[Stml9] 4.12 - Suri- Genocidio ultimo atto

Luigi Fantin alan.brown.pytheas a gmail.com
Lun 24 Ago 2015 13:27:50 CEST


ricevuta.

ma ci era già arrivata. Mi sa che Elena l'aveva mandata ai nostri indirizzi
specifici.

GG

Il giorno 3 agosto 2015 00:39, Adm. Demetrios Kaloethes <kaloethes a gmail.com
> ha scritto:

> Ci sono dei problemi con la ML: sebbene nell'archivio (
> http://gioco.net/pipermail/stml9/2015-August/date.html ) siano presenti
> tre email inviate il 1° Agosto, in lista non è arrivato nulla...
> Intanto vi giro questa ...
>
> Potete confermare di averla ricevuta?
>
> Grazie
>
> Michele
> [Stml9] [4.12 - Suri- Genocidio ultimo atto]*Elena Fuccelli* mf9115 a
> mclink.it
> <stml9%40gioco.net?Subject=Re%3A%20%5BStml9%5D%20%20%5B4.12%20-%20Suri-%20Genocidio%20ultimo%20atto%5D&In-Reply-To=%3Cweb-11355478%40mailbackend6.mclink.it%3E>
> *Sab 1 Ago 2015 14:31:13 CEST*
> ------------------------------
>
> Mi dispiace per il ritardo. Il pezzo è piuttosto lungo... *__*
>
>
> ------------------------------
> INIZIO TRASMISSIONE
> ------------------------------
>
>
>
> Pianeta Sa'ag – Città Sotterranea - Gennaio 2345 - ore 16,20
>
>
> “Siamo perduti!”
> Il Professore si girò verso il collega. L'aracnide era entrato di
> schianto, senza bussare alle porte del laboratorio. Lo scienziato non
> ebbe bisogno di guardarlo dritto negli occhi per capire che era
> sconvolto:
> “Perduti? Che stai dicendo?”
> Il collega scosse la testa, ansimando.
> “Ti prego... Non c'è tempo, dobbiamo scappare! Saranno qui al massimo
> tra qualche...”
> Non ebbe il tempo di terminare la frase. Le porte del laboratorio
> esplosero rovinando a terra, invase da decine di agenti della
> sicurezza con le armi spianate, le luci dei puntatori rosse incrociate
> sui due scienziati. Il collega venne spintonato, rovesciato, costretto
> con le zampe tremanti in aria. Il Professore si girò, vedendo da ogni
> parte le bocche da fuoco delle armi.
> “Non potete! - gridò – Questo è un laboratorio universitario! Noi
> godiamo dell'immunità costituzionale!”
> Gli agenti all'ingresso si scostarono, facendo passare un ragno
> dall'aspetto più scuro, quasi viola. Il Professore si sentì
> agghiacciare. Non lo aveva mai visto, ma aveva sentito parlare di lui.
> Parole appena sussurrate, voci, chiacchiere fatte durante le occasioni
> mondane, dopo che qualcuno aveva bevuto troppo. Ma nessuno avrebbe mai
> osato invadere il suo laboratorio, a meno che... A meno che... Non
> fosse... La mascella gli si irrigidì fino a fargli male.
> Il ragno si avvicinò, lentamente. Passando, una delle sue zampe
> accarezzò di punta l'opistosoma scoperto del collega, nel punto più
> sensibile, quasi godendo della espressione di dolore che l'altro non
> riuscì a trattenere.
> “Immunità... Costituzionale?” - si ripeté le parole, come se non le
> avesse mai sentite prima. Il Professore avrebbe giurato di vedere una
> espressione sorniona nel fondo degli occhi dell'altro.
> “Ma certo. Questa invasione è del tutto illegale!” - ribatté.
> “Lo sarebbe... Se lei non avesse ospitato qui degli alieni!- lo accusò
> l'altro – O spera di riuscire a negarlo? L'Alto Consiglio ha tolto
> l'immunità alla sua casa, a questo laboratorio e a tutte le sue
> pertinenze, in vista di una indagine volta a scoprire eventuali
> intelligenze con il nemico alieno!”
> “Non tutti gli alieni sono nostri nemici!” - protestò il Professore.
> “Il nostro popolo non si è rifugiato nelle caverne del pianeta per
> sport. Lei per primo dovrebbe conoscere la storia, Professore!”
> “Questi alieni non sono come i Borg! - si difese – Sono anzi loro
> nemici!”
> “E chi lo dice? Loro? - lo irrise l'altro – Anche se fosse, questo non
> ha più importanza. E' stata fatta una perquisizione a casa sua. Le sue
> conversazioni con questo qui... – indicò con una zampa il collega a
> terra – ...Sono state intercettate. Sappiamo tutto, Professore!”
> Il Professore chinò lo sguardo a terra, pensando febbrilmente. Aveva
> potuto contare per anni sulla propria immunità, al punto da
> considerarla una parte di sé. Era traumatico vedersela strappare via
> sotto gli occhi.
