[Stml4] 04.06 – Il test (Fabio Cortes)

Roberto Battistini rbattis72 a gmail.com
Sab 27 Ago 2016 00:27:30 CEST


Wooooow!!
Sono rientrato oggi dalle ferie e il tuo racconto mi ha dato il miglio
benvenuto.

È sinceramente molto ben scritto e riesce a dare una svolta sostanziale
alla trama. Mi è piaciuto molto!!
Grande, capitano!

A presto,
Roberto / Random
Il 23/ago/2016 21:33, "Cesare Atlantis" <cesare.atlantis a gmail.com> ha
scritto:

Ciao,

ecco il mio contributo per il proseguimento della storia!

Spero che vi piaccia!

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In mare aperto, tempo indeterminato

Esistono paure primordiali, insite nell’animo e comuni a tutte delle specie
che abitano l’Universo. Una delle più comuni e terrificanti è la paura di
annegare. Il Random dell’Impero stava annegando ed era in preda al panico.
Sentiva un vuoto abissale sotto di lui e l’acqua alta fin sopra alla testa.
Chiuse gli occhi infastidito dal sale e serrò la bocca. I suoi polmoni
iniziarono a consumare la riserva d’aria contenuta al loro interno ma la
capacità di non poter respirare normalmente mandò il timoniere nel terrore
più assoluto. Agitò le mani in viarie direzioni nel vano tentativo di
aggrapparsi a qualcosa mentre il vuoto stava inghiottendo il suo corpo.

D’improvviso qualcosa di saldo e forte agguantò la sua mano arrestando la
caduta.

Altrove, in un deserto di fuoco, tempo indeterminato

Cortes era in ginocchio. La schiena era piegata protesa in avanti verso le
gambe e la testa piegata a destra e a contatto con la sabbia. La sabbia
vorticava in un piccolo mulinello ogni volta che l’ufficiale espirava con
il pensante e affannoso respiro. Il sangue nelle sue vene era diventato
catrame, sentiva il suo cuore pompare affannosamente senza effetto.
L’intenso caldo gli stava facendo perdere i sensi. Le braccia erano
doloranti e quasi atrofizzate ma sentì comunque qualcosa afferrarlo per il
braccio sinistro e cercare di sollevarlo. Il capitano Cortes voltò lo
sguardo e vide la sua controparte, l’altro Cortes quello che aveva definito
un debole, cercare di sollevarlo.

Altrove, in una valla innevata, tempo indeterminato

“… e quindi tu devi morire cara Thea… è la nostra salvezza capisci?” Il
commissario di bordo aveva utilizzato tutta la sua abilità diplomatica per
quel discorso. Aveva fatto accomodare la sua controparte su una sedia e
aveva iniziato a parlare con tono gentile e pacato inventando una storia
per convincere l’altra sua sé stessa. Per tutto il tempo Dorothea era
rimasta ad ascoltarla come affascinata dai modi gentili e premurosi di
quella donna che le assomigliava tanto.

“Mi hai ben capito? Hai compreso quanto detto?” Il commissario sorrise
soddisfatta, tutto lasciava intendere che avrebbe risolto quella strana
sensazione per il meglio.

“C’è una cosa che non capisco.” Fu lo spiazzante commento dell’ufficiale
alle comunicazioni.

“Quale?” Il commissario faticò non poco a trattenere il disappunto.

“L’entità ionica… .” Dorothea lascio la frase in sospeso al pari del suo
sguardo che rimase sbloccato nel vuoto senza mai guardare il commissario.

“E che cosa centra l’entità ionica con tutto questo?” Il suo piano stava
andando male e sembrava sull’orlo del fallimento.

“Voi eravate a caccia dell’entità Ionica ma siete stati scaraventati non so
dove con noi. Ci avete minacciato e poi volevate fare la pace con noi… .”
Sembrava più un flusso di ricordi che un ragionamento e il commissario di
bordo non poté far a meno di dire: ”Bè siamo in pace non vogliamo fare la
guerra questo dimostra la bontà delle mie azioni.”

