[Stml9] 6.11 - Suri - Interpretazioni

Elena Fuccelli mf9115 a mclink.it
Dom 21 Ago 2016 00:25:23 CEST


Sapete tutti quanto sono in ritardo... Va beh, prima o poi mi 
manderete definitivamente a quel paese se già non lo avete fatto.

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INIZIO TRASMISSIONE
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Baffin – Sala riunioni 1 - ore 20,10


“TaH pagh taHbe” - disse Enizia, nel suo miglior klingon.
“E questo sarebbe? - domandò il capitano Norton, incuriosito – Cos'è, 
un poema klingon?”
La sala riunioni uno era stata riarredata per l'occasione. Il tavolo 
da riunioni era stato ricoperto da una tovaglia candida, appena 
replicata.  Piatti e bicchieri erano stati lucidati con cura ed il 
menu studiato con attenzione. Anche le sedie erano state coperte in 
modo da far assomigliare l'ambiente al tavolo del capitano di una nave 
da crociera – un dispendio di energia che in un altro momento Enizia 
avrebbe giudicato inutile e dannoso, ma che questa volta perfino Suri 
aveva approvato. Bisognava impressionare gli ospiti.
*Peccato che non siano realmente ospiti * - pensò Enizia, cercando di 
mantenere in faccia il sorriso che si era imposta dall'inizio della 
serata. Sembrava uno di quegli olodrammi in costume che erano andati 
di moda sulla terra negli anni in cui era all'Accademia, rifletté 
guardando il proprio volto nel rovescio di un cucchiaio. Gli ufficiali 
di una nave terrestre del diciassettesimo secolo che invitavano al 
tavolo del capitano il romantico corsaro nemico che aveva catturato la 
nave. Peccato che l'uomo che le era seduto accanto in quel momento non 
avesse proprio nulla di romantico. Anzi...
“In realtà, è la traduzione di un dramma umano – disse Enizia, e alzò 
il bicchiere per sorbire distrattamente un sorso di birra romulana 
sintetizzata. Tutte le riserve più o meno clandestine di autentica 
birra romulana erano state sacrificate tempo prima. A meno che Volkoff 
non avesse più niente di nascosto nel proprio alloggio. Le sarebbe 
piaciuto approfittare dell'opportunità per mandare qualcuno a dare 
un'occhiata, visto che insieme a Samak e a Pierce, il russo era stato 
spedito in ostaggio sulla Cepheus. Alzò lo sguardo verso l'altro capo 
del tavolo, dove era seduta Suri. No, tutto sommato non sarebbe stata 
una buona idea. Quei due avrebbero finito con l'accorgersi sarebbero 
accorti che l'altro capitano non subiva effetti dall'alcool.
Non dovevano capire che Suri era un ologramma.
“E' la traduzione in klingon della prima frase del monologo di Amleto. 
Essere o non essere.” - continuò.
“E' stato tradotto in klingon?” - si stupì Norton.
“Oh, si – confermò Enizia – In effetti, l'ho anche visto recitare in 
lingua klingon”
“Le nostre banche dati non contengono molto della lingua o della 
cultura klingon – disse Peter David - So solo che all'epoca erano 
nemici, che ci sono state guerre e morti... Molti morti”
“Le cose cambiano – intervenne Luz Fuentes – Non abbiamo più 
combattuto con i Klingon dai tempi degli accordi di Khitomer, nel 
2293”
Lo sguardo di Norton si incupì:
“Mio nonno è sfuggito a quella guerra solo per avere a che fare con 
una guerra ancora peggiore. Che anno ha detto? 2293? In 	quel periodo, 
i naufraghi della Cepheus stavano combattendo per sopravvivere in 
questo ambiente, questo Quadrante Delta che è stato la nostra 
prigione. La nave non era preparata ad un viaggio del genere. 
L'equipaggio non era preparato ad un viaggio del genere.”
“Avrebbero dovuto fare solo un esperimento, e poi tornare a casa – 
rimarcò David – Non erano esploratori e non erano militari. La Cepheus 
non aveva neanche dei siluri fotonici a bordo.”
“So che l'equipaggio della nave era in gran parte composto da 
ricercatori civili” - disse Timeran Bhreel.
Il più giovane sembrò decidere di prendere l'iniziativa. Appoggiò le 
posate sul tavolo e guardò dritto verso la trill, seduta di fronte a 
lui:
“In effetti è così – disse - Lei sembra sapere della Cepheus più di 
tutto il resto dell'equipaggio della nave, capitano compreso”
“Voi sapete già perché conosco quella storia – rispose la consigliera 
– Sappiamo che avete controllato le nostre banche dati. Anche quella 
sui trill”
“Nemmeno sui trill i nostri antenati sapevano molto... - disse Norton 
– Non mi dispiacerebbe sapere che cosa faceva un giornalista trill 
sulla Terra nel 2278, ma lasciamo andare... Che cosa sa sulla Cepheus? 
Che cosa le dicono i suoi ricordi delle persone che ci sacrificarono 
in quella missione?”
La trill abbassò gli occhi e scelse con cura le parole:
“Non ho mai creduto nelle cospirazioni. Ma credo che il precedente 
ospite del mio simbionte sia morto per aver cercato di approfondire il 
caso della scomparsa della Cepheus”