> “Si, Professore: tutto. Tutto dei suo piccolo esperimento. Sappiamo
> che cosa avete cercato di fare!” - l'espressione del ragno si contorse
> in una smorfia - “Una nuova razza...! - sibilò – I nostri discendenti
> tramutati in... mostruosità allucinanti, e per cosa? Mi risponda,
> Professore: per cosa? Solo per dimostrare di essere più bravo, più
> forte, più intelligente degli altri? O che altro?”
> Il collega a terra cercò di sollevarsi:
> “No, non è così!”
> “Silenzio! - ordinò l'aracnide scuro – Con lei tratterò più tardi!”
> Il Professore respirò a fondo, approfittando della pausa per cercare
> di recuperare il controllo. Sapeva di non avere alcuna possibilità.
> Aveva sentito troppe voci sull'abilità dell'aracnide che aveva di
> fronte di strappare una confessione alle persone che cadevano in
> disgrazia di fronte all'opinione pubblica. Aveva sentito quelle voci
> con il distacco di chi si sente sicuro, al riparo della propria vita
> di privilegi. Aveva sempre avuto la deferenza degli altri.  Non
> sarebbe mai riuscito a resistere.
> “Io – inghiottì. Era venuto come un lamento, non come l'orgogliosa
> rivendicazione che avrebbe voluto – Io volevo ritrovare il cielo”
> L'aracnide spalancò gli occhi:
> “Cosa?”
> “Sa benissimo di che cosa parlo! - sbottò - Tutti noi siamo nati sulla
> superficie. Poi diventiamo adulti, ci portano in questo mondo... e non
> ne usciamo più. Letterati, grandi scrittori e scribacchini da due
> soldi di ogni epoca hanno riempito pagine e pagine di nostalgia per il
> cielo. Io volevo che la nostra razza potesse di nuovo sollevare lo
> sguardo a guardare le stelle, guardarle! Anziché struggersi nel
> ricordo e limitarsi a questa assurda, sordida sopravvivenza in tumuli
> di caverne sovraffollate, soffocanti... Prive di sogni e di
> grandezza.”
> Terminò in un sussurro. Per un lungo istante, nel laboratorio si udì
> solo il respiro dei presenti ed i gemiti soffocati del suo collega a
> terra.
> “Che verme presuntuoso!” l'aracnide scuro alzò una delle sue zampe a
> toccare il Professore sotto la gola – Chi ti credi di essere per
> criticare il nostro modo di vita? Il modo di vita che abbiamo
> ereditato dai nostri antenati?” Lo lasciò, scuotendo la zampa come a
> liberarsi dal disgusto di quel contatto - “E per far si che la nostra
> gente possa rivedere il cielo, tu costruisci una nuova razza?”
> Non gli sfuggì il passaggio al tu.
> “Sono i nostri discendenti, solo di poco differenti da quello che
> siamo stati noi alla loro età. O lo sarebbero se fosse loro permesso
> di vivere. Perché saranno distrutti, vero?”
> L'aracnide assentì:
> “E' ovvio. Come lo sarai anche tu. Dopo un giusto processo,
> naturalmente.”
> Il Professore chinò il capo:
> “Si, avevo capito che stavate registrando la mia confessione. Ma ho
> preferito confessare subito, davanti a tutti, piuttosto che... Dopo.”
> L'aracnide parve soddisfatto, ma non fece altri commenti. Si limitò ad
> accennare agli agenti che circondavano il prigioniero di portarlo via.
> Il Professore avvertì il peso dei loro arti che lo spingevano verso la
> porta. Incespicando sui cardini saltati, riuscì a girarsi abbastanza
> per guardare un'ultima volta il laboratorio che era stato la sua vita.
>
>
>
> Pianeta Sa'ag - Superficie - Gennaio 2345 - ore 16,20
>
>
> La testa gli faceva male. E sembrava che il dolore aumentasse sempre
> di più, a mano a mano che ci si avvicinava all'appuntamento con i
> ragni. Cercò di ignorarlo concentrandosi su quello che lo circondava.
> La radura di fronte alla grotta era molto diversa da come l'aveva
> vista la prima volta che era sceso su quel pianeta. Le tracce del
> passaggio della gente delle loro navi erano sparsi ovunque, lasciando
> una penosa immagine di desolazione dove, fino a qualche giorno prima,
> il panorama era stato idilliaco. Pezzi di abiti e avanzi di cibo erano
> sparsi ovunque. Un giovane albero abbattuto mostrava penosamente le
> radici. Le sue foglie erano state strappate e giacevano in mezzo alla
> fanghiglia.
> Volkoff, appena arrivato a terra si era messo sulla difensiva, con le
> mani nervose sul calcio del fucile faser. La sua mente stava scandendo
> ogni anfratto del terreno, ma Tynan capì che in realtà il capo
> sicurezza della Baffin non si aspettava un agguato.
> Tynan avvertì dietro di sé il baluginio del teletrasporto e si girò in
> tempo per vedere comparire il secondo gruppo di sbarco, con il
> capitano Suri ed il consigliere Bhreel. Il capitano Enizia sarebbe
> rimasta a bordo della Baffin, pronta ad intervenire.
> “Sono qui, capitano - disse – Riesco a percepire la frequenza dei loro
> pensieri”
> “Qualcosa di specifico? - domandò Volkoff –  Così, tanto per
> sapere...”