“… poi è comparsa quella creatura che voi avete definito entità ionica e
siamo finiti qui.” Dorothea era tornata completamente lucida, una strana
luce apparve nei suoi occhi e il riepilogo degli ultimi avvenimenti fu come
la scintilla che riaccese il motore della sua mente: ”L’entità ionica ci ha
colpiti e ci ha scaraventati qui… .”

“Non ha senso, il posto in cui siamo finiti non ha nulla a che fare con
l’entità ionica.” Provò a spiegare la donna.

“No al contrario… .”

In mare aperto, tempo indeterminato

Joshua era proteso in avanti nel tentativo di salvare la sua controparte.
Il suo peso unito a quello dell’altro suo sé stesso stava facendo inclinare
paurosamente la barca verso sinistra e, se non stava attendo a come
disponeva il peso sull’imbarcazione, avrebbe potuto rovesciarla. Puntò i
piedicontro il bodo e iniziò a tirare mentre cercò di portare la parte
posteriore del suo copro il più possibile verso destra in modo da
riequilibrare il carico. Le braccia iniziarono a fargli male per lo sforzo
ma alla fine tutto iniziò ad andare bene: stava riuscendo a salvare l’altro
Random. All’apice dello sforzo riuscì a far uscire la testa dall’acqua e
questo successo gli diede l’energia per continuare l’opera.

Altrove, in un deserto di fuoco, tempo indeterminato

Cortes era riuscito a rimettere in piedi il Cortes dell’Impero e insieme
iniziarono a camminare verso l’oasi. Il cammino fu lento e difficoltoso,
entrambi avanzavano a fatica sorretti l’uno all’altro mentre i loro piedi
affondavano costantemente della sabbia. Fecero alcuni metri quando, lungo
una piccola discesa, inciamparono e caddero finendo a gattoni. L’improvviso
impatto con la sabbia calda fu devastante ma poi il forte calore contenuto
nei granelli di sabbia divenne quasi un leggero e piacevole torpore. Nella
mente di entrambi balenò il pensiero di rimanere lì ad aspettare
l’inevitabile.

Ma poi Fabio si decise. Con un grande sforzo si rimise in piedi e iniziò a
sollevare Cortes dell’Impero.

“Lasciami qui… maledetto imbecille non ha senso morire in due.” Brontolò il
Fabio dell’Impero.

“Taci e risparmia fiato per arrivare all’oasi.” Mentre diceva quelle parole
iniziarono a camminare verso l’oasi che sembrava sempre più lontana.

“Sei proprio debole come mi aspettato… non mi assomigli per nulla.” Cortes
dell’Impero arrancava e sputò quelle parole con l’ultima saliva che aveva
in bocca.

“Strano ho la tua stessa faccia.” Rispose il Cortes della Federazione.

“E il mio stesso patetico senso dell’umorismo… . “Cortes dell’Impero
scoppiò a ridere.

Altrove, in una valla innevata, tempo indeterminato

“No al contrario credo che sia proprio la vostra entità ionica ad aver
creato tutto ciò.”

Il Commissario di Bordo rimase in silenzio ad ascoltare la giovane donna
che stava esponendo lo stesso ragionamento che aveva in testa: ”Se
quell’essere ha la possibilità di rilevare… con dei sensori o simili… che
esistono due navi identiche con degli equipaggi simili cosa avrebbe
pensato?”

“Sarebbe rimasta confusa.” Concluse il ragionamento Dorothea dell’Impero.

L’ufficiale alle comunicazionicontinuò a palare: “Se abbiamo a che fare con
un entità intelligente… .”

“Ma non si tratta di una creatura intelligente… al massimo può essere
definita come una animale… .”
“E se invece lo fosse? O se ci fosse una mente intelligente che manovra o
protegge la creatura?” Ipotizzò Dorothea della Federazione.

“Potrebbe metterci alla prova e vedere come reagiamo.” Al commissario di
Bordo piacque molto il modo pensare della ragazza infondo si trattava pur
sempre di Dorothea Reis, una sua sé stessa. Quando quell’arrogante spaccone
di Cortes avrebbe conquistato l’altra Atlantis l’avrebbe richiesta come sua
schiava personale.

Il commissario di Bordo prese una decisione che andava contro a quanto
aveva cercato di fare. Si mise al centro della stanza e urlò: ”Entità… non
ho intenzione di uccidere questa ragazza.” Disse quelle parole e attese la
reazione della creatura che le aveva messe in quell’inferno di ghiaccio.
Per ogni evenienza si tenne pronta a reagire e a cambiare idea.

