[Stml4] 04.06 – Il test (Fabio Cortes)

Cesare Atlantis cesare.atlantis a gmail.com
Mar 23 Ago 2016 21:33:21 CEST


Ciao,

ecco il mio contributo per il proseguimento della storia!

Spero che vi piaccia!

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In mare aperto, tempo indeterminato

Esistono paure primordiali, insite nell’animo e comuni a tutte delle 
specie che abitano l’Universo. Una delle più comuni e terrificanti è la 
paura di annegare. Il Random dell’Impero stava annegando ed era in preda 
al panico. Sentiva un vuoto abissale sotto di lui e l’acqua alta fin 
sopra alla testa. Chiuse gli occhi infastidito dal sale e serrò la 
bocca. I suoi polmoni iniziarono a consumare la riserva d’aria contenuta 
al loro interno ma la capacità di non poter respirare normalmente mandò 
il timoniere nel terrore più assoluto. Agitò le mani in viarie direzioni 
nel vano tentativo di aggrapparsi a qualcosa mentre il vuoto stava 
inghiottendo il suo corpo.

D’improvviso qualcosa di saldo e forte agguantò la sua mano arrestando 
la caduta.

Altrove, in un deserto di fuoco, tempo indeterminato

Cortes era in ginocchio. La schiena era piegata protesa in avanti verso 
le gambe e la testa piegata a destra e a contatto con la sabbia. La 
sabbia vorticava in un piccolo mulinello ogni volta che l’ufficiale 
espirava con il pensante e affannoso respiro. Il sangue nelle sue vene 
era diventato catrame, sentiva il suo cuore pompare affannosamente senza 
effetto. L’intenso caldo gli stava facendo perdere i sensi. Le braccia 
erano doloranti e quasi atrofizzate ma sentì comunque qualcosa 
afferrarlo per il braccio sinistro e cercare di sollevarlo. Il capitano 
Cortes voltò lo sguardo e vide la sua controparte, l’altro Cortes quello 
che aveva definito un debole, cercare di sollevarlo.

Altrove, in una valla innevata, tempo indeterminato

“… e quindi tu devi morire cara Thea… è la nostra salvezza capisci?” Il 
commissario di bordo aveva utilizzato tutta la sua abilità diplomatica 
per quel discorso. Aveva fatto accomodare la sua controparte su una 
sedia e aveva iniziato a parlare con tono gentile e pacato inventando 
una storia per convincere l’altra sua sé stessa. Per tutto il tempo 
Dorothea era rimasta ad ascoltarla come affascinata dai modi gentili e 
premurosi di quella donna che le assomigliava tanto.

“Mi hai ben capito? Hai compreso quanto detto?” Il commissario sorrise 
soddisfatta, tutto lasciava intendere che avrebbe risolto quella strana 
sensazione per il meglio.

“C’è una cosa che non capisco.” Fu lo spiazzante commento dell’ufficiale 
alle comunicazioni.

“Quale?” Il commissario faticò non poco a trattenere il disappunto.

“L’entità ionica… .” Dorothea lascio la frase in sospeso al pari del suo 
sguardo che rimase sbloccato nel vuoto senza mai guardare il commissario.

“E che cosa centra l’entità ionica con tutto questo?” Il suo piano stava 
andando male e sembrava sull’orlo del fallimento.

“Voi eravate a caccia dell’entità Ionica ma siete stati scaraventati non 
so dove con noi. Ci avete minacciato e poi volevate fare la pace con 
noi… .” Sembrava più un flusso di ricordi che un ragionamento e il 
commissario di bordo non poté far a meno di dire: ”Bè siamo in pace non 
vogliamo fare la guerra questo dimostra la bontà delle mie azioni.”

“… poi è comparsa quella creatura che voi avete definito entità ionica e 
siamo finiti qui.” Dorothea era tornata completamente lucida, una strana 
luce apparve nei suoi occhi e il riepilogo degli ultimi avvenimenti fu 
come la scintilla che riaccese il motore della sua mente: ”L’entità 
ionica ci ha colpiti e ci ha scaraventati qui… .”

“Non ha senso, il posto in cui siamo finiti non ha nulla a che fare con 
l’entità ionica.” Provò a spiegare la donna.