> Tynan scosse la testa:
> “Non riesco ad isolare un pensiero specifico... Forse perché in questo
> momento agiscono come entità separate e non come un Borg. Comunque,
> non avverto nulla di aggressivo”
> “...E poi, in ogni caso, stanno arrivando” - disse Timeran Bhreel,
> facendo un involontario balzo indietro. Gli ufficiali seguirono il suo
> sguardo verso il centro della radura, dove stavano convergendo
> centinaia di piccoli ragni. Attraverso le menti degli altri, Tynan
> riusciva a vedere contemporaneamente sette diverse prospettive della
> stessa scena. I ragni che, ordinatamente, in colonna, superavano lo
> sbarramento  dei loro corpi per convergere nel punto dove si stava
> formando una nuova figura umanoide.
> “Non è come l'altra...” - udì Timeran sussurrare. La mente della
> ragazza era inorridita, ma non riusciva a distogliere lo sguardo dalle
> mani che i ragni stavano formando in quel momento. Erano mani quasi
> perfette, comprese di venature, articolazioni, unghie.
> “Stanno imparando. La loro prima figura umanoide era molto più rozza”
> - notò Volkoff.
> “E' evidente che vogliono metterci a nostro agio...” - disse Suri,
> avanzando verso la sagoma ormai quasi completata.
> “...E che hanno deciso di prendere il comandante Tynan come modello di
> umanoide” - disse Volkoff – Stanno imitando perfino le macchie dei
> trill!”
> I ragni che stavano concentrandosi sulla fronte avevano delle
> alterazioni cromatiche che avrebbero potuto essere una buona
> interpretazione delle macchie dei trill. Il volto si stava
> approfondendo, con la formazione di occhi, naso, bocca. Non sarebbe
> mai passato per un autentico trill né per un autentico umanoide, ma
> l'imitazione era abbastanza buona da essere disturbante.
> “Avresti preferito essere tu, il modello?” - gli chiese Tynan. La
> testa continuava a fargli male. Senza volere, si ritrovò a pensare ai
> congegni che gli avevano procurato la telepatia... E che avrebbero
> causato un genocidio sulla superficie. Molti di quei ragni con i quali
> avrebbero parlato oggi, non sarebbero sopravvissuti al trattamento.
> Anche studiando le specifiche dei congegni che il Professore gli aveva
> procurato, non era stato in grado di trovare un sistema per riportare
> alla normalità i membri dell'equipaggio colpiti. Neanche sé stesso.
> “Certo che no! - esclamò il russo – E' un onore che ti lascio
> volentieri!”
> Anche la telepatia era un onore che lasciava volentieri a lui, gli
> trasmise con il pensiero. Tynan annuì, facendo cenno di aver sentito.
> La figura si avvicinò, camminando rigidamente, ed alzò una mano nel
> saluto vulcaniano. Suri inarcò un sopracciglio, quindi rispose al
> saluto:
> “Pace e lunga vita – disse il capitano – Ci avete chiamato e siamo
> venuti”
> Le labbra della figura non si mossero.
> “Stanno rispondendo, capitano – intervenne l'ufficiale scientifico -
> Avverto le loro parole nella mia mente”
> “Bene – disse il capitano – Comandante, dovrà fare da interfaccia”
> “Ne ero sicuro” - Tynan chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi.
> Maledetti congegni, pensò.  Maledetti. Non poteva fare a meno di
> pensare con rabbia all'aracnide che si era presentato come il
> Professore. Quando aveva rilevato i congegni per la prima volta, aveva
> notato che erano nuovi: installati da non più di un paio di mesi. Il
> Professore invece aveva parlato di una pratica che risaliva a
> generazioni e generazioni prima... Aveva mentito, ne era sicuro.
> Avvertì di nuovo la voce dell'essere fatto di ragni:
> *Chiediamo il vostro aiuto... Vogliamo lottare contro i Fulvi* Ma come
> diavolo riuscivano a sopportarlo i betazoidi?
> “Chiediamo il vostro aiuto - ripeté Tynan a voce alta – Vogliamo
> lottare contro i Fulvi”
> “La nostra Prima Direttiva ci vieta di interferire.” - rispose il
> capitano.
> “Ma siete venuti sul nostro pianeta. Non è anche questa interferenza?”
> -
> “Purtroppo all'inizio non ci eravamo accorti che questo pianeta fosse
> abitato. Altrimenti non saremmo mai scesi. Poi il nostro equipaggio si
> è... ammalato”
> “Sappiamo dei congegni – disse la creatura nella testa di Tynan – Noi
> li abbiamo mostrati alla vostra gente. I vostri si sono ammalati per i
> congegni dei Fulvi. Non dovete aiutare i Fulvi. Loro hanno causato
> dolore alla nostra gente e alla vostra”
> “Noi non aiuteremo i Fulvi – disse la vulcaniana – Come ho già detto,
> la nostra Prima Direttiva ci impedisce di interferire, sia a favore
> vostro che a favore dei Fulvi”
> “Così, ve ne andrete?”
> “Mi dispiace - disse il capitano – Abbiamo interferito anche troppo
> con lo sviluppo di questo pianeta, e non sarebbe dovuto mai avvenire”
> “Voi non tornerete qui? Non aiuterete i Fulvi?”