Pochi instanti dopo quel freddo assassino che le aveva attaccate cessò di
colpo e una luce intensa avvolse le due donne.

In mare aperto, tempo indeterminato

Joshua dell’impero era ancora confuso per il quasi annegamento e il
salvataggio dell’altro sé stesso ma riuscì a mettere la mano sul bordo
della barca e iniziò a tirarsi su aiutato dall’altro Ranom. Era quasi sulla
barca quando sentì che un oggetto metallico era comparso nella mano che
teneva ancora in acqua. Voltò rapidamente la testa verso sinistra e notò
che l’oggetto era un arpione.

Sentì una voce dentro di sé che gli diceva: ”Uccidilo con questa arma e
sarai salvo.”

L’umano salì sulla barca con quelle oscure parole che gli balenavano nella
mente.

Il Joshua della Federazione notò l’arma e fece per dire: ”Che Cos… .”

Ma l’altro scattò in avanti e assestò un colpo all’umano che gli aveva
appena salvato la vita. Con un’ abile balzo a destra il federale schivò il
colpo ma la barca si sbilanciò troppo e i due caddero in mare.

Entrambi cercarono di nuotare ma una potente corrente li trascinò verso il
fondo.

Altrove, in un deserto di fuoco, tempo indeterminato

Il gruppo dei due capitani si era rimesso in marcia molto lentamente sotto
il martellante e asfissiante caldo. Avevano percorso solo pochi metri
quando una voce investì la mente del Capitano cortes dell’Impero: ”Uccidilo
con questo coltello e sarai salvo.”

Il capitano imperiale trovo un’arma del suo mantello, lo nascose e assestò
una prima pugnalata a federale colpendolo di sorpresa. Il colpo fu
tremendo, Cortes venne colpito in pieno petto e cadde a terrà urlando di
dolore. L’altro capitano gli si avvicinò perfinirlo ma il federale afferrò
prontamente la sua mano e si lasciò cadere all’indietro. I due caddero
l’uno sull’altro rotolando all’indietro sulla collina che avevano
faticosamente scalato poco prima. Iniziarono a combattere per la propria
vita. L’imperiale aveva ancora il coltello mentre il capitano della
federazione cercava disperatamente di disarmare l’avversario.

La lotta finì pochi istanti dopo senza un vincitore. Una luce intensa
avvolse i due cadaveri.

USS Atlantis, Plancia ore 5.08

La plancia era ancora invasa dall’oscurità e dalla distruzione provocata
dall’impatto. Kimura era stato il primo a riprendersi dall’impatto e a
constatare che tre ufficiali superiori, tra cui il capitano, erano spariti.
Senza perdere tempo iniziò a dare degli ordini agli uomini in plancia.

Il guardiamarina Squiretaker si trovava in plancia al momento dell’impatto
per motivi di sicurezza e fu il primo a raggiungere il timone. Pur non
sapendo molto di navigazione spaziale iniziò a digitare comandi sulla
consolle.

“Situazione?” Chiese Kimura.

“Diversi sistemi sono saltati… secondo il navigatore inerziale stiamo
ruotando in imbardata e in beccheggio senza controllo… ma non ho
indicazioni sulla velocità di rotazione. Inoltre ci stiamo spostando in
avanti per inerzia a poco meno della velocità di impulso.” Spiegò il
guardiamarina Squiretaker poi, con una nota di preoccupazione, aggiunse:
”Non ho controllo sui motori… sono tutti fuori uso, sia impulso che
curvatura… ma ho una debole capacità di movimento coi razzi di manovra… .”

“Provi a stabilizzarci.” Ordinò l’ufficiale tattico, poi si rivolse a Mouri
che stava affannosamente digitando comandi sulla sua consolle: ”Rapporto.”

“Difficile a dire… avevo quasi completato la scansione a lungo raggio
quando siamo stati colpiti. Ora ho i sensori bloccati e non riesco ad
accedere ai risultati parziali dell’analisi.” Cesare alzò lo sguardo verso
il tattico: “Mi dia cinque minuti per sbloccare il tutto.”

