[Stml3] (senza oggetto)
federico pirazzoli
cmdrtkar a gmail.com
Mar 21 Lug 2015 09:35:24 CEST
Ok, bella gente...ecco il nuovo pezzo. Quando l'ho scritto mi ero posto
come obiettivi di:
1) sistemare l'incongruenza per la quale spariamo in un'altra dimensione ma
i "cattivi" della storia vengono dal futuro della nostra
2) trovare un pianeta o qualcosa da distruggere che possa attaccarci
addosso la cattiva nomea che dovremo toglierci
3) Dare una prima pennellata di colore all'universo in cui ci troveremo
bloccati
4) Portare avanti il concetto della nave fantasma...
ora vil lascio leggere...ci si becca a fine lenzuolo per un paio di
riflessioni che vorrei fare con voi per definire il futuro della missione...
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*Brano: 01-10*
*Titolo: Codice 47*
*Autore: Tenente Comandante Tkar*
*Brano Precedente: Le conseguenze*
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*U.S.S. Seatiger – Plancia - 24/11/2394 Ore 18:37*
“Ma ho il fondato sospetto che la Seatiger non sia più nella sua dimensione
di appartenenza.”
Le parole di Anari fecero correre un rivolo di sudore freddo lungo la
schiena del Capitano della Seatiger. La sua non era stata una bella
giornata e la commozione cerebrale per la quale era stato trattato in
emergenza non era esattamente una passeggiata. Non c’era perciò da stupirsi
se la mente del Trill impiegò esattamente undici secondi per metabolizzare
le parole dell’Ufficiale Scientifico. Ce ne vollero poi altri nove, prima
che Arjan decidesse che era meglio sedersi sulla propria poltrona, prima di
ascoltare il resto “E dove saremmo, di grazia?”
“Questo non saprei dirglielo con esattezza…” rispose la Denobulana, mentre
gli occhi correvano dal Capitano alla propria consolle, dove scorrevano in
rapida successione sequenze di stelle ed altri fenomeni spaziali “ovvero,
so dirle dove siamo…nel Settore 507, ai confini tra i Quadranti Gamma e
Delta, vicini a dove dovrebbe essere il confine nord dello spazio Romulano.”
“Dove dovrebbe essere?” ripeté con tono interrogativo il Capitano Kenar…il
fatto di essere stati trasportati a mesi di viaggio dal territorio della
Federazione era già abbastanza preoccupante, ma qualcosa gli diceva che –
come sostiene il detto - il peggio dovesse ancora arrivare.
“I sistemi stellari dell’Impero Romulano non ci sono…o meglio, ci sono ma
non sono come dovrebbero essere.” Anari parlava rapidamente, mentre lo
schermo principale abbandonava la visuale di poppa – dove capeggiava
lontana la nave aliena che li aveva aggrediti precedentemente – per
sostituirla ad una mappa galattica, sulla quale venivano riportate in blu
le ben note composizioni stellari che tutti loro avevano studiato ai corsi
di Astronomia e Navigazione in Accademia “Eco, vede? Questa è la
configurazione della nostra Galassia…e questa quella di quella dove ci
troviamo ora…”
Ad un comando dell’esuberante Denobulana, una serie di nuove stelle rosse
andò a sovrapporsi all’immagine precedente. In molti casi le stelle
andavano a sovrapporsi a quelle blu ma, in un numero incalcolabile ad
occhio di casi, non era così. Interi sistemi solari, ammassi stellari,
nebulose e anche buchi neri comparvero dal nulla, mentre altri vennero
semplicemente soppressi.”
“Affascinante…apparentemente si tratta di un’altra dimensione, discordante
dalla nostra dalle epoche più remote, per aver ottenuto una così ampia
varianza nella distribuzione dei corpi celesti…” Commentò Tkar, che fino a
quel momento pareva aver prestato più attenzione all’inseguitore che li
tallonava che alla spiegazione di Anari.
“Oh sì…” convenne l’Ufficiale Scientifico, accalorandosi a quelle parole e
dimenticando per un momento la situazione generale “C’è un tasso di
coincidenza con la nostra dimensione di circa il 37,4%...forse anche meno,
se le mie proiezioni sulla distribuzione delle Galassie vicine sono esatte.
Purtroppo i Sensori Astrometrici sono saltati e non ho ancora avuto tempo
di allinearli, ma già ad occhio nudo direi che il Braccio del Sagittario
non è lo stesso e…”
“Come diavolo siamo finiti qui?” Chiese allora Kenar, il cui mal di testa
da post-trauma cranico stava peggiorando esponenzialmente all’aumentare
della rapidità della parlantina di Anari.
La Denobulana si zittì per diversi secondi, prima di ammettere, con un
sorriso molto più mesto di prima “Ecco…su questo ci sto ancora lavorando.”
Poi, dopo un momento di incertezza, aggiunse “Avrei una teoria, ma ho
bisogno di accedere al nucleo di memoria del Computer, che è attualmente in
fase di riparazione…”
“Va bene…” disse Kenar, alzandosi in piedi. La Plancia gli stava
cominciando a girare attorno e voleva evitare di finire stramazzato al
suolo come Finn, quindi aggiunse “continui a lavorarci, ci riuniremo tra
due ore per avere il punto della situazione. Io sarò in Sala Tattica se
avrete bisogno di me…Tkar, a lei la Plancia, veda di scoprire qualcosa su
quella nave che ci sta inseguendo.”
Quindi si diresse verso il suo ufficio dove, scostando con malagrazia un
frammento di paratia caduto, si buttò sul divanetto e chiuse gli occhi,
sperando che gli analgesici che gli erano stati somministrati prima di
lasciare l’Infermeria facessero rapidamente effetto.
*U.S.S. Seatiger – Sala Riunioni - 24/11/2394 Ore 20:45*
Gli Ufficiali Superiori entrarono rapidamente nella sala riunioni della
Seatiger e, con i visi stanchi, presero posto nelle loro posizioni
abituali. A parte Kenar e Finn, che avevano riposato un po’, solo Tkar non
mostrava sul volto segni a testimonianza del lungo turno fino a quel
momento trascorso e a tutt’ora ben lontano dal terminare.
“Molto bene, signori, iniziamo con la domanda più facile…stato dei
sistemi?” domandò il Capitano, prendendo la parola e rivolgendosi in
particolare a Carelli, che si era seduta tra Anari e Tkar, con un gotto di
caffè in mano. Già il fatto che si trattasse di caffè vero e non di una
razione di emergenza liofilizzata era una buona cosa, perché significava
che il sistema dei Replicatori era stato rimesso in funzione.
“Abbiamo ripristinato la maggior parte dei sistemi essenziali…” rispose
l’Ingegnere Capo, con un sorriso stanco “Propulsione, comunicazioni e
sistemi tattici. Abbiamo ancora qualche difficoltà con i Sensori a Lungo
Raggio, ma si tratta più che altro di eccessiva perdita di risoluzione, non
andremo a sbattere contro un pianeta per sbaglio…” prese una sorsata di
caffè, quindi aggiunse “Inutile che aggiunga che, invece, i sistemi
secondari sono ancora un disastro.”
Kenar fece un cenno d’assenso, quindi aggiunse, volgendosi verso
l’Ufficiale Medico Capo ed il Consigliere “Ottimo, direi che per il momento
ci possiamo accontentare. Stato dell’equipaggio?”
Gli interpellati si fissarono un secondo, quindi fu il Dottore a rispondere
“Diversi contusi, un po’ di fratture e qualche ustione, ma nulla di
veramente grave. L’equipaggio al momento non risente ancora dello shock per
il trasferimento in un posto così lontano. Lo stato di Allarme Rosso li sta
tenendo in allerta e l’adrenalina – finche dura – gli impedirà di farsi
troppe domande. Ma quando avremo un po’ di calma sarà necessario che lei
faccia un discorso, signore, che spieghi cosa è accaduto e li
tranquillizzi.”