> “Noi non torneremo più. E non aiuteremo i Fulvi” - stabilì il
> capitano.
> “Allora, non abbiamo più niente da apprendere da voi. Addio, alieni”
> “Addio”
> La testa di Tynan si liberò all'improvviso, come se un interruttore
> fosse stato spento in quel momento preciso. La creatura di ragni si
> disfece, rapidamente come era stata costruita. L'incontro era
> terminato.
>
>
> USS. Baffin
> Studio del Capitano Enizia
>   - Gennaio 2345 - ore 17:27
>
>
>
> “Ho una buona notizia. Anche una cattiva, in ossequio alla tradizione,
> ma la buona notizia è troppo buona per chiederle di scegliere quale
> vuole sentire per prima” - fece il dottor Maurian, entrando nello
> studio del capitano Enizia. La donna alzò lo sguardo:
> “Spero davvero che sia buona. Lei mi ha interrotto in una
> conversazione con il capitano Suri”
> Non gli accennò di sedersi, ma il dottor Maurian non fece complimenti
> e si mise a sedere nella poltrona davanti alla scrivania. L'uomo aveva
> in faccia il suo miglior sorriso:
> “Ho registrato significativi miglioramenti in tutte le persone
> colpite”
> Enizia abbassò lo sguardo sul proprio terminale:
> “Capitano Suri, ha sentito?”
> =^= Molto soddisfacente, capitano – disse Suri – Posso chiedere al
> dottor Maurian che cosa intende con significativi miglioramenti? =^=
> “Tutti i pazienti si sono risvegliati dalla regressione. Tutti hanno
> ricordato il loro nome. Quasi tutti hanno identificato correttamente
> il luogo dove si trovavano e i propri ruoli a bordo delle rispettive
> navi.”
> Enizia appoggiò la schiena alla poltrona:
> “E' una ottima notizia, dottore”
> =^=Sono d'accordo - disse la vulcaniana  Quale terapia sta usando nei
> pazienti?=^=
> “Mi piacerebbe dire che è stata una mia idea, ma non è così. E' stato
> uno dei miei aiuti, la dottoressa Chen, ad avere l'idea di modificare
> gli stimolatori corticali in modo da andare ad incidere non nelle
> parti danneggiate, ma in quelle sane del cervelletto. Le cellule
> stellate non danneggiate hanno iniziato a riprodursi, fino quasi a
> coprire le zone che invece erano state colpite dalle onde telepatiche
> di quei congegni”
> “Immagino che allora la cattiva notizia stia in quel “quasi”...”
> Maurian fece una smorfia:
> “Infatti. Tutti i pazienti, anche quelli che hanno reagito meglio alla
> terapia, hanno delle amnesie piuttosto rilevanti.”
> “Anche la dottoressa Fuentes ed il comandante Pierce?”
> Il medico annuì:
> “Si. Sono tra quelli nelle condizioni migliori, ma non sono in grado
> di ricordare molte cose del loro passato.”
> “Sanno di essere fidanzati ed in procinto di sposarsi?”
> “Questo si... - sogghignò – C'è stato un momento imbarazzante, giù in
> infermeria. La dottoressa Fuentes ha chiesto del marito ed una delle
> infermiere equivocando le ha parlato di Pierce... Ma la Fuentes
> intendeva l'ex marito. Non ricordava affatto di avere un fidanzato!” -
> =^= Le loro amnesie saranno permanenti?” =^= domandò Suri dallo
> schermo.
> “Non posso dirlo con certezza – confessò Maurian scuotendo la testa –
>  Continuerò con la terapia di stimolazione corticale. Sfortunatamente,
> nessuno di loro ha un backup di memorie personali come ce l'hanno i
> trill congiunti, ma devo dire di essere abbastanza ottimista...”
> Alle sue spalle si aprì di botto la porta. Maurian si girò, in tempo
> per vedere la dottoressa Chen entrare, ansante come se avesse appena
> fatto una corsa:
> “Capitano...  Dottore... Sono spariti!”
> Enizia si alzò, con le antenne tese:
> “Come? Chi è sparito?”
> “Il comandante Pierce e la dottoressa Fuentes. Si sono trasportati a
> terra!”
> “Come hanno fatto?”
> “Non lo so, signore... - singhiozzò la piccola cinese - Un momento
> prima, erano ancora in infermeria, che parlavano di quello che
> ricordavano e di quello che non riuscivano a ricordare... Un attimo
> dopo, erano spariti. Li ho cercati con i sensori interni, e sono
> riuscita a trovarli... In sala teletrasporto due. Sono corsa lì, ma
> non sono riuscita a fermarli”
> =^= Non sono soli! =^=
> L'andoriana si girò verso il monitor, da dove il capitano Suri aveva
> appena parlato:
> “Che vuol dire?”
> =^= Ho fatto una verifica sull'equipaggio della mia nave. Anche il
> comandante Tynan è scomparso. E' tornato sul pianeta! =^=
> “Allora, dovremo raggiungerli!” - esclamò l'andoriana.
> Enizia premette il pulsante del comunicatore:
> “Enizia a Volkoff - chiamò -  In sala teletrasporto due, fra tre
> minuti, comandante. Torniamo sul pianeta!”
