[Stml9] 3.08 - Suri - Morte di una nave

Elena Fuccelli mf9115 a mclink.it
Lun 21 Lug 2014 22:07:07 CEST


Rileggendolo a freddo, mi sono accorta di un paio di piccoli errori di 
battitura o nel copia/incolla. Lo riposto con qualche correzione... 
Nessuno ha visto degli errori?


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  [INIZIO TRASMISSIONE]
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USS Curie - Esterno nebulosa - Plancia di comando - 30 marzo 2393 -
Ore 15.32
  
Lo scienziato Trill sembrava perplesso più che preoccupato. Il
fenomeno era decisamente al di fuori della sua esperienza.
Presumibilmente dell'esperienza di chiunque. Non si comportava come
una nebulosa, non aveva le caratteristiche di una nebulosa. In
definitiva assomigliava soltanto ad una nebulosa. E ora che la
osservava da vicino, neppure troppo.
Ma qualunque altra descrizione, qualunque tentativo di incasellare
il fenomeno, di interpretarlo sembrava inutile. Poteva essere la più
grande scoperta scientifica del secolo.
O la causa della loro distruzione.
Insomma, una delle due.
  
  
USS Curie 1 - Esterno nebulosa – Corridoio infermeria - 30 marzo
2393 - Ore 15.35
  
  
Il corridoio era ingombro di persone che andavano all'infermeria.
Con tutti i feriti che c'erano stati – morti, anche? -  i
teletrasporti d'emergenza dovevano essere intasati, pensò Timeran
Bhreel, incespicando alla luce intermittente dell'allarme. La ferita
alla fronte le pulsava e non riusciva ad identificare nessuna delle
sagome che intuiva intorno a sé. Il pavimento era cosparso delle
impronte di stivali impresse in sangue che, sporco, scolorava nel
bruno. Il suo sangue si stava mischiando agli altri, gocciolando
dalla manica della tuta che ormai era intrisa. Anche la maglia
dell'uomo della sicurezza che la stava sostenendo aveva l'odore del
sangue. Il respiro dell'uomo si era fatto pesante, come se faticasse
a respirare. Aveva una corta barba bionda ed occhi color ghiaccio,
fissi di fronte a sé.
*Devo ricordarmi... Devo ricordarmi di ringraziarlo. Io... Dovrei
sapere chi è... Devo...* - stava pensando la trill.
La luce che proveniva dall'infermeria la distrasse e per poco non si
scontrò con qualcuno che usciva di corsa. La stretta dell'uomo
attorno alla sua vita la sostenne ancora, facendole valicare la
soglia.
Qualcuno le si parò di fronte, la accompagnò fino ad un lettino, la
fece distendere. Intorno a lei, i bioletti erano tutti occupati.
C'era frastuono, ordini gridati da un capo all'altro, volti che si