“Direi che prima dovrei saperlo io, cosa è accaduto…” borbottò il Trill,
ringraziando comunque il medico per il rapporto e volgendosi quindi verso
colei che poteva dare una risposta a quella domanda, oppure procurargli un
ennesimo mal di testa. O forse entrambe le cose…”Anari?”
Come se fosse il tappo di una bottiglia di spumante agitata in un agitatore
per vernici, la Denobulana iniziò a parlare a raffica, gesticolando per
aiutarsi in quella complessa spiegazione – o ipotesi di spiegazione – che
la sua mente geniale aveva elaborato nelle ultime due ore.”
“Sì signore…ebbene, ho analizzato la situazione, anche rivedendo le letture
dei sensori antecedenti il nostro…trasferimento, e sono giunta alla
conclusione che siamo stati attratti nell’area di risucchio di un’Onda di
Spostamento Planare.”
Anari si fermò un istante per valutare la reazione del suo “pubblico”.
L’occhiata confusa che ricevette dagli astanti, comunque, non parve
deluderla tanto che – dopo appena un istante di empasse – aggiunse “Quella
dell’Onda di Spostamento Planare è una teoria che è stata avanzata dal
alcuni teorici della transcurvatura, come il Professor Jonkins del Daystrom
Institute, o Ru’Af Ma’Kri, delle Global Warp Industries di Alpha Centauri…”
spiegò “secondo tale teoria, una esplosione estremamente potente e
concentrata nel Subspazio dovrebbe generare uno strappo direzionale nel
tessuto dello spazio-tempo. Ciò permetterebbe di creare una sorta di tunnel
spaziale artificiale della durata di alcuni minuti…o secondi, a seconda
delle teorie. Ad ogni modo, questa esplosione genererebbe una sorda di onda
d’urto nello spazio normale, un’onda destinata poi a riassorbirsi nel giro
di pochi secondi, trascinando con sé nella propria…risacca… tutto ciò che
si trova nelle vicinanze del punto dove si apre il tunnel spaziale…”
Questa volta ci vollero diversi secondi prima che qualcuno – Carelli, nella
fattispecie – mostrasse di aver compreso di cosa si stava parlando “In
pratica sarebbe come gettare un sasso nell’acqua…per un istante si forma il
vuoto ed un’onda attorno, poi il tutto viene riassorbito tornando come
prima…”
“Esatto…” confermò Anari “solo che qui l’esplosione si espande in maniera
lineare verso due direzioni distinte, quindi in realtà il…sasso…genera un
tunnel spaziale in grado di portare ciò che si trova nei suoi pressi da un
capo all’altro dello stesso in pochi secondi…”
Prima che qualcun altro potesse parlare, Tholos li fermò sollevando la mano
e dicendo “Questo, però, non ha senso.”
“Si spieghi, Comandante…” lo invitò Kenar, osservando incuriosito il
fremere delle antenne blu del Capo Operazioni.
“Credo siamo tutti d’accordo che siano state le Galeteane a cercare di
catturarci con questa…Onda di Spostamento Planare, giusto?” domandò in
maniera retorica l’Andoriano. Non che qualcuno pensasse il contrario, data
la situazione…in fondo erano stati colpiti insieme all’Arcadia, che – da
quanto avevano appreso – era uno dei pochi nemici riconosciuti di quel
popolo nel Quadrante Alfa. Dopo un istante, Tholos aggiunse “Il fatto è che
l’equipaggio dell’Arcadia ci ha detto che le Galeteane vengono dal futuro…”
“L’Onda di Spostamento Planare genera una frattura nello spazio-tempo,
quindi in teoria permette di spostarsi sia nello spazio che nel tempo…”
precisò Anari, interrompendo il collega ed aggiungendo subito dopo “Infatti
genera un tunnel spaziale, anche se della durata di pochi istanti. E – come
sappiamo – i tunnel spaziali possono avere anche una componente temporale
anche importante…”
“Ma, se fossero state le Galeteane, ci avrebbero dovuto trasferire nel loro
futuro, non in un’altra dimensione…” comprese Kenar, intromettendosi a sua
volta per bloccare la Denobulana prima che virasse l’argomento di
discussione sulla meccanica dei Tunnel Spaziali, argomento di certo
affascinante, ma poco rilevante in quel frangente.
Tholos annuì, soddisfatto che il Capitano avesse colto il suo stesso dubbio
ed aggiunse “Quindi le ipotesi sono due…o la teoria di Anari è sbagliata, o
le Galeteane avevano un motivo per spedirci qui anziché attirarci nel loro
futuro.”
“Non avendo conoscenze specifiche di questa teoria non ho modo di valutare
la consistenza della teoria del Comandante anari…” intervenne Tkar, le mani
giunte avanti a sé “ma di certo il Signor Tholos ha ragione. Tatticamente
parlando, se davvero il popolo Galeteano è responsabile del nostro
trasferimento, la linea di azione più logica sarebbe stata quella di
trasportare sia noi che l’Arcadia in una zona sotto controllo di loro forze
navali in numero ingente, così da distruggerci senza esporsi e senza
consentirci una possibilità di fuga, come è effettivamente successo.”
Il Vulcaniano tacque un secondo, prima di aggiungere “Tuttavia esiste una
terza ipotesi…” si prese appena un momento, il tempo necessario a Kenar per
fargli cenno di proseguire, prima di spiegare “durante gli ultimi secondi
di funzionamento dei sensori, abbiamo rilevato un importante aumento
energetico da parte dell’Arcadia. Può darsi quindi che il Capitano Khayr ed
il sue equipaggio si fossero già trovati di fronte a tale insidia ed
avessero elaborato delle contromisure. Se così fosse, forse l’attivarsi di
queste contromisure ha modificato il nostro punto di uscita, dirottandoil
tunnel spaziale artificiale.”
“Addirittura verso un’altra dimensione?” domandò perplessa Carelli,
dubbiosa circa quella possibilità ma al momento incapace di formularne
altre più consistenti.
“In effetti è possibile…” convenne Anari, illuminandosi e sorridendo in
maniera tipicamente Denobulana all'idea che il collega Vulcaniano le aveva
dato “Se l’Arcadia avesse in qualche modo contrastato l’onda, avrebbe
potuto sfuggire alla sua presa, prima di essere trasportata fino al punto
di destinazione…Per quanto concerne noi, è diverso! Trovandoci sottoposti a
due onde distinte di forza differente, siamo stati strappati dal flusso di
ritorno principale e diretti verso l’unico vettore disponibile, ossia il
flusso d’origine!”
