[Stml9] [4.11 - Brheel - Possibilità]

Tenente Samak ten.samak a gmail.com
Ven 10 Lug 2015 10:34:34 CEST


Che figata di pezzo!!! Davvero molto molto bello!!
Certo povero Tynan.. :)
Quindi il prossimo in turno avrà una bella decisione da prendere! :D
 Il 10/lug/2015 09:15 AM, "Franco Carretti" <piotr_volkoff a mail.com> ha
scritto:

> Bel pezzo, mi sono piaciuti i punti di vista dei personaggi.
> Certo sarebbe una scelta difficile per chiunque.
> Brava Maddy
>
>
> *Sent:* Thursday, July 09, 2015 at 2:48 PM
> *From:* Maddalena <vampitrill a gmail.com>
> *To:* "Progetto Pytheas" <stml9 a gioco.net>
> *Subject:* [Stml9] [4.11 - Brheel - Possibilità]
>  Ecco qua, ho fatto un po' le corse perchè dovendo partire non sapevo poi
> quando avrei potuto postare il brano.
> Non sono andata avanti con la storia, ho solo aggiunto qualcosa e ho
> cercato di mostrare tramite i personaggi i diversi lati della questione e
> come questa venga percepita dalle persone. Io mi sono divertita a
> scriverlo, cercando di sviluppare alcuni pg. Spero che per voi non sia
> noioso da leggere.
>
> Maddy
>
> ---------------------------------------------
>
>
> *USS Baffin  - Sala Tattica - 12 Gennaio 2345 - ore 14.23*
>
> "Se anche fossimo sicuri che questi alieni hanno previsto la mutazione
> genetica dei loro piccoli e la stanno sfruttando per creare una nuova
> razza, se anche fossimo sicuri che ci stanno mentendo, la Prima Direttiva
> ci imporrebbe comunque di non interferire. Qualunque siano le nostre
> convinzioni morali, non è nostra prerogativa imporle ad altre culture. Per
> quanto aliene possano sembrare."
>
> L'affermazione di Samak fu seguita da un silenzio immobile, che parve
> protrarsi all'infinito e allagare l'intera sala tattica.
>
> La vulcaniana capiva, poteva perfino percepire nonostante la totale
> assenza di capacità strettamente empatiche, il disagio che la sua
> affermazione aveva provocato, sia a bordo della Baffin, sia a bordo della
> Curie.  Era ben visibile sui volti di tutti loro, di tutti gli ufficiali
> riuniti fisicamente o olograficamente intorno a quel tavolo.
>
> Era un effetto comune per le specie che non regolavano la propria vita
> sulla logica. Samak lo sapeva fin troppo bene. Dopotutto aveva sposato un
> umano. Ma sapeva anche che doveva essere la razionalità a determinare le
> loro prossime azioni.
>
> Certo, non era del tutto estranea al disagio che aveva provocato. Non
> l'avrebbe ammesso ma lei stessa, in una piccola parte di sè sepolta
> profondamente sotto anni di addestramento, sentiva crescere il dubbio. Non
> era chiaro cosa stesse accadendo su quel pianeta, quale fosse la complessa
> immagine di cui loro avevano solo qualche frammento. Innegabilmente,
> tuttavia, c'era qualcosa di profondamente... sbagliato. Non solo per il
> pericolo che la popolazione autoctona aveva e avrebbe causato con tanta
> leggerezza a chiunque fosse sbarcato. Non perchè era stata la loro
> tecnologia a far regredire una buona parte del personale ad uno stato
> animalesco. Ma Samak non poteva fare a meno di pensare che una creatura
> tanto tecnologicamente avanzata che accetta l'idea di sacrificare la
> propria prole ha imboccato da qualche parte la via sbagliata sulla strada
> dell'evoluzione.
>
> La vulcaniana era consapevole di tutto questo. Era anche consapevole,
> tuttavia, di aver prestato un giuramento e di essere tenuta da questo a
> rispettare un regolamento basato su convinzioni morali e soprattutto
> logiche inattaccabili. Come altro avrebbero potuto districarsi da quel
> groviglio senza l'aiuto della logica? Se si fossero basati solo sulle
> emozioni, solamente sulla loro percezione  di una situazione che non
> comprendevano, come avrebbero potuto prendere la decisione giusta?
