[Stml9] 3.08 - Suri - Morte di una nave

Maddalena vampitrill a gmail.com
Lun 21 Lug 2014 12:45:47 CEST


Ma che bello! Mi piace molto come hai descritto le diverse scene.
E queste strane morti... dobbiamo fare CSI: Quadrante Delta

Maddy
Il 21/07/2014 00:08, Elena Fuccelli ha scritto:
> So di avervi fatto aspettare un tempo infinito. Per di più, mi sono 
> trovata a scrivere effettivamente si e no la metà di quello che avevo 
> pensato di scrivere...
> Uff... Mi infilo la corazza ed aspetto le coltellate.
>
>
> -----------------------------------
> [INIZIO TRASMISSIONE]
> -----------------------------------
>
> USS Curie - Esterno nebulosa - Plancia di comando - 30 marzo 2393 - 
> Ore 15.32
>
> Lo scienziato Trill sembrava perplesso più che preoccupato. Il 
> fenomeno era decisamente al di fuori della sua esperienza. 
> Presumibilmente dell'esperienza di chiunque. Non si comportava come 
> una nebulosa, non aveva le caratteristiche di una nebulosa. In 
> definitiva assomigliava soltanto ad una nebulosa. E ora che la 
> osservava da vicino, neppure troppo.
> Ma qualunque altra descrizione, qualunque tentativo di incasellare il 
> fenomeno, di interpretarlo sembrava inutile. Poteva essere la più 
> grande scoperta scientifica del secolo.
> O la causa della loro distruzione.
> Insomma, una delle due.
>
>
> USS Curie 1 - Esterno nebulosa – Corridoio infermeria - 30 marzo 2393 
> - Ore 15.35
>
>
> Il corridoio era ingombro di persone che andavano all'infermeria. Con 
> tutti i feriti che c'erano stati – morti, anche? - i teletrasporti 
> d'emergenza dovevano essere intasati, pensò Timeran Bhreel, 
> incespicando alla luce intermittente dell'allarme. La ferita alla 
> fronte le pulsava e non riusciva ad identificare nessuna delle sagome 
> che intuiva intorno a sé. Il pavimento era cosparso delle impronte di 
> stivali impresse in sangue che, sporco, scolorava nel bruno. Il suo 
> sangue si stava mischiando agli altri, gocciolando dalla manica della 
> tuta che ormai era intrisa. Anche la maglia dell'uomo della sicurezza 
> che la stava sostenendo aveva l'odore del sangue. Il respiro dell'uomo 
> si era fatto pesante, come se faticasse a respirare. Aveva una corta 
> barba bionda ed occhi color ghiaccio, fissi di fronte a sé.
> *Devo ricordarmi... Devo ricordarmi di ringraziarlo. Io... Dovrei 
> sapere chi è... Devo...* - pensò confusa la trill.
> La luce che proveniva dall'infermeria la distrasse e per poco non si 
> scontrò con qualcuno che usciva di corsa. La stretta dell'uomo attorno 
> alla sua vita la sostenne ancora, facendole valicare la soglia.
> Qualcuno le si parò di fronte, la accompagnò fino ad un lettino, la 
> fece distendere. Intorno a lei, i bioletti erano tutti occupati. C'era 
> confusione, ordini gridati da un capo all'altro, volti che si 
> confondevano, corpi che si agitavano.
> “Timeran!” - la voce della dottoressa Fuentes si fece udire sopra il 
> caos. La trill si girò, per guardare l'amica azionare i comandi del 
> bioletto:
> “La ferita lacerocontusa alla fronte non è niente di grave.” - 
> annunciò la dottoressa dopo un istante.
> “Allora me ne vado al mio alloggio - disse Timeran, facendo per 
> alzarsi – Non posso tenere un bioletto occupato con tutti questi feriti”
> “Tu non vai da nessuna parte - replicò la dottoressa, estraendo una 
> lampadina per esaminarle il fondo dell'occhio - Hai una lieve 
> commozione cerebrale. E' da tenere sotto controllo.”
> “Beh, almeno è una buona notizia”
> “Cosa? Avere una commozione cerebrale?”
> “No. Che sia lieve” - commentò Timeran, tornando a stendersi. Alle 
> spalle di Luz c'era ancora l'uomo della sicurezza che l'aveva aiutata 
> ad arrivare all'infermeria.