confondevano, corpi che si agitavano da ogni lato dell'infermeria.
“Timeran!” - la voce della dottoressa Fuentes si fece udire sopra il
caos. La trill si girò, per guardare l'amica azionare i comandi del
bioletto:
“La ferita lacerocontusa alla fronte non è niente di grave.” -
annunciò la dottoressa dopo un istante.
  “Allora me ne vado al mio alloggio - disse Timeran, facendo per
alzarsi – Non posso tenere un bioletto occupato con tutti questi
feriti”
  “Tu non vai da nessuna parte - replicò la dottoressa, estraendo una
lampadina per esaminarle il fondo dell'occhio - Hai una lieve
commozione cerebrale. E' da tenere sotto controllo.”
“Beh, almeno è una buona notizia”
“Cosa? Avere una commozione cerebrale?”
  “No. Che sia lieve” - commentò Timeran, tornando a stendersi. Alle
spalle di Luz c'era ancora l'uomo della sicurezza che l'aveva aiutata
ad arrivare all'infermeria.
  “Grazie di tutto... Credo di essere in buone mani...” - iniziò la
trill, ma si bloccò fissando l'uomo. Gli occhi blu ghiaccio
sembravano essersi dilatati in uno sguardo perso e lontanissimo,
mentre un cannello di sangue scuro iniziava a sgorgare dalle narici e
dalle orecchie. Timeran lanciò un grido di avvertimento e Luz si
voltò appena in tempo per vedere l'uomo dalla maglia rossa
accasciarsi a terra senza un lamento.
  Luz buttò la lampadina. Timeran istintivamente l'afferrò al volo e
si tirò a sedere per  seguire i gesti della dottoressa che accorreva
al corpo dell'uomo. Con l'aiuto di un assistente, Luz lo distese  per
iniziare ad esaminarlo con il tricorder medico. La trill le vide
passare sul volto espressioni di sorpresa, sconcerto, confusione a
mano a mano che proseguiva la lettura dell'esame medico. L'uomo a
terra aveva gli occhi quasi fuori dalle orbite. Il collo si era
gonfiato e sulle tempie si erano disegnate vene scure che parevano
scoppiare dalla pelle.
  “Cosa gli sta succedendo?” - domandò Timeran.
  “Dobbiamo metterlo in stasi e subito!” - gridò la dottoressa
Fuentes. L'assistente afferrò lo sventurato per le spalle. Con
l'aiuto della dottoressa, l'uomo fu tirato su per essere disteso su
una lettiga e trasportato nella parte più interna dell'infermeria.
Timeran si protese per seguire il più possibile il percorso della
lettiga. Si passò una mano sulle tempie. Lei aveva letto tutte le
schede di entrambi gli equipaggi, più di una volta. Il volto di
quell'uomo le era familiare. Sapeva di averlo già visto, ma... Perché
non riusciva a ricordare chi fosse?
  
