[Stml4] R: 03.08 - Figlio o Clone
hazyel91 a gmail.com
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Sab 13 Maggio 2017 13:10:29 CEST
Interessante sviluppo.. però non ricordo bene. Lazarus aveva liberato un numero ristretto di schiavi/cloni di Cortes. Non avevamo scritto che erano fuggiti e che avevano bisogno della Atlantis per andarseli a riprendere? Ora invece sono tutti rinchiusi nella stazione?
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Guardiamarina Dorothea Reis
Addetta Comunicazioni
Atlantis NX-04
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Da: Cesare Atlantis
Inviato: venerdì 12 maggio 2017 19:51
A: stml4 a gioco.net
Oggetto: [Stml4] 03.08 - Figlio o Clone
Ciao,
eccovi il mio brano. Spero che vi piaccia ho cercato di movimentare la cosa.
Ditemi se vi piace!
5 Novembre 2171 Ore 05:11 Uss Atlantis Ufficio del capitano Cortes
Cortes entrò nel suo ufficio alla velocità della luce e, rimasto solo,
sfogò quel turbinio di emozioni colpendo con forza la scrivania con il
pugno sinistro. L’impatto fu violento e si risolse con un sonoro rumore.
Ma il duro metallo di cui era fatto il tavolino fece resistenza e a
subire i danni fu la mano del capitano. Un dolore fisico pungente e
intenso avvolse il capitano e gli ricordò la stupidità del suo gesto.
Cortes guardò la mano ferita ancora pulsante.
*Che colpa hai mano mia per la mia stupidità?* Si chiese e non potè fare
a meno di pensare a quanto la sua mano fosse la stessa mano che avevano
i suoi cloni, anche se più giovane di qualche anno, era fatta allo
stesso modo.
Poi il capitano vide una piccola goccia di sangue formarsi sull’indice.
Molto probabilmente si era ferito colpendo lo spigolo. La goccia si
stava coagulando a pochi millimetri dalla ferita. Cortes guardò il suo
sangue e, per un brevissimo istante, pensò ai legami di sangue che lo
univano ai suoi cloni.
E come se fosse stato chiamato da quel pensiero il clone di Cortes suonò
alla porta ed entrò scortato da Kimura. Congedato l’ufficiale tattico il
capitano rimase solo col suo doppio. Entrambi erano in piedi, Cortes al
centro della sala che si stringeva la mano dolorante e il suo clone
davanti alla porta.
“Aiutaci padre.” Ruppe il silenzio il clone ma prima che il federale
potesse rispondere aggiunse:”Ti senti violato da noi?”
“In che senso?”
Il clone sorrise con un vago imbarazzo e fece alcuni passi verso il
capitano:”Per quello che siamo… noi ti chiamiamo padre ma tu lo sei in
una concezione più ampia, perché noi non siamo tuoi figli ma bensì tue
copie.”
Cortes guardò intensamente quel volto così uguale al suo ma molto più
giovane ma mentre il giovane parlava lui non vedeva sé stesso ma bensì
suo padre, l’ambasciatore federale, con la sua saggezza e la sua integrità.
“Noi abbiamo tutto il tuo DNA, non metà come in un figlio normale… noi
abbiamo preso una parte profonda e intima di te per farla nostra.” Disse
il clone avvicinandosi ancora. Poi prendendo la mano del capitano,
aggiunse:”E’ per questo? E’ questo il nostro crimine? Essere troppo
uguali a te… averti violato, emulato, copiato?”
“Io non sapevo che Lazarus avrebbe usat… .” Provò a dire il capitano.
“E che differenza fa?” Il clone strinse forte la mano di Fabio:”Se per
dolo, innocenza o colpa tu ci hai dato il tuo DNA come base per esistere
abbiamo il diritto di essere. Ti prego aiutaci.”
Il clone lasciò la mano del capitano che cadde come un peso morto tra i
suoi fianchi.
