[Stml9] [3.14 - Bhreel - Perchè non l'hanno chiesto a Janet?]
Tenente Samak
ten.samak a gmail.com
Dom 2 Nov 2014 20:55:42 CET
Bellisimissimo brano! Scritto alla perfezione direi!
Quindi adesso abbiamo anche degli ostaggi oltre a dover capire che fare di
sti simpaticissimi Borg...
Ileana
Il 02/nov/2014 20:25 "Maddalena" <vampitrill a gmail.com> ha scritto:
> Eccomi.
> Non so come raccapazzarmi col casino che è venuto fuori. Perciò, per
> riprendere l'espressione di Franco, lascio l'incul... ehm, la papata
> bollente al prossimo fortunello e mi concentro solo su quello che accade
> sulla nave.
>
>
>
> *================================================ USS Baffin - Ufficio
> Consigliere - 31 marzo 2393 - Ore 8.35*
>
>
>
> "Per cui, tu gli credi ?"
>
> "Non è questione di credergli. Onestamente, ho avuto conversazioni più
> stimolanti con Whinston, ma non vedo che altre possibilità ci siano. Se si
> trattasse di una psicosi collettiva, non racconterebbero tutti la stessa
> storia, non con questo livello di dettaglio. E dobbiamo considerare il
> fatto che alcuni di loro non compaiono nel nostro database."
>
> "Questo in sé non prova niente, Timeran. Se si tratta di una vostra
> versione futura, potreste aver imbarcato quelle persone in un secondo
> momento."
>
> "Non sono così anziani. Le età dei... dei doppioni corrispondono a meno di
> qualche mese. Come potremmo averli imbarcati? Siamo praticamente in mezzo
> al niente. No, io credo che la spiegazione più logica sia questa. Sono
> nostre versioni alternative. Non è raro che in questo genere di fenomeni si
> generino dei varchi dimensionali. La struttura dello spazio-tempo si
> strappa un po' troppo facilmente per i miei gusti."
>
>
>
> Appel esitò un istante, poi osservò la sua controparte, teletrasportatasi
> dalla Curie poche ore prima - Luz aveva acconsentito a dimetterla dietro
> assicurazione di tornare dritta in infermeria al primo segno di malessere -
> per assisterlo nell'aiutare i sopravvissuti.
>
>
>
> "Sembra la soluzione più logica, sì. Ma sei sicura di non volere un po'
> troppo che lo sia?"
>
>
>
> Timeran, accomodata sul divanetto e ancora china sui padd disposti in
> ordine sparso sul tavolino da caffè, alzò lo sguardo dai dati, puntandolo
> sul collega. Strinse leggermente le labbra. Intuiva vagamente dove Appel
> voleva andare a parare, ma non intendeva aiutarlo ad arrivarci.
>
>
>
> "Quello che desidero un po' troppo è un raktajino al cioccolato. Credo di
> non avere preferenze sul motivo per cui delle persone innocenti sono
> saltate in aria."
>
>
>
> Interiormente si batté da sola sulla spalla per la sua brillante risposta.
> Suonava sulla difensiva persino alle sue, di orecchie. Appel continuò a
> osservarla per un istante, un'espressione gentile stampata sul viso largo e
> aperto. Era un buon terapeuta, uno di quelli che da l'impressione di
> conoscere bene le tue debolezze perché sono anche le sue.
>
>
>
> "E' normale che l'ipotesi che una tua versione a breve termine sia, per
> usare le tue parole, saltata in aria insieme a tutte le persone che ti
> circondano ti turbi. Non farmi dire cose che sai benissimo da sola."
>
>
>
> La donna si raddrizzò, mentre la sua mente spostava automaticamente
> l'attenzione dall'analisi dei sopravvissuti alla propria persona. Essere
> l'analista di sé stesso è sempre un brutto affare, ma risulta più facile se
> si hanno due cervelli a disposizione. Sospirò.
>
>
>
> "Va bene, forse non hai torto."
>
> "Vuoi dire che forse ho ragione."
>
> "Ora non esagerare, Luis."
>
>
>
> Il sorriso gentile dell'uomo si aprì in uno di scherno.
>
>
>
> "Muoviti, è l'ora del nostro giro."
>
>
>
> Con una certa difficoltà si issò dal divanetto e si diresse alla porta.
> Timeran non lo imitò.
>
>
>
> "Vuoi che venga con te?"
>
> "Santo cielo, se non ci venissi dovrei andare a vedere quelle persone con
> il tenente V'Lar. A quel punto diventerei io quello che ha bisogno di
> andare in analisi. Ti prometto che se inizi a dare testate alla paratia, ti
> rimando subito sulla Curie."
>
>
>
> Timeran lo seguì in corridoio.