Cepheus – Luogo imprecisato - ore 20,10


Zac non avvertì subito quello che stava succedendo. Lì per lì, 
sembrava solo un altro codice, non abbastanza diverso dagli altri da 
attirare la sua attenzione, ma poi si rese conto –  se rendersi conto 
è la definizione – che era isolato dagli altri. Non era legato a nulla 
e sembrava non avere alcuna funzione, eccetto quella di navigare tra i 
sistemi informatici della nave, fermandosi solo quando incontrava 
qualche sistema incompatibile – un problema che aveva avuto anche lui, 
inizialmente. I sistemi di quella nave provenivano erano stati creati 
da molte razze differenti. Chi li aveva inglobati non si era 
preoccupato di integrarli nella maniera migliore o più compatibile; 
piuttosto aveva provveduto a sovrapporli gli uni agli altri in maniera 
da farli in qualche modo funzionare.
Cercò di assorbire il codice per poterlo conservare e studiare con 
comodo all'interno di una delle sue molte subroutines, ma il codice 
gli sfuggì, letteralmente, imboccando una consolle e poi passando 
subito attraverso le reti che gestivano le comunicazioni interne. Zac 
lo seguì e riprovò ad inglobarlo. Di nuovo il codice gli sfuggì, 
scivolando tra le reti, giù verso il sistema che gestiva la sicurezza 
della nave.  In un anfratto del suo programma, si chiese se non fosse 
stato scoperto, se non fosse lì per lui, se il codice non fosse che un 
modo della nave per attirarlo dove non avrebbe potuto uscire. Doveva 
preoccuparsi della bambina, quella bimba così sola e che in breve 
tempo aveva inciso tanto profondamente nelle sue subroutines. Esitò, 
ma la sua programmazione primaria lo portava ad indagare e quindi finì 
con il continuare a seguire il codice straniero, intrigato dal mistero 
e nello stesso tempo diffidente.


Baffin – Hangar navette - ore 20,10


Steve Payton finì di agganciare il casco alla tuta extraveicolare, 
quindi accennò alle sue spalle che aveva completato il controllo dei 
sistemi. Il capitano della Curie, dietro di lui, chiuse il portellone 
della camera di compensazione, quindi gli fece segno mostrò che per 
depressurizzare la cella. L'uomo accennò di sì un'altra volta. Da 
dentro la tuta non era in grado di avvertire il sibilo dell'aria che 
usciva rapidamente dalla camera di compensazione, né il freddo dello 
spazio esterno, ma quando il portellone si aprì non poté fare a meno 
di provare un brivido.
Si mise in posizione. Suri si chinò accanto a lui, mettendosi a sua 
volta in posizione.
“Sono pronto” - disse nella radio.
=^= Dalla partenza, dovremo osservare completo silenzio radio -  lo 
avvisò Suri –  Dalla Curie ci terranno d'occhio, ma non potranno 
teletrasportarci indietro se qualcosa andasse storto”
Nel suo dizionario personale, quello voleva dire che erano da soli e 
che solo le loro pelli sarebbero state a rischio, in quella missione.
“Affermativo” - era l'unica cosa che potesse dire in quel momento, 
pensò.
=^= Tre. Due. Uno. Lancio! =^=
Partì. La pressione gli fece incassare il capo tra le spalle. Avvertì 
alla bocca dello stomaco la differenza di gravità, ma per precauzione 
era stato attento a non mangiare nulla nella giornata – da quando il 
capitano Enizia gli aveva ordinato quel lancio extraveicolare. Dai 
comandi sul braccio destro, riusciva a regolare facilmente la spinta 
data dai razzi. Il casco non gli permetteva di girare la testa più di 
tanto, ma con la coda dell'occhio riusciva a cogliere la linea tenuta 
dal capitano della Curie, a poca distanza da lui.
Una navetta non sarebbe stata in grado di uscire senza che i 
discendenti della Cepheus se ne accorgessero. Invece, un corpo non è 
distinguibile da un qualunque meteorite metallico di passaggio e 
quindi è difficilissimo da individuare anche con sensori molto 
sofisticati. A meno di non aspettarselo. A meno di non cercarlo 
apposta. A meno di una botta di sfortuna tale da bastarti per il resto 
della vita...
Il bracciale gli mostrò un lieve sbandamento e con un colpetto ai 
razzi corresse la rotta. Non avevano punti di riferimento in quello 
spazio totale, nero e profondo. Solo la nave alle sue spalle e 
l'ammasso oscuro della sua destinazione. Controllò di nuovo. Rendez 
vous meno 14 secondi. Dodici. Undici. Dieci...



