[Stml9] 6.11 - Suri - Interpretazioni
Luigi Fantin
luigifantin a gmail.com
Mer 24 Ago 2016 00:07:38 CEST
L'attesa è sempre ben ripagata.
Bellissimo.
GG
Il 23 Ago 2016 10:25, "Franco Carretti" <piotr_volkoff a mail.com> ha scritto:
> Scusassero il ritardo nella lettura. Ottimo brano. I pezzi di Elena hanno
> sempre il sapore di un romanzo. Bello!
>
>
>
> *Sent:* Sunday, August 21, 2016 at 12:25 AM
> *From:* "Elena Fuccelli" <mf9115 a mclink.it>
> *To:* "Progetto Pytheas" <stml9 a gioco.net>
> *Subject:* [Stml9] 6.11 - Suri - Interpretazioni
> Sapete tutti quanto sono in ritardo... Va beh, prima o poi mi
> manderete definitivamente a quel paese se già non lo avete fatto.
>
> -------------------------------
> INIZIO TRASMISSIONE
> ------------------------------
> Baffin – Sala riunioni 1 - ore 20,10
>
>
> “TaH pagh taHbe” - disse Enizia, nel suo miglior klingon.
> “E questo sarebbe? - domandò il capitano Norton, incuriosito – Cos'è,
> un poema klingon?”
> La sala riunioni uno era stata riarredata per l'occasione. Il tavolo
> da riunioni era stato ricoperto da una tovaglia candida, appena
> replicata. Piatti e bicchieri erano stati lucidati con cura ed il
> menu studiato con attenzione. Anche le sedie erano state coperte in
> modo da far assomigliare l'ambiente al tavolo del capitano di una nave
> da crociera – un dispendio di energia che in un altro momento Enizia
> avrebbe giudicato inutile e dannoso, ma che questa volta perfino Suri
> aveva approvato. Bisognava impressionare gli ospiti.
> *Peccato che non siano realmente ospiti * - pensò Enizia, cercando di
> mantenere in faccia il sorriso che si era imposta dall'inizio della
> serata. Sembrava uno di quegli olodrammi in costume che erano andati
> di moda sulla terra negli anni in cui era all'Accademia, rifletté
> guardando il proprio volto nel rovescio di un cucchiaio. Gli ufficiali
> di una nave terrestre del diciassettesimo secolo che invitavano al
> tavolo del capitano il romantico corsaro nemico che aveva catturato la
> nave. Peccato che l'uomo che le era seduto accanto in quel momento non
> avesse proprio nulla di romantico. Anzi...
> “In realtà, è la traduzione di un dramma umano – disse Enizia, e alzò
> il bicchiere per sorbire distrattamente un sorso di birra romulana
> sintetizzata. Tutte le riserve più o meno clandestine di autentica
> birra romulana erano state sacrificate tempo prima. A meno che Volkoff
> non avesse più niente di nascosto nel proprio alloggio. Le sarebbe
> piaciuto approfittare dell'opportunità per mandare qualcuno a dare
> un'occhiata, visto che insieme a Samak e a Pierce, il russo era stato
> spedito in ostaggio sulla Cepheus. Alzò lo sguardo verso l'altro capo
> del tavolo, dove era seduta Suri. No, tutto sommato non sarebbe stata
> una buona idea. Quei due avrebbero finito con l'accorgersi sarebbero
> accorti che l'altro capitano non subiva effetti dall'alcool.
> Non dovevano capire che Suri era un ologramma.
> “E' la traduzione in klingon della prima frase del monologo di Amleto.
> Essere o non essere.” - continuò.
> “E' stato tradotto in klingon?” - si stupì Norton.
> “Oh, si – confermò Enizia – In effetti, l'ho anche visto recitare in
> lingua klingon”
> “Le nostre banche dati non contengono molto della lingua o della
> cultura klingon – disse Peter David - So solo che all'epoca erano
> nemici, che ci sono state guerre e morti... Molti morti”
> “Le cose cambiano – intervenne Luz Fuentes – Non abbiamo più
> combattuto con i Klingon dai tempi degli accordi di Khitomer, nel
> 2293”
> Lo sguardo di Norton si incupì:
> “Mio nonno è sfuggito a quella guerra solo per avere a che fare con
> una guerra ancora peggiore. Che anno ha detto? 2293? In quel periodo,
> i naufraghi della Cepheus stavano combattendo per sopravvivere in
> questo ambiente, questo Quadrante Delta che è stato la nostra
> prigione. La nave non era preparata ad un viaggio del genere.
> L'equipaggio non era preparato ad un viaggio del genere.”