“No al contrario… .”

In mare aperto, tempo indeterminato

Joshua era proteso in avanti nel tentativo di salvare la sua 
controparte. Il suo peso unito a quello dell’altro suo sé stesso stava 
facendo inclinare paurosamente la barca verso sinistra e, se non stava 
attendo a come disponeva il peso sull’imbarcazione, avrebbe potuto 
rovesciarla. Puntò i piedicontro il bodo e iniziò a tirare mentre cercò 
di portare la parte posteriore del suo copro il più possibile verso 
destra in modo da riequilibrare il carico. Le braccia iniziarono a 
fargli male per lo sforzo ma alla fine tutto iniziò ad andare bene: 
stava riuscendo a salvare l’altro Random. All’apice dello sforzo riuscì 
a far uscire la testa dall’acqua e questo successo gli diede l’energia 
per continuare l’opera.

Altrove, in un deserto di fuoco, tempo indeterminato

Cortes era riuscito a rimettere in piedi il Cortes dell’Impero e insieme 
iniziarono a camminare verso l’oasi. Il cammino fu lento e difficoltoso, 
entrambi avanzavano a fatica sorretti l’uno all’altro mentre i loro 
piedi affondavano costantemente della sabbia. Fecero alcuni metri 
quando, lungo una piccola discesa, inciamparono e caddero finendo a 
gattoni. L’improvviso impatto con la sabbia calda fu devastante ma poi 
il forte calore contenuto nei granelli di sabbia divenne quasi un 
leggero e piacevole torpore. Nella mente di entrambi balenò il pensiero 
di rimanere lì ad aspettare l’inevitabile.

Ma poi Fabio si decise. Con un grande sforzo si rimise in piedi e iniziò 
a sollevare Cortes dell’Impero.

“Lasciami qui… maledetto imbecille non ha senso morire in due.” Brontolò 
il Fabio dell’Impero.

“Taci e risparmia fiato per arrivare all’oasi.” Mentre diceva quelle 
parole iniziarono a camminare verso l’oasi che sembrava sempre più lontana.

“Sei proprio debole come mi aspettato… non mi assomigli per nulla.” 
Cortes dell’Impero arrancava e sputò quelle parole con l’ultima saliva 
che aveva in bocca.

“Strano ho la tua stessa faccia.” Rispose il Cortes della Federazione.

“E il mio stesso patetico senso dell’umorismo… . “Cortes dell’Impero 
scoppiò a ridere.

Altrove, in una valla innevata, tempo indeterminato

“No al contrario credo che sia proprio la vostra entità ionica ad aver 
creato tutto ciò.”

Il Commissario di Bordo rimase in silenzio ad ascoltare la giovane donna 
che stava esponendo lo stesso ragionamento che aveva in testa: ”Se 
quell’essere ha la possibilità di rilevare… con dei sensori o simili… 
che esistono due navi identiche con degli equipaggi simili cosa avrebbe 
pensato?”

“Sarebbe rimasta confusa.” Concluse il ragionamento Dorothea dell’Impero.

L’ufficiale alle comunicazionicontinuò a palare: “Se abbiamo a che fare 
con un entità intelligente… .”

“Ma non si tratta di una creatura intelligente… al massimo può essere 
definita come una animale… .”
“E se invece lo fosse? O se ci fosse una mente intelligente che manovra 
o protegge la creatura?” Ipotizzò Dorothea della Federazione.

“Potrebbe metterci alla prova e vedere come reagiamo.” Al commissario di 
Bordo piacque molto il modo pensare della ragazza infondo si trattava 
pur sempre di Dorothea Reis, una sua sé stessa. Quando quell’arrogante 
spaccone di Cortes avrebbe conquistato l’altra Atlantis l’avrebbe 
richiesta come sua schiava personale.

Il commissario di Bordo prese una decisione che andava contro a quanto 
aveva cercato di fare. Si mise al centro della stanza e urlò: ”Entità… 
non ho intenzione di uccidere questa ragazza.” Disse quelle parole e 
attese la reazione della creatura che le aveva messe in quell’inferno di 
ghiaccio. Per ogni evenienza si tenne pronta a reagire e a cambiare idea.