Ci fu un momento di esitazione, poi la scienziata – notando che stavolta
nessuno era riuscito a seguirla nel proprio volo pindarico - aggiunse un
esempio a mo’ di spiegazione “Immaginate la situazione così: Noi e
l’Arcadia eravamo sottoposti all'effetto di una sorta di onda, che ci stava
trasportando verso un punto preciso dello spazio-tempo. Se è come
ipotizzato da Tkar, il solo modo che l’Arcadia avesse per liberarsi era di
generare un’onda inversa, attraverso un’emissione di energia controllata
dal proprio Disco Deflettore. Facendo così, la nave del Capitano Khayr ha
ottenuto due effetti: quello principale – naturalmente – è quello di
trovarsi per un momento fuori dall’effetto dell’Onda di Spostamento,
rientrando quindi nello spazio normale. Ma ha anche generato una seconda
Onda, che ha colpito noi, deviandoci verso l’unica altra possibile fonte di
attrazione, ovvero il punto da cui è originato il Tunnel spaziale…”
“Sì, ora capisco…” annuì Tholos, facendosi pensieroso “il punto di origine
del Tunnel spaziale, ovvero il luogo dove avviene l’esplosione subspaziale,
è collegato - oltre che ai due punti di uscita del tunnel stesso – anche ad
un altro punto…quello da dove è stata innescata e direzionata
l’esplosione…e questo terzo punto può tranquillamente essere diverso dagli
altri due…”
“E…hem…certo…” si sentì in dovere di dire il Comandante Finn, che in realtà
in quella riunione aveva fino a quel momento presenziato senza dare nessun
genere di contributo. In realtà non aveva capito praticamente nulla di
quanto detto ed avrebbe pagato tonnellate di Lathinum per qualcuno che
glielo spiegasse in un linguaggio comprensibile “e questo, naturalmente,
significa che…”
“Che l’azione di disimpegno dell’Arcadia ci ha fortunatamente permesso di
trovare chi c’è dietro questa storia…ovvero chi sta realmente orchestrando
la guerra che le Galeteane vogliono scatenare contro la Federazione!”
esclamò Anari, ancora su di giri per la scoperta.
Finn tirò mentalmente un sospiro di sollievo per essersi salvato dal dover
chiedere una umiliante spiegazione, ma Kenar lanciò invece un’occhiata
perplessa alla Denobulana, chiedendo “E mi dica, Comandante…come è giunta
alla conclusione che ci deve essere una terza…fazione a tirare le fila di
questa faccenda?”
“Per via dell’Arcadia, ovviamente!” rispose convinta Anari, prima di
aggiungere “Sappiamo che l’hanno costruita da zero partendo dagli schemi
tecnici della Hood…e sappiamo che – per i loro standard – è una nave
abbastanza potente, diciamo non inferiore alla media delle loro. Ora, cosa
ne consegue? Ovviamente che il loro livello tecnologico non può essere
troppo diverso dal nosro, giusto?”
Si trattava di una deduzione logica, quindi nessuno la interruppe mentre
continuava “Ebbene…per la nostra tecnologia – e per traslazione panche per
la loro, a questo punto – un’Onda di Spostamento Planare è pura
fantascienza. I nostri migliori teorici della Curvatura l’hanno ipotizzata
come possibilità, ma non è mai stato avviato neppure uno studio di
fattibilità…e sappiamo quanti anni sono che è attivo il Progeto
Transcurvatura…”
“Di conseguenza lei ritiene che una terza fazione, dotata di mezzi
tecnologici superiori, stia sfruttando Galatea ed i suoi folli piani di
conquista al fine di indebolire o distruggere la Federazione…” comprese
Tkar, e nel suo tono si poteva riscontrare approvazione per il processo
logico che aveva condotto a quella deduzione ”ma chi, e a che scopo?”
“Due domande interessanti…” convenne Kenar, il cui sguardo era ora ancora
più cupo dell’inizio della riunione, e non per una questione di mal di
testa “e credo sia ora di trovare ad esse risposte. Comandante Finn, lei sa
cos'è un Codice 47?”
*Nave Stellare Arcadia – Plancia - 24/11/2394 Ore 18:37*
“E i Federali?”
Tochiro e Meeme si scambiarono un occhiata, insicuri su come continuare.
Impossibilitati a dare una risposta.
Khayr conosceva bene il suo migliore amico…quando faceva quella faccia
significava brutte notizie…e brutte, quando già ti trovavi disperso su una
nave fantasma in avaria, con per sola compagnia un’aliena senza bocca ed un
ologramma bidimensionale schiacciato, non era una bella cosa…
“Quando l’onda Galeteana ci ha raggiunto, ho fato appena in tempo ad
attivare la contro-onda…” spiegò nel frattempo l’ologramma, incrociando le
corte braccia al petto sproporzionatamente largo ed annuendo tra sé, in un
movimento che avrebbe anche rischiato di fargli cadere gli occhiali
“ovviamente non avevo il tempo di inviare le specifiche alla Seatiger, ma
speravo che l’effetto del nostro impulso fosse sufficiente a liberare
entrambe le navi, visto che eravamo così vicini…”
“E invece?” domandò semplicemente il pirata di nero vestito, mentre con
un’occhiata al visore cercava di capire dalle stelle visibili dove si
trovassero.
“Noi siamo sfuggiti all’Onda…” confermò Tochiro, mentre Meeme si rialzava,
iniziando a trafficare col computer principale dell’Arcadia “siamo usciti
nello spazio normale a circa 15 anni-luce dal punto in cui ci trovavamo,
con uno sfasamento temporale di tre giorni nel futuro…della nave federale,
però, nessuna traccia…”
“Se sono finiti in quell'Inferno, mi auguro riescano a cavarsela meglio di
noi…” borbottò il pirata spaziale, mentre un velo di tristezza gli
adombrava il volto guercio, al ricordo dei tristi eventi del passato,
eventi che lo avevano segnato nel profondo come mai era successo prima.
Nave Stellare Arcadia – Sala Mensa – Flashback
C’era festa quella sera sull'Arcadia. La nave pirata aveva appena distrutto
un convoglio di rifornimenti militari per una base segreta Galeteana e – al
contempo – si era impadronita di parecchie utili merci e diversi tipi di
cibi freschi, una rarità molto apprezzata dall'eterogeneo equipaggio.
Khayr aveva ordinato che – con quel ben di Dio – si facesse una grande
festa e nessuno si era tirato indietro. Ora la festa era al suo culmine e
sembrava che nulla potesse andar male, fin quando l’intero mondo parve
capovolgersi, mentre la nave veniva prima colpita e poi intrappolata da una
violenta emissione energetica che fece saltare l’energia principale e la
maggior parte dei sistemi.
“Rapporto!” Gridò Khayr, colpendo il primo comunicatore che gli capitò a
tiro e cercando al contempo di rialzarsi in piedi per raggiungere la
Plancia.
“Prima che qualcuno potesse rispondere, però, la nave venne scossa da una
esplosione molto più facilmente identificabile, quella di un colpo di arma
a particelle che raggiunge uno scafo indifeso.
Il Capitano dell’Arcadia impiegò pochissimo a raggiungere la Plancia, ma
quel tempo fu sufficiente a percepire almeno altri quindici scossoni, segno
evidente che qualcuno stava giocando al tiro al bersaglio con loro.
“Capitano, meno male che è qui!” gridò Akari, uno dei <vecchi>
dell’equipaggio, al quale era stato in quel momento affidato il comando
“non so cosa sia successo, ma siamo circondati da navi Galeteane. Abbiamo
la propulsione ad impulso e stiamo cercando di evitare di essere bloccati,
ma abbiamo perso scudi ed armi.
Con una rapida occhiata ai sensori, Khayr comprese che la situazione era
effettivamente tragica: l’Arcadia aveva subito gravi danni ed era
circondata da almeno trenta navi nemiche, che a turno le sparavano addosso
come Cacciatori Matsumoto raccolti attorno ad un grosso buco nel terreno,
all'interno del quale era intrappolata una pericolosa – ma ormai indifesa –
Bestia Tamari.
Un nuovo scossone li interruppe, mentre un colpo diretto li fece cadere a
terra tutti.
“Propulsione ad Impulso fuori uso!” gridò il timoniere, comicamente
aggrappato alla propria consolle “Una nave nemica ci è quasi addosso!”
Khayr chiuse l’occhio sano, in attesa del colpo di grazia, ma invece
percepì un tonfo sordo, come quello di metallo che grattava sul metallo.
Stupito, si guardò intorno per avere una spiegazione e fu Daiba a dargliela
“Si sono poggiati sulla Sezione a Disco! Stanno cercando di forzare i
boccaporti di accesso!”