> “Avrebbero dovuto fare solo un esperimento, e poi tornare a casa –
> rimarcò David – Non erano esploratori e non erano militari. La Cepheus
> non aveva neanche dei siluri fotonici a bordo.”
> “So che l'equipaggio della nave era in gran parte composto da
> ricercatori civili” - disse Timeran Bhreel.
> Il più giovane sembrò decidere di prendere l'iniziativa. Appoggiò le
> posate sul tavolo e guardò dritto verso la trill, seduta di fronte a
> lui:
> “In effetti è così – disse - Lei sembra sapere della Cepheus più di
> tutto il resto dell'equipaggio della nave, capitano compreso”
> “Voi sapete già perché conosco quella storia – rispose la consigliera
> – Sappiamo che avete controllato le nostre banche dati. Anche quella
> sui trill”
> “Nemmeno sui trill i nostri antenati sapevano molto... - disse Norton
> – Non mi dispiacerebbe sapere che cosa faceva un giornalista trill
> sulla Terra nel 2278, ma lasciamo andare... Che cosa sa sulla Cepheus?
> Che cosa le dicono i suoi ricordi delle persone che ci sacrificarono
> in quella missione?”
> La trill abbassò gli occhi e scelse con cura le parole:
> “Non ho mai creduto nelle cospirazioni. Ma credo che il precedente
> ospite del mio simbionte sia morto per aver cercato di approfondire il
> caso della scomparsa della Cepheus”
>
> Cepheus – Luogo imprecisato - ore 20,10
>
>
> Zac non avvertì subito quello che stava succedendo. Lì per lì,
> sembrava solo un altro codice, non abbastanza diverso dagli altri da
> attirare la sua attenzione, ma poi si rese conto – se rendersi conto
> è la definizione – che era isolato dagli altri. Non era legato a nulla
> e sembrava non avere alcuna funzione, eccetto quella di navigare tra i
> sistemi informatici della nave, fermandosi solo quando incontrava
> qualche sistema incompatibile – un problema che aveva avuto anche lui,
> inizialmente. I sistemi di quella nave provenivano erano stati creati
> da molte razze differenti. Chi li aveva inglobati non si era
> preoccupato di integrarli nella maniera migliore o più compatibile;
> piuttosto aveva provveduto a sovrapporli gli uni agli altri in maniera
> da farli in qualche modo funzionare.
> Cercò di assorbire il codice per poterlo conservare e studiare con
> comodo all'interno di una delle sue molte subroutines, ma il codice
> gli sfuggì, letteralmente, imboccando una consolle e poi passando
> subito attraverso le reti che gestivano le comunicazioni interne. Zac
> lo seguì e riprovò ad inglobarlo. Di nuovo il codice gli sfuggì,
> scivolando tra le reti, giù verso il sistema che gestiva la sicurezza
> della nave. In un anfratto del suo programma, si chiese se non fosse
> stato scoperto, se non fosse lì per lui, se il codice non fosse che un
> modo della nave per attirarlo dove non avrebbe potuto uscire. Doveva
> preoccuparsi della bambina, quella bimba così sola e che in breve
> tempo aveva inciso tanto profondamente nelle sue subroutines. Esitò,
> ma la sua programmazione primaria lo portava ad indagare e quindi finì
> con il continuare a seguire il codice straniero, intrigato dal mistero
> e nello stesso tempo diffidente.
>
>
> Baffin – Hangar navette - ore 20,10
>
>
> Steve Payton finì di agganciare il casco alla tuta extraveicolare,
> quindi accennò alle sue spalle che aveva completato il controllo dei
> sistemi. Il capitano della Curie, dietro di lui, chiuse il portellone
> della camera di compensazione, quindi gli fece segno mostrò che per
> depressurizzare la cella. L'uomo accennò di sì un'altra volta. Da
> dentro la tuta non era in grado di avvertire il sibilo dell'aria che
> usciva rapidamente dalla camera di compensazione, né il freddo dello
> spazio esterno, ma quando il portellone si aprì non poté fare a meno
> di provare un brivido.
> Si mise in posizione. Suri si chinò accanto a lui, mettendosi a sua
> volta in posizione.
> “Sono pronto” - disse nella radio.
> =^= Dalla partenza, dovremo osservare completo silenzio radio - lo
> avvisò Suri – Dalla Curie ci terranno d'occhio, ma non potranno
> teletrasportarci indietro se qualcosa andasse storto”
> Nel suo dizionario personale, quello voleva dire che erano da soli e
> che solo le loro pelli sarebbero state a rischio, in quella missione.