>
> Sì, la logica doveva essere la loro guida, l'unica possibile. Era la
> logica a imporre il rispetto dell'IDIC e non vi era nessuna clausola su
> quale delle infinite diversità fosse considerata accettabile. L'unica
> scelta che si imponeva, dunque, era che loro ricevessero da questi alieni
> tutto l'aiuto disponibile per riportare i membri dell'equipaggio colpiti
> dall'effetto dei dispositivi alla normalità e che se ne andassero,
> lasciando quella razza alla sua autodeterminazione e al suo destino,
> qualunque esso fosse. Il fatto che gli esseri più piccoli avessero chiesto
> loro un incontro non cambiava la verità di quel ragionamento.
>
> Samak lo sapeva. Ma non lo disse.
>
> *USS Curie  - Sala Tattica - 12 Gennaio 2345 - ore 14.25*
>
> "Se anche fossimo sicuri che questi alieni hanno previsto la mutazione
> genetica dei loro piccoli e la stanno sfruttando per creare una nuova
> razza, se anche fossimo sicuri che ci stanno mentendo, la Prima Direttiva
> ci imporrebbe comunque di non interferire. Qualunque siano le nostre
> convinzioni morali, non è nostra prerogativa imporle ad altre culture. Per
> quanto aliene possano sembrare."
>
> Tynan non mosse un muscolo, rimanendo rigidamente appoggiato allo
> schienale della poltroncina su cui era accomodato da ormai più di due ore.
> La riunione gli era sembrata interminabile. Non tanto per la lunghezza - in
> effetti, non era stata più lunga di una qualsiasi altra riunione o di una
> lezione di meccanica quantistica del Professor Tarth in Accademia - ma per
> la totale mancanza di risultati.
>
> Stavano girando intorno alla questione fondamentale senza mai arrivare ad
> una conclusione,  ripetendo ossessivamente le stesse cose ancora, ancora
> e ancora. Gli pareva di essere costretto in un loop temporale.
>
> La sua mente faticava a concentrarsi, continuando a vagare lontano dalla
> sala tattica in cui era seduto, ritornando alle foreste del pianeta. Un
> effetto che tendeva a manifestarsi fastidiosamente sin da quando quegli
> esseri lo avevano dotato delle nuove capacità telepatiche che ora faticava
> tanto a controllare e con cui, forse, avrebbe dovuto convivere per il resto
> della vita.
>
> Un'esperienza inedita per un simbionte, una questione scientifica
> stimolante e un'angoscia continua per lui.  Si sentiva... diviso. Diviso
> come mai ricordava di essersi sentito in questa vita o nelle altre.
>
> La schiena iniziava a irrigdirsi e il dolore alla testa, nonostante
> l'analgesico e le rassicurazioni del medico che lo aveva soccorso dopo il
> suo mancamento, continuava a tormentarlo. Secondo il sostituto di Fuentes,
> si trattava di un effetto dovuto allo squilibrio neuronale indotto
> dall'inaspettato e violento tentativo di comunicazione di quei piccoli
> esseri. Fastidioso ma non pericoloso, almeno nell'immediato. Quegli esseri,
> in ogni caso, non avevano mai voluto fargli del male. Lui lo sapeva.
>
> La sua razionalità, il suo addestramento, la sua moralità gli dicevano che
> Samak aveva ragione. Che quello che dovevano fare era raccogliere ogni
> informazione utile per aiutare i loro compagni e andarsene da lì. Non
> infrangere la Prima Direttiva più di quanto avessero già fatto e lasciare
> quegli esseri alle loro consuetudini. Dopotutto era questo il loro mandato.
> Sarebbe stato felice di aiutare gli aracnidi a trovare un metodo meno
> drastico, ma nessuna richiesta era stata fatta in quel senso. Chi erano
> loro, chi era lui per venire da migliaia di anni luce di distanza a
> giudicare la cultura di questi esseri, scampati all'avanzata borg? E se non
> si fidavano di loro, stranieri di un altro mondo, dopo quello che avevano
> passato chi avrebbe potuto biasimarli?
>
> Era la scelta giusta. O almeno l'avrebbe pensato prima di quel contatto.
> Ora che percepiva quei piccoli esseri, le loro voci, le loro menti come
> avrebbe potuto abbandonarli a quel destino? Non poteva e non voleva.
> Avrebbero sofferto e sarebbero morti e lui doveva... doveva cosa?
> Proteggerli? Proteggerli, sì. Ma da quale minaccia? E con quale diritto? Ma
> se non avessero fatto nulla, se li avessero abbandonati...