“A tutto l’equipaggio, armatevi e state pronti a respingere un
abbordaggio!” gridò allora il Capitano, aprendo la comunicazione con tutti
i ponti. Quindi, voltandosi verso la consolle di ingegneria, chiese
“Tochiro…i motori?”
“Ho riallineato il propulsore ad impulso di dritta…” rispose il tarchiato
ingegnere, la lingua stretta tra i denti e copiose gocce di sudore ad
imperlargli il faccione “riavrai la Curvatura tra qualche minuto…”
“Potremmo non avere qualche minuto!” gli rispose in tono serio Khayr,
mettendosi in prima persona al timone e programmando una rotta che lo
avrebbe portato a passare a poche decine di metri da quella che pareva
l’ammiraglia Galeteana “Tutta la potenza ai campi di integrità
strutturale…ora!”
Mentre alle sue spalle qualcuno gridava che il nemico aveva fatto breccia
in diversi punti della Sezione a Disco e che si stava già combattendo su
almeno tre Ponti, il Capitano dell’Arcadia accelerò a pieno Impulso,
cogliendo di sorpresa le navi nemiche e lanciandosi in quello che sembrava
un attacco suicida contro la loro Ammiraglia.
Quando ormai mancavano poche decine di secondi all'impatto i vascelli
Galeteani cominciarono a sparare, ma ormai era tardi. Nonostante fosse
stata colpita in più punti, l’Arcadia passò sotto l’Ammiraglia nemica ad un
quarto della velocità della luce. L’astronave che era ancorata alla Sezione
a Disco, invece, si schiantò sulla propria Ammiraglia alla medesima
velocità, venendo praticamente fatta a pezzi e causando ingenti danni anche
al vascello più grande.
Nella Plancia dell’Arcadia – come in ogni suo ponte, del resto - tutti
vennero sballottati dalla forza dell’impatto che strappò dallo scafo
esterno lunghe fasce di rivestimento. Appena prima di svenire a causa del
violento urto con una consolle, comunque, Tochiro riuscì a borbottare
“Pazzo!”, prima di attivare la Curvatura, facendo sfrecciare vi a Curvatura
8 la nera nave stellare.
*U.S.S. Seatiger – Plancia - 25/11/2394 Ore 02:00*
La Seatiger uscì dalla Curvatura in un lampo di luce bianca e, prima ancora
che lo scafo candido del piccolo vascello di Classe Nova entrasse in
contatto con la materia della Nebulosa che occupava quella regione di
spazio, la Gondola di sinistra cominciò a bruciare.
Mentre il rovente Plasma avvolgeva il metallo affusolato della Gondola, la
nave parve perdere l’asseto e cominciò a ruotare su sé stessa ed attorno ad
un punto del proprio asse principale posto circa a metà della Sezione a
Disco, così che un osservatore esterno avrebbe potuto quasi scambiarla per
una di quelle vecchie stazioni spaziali che sfruttavano il movimento
centrifugo per generare una sorta di gravità artificiale sulla superficie
esterna.
Quando la violacea nave aliena emerse dalla Curvatura, ormai, l’intera
gondola di Dritta era in fiamme e la maggior parte delle luci di bordo
erano spente, segno che non c’era più energia in quasi tutta la nave.
Il vascello nemico, un disco grande poco più di un terzo della già non
imponente Sezione a Disco della Seatiger, girò un paio di volte attorno al
vascello federale, prima di decidersi ad avvicinarsi a quella che pareva –
a tutti gli effetti – una nave morente.
Quando il Comandante Finn sentì il rumore di un teletrasporto trovò la
forza di sollevare lo sguardo dal pavimento dove era disteso ma, attraverso
la spessa coltre di fumo che riempiva la stanza, non riuscì a distinguere
che ombre, oltre ad una serie di luci violacee che – rapide come erano
apparse – scomparvero, lasciando il compito di illuminare quanto restava
della Plancia all’intermittente luce dell’Allarme Rosso ed ai crepitanti
fuochi che si alzavano da varie consolle.
L’Umano fece per alzarsi in piedi ma, non appena ebbe trovato con la mano
destra un appoggio a cui ancorarsi per fare leva, dovette fermarsi, mentre
i suoi occhi facevano uno sforzo per puntarsi entrambi contro la canna del
fucile che veniva ora puntato a meno di dieci centimetri dal suo naso.
“Non muoverti, cane Federale!” gli intimò una voce, in una lingua che il
Tradutore Universale non ebbe difficoltà a comprendere e riportare in
Standard.
Finn fece come gli veniva detto e – lentamente – ripoggiò entrambe le mani
a terra. Al contempo, però, sollevò lo sguardo lungo il fucile a particelle
che lo teneva sotto tiro e riuscì a vedere chi c’era dietro. L’essere si
sarebbe anche potuto scambiare per un Umano, se non fosse stato per gli
occhi rossi come le braci e per una piccola cresta ossea, che partiva dalla
base delle orecchie salendo fin sopra l’arcata sopraccigliare, donandogli
una fronte alta e spessa ed un aspetto leggermente demoniaco.
“Rapporto!” ordinò calmo il proprietario della voce, guardandosi attorno ma
senza mai distogliere completamente l’attenzione dal Primo Ufficiale della
Seatiger.
“La Plancia è sotto controllo…” rispose una seconda voce, altrettanto
tranquilla, proveniente da un qualche punto vicino alla consolle Operazioni
“l’equipaggio sembra essere ancora vivo, ma tramortito…”
“Abbiamo l’accesso ai controlli?” chiese l’alieno che teneva sotto tiro
Finn, che a quanto pare era al comando delle operazioni.
Una terza voce, dalle parti della consolle di Ingegneria, rispose “I
comandi non sono bloccati, ma non riesco ad accedere a nulla…”
“Forse il Computer principale ha subito danni…” Avanzò una quarta voce, dai
pressi della consolle tattica.
L’alieno al comando sfiorò un bracciale che aveva al polso sinistro e disse
“Ruk a squadra due…rapporto dalla Sala Macchine.”
=*=Quaggiù è un macello, signore…deve esserci stata una perdita dal
reattore.=*= riferì una voce, che attraverso il bracciale comunicatore
pareva avere un timbro metallico =*=L’intera Sala Macchine è isolata e
piena di fumi…comunque abbiamo il controllo della sala controllo.=*=
“Umph…avete riscontrato resistenza?” domandò l’alieno, riportando per un
attimo lo sguardo sull’Ufficiale dal colletto rosso ai suoi piedi.
=*=No, signore…ci sono tre o quattro ufficiali feriti e piuttosto storditi
che stiamo tenendo sotto tiro, ma la maggior parte dell’equipaggio di Sala
Macchine doveva trovarsi nella stessa, quando c’è stata la perdita di gas e
si sono chiuse le paratie di emergenza.=*= riferì tranquilla la voce dal
timbro metallico, che evidentemente riteneva di non avere problemi.
“Mi raccomando, barricatevi bene all'interno e tenete gli occhi aperti per
eventuali azioni da parte del resto dell’equipaggio…” ordinò l’alieno,
prima di chiudere la comunicazione e concentrarsi finalmente sul suo
prigioniero dicendo “molto bene, Federale…sei il Capitano di questa nave?”
“Sono il Comandante Finn, Primo Ufficial della U.S.S. Seatiger, della
Federazione Unita dei Pianeti!” rispose l’interpellato, con tutto
l’orgoglio che la sua posizione prona ed il fucile che gli teneva di mira
la testa gli permetteva di mettere in quelle parole “ed al momento sono
l’Ufficiale più alto in grado a bordo.”