Pochi instanti dopo quel freddo assassino che le aveva attaccate cessò 
di colpo e una luce intensa avvolse le due donne.

In mare aperto, tempo indeterminato

Joshua dell’impero era ancora confuso per il quasi annegamento e il 
salvataggio dell’altro sé stesso ma riuscì a mettere la mano sul bordo 
della barca e iniziò a tirarsi su aiutato dall’altro Ranom. Era quasi 
sulla barca quando sentì che un oggetto metallico era comparso nella 
mano che teneva ancora in acqua. Voltò rapidamente la testa verso 
sinistra e notò che l’oggetto era un arpione.

Sentì una voce dentro di sé che gli diceva: ”Uccidilo con questa arma e 
sarai salvo.”

L’umano salì sulla barca con quelle oscure parole che gli balenavano 
nella mente.

Il Joshua della Federazione notò l’arma e fece per dire: ”Che Cos… .”

Ma l’altro scattò in avanti e assestò un colpo all’umano che gli aveva 
appena salvato la vita. Con un’ abile balzo a destra il federale schivò 
il colpo ma la barca si sbilanciò troppo e i due caddero in mare.

Entrambi cercarono di nuotare ma una potente corrente li trascinò verso 
il fondo.

Altrove, in un deserto di fuoco, tempo indeterminato

Il gruppo dei due capitani si era rimesso in marcia molto lentamente 
sotto il martellante e asfissiante caldo. Avevano percorso solo pochi 
metri quando una voce investì la mente del Capitano cortes dell’Impero: 
”Uccidilo con questo coltello e sarai salvo.”

Il capitano imperiale trovo un’arma del suo mantello, lo nascose e 
assestò una prima pugnalata a federale colpendolo di sorpresa. Il colpo 
fu tremendo, Cortes venne colpito in pieno petto e cadde a terrà urlando 
di dolore. L’altro capitano gli si avvicinò perfinirlo ma il federale 
afferrò prontamente la sua mano e si lasciò cadere all’indietro. I due 
caddero l’uno sull’altro rotolando all’indietro sulla collina che 
avevano faticosamente scalato poco prima. Iniziarono a combattere per la 
propria vita. L’imperiale aveva ancora il coltello mentre il capitano 
della federazione cercava disperatamente di disarmare l’avversario.

La lotta finì pochi istanti dopo senza un vincitore. Una luce intensa 
avvolse i due cadaveri.

USS Atlantis, Plancia ore 5.08

La plancia era ancora invasa dall’oscurità e dalla distruzione provocata 
dall’impatto. Kimura era stato il primo a riprendersi dall’impatto e a 
constatare che tre ufficiali superiori, tra cui il capitano, erano 
spariti. Senza perdere tempo iniziò a dare degli ordini agli uomini in 
plancia.

Il guardiamarina Squiretaker si trovava in plancia al momento 
dell’impatto per motivi di sicurezza e fu il primo a raggiungere il 
timone. Pur non sapendo molto di navigazione spaziale iniziò a digitare 
comandi sulla consolle.

“Situazione?” Chiese Kimura.

“Diversi sistemi sono saltati… secondo il navigatore inerziale stiamo 
ruotando in imbardata e in beccheggio senza controllo… ma non ho 
indicazioni sulla velocità di rotazione. Inoltre ci stiamo spostando in 
avanti per inerzia a poco meno della velocità di impulso.” Spiegò il 
guardiamarina Squiretaker poi, con una nota di preoccupazione, aggiunse: 
”Non ho controllo sui motori… sono tutti fuori uso, sia impulso che 
curvatura… ma ho una debole capacità di movimento coi razzi di manovra… .”

“Provi a stabilizzarci.” Ordinò l’ufficiale tattico, poi si rivolse a 
Mouri che stava affannosamente digitando comandi sulla sua consolle: 
”Rapporto.”

“Difficile a dire… avevo quasi completato la scansione a lungo raggio 
quando siamo stati colpiti. Ora ho i sensori bloccati e non riesco ad 
accedere ai risultati parziali dell’analisi.” Cesare alzò lo sguardo 
verso il tattico: “Mi dia cinque minuti per sbloccare il tutto.”

Kimura annuì e fece per attivare la comunicazione con la sala macchine 
ma non accadde nulla: le comunicazioni interne non erano funzionanti.

