[Stml3] R: [06.09] Lunga vita alla sposa!

Valentino Schiavetti val94rm a gmail.com
Mer 17 Apr 2019 21:19:57 CEST


Ma l’assassina che sembra un uomo, non era innamorata della vera principessa? 
Lei sa della falsa principessa?
E la vuole uccidere?
O non ho capito qualcosa?

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Da: Silvia Brunati
Inviato: domenica 14 aprile 2019 21:01
A: USS Seatiger
Oggetto: [Stml3] [06.09] Lunga vita alla sposa!

Ciao! 
Scusate il ritardo e la non eccessiva lunghezza del brano.
Spero vi piaccia.

Silvia
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Brano: 06-09
Titolo: A chi tocca la sposa?
Autore: Tenente Comandante Tkar
(aka Silvia Brunati)
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Gisa, Palazzo Reale
09/08/2396, ore 16:30, alloggi delegazione dell’Unione Coloniale
Quinnar cadde a terra senza emettere un gemito. “Non sul viso,” protestò dopo aver sputato sangue blu cobalto a terra, “non vorrai rovinare il mio aspetto.”
“L’aberrazione ha ragione,” intervenne l’Alto Istruttore posando una mano sul braccio del Punitore di Primo Livello che stava nuovamente per colpirlo. “Fai in modo che non si vedano i lividi.”
Quando li aveva presentati alla principessa come i suoi servitori, Quinnar sapeva che l’avrebbe pagata. Era stato stupido, incosciente, ma non aveva resistito. Ora sarebbe stato punito come si meritava ed avrebbe accettato la punizione come loro si aspettavano, pensò mentre i colpi lo stordivano fino a quasi fargli perdere i sensi.
Più tardi, quando lo trascinarono in quello che era il bagno perché si desse una ripulita, si tirò in piedi sfruttando il supporto della parete e rimase lì a studiare la sua immagine nello specchio. Il suo viso ricambiò il suo sguardo con disapprovazione. La punizione era stata un male necessario, si giustificò, se fosse stato troppo remissivo avrebbero sospettato qualcosa. Con una smorfia di dolore si tolse la camicia mal ridotta e la gettò a terra. Male necessario? Chi voleva ingannare? Si chiese vedendo i lividi sulla schiena. Chiuse gli occhi inspirando a fondo, una, due, tre volte. La situazione su Gisa era più complicata di quello che aveva creduto e, se non fosse stato attento, presto non ci sarebbe stata nemmeno più una principessa di cui contendere la mano. Non che sposare Lynea rientrasse nei suoi piani. Non gli importava nulla di lei, il problema era che se voleva attuare il suo piano doveva tenerla in vita.
Quando aveva visto il dardo partire in direzione di Lynea aveva agito istintivamente ed il povero Tenorio ne aveva pagato le conseguenze. Nessuno si era accorto di nulla perché Quinnar sapeva essere rapido quando voleva, più rapido di chiunque altro presente su Gisa, ed il dardo era sparito prima che qualcuno lo notasse. Il problema era che ora, chiunque fosse stato ad attentare alla vita della principessa, sapeva che qualcun altro era in grado di ostacolarlo e Quinnar aveva già i suoi problemi ad apparire inoffensivo, o meno pericoloso di quello che era veramente, ai suoi guardiani per preoccuparsi anche di quello.
Quinnar amava le sfide e, in altre circostanze, si sarebbe goduto ogni momento di quella situazione. Solo che il suo obiettivo era un altro e, se per portarlo a termine fosse stato costretto a farsi strada nel sangue, non avrebbe avuto alcun problema a farlo. Aveva smesso di essere schizzinoso quando i Giudici avevano sterminato la sua famiglia. Prima era stato solo un ragazzino viziato, ora non aveva più nulla da cui lasciarsi viziare.
Erano stati molto astuti i Giudici ad ingannare la sua casata infiltrandosi in ogni sua parte come tanti piccoli insetti infestanti per poi colpire al momento giusto. L’Unione Coloniale non era altro che un nome di facciata che nascondeva una dittatura che portava morte attraverso la conquista. Non che i Colonizzatori fossero poi così diversi ammise con una smorfia portando la mano alla bocca dove il livido lasciato dal pugno del Punitore di primo livello si era già formato, erano solo meno razzisti. 
Sospirò scuotendo la testa, due giorni, Lynea doveva restare viva almeno per un altro paio di giorni e poi, in un modo o nell’altro, sarebbe finita. 
 
Gisa, Palazzo Reale
09/08/20396, ore 17:00, giardini
Accovacciata sul ramo Andra spiava gli alloggi della delegazione dell’Unione Coloniale studiando un modo per entrare senza attirare l’attenzione. Il problema era che Quinnar non veniva mai lasciato da solo. Anche ora, controllò sullo scanner che aveva portato con sé, nel suo appartamento c’erano sei esseri viventi, tre dei quali pesantemente armati. Aveva ordinato a Verbno di raccogliere più informazioni possibili, ma il problema era che nessuno sapeva molto sull’Unione Coloniale in generale a parte che era una federazione di pianeti, poco democraticamente uniti.  E su Quinnar e la sua casata c’erano ancora meno informazioni. Eppure era certa che ci fosse lui dietro il fallimento dell’attentato alla vita della principessa. E questo non le piaceva. Affatto.
 Quando il dardo non aveva colpito la finta principessa, dopo il primo stupore, aveva sospettato subito del rappresentante dell’Unione Coloniale, soprattutto perché era vicino a Tenorio quando questi aveva fatto all’improvviso un passo in avanti andandosi a trovare casualmente nella traiettoria del dardo avvelenato. Era impossibile vedere un dardo degli Assassini Nadaali, Quinnar ci era riuscito. E questo non le piaceva. Affatto.
 
U.S.S. Seatiger, Sala Tattica
09/08/2396, ore 20:00
“Ne è sicuro dottore?” Chiese l’immagine del capitano dallo schermo. Il dottor Bruce sbuffò spazientito alla domanda di Kenar.
“Come sono sicuro di chiamarmi Symon. Si, capitano,” rispose con un sospiro esasperato, “Tenorio è morto per avvelenamento, il problema è che i dottori di Gisa non riescono a capire come sia successo. Tutte le bevande e i cibi vengono attentamente controllate.”
Seduto al tavolo, affianco a Tkar, il comandante Finn ascoltava la conversazione passando lo sguardo dall’uno all’altro.
“E non può essere sfuggito qualcosa? Parlo per esperienza eh? Succede spesso che in grandi occasioni qualcosa vada storto.
“Tenorio aveva un assaggiatore.” Gli rispose seccamente Bruce, “e lui sta benissimo”. Aggiunse anticipando la domanda successiva di Finn.
“Quindi, ricapitolando: il capitano si sposa se riesce a non farsi uccidere prima, mi scusi capitano ma è così;” Finn mollò il pollice per passare all’indice, “se riesce ad arrivare all’altare e diventare re in realtà lo farà solo per permetterci di riparare la nave;” sollevò l’indice medio, “se ripariamo la nave, scappiamo e avremmo alle calcagna l’impero, una sposa offesa, saremo responsabili di una federazione che non nascerà mai e la nostra taglia aumenterà.” Posò la mano sul tavolo. “Tutto sommato mi sembra un ottimo piano”.
Al suo fianco, Tkar emise un brevissimo, contenuto e a mala pena percettibile sospiro. 
 
 
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Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati. Bertolt Brecht
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