Cepheus – Hangar navette - ore 20,10


Gli uomini che li sorvegliavano si stavano annoiando. Bene. Un uomo o 
una donna che si annoiano tendono a distrarsi, pensò Volkoff.
Per conto suo, aveva troppo da pensare alla missione per annoiarsi. Se 
aveva calcolato bene, il timoniere della sua nave ed il capitano della 
Curie in quel momento stavano arrivando all'esterno della Cepheus ed 
un'occhiata a Samak gli fece capire che anche lei aveva fatto il 
medesimo calcolo. Pierce, dal canto suo, aveva già provveduto a 
effettuare la sua parte. Lo aveva visto appoggiarsi casualmente alla 
consolle del teletrasporto all'arrivo a bordo di quella nave. Volkoff 
non avrebbe saputo fino al loro ritorno a bordo della Baffin se il 
programma aveva funzionato o no.  Sempre che fossero ritornati.
Li avevano riaccompagnati nella medesima cella dove li avevano tenuti 
la prima volta. A sorvegliarli in quel momento erano in tre, gli 
stessi uomini e la donna dal volto angoloso che li avevano accolti 
alla pedana del teletrasporto al loro primo arrivo. Mancava solo 
David, che in quel momento stava cenando al tavolo del capitano sulla 
Baffin.
Le braccia munite di armi borg erano abbassate. Non si aspettavano da 
loro una ribellione. Del resto, non avevano nessuna intenzione di 
ribellarsi. Avrebbero fatto la loro parte di ostaggi fino in fondo.
Volkoff sorrise tra sé.
Quasi, fino in fondo.


Cepheus – Luogo imprecisato - ore 20,28


Zac non aveva ancora raggiunto quel codice così elusivo. Continuando a 
seguirlo, aveva raggiunto i sistemi di sicurezza della nave. Non erano 
i migliori che avesse mai visto. I sensori avrebbero avuto bisogno di 
riallineamento. Le armoniche erano sfasate di almeno due millimetri, 
un difetto che – comprese – risaliva ad una antica riparazione. 
Probabilmente, negli anni qualcuno aveva improvvisato una giuntura tra 
due sistemi ed aveva ringraziato qualunque entità pregasse perché 
l'unione sembrava  funzionare. L'inquinamento da naniti borg era 
ancora più pesante di quello presente in altri sistemi, ma Zac era una 
entità singola ed i naniti lo ignoravano, rimanendo inattivi al suo 
passaggio. Il codice, dal canto suo, sembrava essersi fermato 
all'interno del sistema di sicurezza della nave, come se avesse 
raggiunto la sua destinazione finale. Zac lo sondò, delicatamente, 
appena sulla superficie. Si rese conto che – nonostante la sua 
apparente estraneità, possedeva in realtà uno schema molto simile al 
suo.
D'improvviso, si rese conto che il codice si stava espandendo. 
Duplicava le sue righe aggiungendole a sé, moltiplicandosi, invadendo 
lo spazio di quella rete.
Un virus! pensò Zac. Eppure, il codice non attaccava le reti, 
continuando ad operare in perfetto isolamento. Si limitava a crescere 
ed espandersi, senza fretta, ma con evidente determinazione. Presto 
gli operatori alle consolle si sarebbero accorti di un rallentamento 
nell’operatività dei sistemi della sicurezza della nave ed avrebbero 
dovuto lanciare una diagnostica. Avrebbero scoperto il virus… E peggio 
ancora, avrebbero scoperto lui.