> “Grazie di tutto... Credo di essere in buone mani...” - iniziò la 
> trill, ma si bloccò fissando l'uomo. Gli occhi blu ghiaccio sembravano 
> essersi dilatati in uno sguardo perso e lontanissimo, mentre un 
> cannello di sangue scuro iniziava a sgorgare dalle narici e dalle 
> orecchie. Timeran lanciò un grido di avvertimento e Luz si voltò 
> appena in tempo per vedere l'uomo dalla maglia rossa accasciarsi a 
> terra senza un lamento.
> Luz buttò la lampadina. Timeran istintivamente l'afferrò al volo e si 
> tirò a sedere per seguire i gesti della dottoressa che accorreva al 
> corpo dell'uomo. Con l'aiuto di un assistente, Luz lo distese per 
> iniziare ad esaminarlo con il tricorder medico. La trill le vide 
> passare sul volto espressioni di sorpresa, sconcerto, confusione a 
> mano a mano che proseguiva la lettura dell'esame medico. L'uomo a 
> terra aveva gli occhi quasi fuori dalle orbite. Il collo si era 
> gonfiato e sulle tempie si erano disegnate vene scure che parevano 
> scoppiare dalla pelle.
> “Cosa gli sta succedendo?” - domandò Timeran.
> “Dobbiamo metterlo in stasi e subito!” - gridò la dottoressa Fuentes. 
> L'assistente afferrò lo sventurato per le spalle. Con l'aiuto della 
> dottoressa, l'uomo fu tirato su per essere disteso su una lettiga e 
> trasportato nella parte più interna dell'infermeria.
> Timeran si protese per seguire il più possibile il percorso della 
> lettiga. Si passò una mano sulle tempie. Lei aveva letto tutte le 
> schede di entrambi gli equipaggi, più di una volta. Il volto di 
> quell'uomo le era familiare. Sapeva di averlo già visto, ma... Perché 
> non riusciva a ricordare chi fosse?
>
>
>
> USS Curie – Interno nebulosa – Plancia di comando - 30 marzo 2393 - 
> Ore 15.35
>
>
>> "Capitano..." La voce di Lorelai Jenkins interruppe Suri dal retro 
>> della plancia. Era poco più di un sussurro, ma >tutti si voltarono 
>> nella sua direzione.
>> "Capitano, il comandante Pierce è morto."
>
> “Morto!” - Timeran Bhreel si fece sfuggire un singulto.
> “Morto? - reagì Tynan - “Non è possibile!”
> Suri non emise suoni. Il volto del capitano era diventato una 
> maschera, sotto al taglio che non aveva smesso di sanguinare. Montò 
> verso la consolle tattica, da dove Lorelei Jenkins aveva parlato. 
> L'ufficiale scientifico dopo un attimo di esitazione la imitò, per 
> andare a fissare il corpo di Thomas Pierce da dietro le spalle del 
> tattico. Sembrava che si fosse seduto a terra, stretto nello spazio 
> tra la consolle tattica e quella di ingegneria, con un braccio 
> sollevato a metà e l'altro schiacciato dal peso del corpo. Grumi scuri 
> di sangue scendevano dal naso e dalle orecchie, ma la sua intera 
> figura sembrava come bagnata dalla luce rossa dell'allarme.
> “Non è possibile!” - ripeté l'ufficiale scientifico - “L'ho visto in 
> piedi, dopo che quella navetta ci era venuta addosso!”
> Fissò la Jenkins che scrollò le spalle:
> “Non so che cosa sia successo. Si, ho visto anche io il comandante 
> Pierce in piedi, dopo il disastro. Non era ferito! Gli ho anche 
> parlato... Gli ho detto qualcosa a proposito dei rapporti dalle 
> sezioni colpite. E poi, mentre il capitano stava parlando con la 
> Baffin sullo schermo centrale, l'ho visto cadere a terra. Mi sono 
> chinata su di lui... Il tempo di vederlo sanguinare. Pochi secondi, ed 
> è spirato.”
> Il capitano si girò verso Timeran:
> “Consigliere... Temo di dover affidare a lei il compito di informare 
> la dottoressa Fuentes...”
> La trill abbassò lo sguardo. Suri continuò:
> “...E di chiederle quale dei suoi assistenti sarà in grado di 
> effettuare rapidamente una completa autopsia sul corpo del comandante 
> Pierce”
> “Cosa?” - Timeran quasi soffocò.