“Ottimo, Comandante Finn…” annuì, apparentemente soddisfatto l’alieno,
facendo un passo indietro senza togliere l’arma dalla traiettoria che
incrociava la sua fronte “io sono Ruk, dell’Egemonia Midiana, e prendo il
comando della tua nave. Ora tu ordinerai al tuo equipaggio di arrendersi
senza opporre resistenza.”
“Il vostro è un attacco ingiustificato contro un vascello scientifico della
Federazione!” protestò Finn, recuperando la posizione eretta con movimenti
lenti e misurati, per non istigare l’alieno a sparargli contro “voi…”
“Noi abbiamo i nostri buoni motivi.” Ribatté con un sorriso alquanto cupo
l’alieno “motivi che non le interessano. Ordini subito al suo equipaggio la
resa incondizionata.”
Finn si guardò intorno, cercando con lo sguardo i propri ufficiali ed
accertandosi che stessero bene. Anari era riversa a terra poco nello spazio
tra la sua consolle e lo schermo visore e pareva svenuta, anche se il fumo
e la consolle scientifica stessa rendevano difficile capirne le reali
condizioni. Anche Tkar era a terra, e pareva quasi non respirare. Tholos e
gli altri membri dell’equipaggio di Plancia, invece, si stavano riprendendo
e venivano tenuti sotto tiro dagli Alieni.
“Almeno mi garantisce che – se ci arrendiamo – non farete del male ai miei
uomini?” chiese il Primo Ufficiale, mentre le spalle si piegavano
leggermente verso il basso come per il peso delle conseguenze della
decisione che si trovava costretto a prendere.
“Le garantisco che – se non vi arrenderete – la mia nave vi farà saltare in
mille pezzi seduta stante.” Rispose freddamente Ruk, che ormai aveva capito
di avere vinto.
“Signore! Non può consegnare la Seatiger!” provò a protestare Tholos,
facendo per alzarsi in piedi. Il calcio del fucile di uno degli alieni si
mosse però rapido e l’Andoriano, ancora intontito, non riuscì in alcun modo
ad evitarlo, cadendo a terra come un sacco di patate, pur senza smettere di
protestare “Il regolamento parla…”
“Il regolamento afferma che non si deve cedere tecnologia federale
segretata ad altre razze!” sbottò stizzito Finn, inalberandosi e facendo
appena un paio di passi verso Tholos, quasi volesse tirargli anche lui un
calcio “la Seatiger è una nave scientifica, non ha armi o tecnologie
rilevanti. Nulla che questi signori non potrebbero procurarsi in un
qualsiasi mercato nero del Quadrante Alfa con un po’ di Lathinum, comunque!”
L’alieno a capo della squadra d’abbordaggio ridacchiò a quella scena,
quindi disse “Comandante, la prego…deve parlare al suo equipaggio…”
attirando l’attenzione dell’Umano sulla canna del fucile che ancora gli
veniva puntata alle costole.
“Oh…giusto…” disse Finn, come se per un istante fosse stato troppo preso
dal suo sfogo per ricordarsi cosa stava facendo. Quindi si sfiorò il
comunicatore e disse “A tutto l’equipaggio della Seatiger, qui è il
Comandante Finn che vi parla. Siamo stati abbordati da forze aliene che
hanno preso il controllo delle aree chiave della nave e la minacciano con
le armi. Ci troviamo in una situazione da Codice 47, quindi vi ordino di
comportarvi di conseguenza e non intraprendere azioni personali che possano
mettere a rischio tutti. Finn chiudo!”
“Molto bravo, Comandante…” annuì Ruk “adesso…”
L’alieno venne interrotto da un cicalino proveniente dalla consolle
operazioni, dove sulla schermata quasi nera si accese una lucetta
intermittente. Incuriosito, si voltò verso questa, come fece anche l’alieno
che vi si trovava accanto “Di che si tratta?” domandò il comandante della
squadra d’assalto.
“Oh, quello?” chiese Finn con noncuranza, spostandosi vicino all'alieno e
guardando da sopra la sua spalla “Nulla di che…è solo la spia che segnala
una comunicazione in arrivo…”
“Ah, va bene…” assentì Ruk, prima di ricordarsi di un dettaglio “ma, un
momento! Se i sistemi non funzionano, come…”
“Pesce d’aprile!” disse allora Finn, approfittando della posizione di
vantaggio sull'alieno per dargli una spinta e cercare di buttarlo a terra,
mentre diverse cose avvenivano in contemporanea: Tutte le luci della
Plancia si accesero e, mentre gli alieni si guardavano attorno stupiti,
vennero rapidamente messi al tappeto dai vari membri dell’equipaggio.
Tholos, agendo con una rapidità insospettabile visto il movimento
precedente e la posizione parzialmente supina, colpì con un pugno l’addome
dell’avversario più vicino e - mentre questi si abbassava per il
contraccolpo – lo afferrò con forza per il collo tirandogli ancora più in
basso la testa fino a fargliela cozzare contro la consolle Operazioni con
un tonfo secco.
L’alieno nei pressi della consolle Tattica sollevò il fucile per sparare
all’Andoriano ma, prima che potesse anche solo pensare di prendere la mira,
Tkar aprì gli occhi e si sollevò in piedi con uno scatto di reni,
effettuando la presa al collo Vulcaniana e strappandogli al contempo l’arma
di mano. Con la stessa, quindi, prese la mira verso il quarto alieno - che
si era voltato per fronteggiare un Guardiamarina della Sezione Tattica che
fino a quel momento si era finto un ingegnere tramortito accanto alla
consolle Ingegneria – e lo colpì alle spalle, mandandolo a schiantarsi
contro la paratia.
Nel frattempo Finn era a terra, con Ruk chino sopra di lui e le mani
disperatamente impegnate a tenere la canna del fucile lontana dalla propria
faccia. L’Umano stava per gridare aiuto senza più ritegno, quando due
fucili a particelle si posarono sulle tempie dell’alieno.
Tholos, che reggeva una delle due armi, chiese “Serve aiuto, Comandante?”
mentre Tkar, che teneva saldamente l’altra con una sola mano, strappò senza
sforzo il fucile dalla presa dei due contendenti.
“Pazzi, avete siglato la vostra condanna a morte!” ringhiò l’alieno,
allontanandosi di colpo da Finn e cercando di correre verso la Sala
Tattica, solo per trovarsi imprigionato in uno scintillante campo di forze
eretto da Anari, che si alzò in piedi mostrando di tenere in mano un
Tricoder.
“Lei ed i suoi uomini siete in arresto…” gli rispose di rimando Finn,
rialzandosi in piedi con un sorriso eccitato in volto, come un bambino che
ha appena fatto un giro su di una giostra particolarmente spaventosa al
luna park.
“Lo vedremo…” ringhiò l’alieno, toccando il pulsante di richiamo, che
avrebbe dovuto ritrasferirlo sulla sua nave. Avrebbe dovuto, perché invece
non accadde nulla. “Ma cosa?”
“Ah…ha presente quella chiamata? Quella che non avremmo dovuto ricevere?”
domandò candida Anari, sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi da
Denobulana. Quindi, mentre la voce di Carelli comunicava che avevano finito
di espellere il gas dalla Sala Macchine e che gli alieni ostili erano
confinati in una stanza adiacente, aggiunse “Era il Capitano Kenar, che ci
informava che la nostra squadra d’assalto aveva terminato di prendere il
controllo della vostra nave…”
*Nave Stellare Arcadia – Gondola di Dritta – Flashback (cinque giorni dopo)*
Khayr, Tochiro, Meeme il Dottore e altri sette membri dell’equipaggio si
fissarono in silenzio per un lungo momento, cercando di evitare di guardare
negli altri le stesse ferite e la stessa stanchezza che sapevano di avere
addosso.
