[Stml21] \tR: [20.12 – Drillrush – Uno sparo nel buio]

Monica Miodini hannadegliiapigi a hotmail.it
Dom 21 Ott 2018 18:39:32 CEST


Si secondo me basta correggere la parte del teletrasporto,  la colluttazione la lascerei anche sul vago  !
Monica

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From: Stml21 <stml21-bounces a gioco.net> on behalf of Bryn Lwellelyn <bryn.lwellelyn a gmail.com>
Sent: Sunday, October 21, 2018 11:07:48 AM
To: Deep Space 16 Gamma
Subject: Re: [Stml21] R: [20.12 – Drillrush – Uno sparo nel buio]

La colluttazione l'ho lasciata volutamente non raccontata, non mi pareva ce ne fosse bisogno. . Lui le spara ma la colpisce di striscio. Lei gli mena.

Il teletrasporto invece l'ho proprio perso. Quando lo carico, posso cambiare la richiesta di teletrasporto di Riccardi in una di invio di una squadra medica.

Il sab 20 ott 2018, 21:26 Vanessa Marchetti <hazyel91 a gmail.com<mailto:hazyel91 a gmail.com>> ha scritto:
Bel finale.. forse bisognerebbe capire come la Keane sia riuscita ad avere la meglio sul sicario.. ma una mezza klingon è sempre meglio che un niente klingon.. XD poi ci sarebbe la questioncina che prima i teletrasporti non funzionavano e poi subito dopo hanno funzionato.. ma basta una postilla e siamo a cavallo XD


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Tenente Durani della Casata di Kanjis
Ufficiale Tattico Capo
Deep Space 16 Gamma
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Da: Maddalena<mailto:bryn.lwellelyn a gmail.com>
Inviato: sabato 20 ottobre 2018 17:14
A: Deep Space 16 Gamma<mailto:stml21 a gioco.net>
Oggetto: [Stml21] [20.12 – Drillrush – Uno sparo nel buio]

Eccomi.
Ho chiuso la missione, anche perchè mancava davvero poco se non l'assassinio della povera Tara.
Non è venuto proprio come volevo, ma è stato un periodo un po' incasinato. Spero vi piaccia e di non aver perso pezzettii.
Iniziate a pensare ai titoli.

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DS16 Gamma, alloggio Comandante Keane – 18/03/2398 – ore 22.08



Riccardi non esitò. Qualunque cosa avesse trovato entrando, qualunque fossero i suoi sentimenti al riguardo, non avrebbe esitato. Avrebbe fatto il suo dovere.



La porta era bloccata dall’interno, ma lui se l’aspettava. Rapidamente inserì il codice per bypassare la chiusura, mentre i suoi uomini prendevano posizine.

La porta si aprì obbediente e Riccardi entrò, il phaser settato su stordimento spianato davanti a sé, pronto a qualunque situazione si fosse trovato di fronte.



Spalancò gli occhi.



DS16 Gamma, alloggio Comandante Keane – 18/03/2398 – qualche istante prima



“Facciamola finita,” disse l’uomo, il sicario inviato per ucciderla, e Tara capì che quella era la sua occasione, l’unica che le si sarebbe presentata prima che fosse finita per davvero.

L’uomo si voltò appoggiando il bicchiere sul tavolo e Tara fece l’unica cosa che poteva fare, gli si gettò addosso, sperando di coglierlo di sorpresa. Non era la mossa tatticamente più intelligente che avesse mai messo in atto, non di meno era l’unica che le rimaneva e avrebbe dovuto farsela bastare.

Nessuno l’avrebbe salvata, nessuno sarebbe entrato da quella porta prima che quel tizio le sparasse. E il suo phaser era inutile, ovviamente.

Konig era chiaramente un bifolco pieno di sé e abbastanza irritante da spingerla a volergli staccare la testa, ma non era completamente idiota.

Doveva aver usato un qualche sistema di smorzamento, Tara lo aveva capito da un cauto e discreto test della sua arma e dal fatto che lui non avesse nemmeno provato a togliergliela. In quel momento, un porta lampade sarebbe stato più utile.

Non c’erano luoghi dove fuggire o nascondersi – come se fossero valide ipotesi – niente porte vicine o ripari a prova di proiettile. Il tutto si sarebbe ridotto ad un imbarazzante nascondino che sarebbe comunque finito male, soprattutto per lei.

E che l’universo in toto fosse dannato se lei fosse morta nascondendosi come un coniglio. No, se doveva morire lo avrebbe fatto guardando in faccia il suo nemico e, possibilmente, portandolo con sé.