Kimura annuì e fece per attivare la comunicazione con la sala macchine ma
non accadde nulla: le comunicazioni interne non erano funzionanti.

Patrick fece per raggiungere uno dei turboascensori quando una forte luce
illuminò la plancia. Kimura e gli altri occupanti della plancia rimasero
abbagliati ma poi riconobbero tre figure umanoidi. Una di esse iniziò a
respirare affannosamente mentre una seconda urlando di dolore iniziò a
toccarsi ferite che non erano presenti sul suo corpo.

“Capitano.” Disse Mouri meravigliato riconoscendo Cortes.

Kimura guardò meglio e riconobbe il capitano, il timoniere e l’ufficiale
alle comunicazioni.

Random si avvicinò alla consolle di navigazione e ci si appoggiò cercando
di regolarizzare il suo respiro.

Cortes si accasciò sulla sua poltrona come per risposarsi da un immane
sforzo fisico mentre Dorothea raggiunse la sua postazione.

“Quanto tempo siamo stati via?” Chiese Cortes.

“Pochi minuti.” Rispose Kimura.

“A me è sembrato un ora… cosa ci è successo?” Chiese Joshua sedendosi alla
sua postazione mentre il guardiamarina Squiretaker tornava ai suoi compiti.

“Abbiamo subito un test.” Rispose Dorothea.

“Lo penso anch’io… doveva essere una specie di simulazione o
condizionamento mentale.” Aggiunse il capitano.

“L’abbiamo superato?” Chiese Random ma prima he qualcuno potesse rispondere
Mouri esclamò:” I sensori sono di nuovo funzionanti… ho l’analisi a lungo
raggio e la situazione attuale attorno alla nave. I sensori si erano
bloccati ma sono riuscito a… .”

“Sullo schermo.” Tagliò corto Cortes.

Pochi istanti dopo lo schermo riprodusse cosa stava accadendo nello spazio
circostante: l’entità ionica era ancora lì e stava ignorando completamente
la Uss Atlantis. Al contrario stava attaccando pesantemente la Iss
Altantis. L’entità era di forma sferica con un diametro grande il doppio
della lunghezza di una nave di classe Nx. All’estremità della sfera, al
pari di un sole, si propagavano raggi energetici. La creatura utilizzava
questi raggi come arma concentrandoli e scagliandoli contro l’obbiettivo
come delle saette.

“Tenente ecco a lei la risposta sul risultato del test.” Disse Cortes.

Random osservò la creatura lanciare un pesante attacco contro la Iss
Atlantisdanneggiando lo scafo superiore. La nave imperiale contrattaccò con
una pensante bordata di disgregatori e siluri. L’attacco fu preciso, rapido
e micidiale ma sortì un minimo effetto sulla creatura.

Kimura non aveva perso tempo e aveva condotto un’analisi tattica: ”L’altra
Atlantis sta combattendo bene ma presto soccomberà… anche loro sono stati
danneggiati dall’impatto contro la creatura che ha bruciato molti sistemi.”

“Abbiamo recuperato l’assetto capitano… possiamo muoverci al massimo ad un
quarto di potenza di impulso.” Aggiunse Joshua.

Cortes rimase pensieroso alcuni istanti come per valutare il da farsi:”
Situazione tattica della nostra nave.”

“Abbiamo subito seri danni all’integrità dello scafo, scudi e siluri non in
linea… solo un phaser è funzionante… è quello frontale ed è al cinquanta
percento della potenza.” Rispose Kimura.

Anche Mouri aveva delle novità molto importanti: ”Capitano ho terminato
l’analisi a lungo raggio e ho rilevato un Wormhole la cui tracia quantica è
uguale a quella del nostro universo… potrebbe essere la via per andarcene
da questo posto.”

Cortes rimase lì con un bel dilemma etico. Avrebbe dovuto lanciarsi in quel
Wormhole e tornare a casa abbandonando l’altra Atlantis oppure combattere
una battaglia disperata contro un nemico potente per salvare un capitano
che lo aveva letteralmente pugnalato alle spalle.

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Ciao
Marco

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Capitano 0000
Fabio Yager Cortes
Ufficiale comandante
Uss-Atlantis Nx-04
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