“Dimmi padre, che differenza c’è tra figli o cloni?”
Quell’ultima frase colpì in pieno Cortes che ripensò alla ferita che si
era procurato poco prima. Che cosa ne poteva la goccia di sangue del suo
gesto di rabbia? Quella goccia, al pari dei suoi cloni era una parte di
lui ed era innocente dalle sue scelte che siano esse involontarie o no.
Ma rispetto a quella goccia i suoi cloni erano qualcosa di più: esseri
senzienti in grado di prendere delle decisioni e vivere delle emozioni.
E questo lui non poteva cambiarlo e non poteva più nascondersi dietro la
rabbia di essere stato usato da Lazarus o pensare di essere stato
violato nel profondo.
“Voi siete esseri senzienti con delle emozioni… non siete mie copie… lo
eravate quando eravate nelle provette… ora avete fatto le vostre scelte…
siete qualcosa di più molto di più.” Espresse il ragionamento ad alta
voce Cortes.
“Ci aiuterai padre?” Chiese speranzoso il clone.
“Sì… .” Breve pausa in cui Cortes si mise alla ricerca delle parole
giuste:”ma ti prego non mi chiamare padre… non sono ancora pronto.”
“Va bene.” Il clone sorrise sollevato ma nel mentre il capitano era già
alla porta del suo ufficio dicendo:”Seguimi.”
Usciti trovarono Kimura e Blake ad attenderli.
“Capitano… .”Esordì Kimura ancora scosso per la sfuriata che aveva preso
pochi minuti prima ma il capitano intuendo i pensieri dell’ufficiale
tattico disse:”Non si preoccupi… ha preso la decisione giusta poco fa.”
“Grazie signore.”
Cortes sorrise dicendo:”Tenente a lei il comando, si prepari a salpare
ad ogni costo e a difendere la nave contro ogni aggressione.”
“Sì signore… ho pronta la cintura di esplosivi.” Rispose il tenente al
tattico e, dopo un saluto militare, tornò sul ponte di comando.
“Cintura di esplosivi?” Chiese il clone ma nel mentre Cortes si era
rivolto all’ufficiale scientifico:”Tenente è pronto?”
“Sì ho configurato il tricorder per rilevare il suo DNA… ma con tutte le
forme di vita presenti sulla stazione sarà difficile localizzare i suoi
cloni. “Spiegò Blake. “Non siamo riusciti nemmeno a rintracciare Reis.”
Cortes annuì e si rivolse al suo clone:”Puoi guidarci da Lazarus?”
“Sì venite con me.”
5 Novembre 2171 Ore 05:13 Rigel 3 Ufficio del direttore della stazione
Belsar aveva un pessima reputazione. Ovunque andava lo conoscevano come
un traditore, violento, pirata e schiavista. Era stato lui a raccogliere
la richiesta d’aiuto di Lazarus e a soccorrere, schiavizzando, i cloni.
Per poter recuperare quella che per lui era una fruttuosa merce aveva
schierato un trasporto, due navi da combattimento e la sua ammiraglia,
l’Orgoglio di Belsar. Aveva ucciso con le sue mani il direttore Finn
soltanto perché non si fidava più di lui dopo la cena con i federali.
Poteva aver parlato dei suoi traffici con la flotta stellare e per
questa ragione l’aveva eliminato. Per lui la vita valeva pochissimo, un
piccolo e insignificante sospetto ed era la fine per il suo interlocutore.
Uccidere il direttore della stazione aveva avuto un secondario
beneficio: quel bestiale assassino aveva instillato una profonda paura
in tutto il personale della stazione, soprattutto nel secondo di Karver,
G'mor.
“Non… non… sapevo della nave federale… .” Balbettò G’mor.
“E secondo te è un caso che una nave comandata dall’umano che ha dato la
base per la creazione di quei cloni abbia attraccato alla stazione
assieme a Lazarus?” Chiese Belsar ringhiando di rabbia. “Attento per una
cosa del genere ho già eliminato Finn… .”