Erano sfuggiti all'accerchiamento delle navi Galeteane e – grazie alla
maggiore velocità dell’Arcadia – erano riusciti a seminarle, ma a caro
prezzo. Durante i momenti antecedenti l’impatto con l’Ammiraglia di
Galatea, infatti, circa ottocento aliene erano riuscite a penetrare a bordo
della loro nave, cominciando una terribile battaglia che si era combattuta
ponte dopo ponte, intersezione per intersezione.
Quasi tutti i membri dell’equipaggio dell’Arcadia erano morti sotto il
fuoco delle terribile armi a raggi Galeteane e, anche se avevano portato
con sé quasi il doppio di nemici, la situazione era rapidamente diventata
insostenibile.
Khayr aveva guidato la nave in una nebulosa di Classe Mutara e, dopo aver
bloccato gli accessi al computer principale, aveva predisposto una trappola
esplosiva in Plancia, dalla quale lui ed i pochi superstiti dell’equipaggio
si erano salvati all’ultimo secondo, grazie ad un teletrasporto di
emergenza che li aveva condotti in quella zona schermata della Gondola di
Dritta, un luogo praticamente inaccessibile dove difficilmente le Galeteane
li avrebbero cercati.
“Ci sono ancora una sessantina di quelle maledette a bordo…” commentò cupo
il dottore, stanco di vedere amici e compagni morire “come faremo ad
affrontarli in undici?”
“Sappiamo che si sono asserragliate in Sala Motori…” commentò uno dei
membri dell’equipaggio “perché non sfruttiamo i Tubi di Jeffries per
raggiungerle da vari punti e farle a pezzi con un fuoco incrociato?”
“Perché se colpiamo il Nucleo di Curvatura siamo tutti morti, idiota!” lo
rimproverò Tochiro “e poi, credi che non terranno sotto controllo tutti gli
accessi?”
“Forse con un diversivo…” propose Meeme, parlando come sempre senza neppure
far vibrare la membrana permeabile che aveva nel punto in cui Leijani e
Matsumoto avevano la bocca.
Khayr, a quelle parole, si fece pensieroso e disse “Sì…faremo così…”
*U.S.S. Seatiger – Sala Riunioni - 25/11/2394 Ore 08:00*
Dopo un breve aggiornamento sullo stato delle riparazioni, il Capitano
Kenar lanciò un’occhiata alla nave dell’Egemonia Midiana, che galleggiava
placida accanto alla Seatiger e disse “Ebbene, signori…cosa abbiamo
scoperto sui nostri ospiti?”
Fu Tkar, che aveva assunto il comando delle operazioni mentre i colleghi si
erano concessi alcune ore di necessario sonno ristoratore, a riferire
quanto erano riusciti a scoprire i suoi uomini “I nostri ospiti non si sono
dimostrati particolarmente collaborativi, Capitano...” esordì “ma le loro
banche dati ed una rapida analisi genetica hanno comunque contribuito a
dipanare parte del mistero che avvolge la situazione attuale.”
Kenar gli fece cenno di continuare ed il Vulcaniano disse “L’Egemonia
Midiana non è completamente nuova alla Federazione. Otto punto tre anni fa
un gruppo di circa 5.000 persone, che si identificavano come i
sopravvissuti del pianeta Midia, si presentò ai confini della Federazione
chiedendo asilo. I sopravvissuti affermarono di essere i soli superstiti
del loro pianeta, distrutto da una incursione Borg, ed il Comitato Federale
assegnò loro un piccolo mondo agricolo a circa 9.42 Anni Luce da Tellar,
una colonia che ribattezzarono come Nuova Midia.”
"Un inganno?" domandò perplesso il Capitano della Seatiger, che a quel
punto non sapeva proprio cosa aspettarsi da questa razza che - se le loro
ipotesi erano corrette - era stata in grado di manipolare un grande Impero
del futuro di un'altra dimensione per aizzarlo contro la Federazione.
"Temo di non avere dati sufficienti per confermare o smentire questa
supposizione, Capitano..." affermò Tkar, mentre richiamava a video la
posizione del mondo coloniale assegnato ai presunti profughi "all'epoca,
stanti le nostre conoscenze del modus operandi Borg, non abbiamo avuto
motivo di dubitare della veridicità delle loro affermazioni e - anche alla
luce di quanto appreso ora - non è possibile escludere l'ipotesi che si
tratti di una casualità e che ci troviamo di fronte a due percorsi
evolutivi diversi per la medesima specie."
"Ma, di fatto, questi Midiani ora occupano un mondo situato nel cuore della
Federazione..." fece notare Tholos "un mondo che sarebbe una incredibile
testa di ponte per attacchi verso i nostri mondi principali...Tellar,
Andoria, Vulcano..."
"Per la precisione, i sopravvissuti Midiani scelsero questo mondo desertico
e scarsamente ospitale in luogo di molte altre opzioni più facilmente
sviluppabili. La giustificazione all'epoca adottata - ovvero che cercavano
un mondo più sicuro anche a costo di sceglierne uno di più difficile
colonizzazione - era perfettamente in linea con la loro condizione e non
dettò sospetti." Chiarì il Tattico "ad oggi, però, si tratta di una
informazione che non può essere ignorata..."
"Questi Midiani sono più infidi dei Romulani!" Esclamò sdegnato il
Comandante Finn, essendo evidentemente giunto alle proprie conclusioni
sulla faccenda. Dopo le due esperienze in Plancia, il Primo Ufficiale aveva
acquistato un po' di sicurezza, che però avvizzì immediatamente
all'occhiata di Kenar, che lo spinse a rettificare rapidamente "Cioè...se
davvero hanno messo in piedi una cosa del genere, con tanti anni di
preparazione, devono odiarci molto...ma noi nemmeno li conosciamo. Che
possiamo mai avergli fatto di male?"
“Questa è una domanda interessante…Tkar?” chiese Arjan, evidentemente
girandola all’Ufficiale che aveva analizzato le banche dati recuperate.
“Questa informazione non è tra quelle che siamo riusciti – fino a questo
momento – a recuperare…” rispose il Vulcaniano senza scomporsi “su mia
iniziativa ho preferito concentrare le analisi dei dati recuperati
sull’aspetto tattico della vicenda, al fine di individuare i rischi per la
nave e nella speranza di trovare conferme alle nostre teorie.”
“E le ha trovate?” domandò di botto Anari che – per i suoi standard – era
rimasta in silenzio sin troppo a lungo “Ci troviamo di fronte davvero ad
un’Onda di Spostamento Planare?”
Tkar fissò la Denobulana per un paio di secondi, quasi si aspettasse di
vederla balzare in piedi per continuare a parlare, quindi disse “Ho trovato
conferma del fatto che ci siamo trovati sbalzati nelle immediate vicinanze
di un sistema solare estremamente difeso…come potete vedere,” e modificò le
immagini dello schermo visore, riportando quello che pareva essere un
sistema solare composto da una stella supergigante e da una dozzina di
pianeti gassosi che avrebbero fatto passare Giove per un asteroide o poco
più.
Prima che qualcuno potesse chiedere, il Vulcaniano avviò un programma e
all’immagine del sistema si sovrapposero gli schemi delle rotte di
pattuglia di numerosi vascelli, le orbite di un certo numero di satelliti
di osservazione e la posizione di quelle che parevano essere stazioni
spaziali di intercettazione.
“Non scherzava, Comandante…” commentò Carelli, con un fischio sommesso.