>
> Volevano un incontro! Questa non poteva essere che una richiesta di aiuto
> da parte loro, lo sapeva, un'invocazione e lui doveva rispondere. Dovevano
> andare. Non potevano decidere di ignorare la loro richiesta, di lasciarli
> al loro destino.
>
> Dopo un'attesa che sembrò a lui stesso interminabile, Tynan si mosse sulla
> poltroncina.
>
> "Io credo che dovremmo indagare ulteriormente. Andiamo all'incontro. Il
> comportamento del professione è indubbiamente poco chiaro. E questa è
> chiaramente una richiesta di aiuto. Come possiamo sapere che non sono
> cavie? Che non stanno sperimentando un qualche tipo di... arma biologica,
> ad esempio?"
>
> *USS Baffin  - Sala Tattica - 12 Gennaio 2345 - ore 14.26*
>
> "Io credo che dovremmo indagare ulteriormente. Andiamo all'incontro. Il
> comportamento del professione è indubbiamente poco chiaro. E questa è
> chiaramente una richiesta di aiuto. Come possiamo sapere che non sono
> cavie? Che non stanno sperimentando un qualche tipo di... arma biologica,
> ad esempio?"
>
> Il punto era esattamente quello. La violazione della Prima Direttiva, o
> meglio la decisione che agli occhi di una commissione di inchiesta sarebbe
> potuta passare per una violazione, era una faccenda spinosa che decine di
> capitani ed equipaggi avevano in passato affrontato prima di loro. E,
> immaginava Volkof, con le loro stesse remore e preoccupazioni.  Perchè le
> implicazioni erano enormi e avrebbero potuto perseguitarli, potenzialmente,
> per decenni a venire.
>
> Ma non si trattava solo di un problema etico. Sì, quello era il cuore
> della Prima Direttiva, l'obbligo morale di lasciare che una specie fosse
> padrona di sè stessa, qualunque cosa questo potesse comportare, ma non era
> l'unico aspetto. In realtà si trattava proprio del genere di questione che
> ti trovi a dover affrontare sul campo senza che lezioni teoriche di
> diplomazia ed etica possano lontanamente aiutarti.
>
> Da ore stavano discutendo nonostante la decisione finale non spettasse, di
> fatto, a nessuno di loro esclusi i due capitani. Discutevano
> dell'eventualità che quegli essere fossero in perfetta buona fede, che i
> loro metodi potessero essere duri ma necessari, del fatto che nessuno
> avesse diritto di imporne altri. Nemmeno se questo avesse significato
> l'intollerabile opzione dell'estinzione totale.
>
> Ma che cosa sarebbe accaduto in caso contrario? Se questi esseri non
> avessero raccontato loro altro che frottole, se fossero stati i testimoni
> involontari di qualche esperimento, la questione sarebbe stata
> completamente diversa. Se si fossero serviti di tecnologia borg per
> costruire un'arma, se stessero massacrando una seconda razza, allora il
> loro non agire avrebbe potuto creare molti più problemi di quanto ne
> risolvesse.
>
> Al puzzle si era aggiunta la richiesta di un incontro che gli essere più
> piccoli avevano fatto pervenire loro tramite Tynan. Un incontro la cui
> finalità non era chiara. Non gli erano sembrati abbastanza intelligenti da
> ordire una trappola, ma, d'altra parte, nemmeno da fornire loro qualche
> informazione utile. Non era chiaro che cosa volessero, ma era abbastanza
> palese che potessero minacciare la salute cerebrale di Tynan senza nemmeno
> essere con lui. Proprio un gran bell'affare.
>
> Volkof aveva imparato che c'era un confine sottile tra la paranoia e la
> prudenza, ma anche che era meglio essere paranoici che morti. E c'erano
> diversi punti della storia dei ragni giganti che non quadravano affatto.
> Non ci voleva uno scienziato per accorgersene.
>
> Il suo primo istinto sarebbe stato di consigliare ai capitani di lasciare
> l'orbita con le due navi, raccogliere i dati necessari a invertire la
> condizione della Fuentes, di Thomas e degli altri e di mettere tutta la
> distanza possibile tra loro e quel dannato sasso, lasciando la specie che
> lo abitava ai suoi affari, quali che essi fossero.  La situazione poteva
> essere scomoda, perfino crudele, ma il suo primo dovere era verso la nave.
>
> Tuttavia, se quegli esseri stavano davvero macchinando qualcosa, non
> sarebbe stato così semplice. Non sarebbe bastata la distanza a metterli al
> sicuro.