Così Tara gli si gettò addosso. Konig se l’aspettava, forse la sua apparente distrazione era addirittura intenzionale. Si scostò leggermente di lato, ma come sempre accade negli scontri corpo corpo, non aveva calcolato abbastanza bene le distanze.

L’uomo colpì una poltrona, che si rovesciò con un tonfo sordo, e finì a terra. Il bicchiere che aveva appena lasciato sulla scrivania, cadde con uno schianto e si spaccò in mille pezzi.

Tara era leggermente fuori traiettoria, ma si riprese in fretta gettandosi sul suo aggressore, nel pugno ancora stretto il phaser che, quantomeno, le sarebbe servito come oggetto contundente.

L’averlo mancato la prima volta, tuttavia, fece guadagnare a Konig tre preziosi secondi che lui mise a frutto facendo fuoco.

Lo sparò riecheggiò nella stanza nel corridoio all’esterno.

Tara venne colpita allo stesso tempo dal dolore improvviso e dall’espressione del sicario. Il ghigno di chi è impegnato nel proprio gioco preferito.

Quindici secondi dopo, Riccardi aprì la porta dall’esterno.



DS16 Gamma, alloggio Comandante Keane – 18/03/2398 – ore 22.09



Dopo il primo attimo di stupore, Riccardi scattò in avanti, mentre i suoi uomini facevano irruzione alle sue spalle. Si precipitò su Tara, sanguinante al centro della stanza.



“Comandante!”



Si chinò su di lei, esaminandola con una rapida occhiata.



“Sto bene, sto bene,” borbottò la Keane. “E’ soltanto un graffio. E’ lui quello messo male,” aggiunse indicando Konig, accasciato a terra contro la parete, seminascosto dalla poltrona rovesciata che i suoi uomini avevano appena tolto di mezzo. “E starebbe molto peggio se non mi avesse sparato.” Seguirono una serie di coloriti improperi klingon che Riccardi non fu certo di capire appieno ma che comprendevano sicuramente considerazioni sulla scarsa rispettabilità della madre di Konig e di molti dei suoi antenati.



“E’ ancora vivo,” disse uno di loro dopo aver controllato il polso dell’uomo. Un altro gli aveva tolto l’arma e lo stava perquisendo alla ricerca di materiale pericoloso.

Riccardi tornò a voltarsi verso la donna ancora a terra. Perdeva sangue da un braccio, ma la ferita non sembrava troppo grave. Probabilmente aveva ragione, quello messo peggio era il sicario stesso.

Aiutò la Keane ad alzarsi con cautela, poi si premette il comunicatore.



“Riccardi a infermeria.”

=^= Qui Sonx =^=

“Dottore, Sto per teletrasportarmi lì insieme ad una squadra della sicurezza e ad un soggetto in stato d’arresto. E al comandante Keane.”

=^= Quanti sono i feriti? =^=

“Due.”

=^=Ricevuto, vi aspetto. =^=



Pochi secondi dopo, l’intero gruppo si smaterializzò.



DS16 Gamma, ufficio del capitano  – 19/03/2398 – ore 09.43



Shran chiuse la conversazione e si appoggiò allo schienale della poltrona, gli occhi stanchi e le antenne inquiete. Un detto terrestre che aveva sentito dalla Drillrush qualche tempo prima recitava che tutto è bene quel che finisce bene.

Il senso della frase non gli era del tutto chiaro, anche perché sulla base quasi mai qualcosa finiva veramente bene.



Il successo del giorno era stato sicuramente il salvataggio della Keane, anche se ci sarebbe stato da discutere su chi esattamente l’avesse salvata. Anche il salvataggio di Konig era stato alquanto spettacolare, seppur in tutt’altro senso.



Tara era stata trasportata in infermeria dove il dottor Sonx si era immediatamente occupato di lei. La donna sembrava più infuriata che prostrata dall’esperienza, perciò c’era voluto un po’ per verificare i danni che, fortunatamente, si erano dimostrati minimi.

Il proiettile non aveva leso nessun vaso principale, perciò le cure prestate a Tara non avevano richiesto molto tempo. Sonx avrebbe voluto trattenerla in infermeria, ma si era accontentato di prescriverle 48 ore di riposo nel proprio alloggio. O in quello di Rogal, se preferiva.

Shran rimaneva sempre stupito della velocità con cui i pettegolezzi viaggiavano attraverso la sua stazione. Lui non ne comprendeva l’utilità o il piacere, ma a quanto pare c’era parecchio di entrambi.