>
>
>
> Pianeta Sa'ag – Città Sotterranea - Gennaio 2345 - ore 17:27
>
>
> “Immagino che adesso tocchi a me”
> Stava tremando e non si curava di nasconderlo. L'attesa di sapere la
> sua sorte era diventata sfibrante. Gli agenti stavano ancora
> perquisendo il laboratorio, sotto la sorveglianza dell'aracnide scuro.
> Non aveva detto il suo nome e non poteva osare chiedere chi fosse...
> Anche perché purtroppo riusciva ad immaginare, se non chi fosse,
> almeno cosa fosse.
> Fino a quel momento, in apparenza l'avevano ignorato: un piccolo
> stupido associato di nessun valore. Al principio la loro indifferenza
> non gli era dispiaciuta, ma dopo un po' l'attesa aveva cominciato ad
> incidergli i nervi, e adesso non ne poteva più.
> Il suo Professore che era stato il suo dio in cattedra fin da
> studente... era stato portato in prigione. Difficilmente l'avrebbe
> rivisto vivo... Salvo che al suo processo. Forse.
>   “Può darsi. O può darsi di no” - L'aracnide scuro si girò verso di
> lui - “in fondo, la sua posizione è meno esposta di quella del
> Professore. Nel suo caso, è un vantaggio”
> Gli venne da ridere:
> “Cosa? Cosa sta cercando di farmi credere? Che me la caverò?”
> “Dipende”
> “Da cosa”
> “Da lei. Dalla sua disponibilità a collaborare”
> “Collaborare? Volete che testimoni al processo contro il Professore? -
> domandò, incredulo. Uno degli agenti di sicurezza si girò a guardarlo
> con disprezzo  – Ma come, non avevate tutte le prove del mondo contro
> di noi?”
> “Non immaginavo che lei fosse uno stupido” - sbuffò l'altro. Si chinò
> verso di lui. Le zampe erano piuttosto rozze rispetto alle sue, notò,
> ma era anche molto più alto.
> “Abbiamo la confessione del Professore, resa spontaneamente al momento
> dell'arresto. Nessuna giuria potrebbe mandarlo assolto, neanche se
> fosse composta solo da suoi ex alunni. E' perduto e lo sa.”
> “Allora è vero... - mormorò - Non avevate così tante prove contro di
> lui. Non ci avete intercettato!”
> “Ne abbiamo adesso, ed è quello che conta. Ma abbiamo anche un
> problema” - accennò al laboratorio:
> “Capisce di che parlo?”
> “Certo. La covata”
> La voce dell'altro si fece più bassa, quasi rabbiosa:
> “Devono essere distrutti, subito, prima che qualche anima bella si
> prenda a cuore il caso dei piccoli teneri ragnetti innocenti. Prima
> che le femmine inizino a rifiutarsi di accoppiarsi e quindi di morire
> per dare alla luce dei ragni poi destinati alla completa distruzione”
> Respirò. Per lui c'era qualcosa in fondo a quel tunnel, allora. Una
> specie di... Speranza?
> “Questo vuol dire che non avete molto tempo. La caduta di una persona
> come il Professore non ci metterà molto a finire nei notiziari. Per
> quanto la sicurezza possa controllarli... Prima o poi il motivo per
> cui è finito in prigione finirà per trapelare”
> L'aracnide si drizzò sulle zampe:
> “Allora?”
> “Allora, cosa c'è per me?”
> “Potrei non farla finire in prigione. Perderebbe la sua carica di
> associato, ma la sua parte nella vicenda potrebbe essere sbadatamente
> dimenticata” – rispose l'aracnide scuro.
> “Ah-Ah. Non mi basta, non più”
> “Parlerò con il Consiglio. Le farò mantenere la sua carica”
> “Non mi basta ancora. Voglio il ruolo di Professore”
> “Assurdo. Sta tirando troppo la corda. Posso far distruggere la covata
> ai miei agenti”
> “Ci metterebbero troppo, ed il tempo è quello che non avete. Io,
> invece, so come farlo. Posso far trasmettere ai congegni che abbiamo
> impiantato sulla superficie un impulso radiotelepatico al massimo
> della potenza. Gli animali inferiori non ne subiranno conseguenze, ma
> i cervelli della covata e tutti gli esseri superiori presenti sulla
> crosta terrestre ne saranno devastati. In maniera completa e
> definitiva. E immediata.”
> “Quanto ci vuole per organizzare il suo impulso?”
> L'associato piantò i suoi occhi dritti in quelli dell'altro:
> “Mi bastano pochi minuti”
> “Parlerò con il Consiglio. Raccomanderò la sua nomina. ”
> “Non agirò un minuto prima di aver visto la mia nomina.”
> “Non ne dubitavo” - disse l'altro, girandogli le spalle. Non
> abbastanza in fretta, però, perché il futuro Professore non si
> accorgesse che l'aracnide stava sogghignando.
