogo dello scambio. Ha preso quello che doveva e ha ringraziato l’uomo in nome della Federazione, dopo di che se ne è andata e ….”

Rogal battè violentemente un pugno sul tavolo, interrompendo l’altro, che cercò imperturbabile di mantenere il proprio autocontrollo.

“Dimmi tu”, disse, sillabando le parole, alzandosi e prendendo dal bavero Kahlal “dimmi, cosa sei, ubriaco? Sono contento che tu ti sia divertito questa notte, ma ti sembra un valido motivo per venire qui a fami perdere tempo con le tue menzogne da avvinazzato?! Tagliarti la gola sarebbe un onore troppo grande che non meriteresti!”

L’umore di Rogal non era certo dei migliori e non si poteva negare; ma Kahlal si era preparato, conosceva molto bene l’Ambasciatore e, pertanto, aveva tenuto conto che avrebbe potuto adirarsi.

Sogghignando per un momento, un secondo, adottò nuovamente il proprio fare umile, per quanto umile possa essere un klingon, e, senza cercare di liberarsi alla stretta di Rogal rispose

“Signore, se non volete credere a me, credete a lui …” e fece segno alle due guardie di aprire la porta. Il bajoriano, dall’aria terrorizzata, venne scortato dentro da altre due guardie, che senza troppo riguardo lo spinsero a terra “ … e a questo”.

Kahlal allungò la mano sulla scrivania, interagì il più velocemente possibile con il D’Pad, e, al posto della scheda del suo complice, comparve un video della sicurezza, in cui si vedeva distintamente il Tenente Durani interagire con l’uomo.


Rogal lasciò il bavero di Kahlal, prendendo con ambo le mani il D’Pad : scrutò con gli occhi di fuoco la riproduzione e esordì con aria feroce:

“Come hai fatto ad avere questo? Come?”

“C’è qualcuno all’ufficio della sicurezza che ama più l’oro della sua uniforme”, replicò l’altro.

“Mio Signore, io vi ho sempre servito fedelmente”, continuò Kahlal.

“I Federali hanno sempre avuto atteggiamenti disonorevoli e non è certo la prima volta che cercano di ingannarci: questo è troppo!!! Si fidi di me, mio Signore: affrontarli per vie burocratiche non servirà a niente. Agiamo come stanno agendo loro, alle loro spalle! Impossessiamoci di quel cristallo e facciamogliela pagare!”

Se Rogal fosse stato più lucido, avrebbe sicuramente notato che il proprio presunto collaboratore stava sudando freddo e che le sue labbra erano secche, come se tutte quelle menzogne avessero prosciugato la sua bocca.

Ma non fu così: Rogal aveva ignorato una ferita che non si era procurato in battaglia e che, nonostante ciò, non smetteva di sanguinare. Il suo cuore era ferito, e questo annebbiava il suo giudizio, quel tanto che bastava a far esplodere la propria rabbia. Tara l’aveva tradito: come poteva credere che non l’amasse abbastanza, come? Ed ora un altro, subdolo, ingiustificato colpo alla schiena, era decisamente troppo.

Con una sguardo risoluto e iroso, percorse tutta la stanza, si risedette dietro la scrivania e ringhiò diretto al bajoriano rimasto in ginocchio a terra, con gli occhi inchiodati al suolo

“Parla e dimmi tutto quello che sai!”.


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