  
  
  USS Curie – Interno nebulosa – Plancia di comando - 30 marzo 2393 -
Ore 15.35
  
  
>"Capitano..." La voce di Lorelai Jenkins interruppe Suri dal retro 
>della plancia. Era poco più di un sussurro, ma tutti si voltarono 
>nella sua direzione.
>"Capitano, il comandante Pierce è morto."
  
  “Morto!” - Timeran Bhreel si fece sfuggire un singulto.
  “Morto? - reagì Tynan - “Non è possibile!”
  Suri non emise suoni. Il volto del capitano era diventato una
maschera, sotto al taglio che non aveva smesso di sanguinare. Montò
verso la consolle tattica, da dove Lorelei Jenkins aveva parlato.
L'ufficiale scientifico dopo un attimo di esitazione la imitò, per
andare a fissare il corpo di Thomas Pierce da dietro le spalle del
tattico. Sembrava che si fosse seduto a terra, stretto nello spazio
tra la consolle tattica e quella di ingegneria, con un braccio
sollevato a metà e l'altro schiacciato dal peso del corpo. Grumi
scuri di sangue scendevano dal naso e dalle orecchie, ma la sua
intera figura sembrava come bagnata dalla luce rossa dell'allarme.
  “Non è possibile!” - ripeté l'ufficiale scientifico - “L'ho visto in
piedi, dopo che quella navetta ci era venuta addosso!”
Fissò la Jenkins che scrollò le spalle:
  “Non so che cosa sia successo. Si, ho visto anche io il comandante
Pierce in piedi, dopo il disastro.  Non era ferito! Gli ho anche
parlato... Gli ho detto qualcosa a proposito dei rapporti dalle
sezioni colpite. E poi, mentre il capitano stava parlando con la
Baffin sullo schermo centrale, l'ho visto cadere a terra. Mi sono
chinata su di lui... Il tempo di vederlo sanguinare. Pochi secondi,
ed è spirato.”
  Il capitano si girò verso Timeran:
  “Consigliere... Temo di dover affidare a lei il compito di informare
la dottoressa Fuentes...”
  La trill abbassò lo sguardo. Suri continuò:
  “...E di chiederle quale dei suoi assistenti sarà in grado di
effettuare rapidamente una completa autopsia sul corpo del comandante 
Pierce”
  “Cosa?” - Timeran quasi soffocò.
  “Mi rendo conto che sarà troppo difficile per la dottoressa
effettuare una autopsia personalmente. Ma dobbiamo sapere...
Sottolineo, dobbiamo... Che cosa ha causato la morte del comandante.
Potrebbe essere la chiave per evitare altre morti”
  Le nostre morti, tradusse mentalmente Tynan.  Si accorse,
dall'espressione della trill, che il consigliere aveva fatto la
stessa traduzione della frase del capitano.
  La trill fece per dire qualcosa, ma qualcosa la bloccò. Era un
rumore, che si stava facendo strada attraverso le paratie. Dapprima,
Tynan lo aveva confuso con il suono ossessivo dell'allarme, ma poi
aveva cominciato a percepirlo. Era cupo, insolito, lontano da
qualunque cosa avesse mai sentito in vita sua.
  Suri si precipitò al comunicatore:
  “Capitano a ingegnere capo! - gridò – Che sta succedendo? Vizzini,
risponda!”
  “Le comunicazioni non funzionano! -
  Il rumore era più forte. Stava arrivando dai ponti inferiori, ed era
sempre più vicino. Tynan si girò. Le paratie avevano iniziato ad
oscillare lungo le linee di nervatura. Sopra il rumore,
si sentivano le grida degli uomini. La luce sulla plancia cadde, si
riprese, tremolò di nuovo per essere sostituita dalle luci di
emergenza. Le paratie si stavano deformando, il pavimento si piegava
sotto i loro piedi. Lo squarcio profondo che la navetta Kazon aveva
lasciato nella plancia si stava allargando a vista d'occhio, seguendo
le linee della copertura, fino a mostrare lo spazio al di là del
campo di forze. Tynan si rese conto che aria, pressione, gravità,
tutte quelle cose che era abituato a dare per scontate e che per lui
significavano vita o morte, si reggevano adesso solo con quel fragile
campo di forze.
Tynan si aggrappò alla consolle tattica, che miracolosamente era
ancora attiva. Gli balzarono agli occhi i rapporti dalle sezioni:
  “Abbiamo espulso il nucleo! - urlò - “Integrità strutturale
compromessa su tre ponti!”
  “Abbandonate la nave!” - gridò Suri.
  Una mano lo costrinse di forza a lasciare la presa sulla consolle,
lo prese per le spalle, conducendolo via, verso il turboascensore:
  “Vieni via!” - capì che era la Jenkins che lo stava trascinando.
  Incespicò in un corpo, si riprese, rendendosi conto che era Thomas
Pierce, ma non poteva fare più niente per lui. Il campo di forze
era sul punto di saltare. C'era qualcuno vicino, riconobbe alle luci 
di
emergenza Timeran Bhreel, l'afferrò a sua volta, in una catena che
doveva arrivare al turboascensore prima che i campi di forze
d'emergenza sigillassero la zona che stava cedendo.
  La Jenkins lo spinse dentro. Le porte del turboascensore si stavano
chiudendo. Timeran era con loro, ma attraverso lo stretto spiraglio
Tynan vide con orrore le sagome di quelli che non potevano arrivare
in tempo.
  
  
  USS Baffin – Interno nebulosa – Plancia di comando - 30 marzo 2393 -
Ore 15.36
  
  
  