>
>
>
> Pianeta Sa'ag - Superficie - Gennaio 2345 - ore 17:31
>
>
> “Rilevo forme di vita umanoide a breve distanza da qui, capitano -
> disse Volkoff, manovrando il proprio tricorder – Per l'esattezza, a
> circa novecento metri in quella direzione”. Il russo puntò il dito
> verso la vegetazione, dove si scorgeva il sentiero che lui aveva già
> percorso insieme a Tynan.
> “Quello è il sentiero che porta ai congegni?” - domandò il capitano.
> “Si, signore - rispose – Strano, non è vero?”
> “Perché strano, se posso permettermi, signore?” - domandò Scott. Il
> russo si voltò verso l'uomo della sicurezza:
> “Perché quando i nostri compagni erano qui, non hanno manifestato
> alcun interesse verso quella strada. Sono sempre rimasti nella grotta
> o nella radura di fronte alla grotta. E no, non potrebbero esserci
> stati a nostra insaputa, perché ci sarebbero state le tracce del loro
> passaggio quando ci siamo arrivati io e il comandante Tynan,
> esattamente come ci sono nella radura”
> “E questo è strano?” - chiese di nuovo Scott.
> “Certo che è strano – intervenne secca la dottoressa Chen – Perché
> sono tornati sul pianeta? Se stessero solo cercando di ricostruire il
> loro passato, cercherebbero di tornare nei luoghi dove sono già stati,
> in modo da ricostruire i ricordi a partire dall'ambiente. Ma di sicuro
> non sono mai stati ai congegni”
> “Lei invece si, comandante – disse il capitano – Ci faccia strada”.
> Volkoff si inoltrò sul sentiero. Per quella ricerca, avevano deciso di
> fare a meno delle tute isolanti, che peraltro non erano state utili a
> proteggere le squadre sul terreno dalle radiazioni dei congegni. C'era
> qualcosa di diverso da quando aveva visto quel sentiero la prima
> volta. Gli alberi che li circondavano avevano assunto un aspetto
> autunnale, quasi malato, che faceva rabbrividire. Il terreno si era
> ricoperto di foglie giallastre e già sul punto di marcire. In alto si
> intravvedevano rami  spogli, scuri e nodosi, popolati dai filamenti
> grigi delle tele di ragno. Alzò il tricorder, ma non rilevò alcun
> movimento. Le tele di ragno sembravano abbandonate.
> Scostò delle fronde rossastre per far passare la giovane dottoressa.
> La donna aveva con sé un kit di pronto soccorso e un ipospray pronto a
> portata di mano.
> “Sedativo - disse la cinese, notando il suo sguardo – Non so se si
> lasceranno riportare a bordo senza problemi, ma non voglio rischiare”
> “Sono d'accordo - intervenne il capitano Enizia, raggiungendoli –
> Credo che abbiamo perso fin troppo tempo su questo pianeta.
> Recuperiamo i nostri e andiamo via di qui.”
> Il russo avvertì una nota di urgenza nella voce dell'andoriana e si
> girò a lanciarle un'occhiata in tralice, ma la donna era concentrata
> sul tricorder e non riuscì a spiarne l'espressione.
> Prosegui. Il sentiero seguiva un percorso tortuoso e pieno di insidie,
> nascoste tra foglie caduche e rami pendenti.
> “Manca poco” - avvisò. Dopo alcuni minuti, sbucarono nella radura.
> Alla luce solare che declinava, Volkoff riconobbe subito le tre figure
> familiari, in fondo, vicino ai congegni, ma la radura stessa era
> cambiata. Si guardò intorno, a scatti. Chen cercò di fare un passo, ma
> Volkoff la bloccò. La radura si muoveva, respirava intorno a loro.
> “Non muovetevi! - sentì Enizia esclamare – Sono tutti ragni!”
> Ragni. Centinaia di migliaia. No: milioni. Decine di milioni, forse.
> Ogni minimo centimetro di spazio, ogni filo d'erba, ogni albero era
> pieno di ragni. La creatura era stata composta da forse un migliaio di
> ragni. Qui ce ne erano milioni e milioni, disposti lungo file ordinate
> e pendenti da lunghi fili di ragnatela.
>
>
>
>
>
>
> Pianeta Sa'ag – Città Sotterranea - Gennaio 2345 - ore 18:00
>
>
> “La sua nomina” - L'aracnide scuro attraversò la soglia del
> laboratorio, brandendo nella zampa anteriore un foglio luccicante di
> alluminio.
> Il nuovo Professore porse una zampa, ma l'altro non gli permise di
> afferrare il foglio:
> “Ho fatto la mia parte”  – fece.
> Il nuovo Professore si rizzò, quindi si accostò con studiata lentezza
> alla consolle di controllo. Nell'attesa, gli agenti della sicurezza
> avevano sollevato le porte scardinate, lasciandole appoggiate al muro,
> ed avevano sgomberato alla meglio i detriti della loro perquisizione.
> Non avevano toccato i comandi, peraltro... Solo per caso? Impossibile.
> “Lei ha fatto solo quello che aveva già deciso di fare molto prima che
> io glie la chiedessi... O sbaglio?” - domandò lui.