Era un caso, una sfortunata coincidenza, che l’Atlantis si trovasse lì
ma nessuno dei due poteva saperlo.
“La nave federale non deve salpare. Pagherà a caro prezzo la sua
presenza in questa zona.” Sentenziò l’orioniano.
“Non vorrete mica distruggerla mentre è ancorata alla stazione?!” Il
cuore di G’mor smise di battere dalla paura dei danni che avrebbe
comportato un esplosione della Atlantis sulla stazione.
“Non voglio sprecare 87 possibili schiavi.” Belsar si avvicino al nuovo
direttore della stazione:”Ma farò tutto il necessario per proteggere il
mio business.”
5 Novembre 2171 Ore 05:17 Uss Atlantis Sala teletrasporto
Avevano rapito Thea. Questo pensiero vagava nella mente del
guardiamarina Squiretaker. Non riusciva a darsi pace. Continuava a
pensare a Dorothea rapita e nelle mani di pazzi terroristi. Il giovane
guardiamarina alla sicurezza aveva appreso della sparizione quasi subito
e, quando avevano ordinato alla sua squadra di tenersi pronti, si era
detto che presto sarebbe entrato in azione ma poi era arrivata l’attesa.
Parecchie ore ad attendere contando il lento passare dei secondi, a
verificare per l’ennesima volta l’equipaggiamento nel vano tentativo di
tenersi occupato. Persino camminare nel corridoio aveva perso la sua
efficacia.
Non riusciva proprio a calmarsi e alla fine si mise a leggere i codici
delle paratie. Stava leggendo il terzo codice sul cartiglio della
paratia quando entrò Cortes seguito da due uomini.
“Guardiamarina… siete pronti?” Chiese il capitano guardando la squadra
d’assalto.
Alejandro capì che il momento dell’azione era arrivato e che presto
avrebbe salvato Dorothea. “Sì signore siamo pronti.” Con un gesto del
guardiamarina la squadra si mise sugli attenti.
Cortes face un cenno di assenso per poi voltarsi verso Blake:”Ha
inserito le coordinate?”
“Sì. Ci teletrasporteremo nella sala accanto al loro nascondiglio.”
Spiegò l’ufficiale scientifico.
“Ecco ho fatto una mappa.” Disse il clone del capitano porgendo un dpadd.
“Dovremo essere veloci signore… la porta di entrata è molto stretta.”
Analizzò il guardiamarina Squiretaker.
“Per questo Lazarus ha scelto questo posto.” Commentò secco il
capitano:”Pensate di farcela?”
“Sì signore.” Rispose, Detto ciò Alejandro si voltò verso la sua squadra
e iniziò ad impartire ordini in vista dell’imminente attacco.
“Tu stai nelle retrovie… non sei addestrato.” Spiegò il capitano verso
il suo clone.
“Ma padre io… .” Provo a dire il clone generando una piccola smorfia
sulla bocca di Cortes alla parola “padre”.
“Non si preoccupi capitano, proteggerò io il ragazzo.” Propose Blake.
“Bene, grazie tenente.” Replicò Cortes per poi avviarsi vero la pedana
del teletrasporto:”Bene andiamo.”
5 Novembre 2171 Ore 05:20 Uss Atlantis Plancia
=^=Non posso accogliere la vostra richiesta dovete pazientare.=^= Le
parole scelte da G’mor erano misurate ma Kimura notò che c’era della
tensione dietro la formalità del discorso.
“Nasconde qualcosa.” Fu l’analisi fatta da Random appena chiusa la
comunicazione.
“Già.”
La voce metallica del timoniere eliminò ogni dubbio dell’ufficiale
tattico:”Ma noi siamo pronti.”