  “Capitano! - Piotr Volkoff alzò la voce, senza curarsi di non
apparire in ansia – Sto rilevando irregolarità nell'emissione
energetica della Curie... Credo che abbiano appena espulso il
nucleo!”
  “Come? - Le antenne di Enizia scattarono verso lo schermo – Apra un
canale!”
  Volkoff scosse la testa:
  “Ci ho già provato. Nessuna risposta. O le comunicazioni non
funzionano più o non sono più in grado di rispondere.”
  “Capitano, ho delle letture della Curie. Forti esplosioni su tutti i
ponti. Temo che il comandante abbia ragione: hanno espulso il nucleo–
intervenne Samak. Il volto della vulcaniana era impassibile come al
solito, ma Volkoff avrebbe giurato di avere sentito un tremito nella 
sua
voce.
  Enizia corse alla propria poltrona per premere il comunicatore:
  “Enizia a comandante Brown! Risponda, comandante!”
  =^= Qui Brown. =^=
  “Dobbiamo arrivare alla Curie, subito!”
  =^=Possiamo contare al massimo su mezzo impulso, capitano... E non a 
lungo!=^=
  “Regga più che può, comandante”
  Si girò verso il timoniere:
  “Ha sentito? Mezzo impulso!”
  “Si, signore!”
  Volkoff tornò a chinare lo sguardo sui propri monitor. Il pulviscolo
della nebulosa impediva di avere una chiara visuale della Curie, ma
le letture dicevano che la nave federale stava perdendo integrità
strutturale. Calcolò che ci sarebbero voluti almeno altri
cinque/sette minuti prima di arrivare all'altra nave.
  * Troppi! * - pensò. Uno sguardo circolare gli disse che tutti, lì,
sulla plancia avevano fatto lo stesso conto.
  “Fra quanto saremo a portata di teletrasporto?” - domandò il
capitano.
  “Quattro minuti e... Ventotto secondi in questo momento” - rispose
Samak.
  Tornò a premere sul comunicatore:
  “Enizia a Comandante Brown” - chiamò.
  =^= Capitano, giuro che sto facendo tutto il possibile! =^=
  “Ho bisogno di sapere se abbiamo energia per i teletrasporti
d'emergenza. ”
  =^= Posso deviare parte dell'energia del mantenimento alla sala
teletrasporto, ma non possiamo fare più di una dozzina di
teletrasporti contemporanei =^=
  “Sprema tutto quello che può dai motori, comandante! Enizia,
chiudo!”
  Tre minuti.
  Samak spezzò il silenzio.
  “Credo di riuscire ad avere una visuale della Curie sui sensori” -
disse.
  “Sullo schermo” - ordino' il capitano.
  La Curie era sospesa come in una sorta di nebbia. In alcuni punti,
il pulviscolo era più fitto e sembrava avvolgere la nave in un
batuffolo stranamente colorato.
  Due minuti.
  La nave scomparve, riapparve, scomparve di nuovo. Il pulviscolo
vicino alle gondole aveva assunto una colorazione rossastra,
riflettente. Mentre fissava lo schermo, Volkoff si rese conto che le
gondole stavano cedendo plasma.
  “Pochi secondi... - mormorò Volkoff – Pochi secondi ancora!”
  Ora si vedeva più chiaramente. La sezione a disco era stata
trapassata più volte e attraverso le ferite perdeva gas, materiale,
forse anche uomini. Piotr provò una stretta al cuore, ma non aveva
tempo di pensarci, in quel momento. Controllò i circuiti dei
teletrasporti, cancellando con un gesto un paio di subroutine che
avrebbero rallentato l'arrivo dell'equipaggio dall'altra nave.
  “Siamo a portata di trasporto, capitano!”
  “Capitano a sala teletrasporto: agganciate quante più persone
possibile!”
  =^= Si, signore =^=
  Volkoff si rese conto di stare trattenendo il respiro. Lasciò andare
l'aria, si riempì di nuovo i polmoni, prima che arrivasse una
segnalazione dalla sala teletrasporto:
  “Abbiamo a bordo i primi membri dell'equipaggio, signore!” - disse
Volkoff.
  “Dica alla sezione di continuare a trasportare l'equipaggio a getto
continuo”
  “Già fatto, signore”
  Sullo schermo, una delle gondole si staccò dalla nave, subito
seguita dall'altra. Le luci di emergenza si spensero, facendo
piombare il relitto nell'oscurità. Senza più energia, la Curie era
condannata, non c'era altro modo per definirla. Si sarebbe aspettato
che la nave esplodesse in una vampa di fuoco. No: niente di tutto
questo. Era come se la Curie si stesse disgregando, smontandosi pezzo
a pezzo per riunirsi alla nebulosa di cui ormai avrebbe fatto parte,
lei ed i corpi immobili delle persone che in lei avevano trovato la
morte.
  Sul suo monitor, il numero relativo ai segni vitali provenienti dal
relitto brillarono ancora per un secondo, poi si spensero. Non c'era
più nessuno di vivo, laggiù.
  
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[FINE TRASMISSIONE]
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Ciao! :-D
Elena
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  Capitano Suri
  USS Curie
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