> L'aracnide scuro lo studiò per un istante, quindi si decise:
> “Si. In un certo senso, ci contavo” - fece accostandosi a lui per
> spiarlo da sopra la consolle. Appoggiò il foglio di alluminio sul
> ripiano, abbastanza vicino perché l'altro lo leggesse, ma continuando
> a tenerlo fermo con una delle sue zampe:
> “Adesso... Tocca a lei”
> Il Professore iniziò a settare i comandi.
> “Basteranno pochi minuti e quei ragni moriranno – disse – L'intera
> covata morirà”
> “Quei ragni non sarebbero mai dovuti nascere. Faccia quello che deve!”
>
>
> Pianeta Sa'ag - Superficie - Gennaio 2345 - ore 18:04
>
>
> “Come facciamo ad arrivare ai nostri? - domandò la dottoressa Chen –
> Ci sono troppi ragni tra noi e loro. Finiremmo con lo schiacciarli...”
> “E se anche ci provassimo, loro finirebbero con lo schiacciare noi –
> fece notare Volkoff – Sono troppi per farci largo con la forza”
> Si girò verso Enizia. Le antenne dell' andoriana erano piegate verso
> il suo tricorder:
> “Che c'è, capitano? Ha visto qualcosa?”
> “Le emissioni radio. Sappiamo che i ragni comunicano via segnali
> radio, quindi ho cercato le loro emissioni non appena arrivati a
> terra... - mostrò lo schermo del tricorder – I segnali radio in questa
> zona sono fuori controllo. Sono solo in questa zona, su tutta la
> superficie del pianeta! E sembrano orientati in una direzione
> precisa...”  - sollevò un dito, puntando alle tre figure di Luz
> Fuentes, di Brennon Boran Tynan e di Thomas Pierce in fondo alla
> radura.
> “Signore, si stanno muovendo” - segnalò Scott. Volkoff si girò, in
> tempo per vedere i ragni scivolare via dai filamenti trasparenti più
> vicini a loro, dirigersi verso gli alberi del sentiero che avevano
> appena attraversato e sparire alle loro spalle. Sull'erba resa scura
> dalla luce del tramonto, si aprì una piccola zona sgombra,
> perfettamente rotonda e abbastanza vicina da poterci arrivare.
> “Sembra che ci stiano invitando” - disse Chen.
> “Ad entrare in una trappola? Si, sicuramente” - ribatté Volkoff.
> “Prima di arrivare, ho ordinato di controllare i nostri segnali. Sono
> pronti a teletrasportarci in ogni momento” - disse Enizia avanzando.
> Un passo, e raggiunse l'area sgombra. Volkoff scambiò un'occhiata con
> Scott, quindi a sua volta entrò nel circolo. I ragni attesero che
> anche la dottoressa Chen e Scott raggiungessero l'area sgombra, quindi
> formarono un nuovo cerchio in direzione dei congegni.
> “Sono gentili, tutto sommato – mormorò Chen – Sembra la versione
> locale del tappeto rosso”
> Il russo non replicò. Le piccole aree sgombre erano completamente
> circondate di ragni, in ogni direzione. Alle loro spalle, un fitto
> intrico di filamenti veniva ricomposto rapidamente, e di nuovo si
> popolavano di piccole creature. Il silenzio della radura era rotto
> solo dai rumori metallici provenienti dai congegni, sempre più forti a
> mano a mano che si avvicinavano.
> I tre vicino alla struttura non sembravano essersi resi conto della
> loro presenza. Volkoff si accorse che era stata apparentemente
> rimontata in maniera diversa dalla precedente. L'ufficiale scientifico
> armeggiava con dei comandi posti alla base del treppiede, mentre Luz
> Fuentes stava scendendo da sopra il congegno, con l'aiuto del
> comandante Pierce. Tynan chiuse lo sportellino dei comandi, quindi
> raggiunse gli altri due, in piedi di fronte alla struttura.
> Li raggiunsero, mentre si chiudeva alle loro spalle l'ultimo cerchio
> sull'erba.
> “Comandante Pierce? Dottoressa Fuentes?” - provò il capitano. I tre
> rimasero immobili, con lo sguardo fisso alla struttura, come in
> attesa.
> “Che stanno aspettando?” - sbottò Enizia.
> Come a rispondere alle sue parole, i fari rossi in cima al congegno
> iniziarono a lampeggiare, inondando di luce sanguigna la radura.
> “Che succede?” - urlò Scott.
> “E' come l'altra volta! - gridò Volkoff – Dobbiamo andare via da qui,
> via!”
> “Enizia a Baffin: teletrasporto d'emergenza, sei persone, subito!” -
> ordinò, andando ad abbracciare alle spalle la dottoressa Fuentes. Chen
> fece lo stesso con il comandante Tynan mentre Scott e il russo
> prendevano in mezzo Thomas  Pierce.
> =^= Baffin a capitano. Non riusciamo ad agganciare il vostro segnale!
> Ci sono troppe interferenze radio =^=
> Volkoff si girò. Non appariva più la radura, ma una gabbia di
> filamenti affollati di ragni, che brillava di luce rossa.
> “I ragni! Sono i ragni! Dobbiamo scappare!” - gridò Scott. Volkoff lo
> afferrò per la maglia, prima che potesse fare un passo oltre il
> cerchio:
> “E' troppo tardi! Non arriveresti a metà strada!” -
> Scott cercò di divincolarsi, ma la luce non lampeggiava più. Diventò
> brillante. Accecante. Il russo chiuse gli occhi, chiedendosi se quella
> era la fine. Qualcuno urlò vicino a lui, qualcuno che conosceva.