Cepheus – Luogo imprecisato - ore 20,28


Steve Payton regolò i comandi della sua tuta per rallentare la sua 
corsa. Stavano arrivando a destinazione. Sotto di lui, c’era la sagoma 
oscura della Cepheus… Un nome di comodo, visto che solo una parte di 
essa era uscita dai cantieri della Flotta Stellare. Tante parti erano 
state ricavate da relitti di altre navi. Si chiese che velocità di 
curvatura sarebbe stata in grado di raggiungere. Non elevata, ne era 
sicuro. Anche la sua capacità di manovra doveva essere limitata...
Il capitano della Curie attirò la sua attenzione e puntò il dito verso 
un punto della struttura. Gli uomini della Cepheus non avevano 
sottratto al loro equipaggio gli strumenti. Non avevano nemmeno 
provato a cancellare i dati che gli uomini stavano riportando a bordo 
delle loro navi. Eppure, avrebbero dovuto sapere che la loro nave era 
protetta dai sensori esterni, ma non da una rilevazione che procedesse 
dall' interno... E la dottoressa Fuentes aveva trovato le tracce degli 
esseri senzienti, con tutte le loro posizioni. Non era stato difficile 
ricavarne un tracciato, per quanto sommario.
Suri estrasse dalla tuta quattro piccoli apparecchi, che appoggiò alla 
superficie in duranio, formando un quadrato. Li magnetizzò, quindi 
tirò fuori un piccolo faser a luce sottile ed iniziò a perforare lo 
scafo esterno al centro del quadrato. Steve la imitò, partendo 
dall'altro lato, stando attento a non superare mai il margine 
inquadrato dai quattro apparecchi. Il capo ingegnere, Brown, gli aveva 
detto che da quella distanza sarebbero bastati pochi minuti a 
praticare un buco abbastanza grande per farli passare, ed in effetti 
dopo pochi minuti Steve si appoggiò al quadrato delimitato con tutta 
la forza dei retrorazzi della sua tuta. Lo sentì cedere. Entrò. 
Avvertì immediatamente il peso della gravità artificiale che tornava a 
gravare sulle sue gambe.
Pochi istanti dopo, Suri lo seguì all'interno. Fino a quel punto, 
tutto bene.
Si guardò intorno. Si trovavano, come previsto, in un angolo di un 
vecchio hangar navette. Doveva essere stato usato come deposito di 
materiali per la quantità di ciarpame che si vedeva in giro. Comunque, 
non c'era nessuno e a lui andava bene così. Sganciò il casco e con 
qualche difficoltà si sfilò la tuta extraveicolare. La temperatura era 
piuttosto bassa. Sopra di lui, si vedeva il cielo nero e privo di 
stelle attraverso il buco che avevano appena attraversato.
“I connettori che abbiamo piazzato all'esterno faranno credere ai 
sensori della nave che non c'è niente di strano e manterranno la 
pressione interna con il loro campo di forze, quindi non dovremmo 
avere problemi da quel lato. Tutto bene?” - gli chiese il capitano. La 
donna si stava finendo di sfilare a sua volta la tuta EVA.
“Tutto OK. Ma da qui, dove andiamo esattamente?” - domandò Steve.
“C'è una zona abitativa, a tre ponti da qui. E' lì che si trovano i 
vulcaniani che ci hanno contattato”
“Tre ponti! - esclamò il timoniere – Come facciamo ad arrivare là 
senza che la sicurezza si accorga di noi?”
“Pierce invece di richiamare Zac, attraverso la sua connessione Borg 
ha trasmesso un virus che in questo momento sta infettando i terminali 
della sicurezza. Questo significa che prima di tutto, dobbiamo trovare 
un terminale aperto... Devo recuperare Zac. Lui, e tutte le 
informazioni che nel frattempo è riuscito a raccogliere. E' pronto, 
tenente?”
“Perché, ne dubita? Andiamo!”

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FINE TRASMISSIONE
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Per chi non lo avesse ancora visto...

https://youtu.be/CiRMGYQfXrs


Ciao! ;-D
Elena
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Capitano Suri
USS Curie
Progetto Pytheas - Delta Quadrant
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mail: olimpia a mclink.it
ICQ 33856678
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