> “Mi rendo conto che sarà troppo difficile per la dottoressa effettuare 
> una autopsia personalmente. Ma dobbiamo sapere... Sottolineo, 
> dobbiamo... Che cosa ha causato la morte del comandante. Potrebbe 
> essere la chiave per evitare altre morti”
> Le nostre morti, tradusse mentalmente Tynan. Si accorse, 
> dall'espressione della trill, che il consigliere aveva fatto la stessa 
> traduzione della frase del capitano.
> La trill fece per dire qualcosa, ma qualcosa la bloccò. Era un rumore, 
> che si stava facendo strada attraverso le paratie. Dapprima, Tynan lo 
> aveva confuso con il suono ossessivo dell'allarme, ma poi aveva 
> cominciato a percepirlo. Era cupo, insolito, lontano da qualunque cosa 
> avesse mai sentito in vita sua.
> Suri si precipitò al comunicatore:
> “Capitano a ingegnere capo! - gridò – Che sta succedendo? Vizzini, 
> risponda!”
> “Le comunicazioni non funzionano! -
> Il rumore era più forte. Stava arrivando dai ponti inferiori, ed era 
> sempre più vicino. Tynan si girò. Le paratie avevano iniziato ad 
> oscillare lungo le linee di nervatura, ad oscillare. Sopra il rumore, 
> si sentivano le grida degli uomini. La luce sulla plancia cadde, si 
> riprese, tremolò di nuovo per essere sostituita dalle luci di 
> emergenza. Le paratie si stavano deformando, il pavimento si piegava 
> sotto i loro piedi. Lo squarcio profondo che la navetta Kazon aveva 
> lasciato nella plancia si stava allargando a vista d'occhio, seguendo 
> le linee della copertura, fino a mostrare lo spazio al di là del campo 
> di forze. Tynan si rese conto che aria, pressione, gravità, tutte 
> quelle cose che era abituato a dare per scontate e che per lui 
> significavano vita o morte, si reggevano adesso solo con quel fragile 
> campo di forze.
> Tynan si aggrappò alla consolle tattica, che miracolosamente era 
> ancora attiva. Gli balzarono agli occhi i rapporti dalle sezioni:
> “Abbiamo espulso il nucleo! - urlò - “Integrità strutturale 
> compromessa su tre ponti!”
> “Abbandonate la nave!” - gridò Suri.
> Una mano lo costrinse di forza a lasciare la presa sulla consolle, lo 
> prese per le spalle, conducendolo via, verso il turboascensore:
> “Vieni via!” - capì che era la Jenkins che lo stava trascinando.
> incespicò in un corpo, si riprese, rendendosi conto che era Thomas 
> Pierce, ma non poteva fare più niente per lui. Il campo di forze stava 
> cedendo. C'era qualcuno vicino, riconobbe alle luci di emergenza 
> Timeran Bhreel, l'afferrò a sua volta, in una catena che doveva 
> arrivare al turboascensore prima che i campi di forze d'emergenza 
> sigillassero la zona che stava cedendo.
> La Jenkins lo spinse dentro. Le porte del turboascensore si stavano 
> chiudendo. Timeran era con loro, ma attraverso lo stretto spiraglio 
> Tynan vide con orrore le sagome di quelli che non potevano arrivare in 
> tempo.
>
>
> USS Baffin – Interno nebulosa – Plancia di comando - 30 marzo 2393 - 
> Ore 15.36
>
>
>
> “Capitano! - Piotr Volkoff alzò la voce, senza curarsi di non apparire 
> in ansia – Sto rilevando irregolarità nell'emissione energetica della 
> Curie... Credo che abbiano appena espulso il nucleo!”
> “Come? - Le antenne di Enizia scattarono verso lo schermo – Apra un 
> canale!”
> Volkoff scosse la testa:
> “Ci ho già provato. Nessuna risposta. O le comunicazioni non 
> funzionano più o non sono più in grado di rispondere.”
> “Capitano, ho delle letture della Curie. Forti esplosioni su tutti i 
> ponti. Temo che il comandante abbia ragione: hanno espulso il nucleo– 
> intervenne Samak. Il volto della vulcaniana era impassibile come al 
> solito, ma Volkoff avrebbe giurato di avere sentito un tremito nella 
> voce della donna.
> Enizia corse alla propria poltrona per premere il comunicatore:
> “Enizia a comandante Brown! Risponda, comandante!”
> =^= Qui Brown. =^=
> “Dobbiamo arrivare alla Curie, subito!”