> Aprì gli occhi. Brennon Tynan era in ginocchio, con i pugni premuti
> alle tempie, gridava come se la vita gli venisse strappata via. Luz
> Fuentes si guardava intorno smarrita, lo stesso sguardo che vedeva in
> Thomas Pierce.
> Volkoff lasciò andare Scott, si precipitò dal trill:
> “Io li sento! Io li sento dentro di me! Sono milioni... E stanno
> morendo! Stanno morendo tutti!”
> Si girò verso la radura. La gabbia di filamenti era intatta.
> “Ma no, non vedi? Stanno bene, è solo nella tua testa!” -
> “Ma che vuol dire? - chiese Chen – Sono qui, ci circondano... Non sta
> succedendo niente!”
> I ragni si stavano muovendo. Sciamavano via in silenzio,
> ordinatamente, abbandonando la radura. La luce brillò ancora un
> istante, quindi si spense.
> Tynan gridò ancora, quindi lasciò andare le tempie:
> “Non sento più nulla. Sono morti... Sono tutti morti... Ora non sono
> più... I Fulvi non sono più”
>
>
>
> Pianeta Sa'ag - Superficie - Gennaio 2345 - ore 20.04
>
>
>
> “Come stanno?”
> Il capitano Suri aveva raggiunto Enizia nel suo studio sulla Baffin.
> L'andoriana l'aveva accolta con una espressione cupa in volto. Fissava
> lo spazio al di là dell'oblò, come se non lo vedesse.
> “Dal punto di vista fisico bene, secondo il dottor Maurian – rispose
> vaga il capitano della Baffin – Secondo lui, anche i vuoti di memoria
> – sia dei tre ufficiali che del resto dell'equipaggio coinvolto nella
> faccenda - tenderanno a scomparire. Purtroppo, però, sono consapevoli
> di quello che hanno fatto. Il consigliere Bhreel è con loro, li
> aiuterà a superare questo momento”
> “Non credo che sia necessaria una inchiesta nei loro confronti. Nel
> diario di bordo ho già messo in chiaro che il comandante Pierce, il
> comandante Tynan e la dottoressa Fuentes sono stati influenzati dai
> ragni. La telepatia...”
> “Già, la telepatia... Il più grande strumento di spionaggio
> industriale della storia” - commentò amara Enizia, scostandosi
> dall'oblò per andare a sedersi sulla scrivania – Leggendo la mente di
> Tynan durante i loro incontri hanno scoperto sia che i Fulvi volevano
> decimarli, sia le specifiche dei congegni che avrebbe usato per farli.
> Non avevano i mezzi scientifici  per agire, allora hanno usato i
> nostri. Hanno invertito la direzione del segnale.”
> “Per i ragni di superficie, si potrebbe dire che si è trattato di
> autodifesa - notò Suri – L'impulso radiotelepatico avrebbe potuto
> ucciderli tutti”
> “Ma non si è trattato di autodifesa per noi!” - esclamò Enizia,
> furiosa – Non stiamo a fare giochi di parole: è stato un genocidio,
> puro e semplice. E noi abbiamo partecipato, dall'inizio alla fine!” -
> s'interruppe un momento, per riprendere fiato.
> “Lo so – approfittò della pausa Suri – Lo sbaglio è stato fatto
> all'inizio, quando non ci siamo resi conto che il pianeta era abitato
> da una specie intelligente. Abbiamo esposto una specie ad una
> tecnologia, la nostra, per la quale non erano preparati.”
> “Due specie intelligenti - la corresse Enizia - Se non fossimo mai
> scesi sul pianeta, i ragni di superficie sarebbero stati decimati dai
> Fulvi. Ma i Fulvi sarebbero ancora vivi... La colpa di questo errore è
> nostra. Mia e sua, Suri.”
> “E' vero. Ne dovremo affrontare le conseguenze, quando saremo tornati
> nello spazio territoriale della Federazione – fece la vulcaniana,
> alzandosi – Ma siamo ancora molto lontani. Abbiamo bisogno di tutto il
> nostro equipaggio e di tutta la nostra attenzione per ritrovare la
> strada di casa. Tutto questo deve essere una lezione per noi. Non
> possiamo muoverci in questo Quadrante come se fossimo nello spazio che
> conosciamo.”
> “Insomma, cosa sta suggerendo? Ce ne andiamo e basta?”
> “Non vedo alternative - disse Suri, avvicinandosi allo stipite della
> porta – A meno che non voglia tornare sul pianeta”
> “Credo sia l'ultima cosa nella mia personale lista di preferenze”
> “Anche nella mia. - concordò la vulcaniana – E la prossima volta che
> ci sarà un matrimonio a bordo...”
> “...Sarà al Bar di Prora!”
>
> --------------------------------
> FINE TRASMISSIONE
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>
>
> Ciao! ;-D
> Elena
> --
> Capitano Suri
> USS Curie
> Progetto Pytheas - Delta Quadrant
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Tenente Comandante Alan Brown
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