>
>
>
> *USS Baffin - Stiva di carico 2 - 31 marzo 2393 - Ore 8.47*
>
>
>
> Il gigante si passò una mano sulla pelata, sentendo sotto le dita la pelle
> insolitamente liscia. Poi la mano scese lungo il petto, lisciando il lembo
> anteriore della giacca dell'uniforme che, come previsto, calzava a
> pennello. Sfiorò con le dita il comunicatore a forma di delta sul cuore e
> un ghigno soddisfatto gli comparve sul volto.
>
>
>
> "Ja abmanùl bi i maju mat' . Ingannerei anche mia madre, in questo stato.
> Non posso dire che mi piaccia, ma hai fatto un buon lavoro, dottore."
>
>
>
> L'altro uomo rimase fermo dove si trovava a contemplare la sua opera.
>
>
>
> "Comandante, i vestiti e i capelli non basteranno, lo sa, non è vero?
> Dovrà comportarsi e parlare come lui se vuole ingannarli."
>
> "Lo so. Sono degli idioti, ma non fino a questo punto. Tu preoccupati di
> tenere sotto controllo il Volkoff di questo universo. Io penserò al resto."
>
>
>
> Lo sguardo si posò minaccioso sul medico, mentre i suoi uomini si
> allineavano alle sue spalle, debitamente agghindati per l'occasione.
>
>
>
> "Niente errori o ne pagherai le conseguenze."
>
>
>
> *USS Baffin - Corridoio - 31 marzo 2393 - Ore 8.49*
>
>
>
> Nonostante l'espressione impassibile, l'uniforme impeccabile, la postura
> eretta e il passo deciso ma non frettoloso, sotto la superficie Samak era
> un ribollire di logiche considerazioni.
>
> Svoltò l'angolo diretta alla stiva di carico, tre muscolosi addetti alla
> sicurezza che trotterellavano nella sua scia. Il personale in corridoio si
> aprì per lasciarli passare, rivolgendo alla vulcaniana occhiate perplesse e
> allarmate che lei registrò e classificò immediatamente come ininfluenti.
>
> Normalmente non avrebbe dato retta ad alcuna impressione intuitiva basata
> su una conversazione di un minuto e trentaquattro secondi via comunicatore
> per dubitare del fatto che Volkoff potesse essere perfettamente normale.
>
> Tuttavia lei stessa aveva ravvisato una deviazione inspiegabile nella
> risposta del collega e, vista la particolare situazione con cui si stavano
> confrontando, valeva la pena controllare. In ogni caso, poi, l'ordine del
> capitano andava eseguito.
>
> Vide la squadra beta svoltare all'altro capo del corridoio proprio mentre
> le porte della stiva si aprivano per lasciare passare l'imponente mole del
> russo.
>
>
>
> "Tenente Volkoff..."
>
>
>
> Gli occhi della donna passarono in rassegna il gigante con metodica
> precisione vulcaniana.
>
> Il russo sorrise, poi girò il capo a guardare le due squadre della
> sicurezza. Dietro di lui, i due uomini che l'accompagnavano fecero lo
> stesso.
>
>
>
> "Comandante, c'è qualche problema?"
>
>
>
> "Il Capitano Enizia era preoccupata per la situazione venutasi a creare
> con i nostri ospiti. Mi ha inviato a controllare. Mi pare che lei stia
> bene. La situazione è sotto controllo?"
>
>
>
> Il gigante sorrise appena. Un occhio meno logico avrebbe forse colto una
> sfumatura diversa in quel sorriso, una lieve differenza, un'ombra. Ma Samak
> era stata addestrata alla logica e tutte le evidenze dimostravano che
> Volkoff era in perfetta salute, lì in piedi davanti a lei, il phaser alla
> cintura come da disposizioni. Colse nei due uomini un'ombra di nervosismo,
> ma non le parve diversa da quella manifestata da altri membri del personale.
>
>
>
> "Perfettamente, comandante. C'è stata un po' di confusione, ma la
> sicurezza è intervenuta a sedarla in modo... tempestivo. Come ho detto al
> capitano, non ci sono feriti.
>
> "Il Capitano mi ha ordinato di controllare personalmente e di fare
> rapporto" rispose piattamente Samak, gli occhi sempre puntati al russo.
>
> "Prego. Io ho un rapporto da stendere, se non ha bisogno di me."
>
>
>
> Volkoff fece cenno ai due di rimanere e si avviò lungo il corridoio. Tutto
> pareva perfettamente nella norma. Samak entrò.
>
>
>
> *USS Baffin - Stiva di carico 2 - 31 marzo 2393 - Ore 8.50*
>
>
>
> "La porta si è aperta. Credo sia qualcuno del tuo equipaggio. Una donna
> vulcaniana. Ci sono altri uomini..."