> =^=Possiamo contare al massimo su mezzo impulso, capitano... E non a 
> lungo!=^=
> “Regga più che può, comandante”
> Si girò verso il timoniere:
> “Ha sentito? Mezzo impulso!”
> “Si, signore!”
> Volkoff tornò a chinare lo sguardo sui propri monitor. Il pulviscolo 
> della nebulosa impediva di avere una chiara visuale della Curie, ma le 
> letture dicevano che la nave federale stava perdendo integrità 
> strutturale. Calcolò che ci sarebbero voluti almeno altri cinque/sette 
> minuti prima di arrivare all'altra nave.
> * Troppi! * - pensò. Uno sguardo circolare gli disse che tutti, lì, 
> sulla plancia avevano fatto lo stesso conto.
> “Fra quanto saremo a portata di teletrasporto?” - domandò il capitano.
> “Quattro minuti e... Ventotto secondi in questo momento” - rispose Samak.
> Tornò a premere sul comunicatore:
> “Enizia a Comandante Brown” - chiamò.
> =^= Capitano, giuro che sto facendo tutto il possibile! =^=
> “Ho bisogno di sapere se abbiamo energia per i teletrasporti 
> d'emergenza. ”
> =^= Posso deviare parte dell'energia del mantenimento alla sala 
> teletrasporto, ma non possiamo fare più di una dozzina di 
> teletrasporti contemporanei =^=
> “Sprema tutto quello che può dai motori, comandante! Enizia, chiudo!”
> Tre minuti.
> Samak spezzò il silenzio.
> “Credo di riuscire ad avere una visuale della Curie sui sensori” - disse.
> “Sullo schermo” - ordino' il capitano.
> La Curie era sospesa come in una sorta di nebbia. In alcuni punti, il 
> pulviscolo era più fitto e sembrava avvolgere la nave in un batuffolo 
> stranamente colorato.
> Due minuti.
> La nave scomparve, riapparve, scomparve di nuovo. Il pulviscolo vicino 
> alle gondole aveva assunto una colorazione rossastra, riflettente. 
> Mentre fissava lo schermo, Volkoff si rese conto che le gondole 
> stavano cedendo plasma.
> “Pochi secondi... - mormorò Volkoff – Pochi secondi ancora!”
> Ora si vedeva più chiaramente. La sezione a disco era stata trapassata 
> più volte e attraverso le ferite perdeva gas, materiale, forse anche 
> uomini. Piotr provò una stretta al cuore, ma non aveva tempo di 
> pensarci, in quel momento. Controllò i circuiti dei teletrasporti, 
> cancellando con un gesto un paio di subroutine che avrebbero 
> rallentato l'arrivo dell'equipaggio dall'altra nave.
> “Siamo a portata di trasporto, capitano!”
> “Capitano a sala teletrasporto: agganciate quante più persone possibile!”
> =^= Si, signore =^=
> Volkoff si rese conto di stare trattenendo il respiro. Lasciò andare 
> l'aria, si riempì di nuovo i polmoni, prima che arrivasse una 
> segnalazione dalla sala teletrasporto:
> “Abbiamo a bordo i primi membri dell'equipaggio, signore!” - disse 
> Volkoff.
> “Dica alla sezione di continuare a trasportare l'equipaggio a getto 
> continuo”
> “Già fatto, signore”
> Sullo schermo, una delle gondole si staccò dalla nave, subito seguita 
> dall'altra. Le luci di emergenza si spensero, facendo piombare il 
> relitto nell'oscurità. Senza più energia, la Curie era condannata, non 
> c'era altro modo per definirla. Si sarebbe aspettato che la nave 
> esplodesse in una vampa di fuoco. No: niente di tutto questo. Era come 
> se la Curie si stesse disgregando, smontandosi pezzo a pezzo per 
> riunirsi alla nebulosa di cui ormai avrebbe fatto parte, lei ed i 
> corpi immobili delle persone che in lei avevano trovato la morte.
> Sul suo monitor, il numero relativo ai segni vitali provenienti dal 
> relitto brillarono ancora per un secondo, poi si spensero. Non c'era 
> più nessuno di vivo, laggiù.
>
> -----------------------------------
> FINE TRASMISSIONE]
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>
> Ciao! :-D
> Elena
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> Capitano Suri
> USS Curie
> Progetto Pytheas - Delta Quadrant
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Tenente Comandante Timeran Bhreel
CNS USS Curie
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