Patrick fece per raggiungere uno dei turboascensori quando una forte 
luce illuminò la plancia. Kimura e gli altri occupanti della plancia 
rimasero abbagliati ma poi riconobbero tre figure umanoidi. Una di esse 
iniziò a respirare affannosamente mentre una seconda urlando di dolore 
iniziò a toccarsi ferite che non erano presenti sul suo corpo.

“Capitano.” Disse Mouri meravigliato riconoscendo Cortes.

Kimura guardò meglio e riconobbe il capitano, il timoniere e l’ufficiale 
alle comunicazioni.

Random si avvicinò alla consolle di navigazione e ci si appoggiò 
cercando di regolarizzare il suo respiro.

Cortes si accasciò sulla sua poltrona come per risposarsi da un immane 
sforzo fisico mentre Dorothea raggiunse la sua postazione.

“Quanto tempo siamo stati via?” Chiese Cortes.

“Pochi minuti.” Rispose Kimura.

“A me è sembrato un ora… cosa ci è successo?” Chiese Joshua sedendosi 
alla sua postazione mentre il guardiamarina Squiretaker tornava ai suoi 
compiti.

“Abbiamo subito un test.” Rispose Dorothea.

“Lo penso anch’io… doveva essere una specie di simulazione o 
condizionamento mentale.” Aggiunse il capitano.

“L’abbiamo superato?” Chiese Random ma prima he qualcuno potesse 
rispondere Mouri esclamò:” I sensori sono di nuovo funzionanti… ho 
l’analisi a lungo raggio e la situazione attuale attorno alla nave. I 
sensori si erano bloccati ma sono riuscito a… .”

“Sullo schermo.” Tagliò corto Cortes.

Pochi istanti dopo lo schermo riprodusse cosa stava accadendo nello 
spazio circostante: l’entità ionica era ancora lì e stava ignorando 
completamente la Uss Atlantis. Al contrario stava attaccando 
pesantemente la Iss Altantis. L’entità era di forma sferica con un 
diametro grande il doppio della lunghezza di una nave di classe Nx. 
All’estremità della sfera, al pari di un sole, si propagavano raggi 
energetici. La creatura utilizzava questi raggi come arma concentrandoli 
e scagliandoli contro l’obbiettivo come delle saette.

“Tenente ecco a lei la risposta sul risultato del test.” Disse Cortes.

Random osservò la creatura lanciare un pesante attacco contro la Iss 
Atlantisdanneggiando lo scafo superiore. La nave imperiale contrattaccò 
con una pensante bordata di disgregatori e siluri. L’attacco fu preciso, 
rapido e micidiale ma sortì un minimo effetto sulla creatura.

Kimura non aveva perso tempo e aveva condotto un’analisi tattica: 
”L’altra Atlantis sta combattendo bene ma presto soccomberà… anche loro 
sono stati danneggiati dall’impatto contro la creatura che ha bruciato 
molti sistemi.”

“Abbiamo recuperato l’assetto capitano… possiamo muoverci al massimo ad 
un quarto di potenza di impulso.” Aggiunse Joshua.

Cortes rimase pensieroso alcuni istanti come per valutare il da farsi:” 
Situazione tattica della nostra nave.”

“Abbiamo subito seri danni all’integrità dello scafo, scudi e siluri non 
in linea… solo un phaser è funzionante… è quello frontale ed è al 
cinquanta percento della potenza.” Rispose Kimura.

Anche Mouri aveva delle novità molto importanti: ”Capitano ho terminato 
l’analisi a lungo raggio e ho rilevato un Wormhole la cui tracia 
quantica è uguale a quella del nostro universo… potrebbe essere la via 
per andarcene da questo posto.”

Cortes rimase lì con un bel dilemma etico. Avrebbe dovuto lanciarsi in 
quel Wormhole e tornare a casa abbandonando l’altra Atlantis oppure 
combattere una battaglia disperata contro un nemico potente per salvare 
un capitano che lo aveva letteralmente pugnalato alle spalle.

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Ciao
Marco

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Capitano 0000
Fabio Yager Cortes
Ufficiale comandante
Uss-Atlantis Nx-04
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