> “Affermativo” - era l'unica cosa che potesse dire in quel momento,
> pensò.
> =^= Tre. Due. Uno. Lancio! =^=
> Partì. La pressione gli fece incassare il capo tra le spalle. Avvertì
> alla bocca dello stomaco la differenza di gravità, ma per precauzione
> era stato attento a non mangiare nulla nella giornata – da quando il
> capitano Enizia gli aveva ordinato quel lancio extraveicolare. Dai
> comandi sul braccio destro, riusciva a regolare facilmente la spinta
> data dai razzi. Il casco non gli permetteva di girare la testa più di
> tanto, ma con la coda dell'occhio riusciva a cogliere la linea tenuta
> dal capitano della Curie, a poca distanza da lui.
> Una navetta non sarebbe stata in grado di uscire senza che i
> discendenti della Cepheus se ne accorgessero. Invece, un corpo non è
> distinguibile da un qualunque meteorite metallico di passaggio e
> quindi è difficilissimo da individuare anche con sensori molto
> sofisticati. A meno di non aspettarselo. A meno di non cercarlo
> apposta. A meno di una botta di sfortuna tale da bastarti per il resto
> della vita...
> Il bracciale gli mostrò un lieve sbandamento e con un colpetto ai
> razzi corresse la rotta. Non avevano punti di riferimento in quello
> spazio totale, nero e profondo. Solo la nave alle sue spalle e
> l'ammasso oscuro della sua destinazione. Controllò di nuovo. Rendez
> vous meno 14 secondi. Dodici. Undici. Dieci...
>
>
>
> Cepheus – Hangar navette - ore 20,10
>
>
> Gli uomini che li sorvegliavano si stavano annoiando. Bene. Un uomo o
> una donna che si annoiano tendono a distrarsi, pensò Volkoff.
> Per conto suo, aveva troppo da pensare alla missione per annoiarsi. Se
> aveva calcolato bene, il timoniere della sua nave ed il capitano della
> Curie in quel momento stavano arrivando all'esterno della Cepheus ed
> un'occhiata a Samak gli fece capire che anche lei aveva fatto il
> medesimo calcolo. Pierce, dal canto suo, aveva già provveduto a
> effettuare la sua parte. Lo aveva visto appoggiarsi casualmente alla
> consolle del teletrasporto all'arrivo a bordo di quella nave. Volkoff
> non avrebbe saputo fino al loro ritorno a bordo della Baffin se il
> programma aveva funzionato o no. Sempre che fossero ritornati.
> Li avevano riaccompagnati nella medesima cella dove li avevano tenuti
> la prima volta. A sorvegliarli in quel momento erano in tre, gli
> stessi uomini e la donna dal volto angoloso che li avevano accolti
> alla pedana del teletrasporto al loro primo arrivo. Mancava solo
> David, che in quel momento stava cenando al tavolo del capitano sulla
> Baffin.
> Le braccia munite di armi borg erano abbassate. Non si aspettavano da
> loro una ribellione. Del resto, non avevano nessuna intenzione di
> ribellarsi. Avrebbero fatto la loro parte di ostaggi fino in fondo.
> Volkoff sorrise tra sé.
> Quasi, fino in fondo.
>
>
> Cepheus – Luogo imprecisato - ore 20,28
>
>
> Zac non aveva ancora raggiunto quel codice così elusivo. Continuando a
> seguirlo, aveva raggiunto i sistemi di sicurezza della nave. Non erano
> i migliori che avesse mai visto. I sensori avrebbero avuto bisogno di
> riallineamento. Le armoniche erano sfasate di almeno due millimetri,
> un difetto che – comprese – risaliva ad una antica riparazione.
> Probabilmente, negli anni qualcuno aveva improvvisato una giuntura tra
> due sistemi ed aveva ringraziato qualunque entità pregasse perché
> l'unione sembrava funzionare. L'inquinamento da naniti borg era
> ancora più pesante di quello presente in altri sistemi, ma Zac era una
> entità singola ed i naniti lo ignoravano, rimanendo inattivi al suo
> passaggio. Il codice, dal canto suo, sembrava essersi fermato
> all'interno del sistema di sicurezza della nave, come se avesse
> raggiunto la sua destinazione finale. Zac lo sondò, delicatamente,
> appena sulla superficie. Si rese conto che – nonostante la sua
> apparente estraneità, possedeva in realtà uno schema molto simile al
> suo.
> D'improvviso, si rese conto che il codice si stava espandendo.
> Duplicava le sue righe aggiungendole a sé, moltiplicandosi, invadendo
> lo spazio di quella rete.