Avvicinarsi a quel sistema sarebbe stato facile quanto lo era stato
prendere Chin'toka, durante la Guerra del Dominio “quel posto è una dannata
fortezza…”
Per un momento il Vulcaniano parve combattuto se specificare o meno che lui
non scherzava mai, ma alla fine decise di soprassedere, rispondendo invece
“Il sistema è effettivamente molto ben difeso, per quanto le singole unità
navali impegnate abbiano una potenza di fuoco non molto diversa dalla
nostra. Ciononostante ritengo che le risposte alle nostre domande siano lì,
quindi mi sono preso la liberà di far approntare una sonda di Classe IX,
impostando nei suoi sistemi questa rotta…” e mostrò una nuova traiettoria,
questa volta evidenziata in blu, che passava parabolicamente al di sopra
del sistema evitando le stazioni di rilevamento fisse e intersecando le
traiettorie delle navi di pattuglia ben lontane dalla loro posizione “che
dovrebbe permetterle di trasmetterci una telemetria accurata dello stesso,
con rischi relativamente ridotti per la sonda stessa e sostanzialmente
nulli per noi.”
“Molto bene, Comandante, proceda…” disse kenar, alzandosi per dirigersi in
Plancia “e vediamo di capirci qualcosa in questa situazione…”
*Nave Stellare Arcadia – Infermeria – Flashback (sette giorni dopo)*
Khayr osservava le salme dei suoi uomini, composte sui letti
dell’Infermeria dove il Medico Olografico di Emergenza le aveva deposte
dopo averne accertato la morte. I pochi superstiti dell’Arcadia avevano
infatti dato coraggiosamente la vita in un assalto frontale al Ponte di
Battaglia, per permettere a lui, Tochiro e alla misteriosa Meeme di
accedere ad una delle navette dell’hangar, dalla quale avevano usato il
teletrasporto per in sala macchine e colpire con un’arma a particelle un
contenitore di gas tossico che – spandendosi rapidamente – aveva ucciso
quasi tutte le Galateane a bordo.
Era stato Khayr stesso a sparare il colpo letale e – se fosse dipeso da lui
– sarebbe rimasto lì ad osservare la nube gialla consumare quelle dannate
piante infestatrici, ma i suoi compagni lo avevano tratto in salvo
all’ultimo secondo.
Giusto in tempo per sapere che i suoi uomini erano morti tutti… portando
con loro un impressionante numero di nemici, certo, ma tutti morti.
Anche Tochiro era stato ferito, ma aveva affermato di stare bene e di non
preoccuparsi, perché aveva un piano geniale in mente.
*Ed ora eccoti qui, amico mio…* si disse il pirata spaziale, fissando il
corpo basso e tozzo disteso sul lettino davanti a lui. La ferita di Tochiro
non era una ferita da nulla, ma un dolorosissimo colpo di un qualche tipo
di arma disgregante ad effetto lento, un’arma che non lasciava scampo e
concedeva alla vittima molto tempo per gustare l’agonia causata dal lento
disgregarsi dei propri organi interni.
Ma Tochiro era un duro e – nonostante tutto – era rimasto in piedi a
lavorare. Insieme avevano portato la malconcia Arcadia in una vecchia base
segreta del popolo di Meeme, una razza di geniali scienziati portati
all’estinzione dalla sete di espansionismo Galateana. Qui il suo amico
aveva compiuto un qualche strano lavoro, integrando il computer della base
con quello malconcio dell’astronave.
*Ma a cosa ti è servito, Tochiro?* si disse Khayr *Sarebbe stato meglio se
ti fossi fatto curare…*
Il MOE aveva affermato che – per quel tipo di ferita – non vi era rimedio,
ma il pirata non gli aveva creduto: per lui Tochiro aveva scelto di
lavorare fino all’ultimo per quella nave che era diventata per tutti loro
il simbolo della libertà.
Per un altro lungo momento Khayr si concesse di crogiolarsi in quel dolore
lacerante che provava per la morte del suo amico e del suo intero
equipaggio, poi si decise ad alzare lo sguardo verso Meeme, che già da
alcuni minuti era entrata nella stanza e lo fissava in silenzio, rispettosa.
“Volevi dirmi qualcosa?” chiese, cercando di non far assumere alla voce un
tono troppo duro.
“Non io…” rispose l’aliena, lasciandolo perplesso. Ormai erano i due soli
superstiti su quella nave fantasma. E allora, chi? “Lui…”
Il pirata seguì con lo sguardo del suo occhio sano la mano dell’aliena
senza bocca, voltando la testa verso la porta dell’infermeria. Un istante
dopo, non poté impedirsi di spalancare la bocca stupito, vedendo il suo
migliore amico che – con una bottiglia in mano – lo fissava dal basso in
alto con sguardo divertito.
*U.S.S. Seatiger – Plancia - 25/11/2394 Ore 13:52*
“Stiamo ricevendo le prime telemetrie della sonda, Capitano…” annunciò
Anari mentre, al suo solito, canticchiava un qualche motivetto mentre le
mani danzavano sulla consolle scientifica in maniera quasi indipendente.
“Sullo schermo…” ordinò Kenar, irrigidendo in maniera impercettibile la
schiena ed il collo, in attesa di vedere quel sistema solare dove –
sospettavano – il nemico aveva dislocato il proprio apparato per la
generazione di Onde di Spostamento Planare.
Dapprima le immagini furono un po’ disturbate, come se il segnale fosse
debole poi, dopo un rapido intervento di Tholos, divennero più nitide. Una
grande stella, parecchi pianeti gassosi ed alcune strutture, impercepibili
ad occhio nudo ma rese evidenti dai sistemi di correzione dell’immagine.
“Curioso…” commentò la scienziata, giocando ancora per qualche secondo con
la propria strumentazione e continuando a canticchiare un motivetto che –
Finn sperava – nessuno in Plancia avesse riconosciuto come una strofa
particolarmente audace di “My Andorian Baby”. Prima che al Capitano
saltassero i nervi, comunque, la Denobulana aggiunse “Non so spiegare il
perché, ma le reazioni nucleari di quella stella sono anomale…è come se
venissero in qualche modo accentuate…”
“Accentuate?” domandò il Primo Ufficiale, smettendo immediatamente di
tamburellare con le dita sul bracciolo della propria poltrona “In che
senso?”
“Come dicevo, non so spiegarlo, ma quella stella ha una produzione
energetica interna molto superiore alla norma per la sua classe stellare.
Inoltre il consumo di materiale reattivo è molto più rapido del normale…il
suo ciclo di vita è in qualche modo stato ridotto circa del 15%...” era
evidente che anche la scienziata stava ancora cercando di raccapezzarsi in
quella situazione.
“Possiamo avere una visuale ravvicinata sul sole?” domandò Arjan, che era
stato colto da una intuizione non esattamente felice e sperava ardentemente
di sbagliarsi.
“Possiamo tentare, ma ciò comporterà un rischio di individuazione della
somma dell’ordine del 37.4%” rispose Tkar, impostando comunque i comandi da
remoto per modificare la rotta del piccolo apparato d rilevazione spaziale.
L’immagine zoomò sul sole e, rapidamente, i suoi contorni si fecero più
definiti sullo sfondo nero dello spazio. I filtri applicati automaticamente
dal computer definivano sempre di più l’immagine dell’immenso astro
ribollente di energia nucleare, finché – quando ormai erano piuttosto
vicini – non fu possibile osservare qualcosa che riuscì a chiudere per
qualche secondo la bocca di tutti, compresa quella di Anari.
Costruiti attorno al sole, infatti, numerosi anelli metallici formavano una
fitta intelaiatura di contenimento e – in molti punti – quelli che
sembravano sottili fili neri (probabilmente strutture cilindriche di decine
di chilometri di raggio) affondavano letteralmente nella superficie
ribollente dell’astro.
Dopo qualche minuto, Anari si riprese dallo stupore e – leggendo i
risultati della propria consolle, sulla quale aveva continuato a lavorare
quasi in modalità automatica – disse “Capitano, credo di aver appena
individuato l’apparecchiatura grazie alla quale i Midiani generano l’Onda
di Spostamento Planare.”