>
>
>
> Il sussurro di Janet era quasi impercettibile. Volkoff non poteva vedere
> la porta dalla sua posizione, ma percepiva il movimento delle guardie che
> si avvicinavano per nasconderlo ulteriormente alla vista e le voci
> provenienti dall'altra parte della stiva. Sentì una delle guardie urtarlo
> con una gamba mentre arretrava verso di lui. Reagì immediatamente.
>
> Sferrò un calcio alla gamba che lo stava sfiorando, più o meno all'altezza
> di quello che credeva fosse il ginocchio della guardia. Ebbe fortuna.
> Seguirono un soddisfacente crack, l'urlo dell'uomo e i tonfo dell'arma che
> cadeva a terra.
>
> Puntò il ginocchio per sollevarsi di colpo in posizione seduta mentre il
> secondo uomo si curvava su di lui. Lo colpì gettandolo a terra e fece leva
> sulle gambe per alzarsi in piedi. Aveva ancora le mani legate dietro la
> schiena e l'hypo con lo stimolante stretto tra le mani. Calciò l'arma
> dell'uomo a terra per allontanarla da lui. Janet la afferrò e fece fuoco,
> stordendo la guardia. Poi fu abbattuta a sua volta da un colpo di phaser.
>
>
>
> Gli uomini si Samak si erano sparpagliati tra i profughi non appena
> varcata la soglia. La situazione sembrava tranquilla quanto il gigante
> gliel'aveva descritta, ma la vulcaniana ordinò comunque un'ispezione. Se
> anche i vulcaniani hanno un istinto, il suo le diceva che tutta questa
> calma non quadrava. Gli addetti alla sicurezza si fecero largo tra i
> presenti. Il guardiamarina Felhn si diresse verso il fondo della stiva. Era
> a pochi metri quando udì l'urlo. Scattò nella sua direzione ma venne
> ostacolato da un uomo che gli si gettò addosso col chiaro intento di
> fermarlo. La stiva esplose di urla. Si liberò in tempo per vedere la
> giovane donna di colore sparare ad un uomo a terra.
>
>
>
> Samak non si era aspettata uno scontro aperto, ma era comunque preparata
> ad affrontarlo. Non ci volle molto perché le sue squadre riducessero
> all'impotenza gli aggressori. Si chinò a sentire il polso dell'uomo che,
> dietro ordine di Volkoff, era rientrato con lei nella stiva e l'aveva
> aggredita allo scoppio dello scontro. Sapeva di non averlo colpito tanto
> forte da ucciderlo. Si trattava di puro puntiglio.
>
> Le grida di Felhn l'avevano attirata in fondo alla stiva. Due uomini a
> terra, uno dei quali si teneva la gambe e urlava, una giovane donna di
> colore svenuta accanto ad un'arma phaser, il guardiamarina con la sua arma
> ancora puntata.
>
> E lì di fronte a lei, un altro Volkoff, le mani legate dietro la schiena,
> indosso un'uniforme non d'ordinanza. Samak puntò il phaser verso il
> gigante, mentre questo lasciava cadere un hypospray sul pavimento. Quindi
> si sfiorò il comunicatore.
>
>
>
> *USS Baffin - Corridoio - 31 marzo 2393 - Ore 8.53*
>
>
>
> Fu una questione di minuti.
>
> Timeran e Appel procedevano lungo il corridoio a passo rapido, discutendo
> delle condizioni dei sopravvissuti. Quando Volkoff svoltò l'angolo di
> fronte a loro, Appel stava parlando alla collega e non se ne accorse.
> Timeran invece lo vide. Sorrise.
>
> La prima cosa che aveva pensato incontrando quell'uomo era stata che,
> essendo cinquanta centimetri più alto di lei, per guardarlo negli occhi
> avrebbe dovuto salire in piedi su una sedia. D'altra parte se mai, in
> quanto capo della sicurezza, avesse dovuto trasportarla di peso da qualche
> parte non avrebbe avuto problemi. In un certo modo la cosa la faceva
> sentire meglio. C'era sempre un che di rassicurante in lui e nei suoi modi,
> nonostante il suo enorme aspetto.
>
> Ma non questa volta.
>
> Timeran aggrottò le sopracciglia. Si fermò.
>
> Appel si voltò.
>
>
>
> "Tenente Volkoff, buongiorno..."
>
>
>
> Il gigante non rispose. Al suo posto la voce di Samak uscì dagli
> altoparlanti.
>
>
>
> =^=Allarme intruso! Volkoff deve essere fermato!=^=
>
>
>
> Il sorriso sul volto di Appel svanì, in perfetta corrispondenza con quello
> del gigante.
>
> Timeran rimase ferma dov'èra. Una voce gridò dal fondo del corridoio.
>
> Volkoff estrasse un phaser. Sparò ad Appel.
>
> Poi afferrò Timeran e le puntò l'arma alla tempia.
>
>
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