Kimura fece per dire qualcosa ma il guardiamarina Muller al tattico fu
più veloce:”La squadra del capitano è stata appena teletrasportata sulla
stazione.”
“Bene sensori al massimo.” Ordinò Kimura aggiungendo:”Voglio sapere cosa
succede sulla stazione e nello spazio circostante.”
Come per dar conferma a quanto detto dal facente funzioni di capitano,
Random esclamò:”Rilevo due navi in avvicinamento … sono assaltatori
orioniani.”
“Hanno le armi cariche e agganciate su di noi.” Analizzò Muller.
“Richiesta di salpare in emergenza.” Ordinò Kimura. “Pronti a rispondere
al fuoco.”
“Nessuna risposta dalla stazione.” Rispose l’ufficiale alle
comunicazione ma una risposta arrivò invece dagli orioniani. Le due navi
aprirono il fuoco colpendo la Atlantis in vari punti causando esplosioni
e danni sullo scafo esterno.
“Rispondere al fuoco.” Ordinò Kimura.
“Puntamento inefficiente… non riesco a sparare da questa posizione.”
Aggiunse Muller.
“Si dispongono per un altro passaggio.” Disse Random mentre si preparava
a dare massima potenza ai motori. Kimura si aggrappò alla poltrona e
ordinò:”Attivare la cintura esplosiva.
All’orine del facente funzioni di capitano una serie di micro cariche
esplosive, poste nei punti di ancoraggio, si innescarono separando la
nave dalla stazione. Nello stesso istante Random diede massimo impulso.
Una forte accelerazione appena smorzata dagli smorzatori inerziali
spinse la nave in avanti con un poderoso scatto. Un’ultima resistenza da
parte della struttura appena distrutta provocò un pericolosissimo
momento imbardante che avrebbe portato la nave contro la stazione se
Random non avesse impostato una secca virata in senso opposto. Con un
secondo scatto in direzione opposta la Atlantis fu vicinissima alle navi
avversarie.Kimura vedeva Random manovrare abilmente la nave puntando le
due navi nemiche. Sulla sinistra Muller aprì il fuoco. I due assaltatori
furono completamente presi di sorpresa dallo scatto e dalle bordate del
vascello federale.
A meno di un chilometro Random mise di taglio la nave facendola rullare
e passare, con una manovra al limite dell’impossibile, tra le due navi
attaccanti permettendo a Muller di avere una finestra di tiro perfetta.
Ad un cenno di Kimura l’ufficiale al tattico fece fuoco coi phaser e
mise a segno diversi siluri sulle navi orioniane. “E’ finita.” Commentò
alla fine dell’azione mentre rilevava coi sensori che le due navi erano
fuori combattimento.
Kimura si alzò e guardò i due ufficiali:”Ottimo lavoro signori.”
Purtroppo i festeggiamenti in plancia durarono poco perché dopo pochi
secondi arrivò la comunicazione dell’addetto al teletrasporto:=^=Tenente
Kimura, qui sala del teletrasporto. Abbiamo subito diversi danni il
teletrasporto non è operativo.=^=
Kimura attivò la comunicazione:”Arrivo subit… .”
Una serie di colpi investì la nave impendendo a Kimura di terminare la
frase.
“Rilevo una nave in avvicinamento… è un incrociatore pesante orioniano.”
Commentò Muller mentre lo schermo riproduceva l’ Orgoglio di Belsar in
avvicinamento alla Atlantis. La nuova arrivata iniziò a colpire
pesantemente la nave federale con l’intendo di distruggerla.
“Iniziò un azione evasiva.” Disse Random digitando sulla consolle una
serie di comandi.
“Bene ci porti fuori tiro ma rimanga vicino alla stazione.” Disse Kimura
per poi voltarsi verso Muller che intuì la domanda:”Abbiamo subito
troppi danni… non possiamo competere.”