>
> Volkof si sporse appena sul piano del tavolo.
>
> "Se anche fosse così, non ce lo direbbero di certo. Rischieremmo guai
> peggiori di quelli che già abbiamo. Dobbiamo comunque trovare una soluzione
> per i membri dell'equipaggio che sono ancora in stato regredito, e se
> stessero davvero costruendo un'arma, non facendo nulla potremmo trovarci a
> doverli affrontare in futuro. Potrebbero persino finire per scatenare una
> guerra."
>
> *USS Curie  - Sala Tattica - 12 Gennaio 2345 - ore 14.27*
>
> "Se anche fosse così, non ce lo direbbero di certo. Rischieremmo guai
> peggiori di quelli che già abbiamo. Dobbiamo comunque trovare una soluzione
> per i membri dell'equipaggio che sono ancora in stato regredito, e se
> stessero davvero costruendo un'arma, non facendo nulla potremmo trovarci a
> doverli affrontare in futuro. Potrebbero persino finire per scatenare una
> guerra."
>
> "Se anche lo scoprissimo, che cosa potremmo fare? Sterminarli?"
>
> Sapevano gli Spiriti, se a Timeran non sarebbe piaciuto scendere su quel
> pianeta con una bomboletta di insetticida. Solo l'idea che l'avessero
> toccata con tutte quelle zampe le dava dei brividi freddi lungo la colonna
> vertebrale. Era sciocco da parte sua, ma negarlo non sarebbe servito a
> niente. Il fatto è che le era necessario tutto il suo autocontrollo per
> guardare il Professore, per parlarci, tutto il suo addestramento per non
> considerarli animaletti spaventosi e, di conseguenza, maligni. E anche in
> quel caso, sterminarli non era una via praticabile.
>
> In fin dei conti, poi, non era del tutto colpa loro se erano finiti in
> quella situazione. Il personale federale aveva voluto scendere sul pianeta
> con l'idea di un riposante campeggio. Le precauzioni che avevano preso non
> erano servite. Evidentemente non avevano controllato con la dovuta cura.
>
> Gli orrendi alieni non si erano mostrati nè aggressivi nè violenti nei
> loro confronti. In effetti, non avevano fatto un bel niente, a parte
> provare ad aiutarli.
>
> In teoria avrebbero meritato un minimo di fiducia e magari anche un
> pizzico di gratitudine. Avrebbero meritato di essere lasciati in pace a
> fare... qualunque cosa stessero facendo, con una bella boa di segnalazione
> ad avvertire gli ignari viaggiatori che lì era meglio non fermarsi.
>
> Tutto questo finchè non era balenata la possibilità che ci fosse in ballo
> un qualche inspiegabile, strano esperimento genetico. Possibilità, non
> certezza. In effetti si trattava solo di un bel mucchio di ipotesi, di
> concreto, a parte la richiesta dei ragni più piccoli, di fatto, non avevano
> nulla. Forse il Professore e la sua gente non sapevano davvero della
> mutazione in corso. E se lo avessero saputo...  se volevano qualche zampa
> e qualche occhio in più del considerevole numero che già possedevano non
> poteva che essere affar loro.
>
> Da consigliere, le era chiaro come parte del suo pensiero fosse dettato
> dalla sua fobia più che dalla sua razionalità. O meglio, dal suo
> profondissimo, istintivo desiderio di andarsene il più velocemente
> possibile, lasciandosi dietro quel pianeta e tutti i suoi abitanti con
> troppi arti, piccoli o grandi.
>
> Ma naturalmente c'era la non trascurabile faccenda di Luz e degli altri,
> faccenda su cui, forse quell'incontro avrebbe potuto fare luce. Senza
> l'aiuto degli abitanti del pianeta, chiunque di loro, come avrebbero fatto
> a riaverli? Se era possibile riaverli, naturalmente.
>
> *Pianeta Sa'ag - Superficie - Gennaio 2345 - ore 14.26*
>
> L'essere grande formato da esseri piccoli si mosse come un'ombra tra gli
> alberi, prima di disfacersi. Il messaggio era arrivato a destinazione. Loro
> sarebbero venuti. Lui, l'essere con cui comunicavano, sarebbe venuto.
> Potevano sentirlo, sentire ciò che lui sentiva. E lui non voleva
> abbandonarli. Sarebbe venuto. Per la prima volta, avrebbero avuto una
> possibilità.
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