> Un virus! pensò Zac. Eppure, il codice non attaccava le reti,
> continuando ad operare in perfetto isolamento. Si limitava a crescere
> ed espandersi, senza fretta, ma con evidente determinazione. Presto
> gli operatori alle consolle si sarebbero accorti di un rallentamento
> nell’operatività dei sistemi della sicurezza della nave ed avrebbero
> dovuto lanciare una diagnostica. Avrebbero scoperto il virus… E peggio
> ancora, avrebbero scoperto lui.
>
>
> Cepheus – Luogo imprecisato - ore 20,28
>
>
> Steve Payton regolò i comandi della sua tuta per rallentare la sua
> corsa. Stavano arrivando a destinazione. Sotto di lui, c’era la sagoma
> oscura della Cepheus… Un nome di comodo, visto che solo una parte di
> essa era uscita dai cantieri della Flotta Stellare. Tante parti erano
> state ricavate da relitti di altre navi. Si chiese che velocità di
> curvatura sarebbe stata in grado di raggiungere. Non elevata, ne era
> sicuro. Anche la sua capacità di manovra doveva essere limitata...
> Il capitano della Curie attirò la sua attenzione e puntò il dito verso
> un punto della struttura. Gli uomini della Cepheus non avevano
> sottratto al loro equipaggio gli strumenti. Non avevano nemmeno
> provato a cancellare i dati che gli uomini stavano riportando a bordo
> delle loro navi. Eppure, avrebbero dovuto sapere che la loro nave era
> protetta dai sensori esterni, ma non da una rilevazione che procedesse
> dall' interno... E la dottoressa Fuentes aveva trovato le tracce degli
> esseri senzienti, con tutte le loro posizioni. Non era stato difficile
> ricavarne un tracciato, per quanto sommario.
> Suri estrasse dalla tuta quattro piccoli apparecchi, che appoggiò alla
> superficie in duranio, formando un quadrato. Li magnetizzò, quindi
> tirò fuori un piccolo faser a luce sottile ed iniziò a perforare lo
> scafo esterno al centro del quadrato. Steve la imitò, partendo
> dall'altro lato, stando attento a non superare mai il margine
> inquadrato dai quattro apparecchi. Il capo ingegnere, Brown, gli aveva
> detto che da quella distanza sarebbero bastati pochi minuti a
> praticare un buco abbastanza grande per farli passare, ed in effetti
> dopo pochi minuti Steve si appoggiò al quadrato delimitato con tutta
> la forza dei retrorazzi della sua tuta. Lo sentì cedere. Entrò.
> Avvertì immediatamente il peso della gravità artificiale che tornava a
> gravare sulle sue gambe.
> Pochi istanti dopo, Suri lo seguì all'interno. Fino a quel punto,
> tutto bene.
> Si guardò intorno. Si trovavano, come previsto, in un angolo di un
> vecchio hangar navette. Doveva essere stato usato come deposito di
> materiali per la quantità di ciarpame che si vedeva in giro. Comunque,
> non c'era nessuno e a lui andava bene così. Sganciò il casco e con
> qualche difficoltà si sfilò la tuta extraveicolare. La temperatura era
> piuttosto bassa. Sopra di lui, si vedeva il cielo nero e privo di
> stelle attraverso il buco che avevano appena attraversato.
> “I connettori che abbiamo piazzato all'esterno faranno credere ai
> sensori della nave che non c'è niente di strano e manterranno la
> pressione interna con il loro campo di forze, quindi non dovremmo
> avere problemi da quel lato. Tutto bene?” - gli chiese il capitano. La
> donna si stava finendo di sfilare a sua volta la tuta EVA.
> “Tutto OK. Ma da qui, dove andiamo esattamente?” - domandò Steve.
> “C'è una zona abitativa, a tre ponti da qui. E' lì che si trovano i
> vulcaniani che ci hanno contattato”
> “Tre ponti! - esclamò il timoniere – Come facciamo ad arrivare là
> senza che la sicurezza si accorga di noi?”
> “Pierce invece di richiamare Zac, attraverso la sua connessione Borg
> ha trasmesso un virus che in questo momento sta infettando i terminali
> della sicurezza. Questo significa che prima di tutto, dobbiamo trovare
> un terminale aperto... Devo recuperare Zac. Lui, e tutte le
> informazioni che nel frattempo è riuscito a raccogliere. E' pronto,
> tenente?”
> “Perché, ne dubita? Andiamo!”
>
> ------------------------------
> FINE TRASMISSIONE
> ------------------------------
>
> Per chi non lo avesse ancora visto...
>
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>
> Ciao! ;-D
> Elena
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