Anche Konig era risultato stare piuttosto bene, soprattutto perché all’ambasciatore klingon non era stato permesso di avvicinarsi a lui. Sonx gli aveva quasi fatto scudo del proprio corpo e, contro le aspettative di tutti, la sua mossa aveva funzionato.

Rogal gli aveva domandato perché difendesse quella feccia e lui aveva risposto che, feccia o no, nella sua infermeria nessuno avrebbe aggredito i suoi pazienti. O il suo personale. O nessun altro, se era per quello.

L’ambasciatore era parso contrariato, ma alla fine non aveva insistito.

Ora si discuteva su chi avrebbe dovuto processare e incarcerare Konig. Non c’era penuria di volontari.

L’uomo era stato rimesso rapidamente in sesto e spedito in area detentiva. Riccardi aveva tentato di interrogarlo, ma non aveva ottenuto altro che un sdegnoso silenzio. In un istante di freddo cinismo,  aveva paventato l’idea di lasciarlo in custodia ai klingon, poi aveva sospirato e scosso la testa.

Da ciò che Tara aveva raccontato della loro breve conversazione, si erano fatti l’idea che da qualche parte il sicario avesse una famiglia, qualcuno a cui destinare il pagamento qualora lui fosse stato ucciso durante lo svolgimento dell’incarico. Tuttavia anche quella pista si era rivelata sterile.



Rillar era fuggito. Nel farlo non aveva lasciato tracce, ma aveva approfittato dell’occasione per liberarsi di Kahlal e, in cambio, riprendersi il cristallo che si trovava in ambasciata.

Come e quando fosse riuscito ad andarsene era un mistero. Dove fosse andato o che intenzioni avesse riguardo al cristallo era un mistero. Se Konig stesso sarebbe stato al sicuro da lui era un mistero.

Un bel mucchio di misteri e ben poche certezze, se non che nessuno all’ambasciata aveva sprecato molto tempo a piangere Kahlal. Codardo quanto stupido, era stato l’unico commento di Rogal in proposito.



L’altro cristallo era stato consegnata, pur con una certa riluttanza di Roberts, alla sezione scientifica della flotta, che l’avrebbe studiato per poi restituirlo ai bajoriani. Dopotutto, apparteneva a loro.



Per il momento, l’intera faccenda era chiusa. Per quanto lo sarebbe rimasto era, nemmeno a dirlo, un altro mistero.

Tutto considerato, Shran non era sicuro che fosse tutto bene ciò che finiva bene.



DS16 Gamma, alloggio Ambasciatore Rogal – 19/03/2398 – ore 10,13



“Quindi sei d’accordo. E’ il momento di rendere pubblica la nostra relazione. Non ho più intenzione di nascondermi,” aggiunse Tara, in tono lievemente minaccioso. D’altronde, con Rogal le romanticherie non avrebbero funzionato.



L’ambasciatore grugnì in risposta, senza alzare gli occhi dallo schermo del terminale. Non era esattamente d’accordo, continuava a pensare che si trattasse di una mossa azzardata e pericolosa di cui avrebbero dovuto in seguito affrontare le conseguenze. Ma ormai aveva dato il suo consenso e non sarebbe stato onorevole rimangiarsi tutto. Nessuno avrebbe mai nemmeno osato provare ad obbligarlo in tal senso.

Tara prese la sua inarticolata risposta per quello che era. La sua espressione non mutò ma dentro di sé alzò le braccia in segno di trionfo. Ci sarebbero state delle conseguenze, naturalmente, ma i problemi non l’avevano mai spaventata. Aveva solo dovuto farsi sparare per ottenere quel consenso. Tutto sommato, era stato un buon prezzo.



“Grazie,” disse con un lieve sorriso prima di uscire.

Rogal grugnì di nuovo in risposta.



Dellak VI – 22/03/2398 – ore 19.12



Rillar sorseggiò il suo drink e osservò le ballerine orioniane che si agitavano sulla piattaforma sopraelevata. Non che lui avesse molto interesse in quello spettacolo, ma era un luogo buono come un altro per bere un bicchiere.

Gli ultimi tre giorni, da quando aveva lasciato DS16, non erano stati facili. Ci era abituato, naturalmente. Dopotutto, lui era uno dei migliori. E ora aveva uno scopo preciso, uno scopo che gli dava forza e conforto che lo spingeva avanti.

Gli Eterni avrebbero presto fatto ritorno.











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