5 Novembre 2171 Ore 05:23 Rigel 3 Zona magazzini 3A
La mente di Dorothea lavorava febbrilmente nel vano tentativo di capire
la situazione in cui era finita. Le amnesie di cui soffriva non aviutava
ma quelle due ragazze si prendevano cura di lei la trattavano come una
principessa rispondendole sempre in modo chiaro e completo ad ogni sia
domande. Eppure c’era qualcosa in quelle giovani donne che non le
tornava: erano troppo simili a qualcuno di cui non ricordava il nome.
Nei loro gesti gentili, pacati ma risoluti rivedeva le azioni di… . Non
se lo ricordava. Com’era quella persona? Era vestita di blu e portava un
cognome insolito.
Era così presa dal loop dei suoi pensieri che quasi non si accorse
dell’esplosione della porta blindata e dell’entrata di una serie
umanoidi con la pelle color verde. Dorothea sentì delle mani gentili
afferrarla e trascinarla in un angolo più riparato dallo scontro che era
appena scoppiato: gli orioniani avevano iniziato a sparare contro di
loro e i cloni del capitano stava rispondendo al fuoco assieme a Lazarus.
Dorothea si alzò in piedi e si mise al riparo dietro una pesante cassa
metallica assieme alle due giovani cloni del capitano Cortes. Da quella
posizione riparata vide entrare un altro Orioniano. Quest’ultimo non
aveva armi ed era vestisto con abiti lussuriosi e sfarzosi. Ricami in
tessuto pregiato intrappolavano nelle vesti una serie di pietre preziose
e strani ornamenti. Per Dorothea fu subito chiaro che quello era il più
pericoloso e ne ebbe conferma quando aprì la bocca per parlare:” Lazarus
dammi i cloni… non hai scampo.”
“Vieniteli a prender Belsar.” Fu la risposta del vulcaniano.
E mentre il combattimento infuriava i due intrapresero un duello verbale.
“Loro serviranno per il mio progetto sull’evoluzione.” Continuò Lazarus.
“Sono merce… ottimi schiavi da far crescere in provetta.” Fu la secca e
cattiva risposta di Belsar.
La moralità si fece avanti e spinse Dorothea ad intervenire:”Lasciateli
in pace… saranno anche cloni ma rimangono delle persone hanno il diritto
di scegliere loro stessi la strada che vogliono intraprendere.”
Lazarus sorrise a quelle parole ma Belsar ne fu pesantemente irritato e
fece un cenno ad uno dei suoi soldati che si diresse verso la ragazza e
le due cloni. Thea capì che se non avesse parlato difficilmente gli
avrebbero scoperti ma non si pentì di quelle parole. Non si pentì
nemmeno quando vide il soldato orioniano avvicinarsi e portare contro di
loro un’ arma. Con la coda dell’occhio vide che gli altri cloni e il
vulcaniano erano stati tagliati fuori e spinti nell’angolo opposto. Non
avrebbero avuto aiuto da parte loro.
Dorothea guardò l’arma dell’orioniano e l’alieno. Era la fine: o
l’avrebbe uccisa o ridotta in schiavitù. Pessima situazione in entrambi
i casi.
“Con te mi divertirò.” Esclamò il soldato con un ghigno malefico.
Fece per puntare l’arma ma poi emise un rantolo e cadde a terra.
Dall’entrata era apparsa una squadra di sbarco federale che stava
ingaggiando gli orioniani nel magazzino e un squadra della sicurezza
della stazione giunta in soccorso dei pirati. Diversi marinai della
Atlantis erano entrati e avevano stordito diversi pirati, Dorothea vide
uno di loro, quello che le aveva salvato la vita pochi istanti prima,
avvicinarsi a loro e chiedere:”Stai bene?”
Lei lo guardò e lo riconobbe:“Alejandro, se tu?”
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Ciao
Marco
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Capitano 0000
Fabio Yager Cortes
Ufficiale comandante
Uss-Atlantis NX-28
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