“Mi faccia indovinare…” commentò Kenar “si trova su quell’assurda struttura
attorno al sole…”
“No, signore…” rispose però la Denobulana, affermando ciò che nessuno di
loro voleva davvero sentirsi dire “non si trova su quell’assurda struttura
attorno al sole…è quell’assurda struttura attorno al sole, ed il sole
parrebbe essere la sua fonte di energia…”
*Da qualche parte nello spazio Galateano - Sala del trono – il futuro*
La Regina Daphne fissò quella figura che fluttuava avanti a lei come un
ologramma poco definito con una ira tale che – se i suoi occhi fossero
stati armi – l’avrebbe trafitta a morte.
La Regina Galateana non era abituata a ricevere un no come risposta, ma
quell’essere insulso aveva osato rifiutare la sua giusta richiesta. Fu
pertanto con furia appena controllata, che affermò “Abbiamo già ottemperato
alla nostra parte dell’accordo, fornendovi ciò che ci avevate richiesto.
Ora pretendo che facciate come vi ho ordinato, trasferendo tutta la mia
Flotta nel passato!”
=*=Regina Daphne…=*= disse infastidita la figura poi, dopo un momento in
cui parve mordersi la lingua per non dire ciò che gli era passato per la
testa, aggiunse =*=Regina…noi stiamo onorando la nostra parte dell’accordo
così come voi state onorando la vostra. L’Egemonia Midiana trasferirà le
vostre forze, ma non è possibile trasferire la totalità delle vostre truppe
in una sola volta. Il dispendio di energia…=*=
“Non è affar mio!” ribatté piccata la Regina, mentre il verde della
clorofilla le colorava le gote per la furia appena repressa “Abbiamo
seguito i vostri suggerimenti e provato a racimolare con l’inganno una
posizione di vantaggio sulla Federazione, ma non ha funzionato. Abbiamo
perso anni e risorse inutilmente. Ora si farà come dico io…trasferirete in
massa le nostre forze nel cuore della Federazione e noi li distruggeremo
con la potenza delle nostre armi!”
=*=Quel che chiedete potrebbe distruggere l’apparato di trasferimento…=*=
affermò frustrato il negoziatore, desiderando ardentemente di essere dove
si trovava la Regina per il gusto di strangolarla a mani nude e vedere
quanto fosse incendiabile quel suo corpo di pianta antropomorfa =*inoltre
l’onda d’urto dello spostamento distruggerebbe quasi certamente sia il
punto di entrata che il punto di uscita…=*=
Ma, se quella era l’idea del Midiano per far ragionare Daphne, aveva
sbagliato i conti, perché la Regina rispose seccamente “Non me ne importa
nulla. Se il tuo signore vuole i codici di attivazione di quanto gli
abbiamo fornito, farà ciò che ho ordinato.”
E chiuse la conversazione.
Il comandante Heliamphora, che fino a quel momento era rimasta in silenzio
in un angolo della Sala del Trono, si inchinò ancor di più, quando gli
occhi furiosi della Regina si puntarono su di lei. Il fallimento
nell’infiltrazione e quello ancor più recente nel catturare Khayr e la nave
Federal, infatti, facevano di lei un eccellente bersaglio della furia della
sua sovrana.
“Sei ancora qui?” domandò infatti stizzita la sovrana, poggiando la mano
sul proprio scettro. Ma quello non era il momento di punire il suo
generale. Fu per questo che – prima di perdere il controllo – la Regina
ordinò “Vai a dare gli ordini alla flotta. Che le nostre forze si
raggruppino tutte nel settore Lambda 1. Presto ci prenderemo i mondi
assolati della Federazione!”
*********************************
*END TRANSMISSION*
*********************************
Ok, eccomi qui...
Allora, come vi dicevo, la mia idea è che le Galateane sono in realtà uno
strumento di quest'altra razza (l'Egemonia Midiana - razza da me
inventata...spero...il cui nome e descrizione sono ovviamente modificabili
prima della pubblicazione), che per qualche motivo ce l'ha con la
Federazione. Sfruttando quell'enorme apparecchiatura attorno alla
supergigante rossa, i Midiani possono spostare nello spazio, nel tempo e
tra le dimensioni navi e persone, ma questo esaurisce l'energia della
stella.
Le Galateane vogliono portare la loro intera flotta nel cuore della
Federazione ma ciò distruggerebbe il mondo che i Midiani hanno colonizzato
con l'inganno...d'altra parte, se riusciamo a sabotare la macchina
(distruggerla mi pare molto difficile) rischiamo di mandare in nova il
sole, quindi diventando criminali per il nuovo universo.
Quanto al nuovo universo, pensavo potesse essere carina come cosa...è il
nostro universo, ma ha avuto una evoluzione totalmente diversa (coincidente
per il 30% a livello di corpi celesti)...chi troveremo e come si sarà
evoluto?
Parlando col buon Capitano, col quale ho avuto una prima condivisione di
queste idee per capire se quanto avevo buttato giù fosse più o meno in
linea con la sua idea dell'avventura della Seatiger, era venuta uori la
possibilità che l'apparecchiatura "spremistella_come_un_limone (TM)"
potrebbe essere il lascito di una antica razza che la usava come sistema
propulsivo o di esplorazione a lungo raggio. Il suo uso (per millenni,
magari) avrebbe portato numerose stelle al collasso, creando supernovae in
grado di modificare l'aspetto stesso della galassia come la conosciamo
grazie al cambio del'assetto gravitazionale...stavo pensando - ma qui si va
molto oltre quello che volevo fare con questo brano - che una possibile
spiegazione del fenomeno potrebbe essere associata all'Impero Iconiano. Nel
"nostro" universo sappiamo che gli Iconiani svilupparono i portali con i
quali spostarsi tra i loro mondi...e se invece in questo universo, quel
famoso giorno di tanto tempo fa, la Commissione Iconiana per lo Sviluppo di
Tecnologia di Trasporto a Lungo Raggio avesse scelto di avviare il progetto
"Onda di Spostamento Planare", anziché la tecnologia dei Portali?
Ad ogni modo, in questo Universo in più qui abbiamo di certo un nemico
(l'Egemonia Midiana), che dovremo incontrare per forza perchè a) ha la
tecnologia per farci tornare a casa b) per salvaguardare la Federazione
dobbiamo capire perché ci odia...
E poi - in teoria - potrebbero esserci le Galateane. Se le dirottassimo in
questa realtà sabotando la macchina, avremmo anche la loro intera flotta
alle calcagna...e poi le Galateane sono piante infestanti, quindi
probabilmente tenteranno di conquistare questa Galassia e, se le abbiamo
portate noi qui per salvare la Federazione, sarebbe nostra responsabilità
porvi rimedio.
Che ne pensate?
Fuori di testa?
Io - intanto - corro a nascondermi in una capsula di salvataggio
F.
*_________________________________________________________________________*
*Da*: Comandante del sommergibile *Sea Tiger*
*A*: Ufficio Approvvigionamenti Arsenale di Cavite, Filippine.
*Tramite*: Comando Forze Subacquee.
*Oggetto*: Carta igienica.
*#1*. Il 6 giugno 1941 questa nave ha inoltrato una richiesta di 150 rotoli
di carta igienica. Il 16 dicembre 1941 detta richiesta è stata restituita
con la stampigliatura: "Materiale sconosciuto. Richiesta annullata."
*#2*. Il Comandante del sommergibile *Sea Tiger* non può fare a meno di
domandarsi cosa viene usato all'Approvvigionamento di Cavite in
sostituzione di questo "materiale sconosciuto", un tempo perfettamente noto
a questo Comando.
_________________________________________________________________________
-------------- parte successiva --------------
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